11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 7 agosto 2011

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« T
hyres! » bestemmiò la donna, levandosi in piedi quella negativa presa di posizione da parte del proprio interlocutore « Ma ti stai ascoltando, stupido che non sei altro? Come osi anche solo ipotizzare di pensare e, sin'anche, pronunciare simili idee, tali concetti in mia presenza?! »
« Che accidenti puoi capirne tu, cagna maledetta? » inveì egli, cieco e sordo per la rabbia e il dolore, ormai solo psicologico e fortunatamente non più fisico, conseguente a quanto accaduto « Non è il tuo braccio a essere stato amputato mentre dormivi… è stato il mio! Il mio braccio sinistro! » protestò, levando quanto ancora rimastogli a disposizione, sostanzialmente metà arto, a partire dal gomito in su, per mostrarlo, scuotendolo a sostegno della propria teoria « Sarebbe stato di gran lunga meglio che fossi morto: almeno sarei potuto essere ricordato, forse, come un eroe, e non come uno storpio privo di futuro! »
« Howe… bada che non ho intenzione di tollerare a lungo il tuo atteggiamento. » lo avvertì ella, levando la propria mancina verso di lui, per puntare in tal modo l'indice nella sua direzione, quasi fosse un'arma, la lama della sua abituale spada bastarda, splendida e letale suo pari « Non so se te lo ricordi ancora, razza di idiota, ma quanto tu stai vivendo in questo momento, io l'ho già vissuto più di quindici anni fa. E, all'epoca, non è stato per salvarmi la vita che, con un'ascia, hanno deciso di tagliarmi di netto l'avambraccio innanzi agli occhi, pienamente cosciente di quanto stesse accadendo e pur resa inerme, impossibilitata a reagire in ogni modo… » volle offrirgli memoria, sollevando, allora e a sua volta, la propria destra, per sventolarla innanzi al suo viso, quasi ciò fosse necessario a permettere alla sua mente di elaborare la situazione.

Elaborazione, quella da lei in tal modo auspicata, nella quale l'attenzione dello shar'tiagho non offrì alcun interesse a concentrarsi, preferendo, altresì e spiacevolmente, intraprendere una diversa direzione, atta a fraintendere completamente quanto da lei suggeritogli, quanto da lei evocato nel proprio pur semplice gesto. Sol malizia, e malevolenza, dopotutto, in determinati contesti fra i quali, suo malgrado, anche quello non avrebbe potuto che essere annoverato, per quanto in maniera del tutto errata e immeritata, da sempre non avevano potuto che caratterizzare l'animo umano spingendolo verso le scelte più sbagliate, le analisi più errate, e trovando occasione di sostegno, e di leva, su una natura fondamentalmente troppo egoista, ed egocentrica nella propria concezione del Creato, per concepire un qualunque discorso qual a sé estraneo e, peggio, una qualunque azione qual non in propria aperta offensiva quando non esplicitamente presentato a proprio favore, in proprio solo e unico sostegno.

« E questo che è accaduto… quindi?! » gemette l'uomo, sgranando gli occhi con orrore a quella propria, personale, epifania, nella piena rivelazione delle crudeli intenzioni dell'interlocutrice, sino a quel momento, invero, ritenuta compagna e allora, altresì, svelatasi solamente qual terribile aguzzina « Hai voluto riservarti un'occasione di rivincita su di me, lurida cagna vendicativa? Hai voluto risolvere in questo modo ogni discussione fra noi, ogni litigio fra noi, costringendomi alla tua stessa situazione d… »

Invettiva brutale e immotivata, quella dell'uomo, che per quanto potenzialmente perdonabile o ammissibile nel confronto con la coscienza della sua attuale crisi nervosa, della propria isteria, non volle essere, né fu, perdonata o ammessa da parte della donna.
Ella, caratterizzata sin dal giorno della propria nascita da due incredibili, e quasi inumani, occhi color ghiaccio, in risposta a tali parole, a simili accuse, non si permise né sensi di colpa, né emozioni di pietà nei riguardi del proprio compagno e, facendo proprio il gelo già naturalmente espresso dai propri occhi, richiuse la propria mancina a pugno e, con un deciso montante, andò a colpire l'uomo all'altezza del diaframma, senza offrire, prima di tal gesto, la benché minima trasparenza di quanto fosse in procinto di compiere. Un colpo forte, e pur misericordioso, là ove non impostogli per danneggiarlo, così come sarebbe potuto avvenire nell'uso della destra metallica, quanto, e solamente, per obbligarlo al silenzio e al recupero della propria coscienza, del senno lì estemporaneamente perduto, che, se pur impossibile sarebbe stato da valutare nel successo della propria seconda motivazione, risultò perfettamente calibrato per il primo risultato desiderato, troncando, per un breve intervallo, non solo ogni possibilità di parola da parte di chi dimostratosi immeritevole di tale diritto, ma anche, e addirittura, ogni sua speranza di respiro, obbligandolo a uno stato d'apnea anche in assenza di liquidi attorno a sé.

« Punto primo. » riprese voce la Figlia di Marr'Mahew, recuperando anche a livello vocale la propria abituale freddezza, il proprio consueto contegno prima estemporaneamente perduto nelle forti emozioni in lei suscitate dall'atteggiamento dell'ultima vittima della propria gemella « Generalmente non sono disposta a tollerare neppure un riferimento a me quale "cagna": figurarsi ben due, consecutivi quali i tuoi. » definì, assumendo una posizione fiera innanzi a lui, ora incrociando le braccia al petto e concedendosi del tutto dimentica di ogni pur precedente premura dimostrata nei suoi riguardi « Ringrazia il tuo più caro dio per essere ancora in vita dopo una simile libertà espressiva nei miei riguardi. »
Solo silenzio le venne offerto in replica, seppur, chiaramente, se solo fosse stato pienamente padrone di sé, e della propria voce, con estrema difficoltà Howe si sarebbe potuto trattenere dal riprendere con le proprie offensive nei suoi riguardi, tutt'altro che private di ragioni in seguito a quel pugno.
« Punto secondo. » proseguì ella, senza soddisfazione alcuna, o altro sentimento più in generale, nei propri toni, quasi quel discorso avesse da ritenersi un atto dovuto e non una risposta emotiva agli attacchi del proprio compagno d'arme « Se io mi fossi voluta vendicare su di te per una qualunque fra le nostre discussioni, non avrei di certo atteso questo momento per farlo, ma ti avrei già abbandonato, nel migliore dei casi, pesto e sanguinante in qualche vicolo di una qualunque città a tua scelta. E per alcuna ragione al mondo avrei ulteriormente preso in esame l'idea di collaborare con te o con tuo fratello, per quanto egli, buon cuore, non avrebbe da essere coinvolto in tutto questo. »
Ancora silenzio fu proprio del laconico, e obbligato qual tale, shar'tiagho, che, tuttavia, a questa seconda argomentazione di dimostrò in parte più ricettivo, malgrado tutto sempre consapevole di quanto, se solo ella gli fosse stata avversaria, egli non solo lo avrebbe ben saputo ma, soprattutto, avrebbe avuto di che preoccuparsi, di che vivere realmente male, non per semplice paranoia, ma per effettiva ragione di timore innanzi a ogni ombra, a qualunque movimento a sé circostante.
« Punto terzo. » incalzò la donna, in ciò avviando a conclusione di quel voluto, e prepotentemente ottenuto, monologo « Non ho parole utili a descrivere la pena che anima il mio cuore per quanto è accaduto. Ho già visto morire troppe persone per mano di Nissa, troppi innocenti ai suoi occhi colpevoli unicamente di essermi stati vicini, di essere entrati a far parte della mia vita, e, in questo, il pensiero che anche tu potessi essere aggiunto a tale funerea lista mi priva d'ogni speranza di serenità nel rapporto futuro con te, all'idea di poterti nuovamente coinvolgere in qualche situazione di pericolo qual quella che hai vissuto in quest'ultima battaglia. » spiegò, sincera e onesta nel proprio dolore, nel proprio dispiacere, se pur i suoi toni, la sua voce, non si impegnò a concedere a significanti pur saggiamente ricercati la giusta cadenza necessaria per esaltarne il significato.
« E ti giuro, ti giuro, che potendo scambiare la mia vita con la tua, o con il tuo braccio, non esiterei a farlo. » asserì, scuotendo appena il capo, a meglio sottolineare il concetto così da lei espresso « Ma non per tale ragione… e, anzi, proprio alla luce di simili motivazioni, non posso permetterti di considerare qual vana la tua stessa permanenza in vita, se pur privato del braccio sinistro. » negò, a traguardo di tutta la propria arringa, e a spiegazione della propria reazione, dura e severa, nei suoi confronti « La tua vita non è finita. E neppure la tua carriera qual mercenario può esserla considerata: se non lo è stata per me, che ero destra e sono stata costretta a reimpostare la mia vita nell'uso della mancina, non lo sarà di certo per te. » terminò, assolutamente pragmatica nella propria sentenza, in quell'ultima valutazione nei suoi riguardi, decisa a essere tale anche a costo di apparire nuovamente qual crudele e insensibile, dal momento in cui, oggettivamente, al di là del dramma di tale mutilazione, egli non aveva perduto il proprio arto dominante e, rifiutando ogni possibile depressione, avrebbe potuto immediatamente riprendere la spada in mano e combattere esattamente come prima, come se nulla fosse accaduto.

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