In attesa dell’arrivo del loro capitano, un uomo ed una donna, ovviamente rosso vestiti nel rispetto del colore caratteristico della Confraternita, si mostrarono in piedi accanto alla tenda indicata da Midda quale propria. Entrambi sulla trentina, donavano alla vista pelle caratterizzata da una tonalità marrone chiara, la quale si concedeva, insieme a diversi tratti somatici, indicativa di una parte delle loro origini, di almeno una metà del loro sangue, derivante dai regni desertici centrali, accomunandoli evidentemente fra loro e lasciando chiaramente sospettare una qualche parentela, forse quella esistente fra un fratello ed una sorella.


« Capitano! » scattarono entrambi sull’attenti, all’unisono, quando Midda ed Heska li raggiunsero, all’ingresso della tenda.
« Riposo, riposo… » comandò la mercenaria, sottolineando tale gesto con un movimento della mano destra a minimizzare l’esigenza di tante formalità.
« Il viaggio non ha offerto i frutti sperati, capitano? » domandò in modo retorico l’uomo, cogliendo evidentemente l’errata collocazione della spada non presente sul fianco di Midda quanto su quello della propria accompagnatrice.
« Seguitemi. » propose a quel punto la Figlia di Marr’Mahew, avanzando ad oltrepassare l’ingresso della tenda « Parleremo di queste e altre questioni con maggiore comodità all’interno. »
Heska mantenne il silenzio che fino a quel momento aveva offerto, non sapendo se parlare e cosa poter eventualmente dire, e seguì la propria compagna, la sua sorella di fato, all’interno di un’ampia tenda in stoffa rossa. In tale spazio, il suolo apparve completamente ricoperto da morbidi tappeti y’shalfichi, proponendo così sotto ai loro piedi una sensazione decisamente strana ma piacevole, confortevole: al centro si mostrarono diversi cuscini sparsi nell’ambiente, evidentemente allo scopo di offrirsi quali sedili per eventuali visitatori, posti attorno ad un basso tavolinetto in legno utile per momenti di riunione strategica; sul lato a destra dell’ingresso, poi, un giaciglio di paglia si propose quasi spartano, in contrasto con il resto dell’intrinseca eleganza comunque offerta, fungendo chiaramente quale letto per la mercenaria; sul lato a sinistra, altresì, un mobile ancora in legno concesse la propria presenza, proponendosi a supporto e protezione di un vasto numero di rotoli di pergamena e di altri volumi rilegati, una libreria compatta ma tutt’altro che scontata nei propri contenuti o nella propria stessa esistenza. In simili particolari, alla figlia di Lafra fu chiaro come quell’accampamento non dovesse essere lì da poco tempo, in rapido passaggio, ma stanziato almeno da qualche settimana, o la presenza dei tappeti, del tavolinetto e, addirittura, della libreria non avrebbero avuto senso o utilità: se a questo, poi, si fossero aggiunte le parole proposte dall’uomo al ritorno del proprio comandante, sarebbe apparso evidente come Midda non fosse capitata a Konyso’M nella particolare ricorrenza in cui altresì si era proposta per puro caso. Ella doveva aver chiaramente pianificato quell’intervento, nel desiderio di proporre la propria presenza nella loro isola con meno evidenza di quanto, altresì, non sarebbe potuta essere in altri periodi, approfittando della celebrazione, della fiera e dell’alto numero di visitatori che là sarebbero, ed erano, giunti per meglio celare la propria fra essi, per mischiarsi alla folla nell’apparire quale una comune visitatrice: questo, per lo meno, se il loro cammino non si fosse incrociato, come altresì era accaduto.
« Accomodatevi… » invitò la mercenaria, indicando i cuscini.
Nel mentre i tre seguirono tale istruzione, ella si mosse fino al giaciglio e lì giunta si privò del proprio lungo giaccone impolverato, nel liberare finalmente le proprie braccia e spalle dalla sua presenza e nello svelare come, sotto ad esso, la casacca verde scuro non proponesse maniche. Il suo braccio destro in metallo nero con rossi riflessi e il suo braccio sinistro ricoperto di tatuaggi turchesi, pertanto, vennero nuovamente posti alla luce, nella protezione, nel riparo offerto dall’ambiente della tenda.
Evidentemente Midda, al di là dello pseudonimo con cui aveva deciso di farsi conoscere fra i propri uomini, fra quei mercenari della Confraternita del Tramonto, doveva riporre un certo livello di fiducia verso di essi o, per lo meno, verso i due lì presenti insieme a lei e a Heska, o non avrebbe offerto una tale chiara identificazione di sé.
« Heska… » riprese a quel punto la parola, rivolgendosi verso la compagna « Permettimi di presentarti i miei luogotenenti: H’Anel e M’Eu Ilom’An. »
3 commenti:
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I figli di Ebano?O.o
Ps. Ma mi dicci dove trovi quelle immagine per i pg?
PS. Oh, mai che fossero brutti i personaggi, eh? :PPPPPPPPPPPPP
Carramba che sorpresa! :D
Sono cresciuti i bimbi, eh? :D
P.S. qui!
P.S. tsk... sporche illazioni bolsceviche! :P :P :P :P Ci sono stati personaggi brutti, personaggi normali (ricordiamoci la descrizione di Be'Sihl... uomo assolutamente medio!) e personaggi indiscutibilmente belli. Poi, ovviamente, una certa predominanza di personaggi piacevoli alla vista non manca... ma del resto è una cosa decisamente comune e non solo nella letteratura ma anche nel cinema e nella TV, no? :D
Perché lo fanno in tv, non vuole dire che sia credibile, anzi... certo, credo di essere l'unico ad avere mai parlato di un elfo con problemi cutanei, questo è vero... :P
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