11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 28 dicembre 2008

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I
n attesa dell’arrivo del loro capitano, un uomo ed una donna, ovviamente rosso vestiti nel rispetto del colore caratteristico della Confraternita, si mostrarono in piedi accanto alla tenda indicata da Midda quale propria. Entrambi sulla trentina, donavano alla vista pelle caratterizzata da una tonalità marrone chiara, la quale si concedeva, insieme a diversi tratti somatici, indicativa di una parte delle loro origini, di almeno una metà del loro sangue, derivante dai regni desertici centrali, accomunandoli evidentemente fra loro e lasciando chiaramente sospettare una qualche parentela, forse quella esistente fra un fratello ed una sorella.
La donna si concedeva in proporzioni che indubbiamente e purtroppo castigavano la sua femminilità in favore di un’evidente indole guerriera, privando in ciò il mondo di una creatura altrimenti sicuramente meravigliosa e ammaliante, che avrebbe potuto conquistare qualsiasi uomo semplicemente con la propria presenza. Il volto appariva, in effetti, quale piena manifestazione di tale essenza muliebre, nel rispetto delle proprie origini, proponendo grandi e scuri occhi al proprio centro, accompagnati da labbra carnose, zigomi tondeggianti, un piccolo mento ed un naso leggermente schiacciato. Il tutto, poi, si proponeva circondato con corti capelli stretti in piccole trecce attorno all’interno capo, mostrando in ciò quali suoi ornamenti due tondi orecchini dorati pendenti da entrambi i lobi. Il corpo era, al contrario, il principale indicatore della natura combattente della medesima, ritrovando, in spalle larghe e muscoli guizzanti sotto ogni pollice di pelle, castigate anche quelle curve che l’avrebbero dovuta contraddistinguere. I seni, in ciò, si concedevano ancora immaturi, nonostante la fanciullezza non le fosse più propria, stretti all’interno di un bustino rosso allacciato sull’addome forse nel tentativo di porre in risalto quelle poche forme o, semplicemente, a concedere assoluta mobilità alle sue braccia, libere da spalline o altre coperture: là dove tondeggianti e sensuali essi avrebbero dovuto apparire, i muscoli pettorali sembravano quasi volerli porre da parte, sostituirli, emergendo nella loro forma lungo la linea dello sterno e sotto alle spalle. Le braccia, pur lunghe, proponevano a loro volta tutta la propria fisicità a discapito della femminilità, ricordata solo in un vezzo puramente formale rappresentato da un bracciale d’oro posizionato poco sopra al gomito mancino. Le gambe, ancora, si proponevano toniche, con cosce forti e glutei alti, forse i soli in quel complesso che non avrebbero concesso scampo all’attenzione maschile, venendo coperte da pantaloni in tonalità ugualmente rossastre, per quanto scoloriti, i quali andavano a perdersi sotto alle ginocchia all’interno di alti stivali rinforzati, stretti attorno ai suoi polpacci da molteplici piccole cinghie. Nella mano della donna, quale propria arma, si proponeva una lunga lancia, dalla picca particolarmente elaborata e in colori dorati.
L’uomo, accanto a lei, si mostrava assolutamente simile in tanti particolari, alcuni innati altri, evidentemente, voluti dal medesimo. Di altezza non inferiore alla stessa, proponeva un viso, appena squadrato nelle proprie forme, privo di barba, baffi o pizzi ed ornato da occhi di simile tonalità, sopra a un naso ugualmente piccolo e schiacciato, labbra carnose e zigomi tondi. I suoi capelli, poi, erano stati acconciati nella medesima pettinatura della compagna, mostrando identiche piccole e corte trecce a legarli attorno all’intero cranio, senza altri ornamenti al di fuori di un orecchino ugualmente tondo e dorato, ma di proporzioni minori, posto al suo orecchio destro. Il corpo dell’uomo, pur muscoloso e formato per essere quello di un guerriero, di un combattente nato, si differenziava da altri eccessivamente nerboruti di molti suoi pari nel concedere forme guizzanti, agili, simili a quelle di un giovane felino: evidentemente, nella propria formazione, l’uomo doveva aver preferito un cammino diverso da quello normalmente proposto ai guerrieri, rinnegando l’utilizzo della pura e semplice forza in un confronto nel ricorrere, altresì, anche ad altre risorse. Le spalle, di poco più larghe di quelle della donna, apparivano scoperte al pari delle braccia, mentre il resto del busto si concedeva celato sotto una casacca nelle consuete tonalità rossastre. Le sue gambe, forti e prestanti, erano protette da pantaloni in stoffa rinforzata, adatti a garantire la mobilità, mentre ai piedi proponeva stivali del tutto simili a quelli dell’altra, pur visibili unicamente nelle proprie estremità inferiori e non nella propria integrità. A completare simile quadro, poi, erano due asce, legate alla sua cinta, a destra ed a sinistra: non tanto grandi da non essere gestibili con una singola mano alla volta, esse si proponevano dotate di un unico lato tagliente, adatte in questo tanto per agili combattimenti corpo a corpo o, eventualmente, anche per essere scagliate a brevi o medie distanze, per raggiungere possibili avversari non a portata del suo braccio.

« Capitano! » scattarono entrambi sull’attenti, all’unisono, quando Midda ed Heska li raggiunsero, all’ingresso della tenda.
« Riposo, riposo… » comandò la mercenaria, sottolineando tale gesto con un movimento della mano destra a minimizzare l’esigenza di tante formalità.
« Il viaggio non ha offerto i frutti sperati, capitano? » domandò in modo retorico l’uomo, cogliendo evidentemente l’errata collocazione della spada non presente sul fianco di Midda quanto su quello della propria accompagnatrice.
« Seguitemi. » propose a quel punto la Figlia di Marr’Mahew, avanzando ad oltrepassare l’ingresso della tenda « Parleremo di queste e altre questioni con maggiore comodità all’interno. »

Heska mantenne il silenzio che fino a quel momento aveva offerto, non sapendo se parlare e cosa poter eventualmente dire, e seguì la propria compagna, la sua sorella di fato, all’interno di un’ampia tenda in stoffa rossa. In tale spazio, il suolo apparve completamente ricoperto da morbidi tappeti y’shalfichi, proponendo così sotto ai loro piedi una sensazione decisamente strana ma piacevole, confortevole: al centro si mostrarono diversi cuscini sparsi nell’ambiente, evidentemente allo scopo di offrirsi quali sedili per eventuali visitatori, posti attorno ad un basso tavolinetto in legno utile per momenti di riunione strategica; sul lato a destra dell’ingresso, poi, un giaciglio di paglia si propose quasi spartano, in contrasto con il resto dell’intrinseca eleganza comunque offerta, fungendo chiaramente quale letto per la mercenaria; sul lato a sinistra, altresì, un mobile ancora in legno concesse la propria presenza, proponendosi a supporto e protezione di un vasto numero di rotoli di pergamena e di altri volumi rilegati, una libreria compatta ma tutt’altro che scontata nei propri contenuti o nella propria stessa esistenza. In simili particolari, alla figlia di Lafra fu chiaro come quell’accampamento non dovesse essere lì da poco tempo, in rapido passaggio, ma stanziato almeno da qualche settimana, o la presenza dei tappeti, del tavolinetto e, addirittura, della libreria non avrebbero avuto senso o utilità: se a questo, poi, si fossero aggiunte le parole proposte dall’uomo al ritorno del proprio comandante, sarebbe apparso evidente come Midda non fosse capitata a Konyso’M nella particolare ricorrenza in cui altresì si era proposta per puro caso. Ella doveva aver chiaramente pianificato quell’intervento, nel desiderio di proporre la propria presenza nella loro isola con meno evidenza di quanto, altresì, non sarebbe potuta essere in altri periodi, approfittando della celebrazione, della fiera e dell’alto numero di visitatori che là sarebbero, ed erano, giunti per meglio celare la propria fra essi, per mischiarsi alla folla nell’apparire quale una comune visitatrice: questo, per lo meno, se il loro cammino non si fosse incrociato, come altresì era accaduto.

« Accomodatevi… » invitò la mercenaria, indicando i cuscini.

Nel mentre i tre seguirono tale istruzione, ella si mosse fino al giaciglio e lì giunta si privò del proprio lungo giaccone impolverato, nel liberare finalmente le proprie braccia e spalle dalla sua presenza e nello svelare come, sotto ad esso, la casacca verde scuro non proponesse maniche. Il suo braccio destro in metallo nero con rossi riflessi e il suo braccio sinistro ricoperto di tatuaggi turchesi, pertanto, vennero nuovamente posti alla luce, nella protezione, nel riparo offerto dall’ambiente della tenda.
Evidentemente Midda, al di là dello pseudonimo con cui aveva deciso di farsi conoscere fra i propri uomini, fra quei mercenari della Confraternita del Tramonto, doveva riporre un certo livello di fiducia verso di essi o, per lo meno, verso i due lì presenti insieme a lei e a Heska, o non avrebbe offerto una tale chiara identificazione di sé.

« Heska… » riprese a quel punto la parola, rivolgendosi verso la compagna « Permettimi di presentarti i miei luogotenenti: H’Anel e M’Eu Ilom’An. »

3 commenti:

Anonimo ha detto...

?
I figli di Ebano?O.o

Ps. Ma mi dicci dove trovi quelle immagine per i pg?

PS. Oh, mai che fossero brutti i personaggi, eh? :PPPPPPPPPPPPP

Sean MacMalcom ha detto...

Carramba che sorpresa! :D
Sono cresciuti i bimbi, eh? :D

P.S. qui!

P.S. tsk... sporche illazioni bolsceviche! :P :P :P :P Ci sono stati personaggi brutti, personaggi normali (ricordiamoci la descrizione di Be'Sihl... uomo assolutamente medio!) e personaggi indiscutibilmente belli. Poi, ovviamente, una certa predominanza di personaggi piacevoli alla vista non manca... ma del resto è una cosa decisamente comune e non solo nella letteratura ma anche nel cinema e nella TV, no? :D

Anonimo ha detto...

Perché lo fanno in tv, non vuole dire che sia credibile, anzi... certo, credo di essere l'unico ad avere mai parlato di un elfo con problemi cutanei, questo è vero... :P