Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
mercoledì 6 settembre 2017
2300
Avventura
046 - Il viaggio continua
Quando Ragazzo, posto di guardia al portellone verso la stiva, vide sopraggiungere il capitano in persona, accompagnato per l’occasione da Mars, ebbe a temere il peggio. Sebbene, di preciso, egli non avesse idea di quanto stesse accadendo, essendo fondamentalmente stato rimbalzato dalla cucina a quella posizione di guardia con tanto di annesso rimprovero, da parte del proprio comandante, di aver mancato a essere laddove avrebbe dovuto essere e laddove, pur, ingenuamente e privo di qualunque colpa aveva ignorato di dover essere, giacché Duva, a dispetto degli ordini del capitano, non aveva richiesto il suo aiuto nelle operazioni di verifica della stiva; sapere quanto, all’interno della stiva, si fosse addentrata, in aggiunta al primo ufficiale e alla giovane ofidiana, anche il capo della sicurezza, non aveva chiaramente suggerito nulla di buono, così come, del resto, nulla di buono avrebbe potuto lasciar presupporre il fatto stesso che egli fosse stato lì mandato a sorvegliare, armato, una porta sigillata. Veder, allora, sopraggiungere anche il capitano in compagnia del capo meccanico, e lì sospingersi con sguardo serio, non poté che proiettare nella sua mente immagini decisamente poco gradevoli e, in verità, non poi così lontane dalla realtà dei fatti, nel presumere l’eventualità di un qualche abbordaggio, di un qualche nemico insidiatosi nei container della nave e, allora, dell’estrema ratio volta a veder Lange Rolamo ordinare a Mars Rani la separazione della coda di container dal resto della nave, per ragioni di sicurezza, in quella che, pertanto, sarebbe potuta equivalere alla condanna a morte per le tre donne là sospintesi, nell’ipotesi, tutt’altro che banale, che non fossero, comunque, già morte.
Fortunatamente, nel ritrovarsi così tragicamente vittima della propria non completamente infondata fantasia, Ragazzo ebbe comunque a trarre un sospiro di sollievo nel momento in cui, un istante dopo l’ingresso in scena dei primi due protagonisti, ebbe a sopraggiungere anche Be’Sihl. Per quanto, ancora una volta, il suo percorso mentale, il suo flusso di pensiero avrebbe potuto essere giudicato anche eccessivamente vivace nel proprio sviluppo, poter constatare anche l’arrivo, in quella sede, dello shar’tiagho, qual egli si era presentato nel definire la propria origine, e non tanto il proprio mondo d’origine quanto, e addirittura, un semplice regno all’interno di tale pianeta, non avrebbe potuto ovviare a rasserenare l’animo del mozzo: nel porsi più che consapevole, infatti, dell’evidente, profondo legame esistente fra lo stesso Be’Sihl e Midda Bontor, un legame in sola virtù del quale entrambi sarebbero stati pronti a compiere l’impossibile l’uno per la salvezza dell’altro, difficile, improbabile, forse e addirittura impossibile, sarebbe stato ritenere che, a prescindere da quanto stesse avvenendo nella smisurata coda alle sue spalle, il capitano della Kasta Hamina avrebbe potuto concedersi soluzioni drastiche, a discapito di chiunque, e soprattutto della donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco, in presenza di quell’uomo, il quale, certamente, tutto e anche più avrebbe compiuto per garantire un domani alla propria compagna, alla donna da lui amata. E se certe storie che aveva sentito narrare avrebbero avuto a doversi considerare vere, il collare inibitore da lui perennemente indossato attorno al proprio collo, ad altro compito non avrebbe avuto a dover essere dedicato se non al mantenere sopito, all’interno del suo corpo e, in particolare, della sua mente, lo spirito di un semidio immortale, nel confronto con l’ira del quale, immaginava, non sarebbe stato certamente piacevole scontrarsi, motivo per il quale indubbiamente rischioso sarebbe stato allor tentare di scoprire sino e oltre a quali limiti egli avrebbe potuto decidere di sospingersi per il bene della propria amata.
Preoccupato dall’arrivo del capitano e di Mars, ma rasserenato, comunque, dalla presenza di Be’Sihl; Ragazzo ovviò lì a esprimere qualunque parola, nel non trovare nulla di particolarmente intelligente da poter dichiarare e nel limitarsi, pertanto, ad attendere che fossero i propri interlocutori a condividere quelle eventuali informazioni giudicate allor utili nel confronto con l’idea di una comune consapevolezza. E il primo a prendere parola, forse anche in maniera prevedibile, fu proprio l’ultimo arrivato, il quale, evidentemente privo di qualunque maggiore confidenza con gli eventi rispetto al giovane mozzo, non si imbarazzò a dimostrare tutta la propria ignoranza a tal proposito, nella speranza di potervi porre rapido rimedio…
« Capitan Rolamo… che accade?! » ebbe a questionare Be’Sihl direttamente alla volta dell’ufficiale in comando, al contempo per rispetto e per praticità, nel riconoscere razionalmente il medesimo qual colui che meglio di chiunque altro avrebbe potuto offrire qualche spiegazione.
« Clandestini a bordo. » replicò, senza tergiversare, il capitano, nel mantenersi fedele al proprio consueto approccio atto a condividere le proprie informazioni, la propria conoscenza, e, sovente, i propri pensieri, le proprie opinioni, con i membri del suo equipaggio, nella consapevolezza di quanto la ridotta dimensione di quella nave, e del numero di persone che lì quotidianamente vivevano, difficilmente avrebbero permesso a qualunque segreto di restare a lungo tale, non, quantomeno, senza creare in ciò più problemi di quanto, probabilmente, la verità avrebbe potuto compiere al suo posto, nelle barriere psicologiche che questo avrebbe ineluttabilmente creato fra uomini e donne che, fra loro, avrebbero avuto a doversi intendere più prossimi di fratelli e sorelle, uniti da una comune sorte, tanto nel bene, quanto nel male « Non so ancora come siano saliti a bordo, o cosa possano volere. Duva, Midda e Lys’sh hanno provato ad affrontarli, ma il nostro primo ufficiale è rimasto ferito… e la tua compagna ha saggiamente deciso di ripiegare. »
« Duva come sta…? » domandò l’ex-locandiere, dimostrando sincera apprensione per l’ex-moglie del capitano, forse e persino in misura maggiore rispetto al medesimo, per quanto improprio sarebbe stato esprimere qualunque giudizio a tal riguardo.
« Purtroppo non so più di quanto non ti abbia appena detto. » scosse il capo Lange, stringendo appena le labbra e piegandone le estremità verso il basso, in una smorfia di disapprovazione « Credo, comunque, che se la situazione fosse stata particolarmente critica, Midda me lo avrebbe comunicato. » soggiunse, sforzandosi di razionalizzare la situazione e, in tal senso, di non concedere spazio di manovra a particolare emotività nel confronto con quella particolare notizia, a chiara dimostrazione di quanto, probabilmente, anch’egli avrebbe avuto a doversi riconoscere qual preoccupato per ciò, e, comunque, consapevole di quanto, qualunque sentimento di ansia, allora, non gli avrebbe garantito alcun particolare vantaggio, lì quindi impegnato a ovviare a lasciarsi dominare dalla confusione degli eventi « Sbaglio…? »
« Assolutamente no. » escluse rapidamente l’interlocutore, sia per concedere all’altro la risposta da lui ricercata, sia, comunque, motivato da una sincera fiducia a tal riguardo, laddove, se il primo ufficiale avesse riversato in condizioni gravi, difficilmente Midda avrebbe minimizzato la questione, ponendo, in tal maniera, la sopravvivenza della propria amica in dubbio.
Ovviamente, accanto a tal riflessione, Be’Sihl non avrebbe potuto ovviare a ponderare anche sul fatto che, se tutto fosse stato comunque realmente trascurabile, se Duva non fosse stata ferita in maniera tutt’altro che superficiale, difficilmente la sua amata avrebbe tanto banalmente rinunciato al conflitto, alla battaglia con i loro ancor ignoti aggressori, concedendosi sì tempo e opportunità per meglio organizzare un nuovo attacco a loro discapito ma, parimenti, concedendo loro egual tempo e opportunità per meglio organizzarsi, e trasformare quell’azione, già probabilmente tutt’altro che improvvisata, in qualcosa di ancor più temibile, ancor più potenzialmente letale per tutti loro.
In questo, quindi, soltanto la presenza di una ferita realmente degna di tale nome avrebbe sospinto colei nota come Figlia di Marr’Mahew a cedere estemporaneamente il passo al nemico, in una ritirata che, entro certi versi, avrebbe potuto assumere persino il sapore di un’estemporanea sconfitta. Ma, a tal riguardo, egli aveva preferito tacere nei confronti del capitano della Kasta Hamina, nel comprendere quanto, probabilmente, anche egli avrebbe avuto a dover essere considerato già intimamente giunto a una simile conclusione e, in tal senso, ribadire un concetto già noto null’altro avrebbe condotto se non a un’inutile pena da parte sua, nell’attesa del comunque auspicabile prossimo arrivo delle tre donne.
Un teso momento di silenzio ebbe così a calare al di sopra della scena lì propostasi, con i quattro uomini in laconica attesa del ritorno delle tre donne rappresentative del loro principale contingente d’assalto. Una quiete nel confronto con la quale lo sguardo di Lange Rolamo non poté ovviare a incrociare, alternativamente, quello di tutti i presenti, ivi compreso anche Ragazzo. E proprio nei confronti di quest’ultimo, egli non poté allora ovviare a voler riprendere parola, consapevole, dell’ingiustizia spiacevolmente imposta a suo discapito…
« Ragazzo… » prese quindi egli voce, arrestandosi poi nell’incertezza su come meglio impostare il resto della frase, non perché non fosse avvezzo a riconoscere i propri sbagli, le proprie mancanze, le proprie colpe, quanto e piuttosto perché, obiettivamente, in quel frangente, con il senno di poi, quanto accaduto non avrebbe potuto ovviare a essere giudicato addirittura infantile nei suoi riguardi, avendo scaricato, inavvertitamente, ogni tensione a discapito del giovane mozzo.
« Sì, signore. » rispose prontamente l’interpellato, a lui offrendosi con una genuinità, disarmante, tale da aggravare ulteriormente il senso di colpa dell’altro, laddove, al di là di quanto occorso, alcuna nota negativa avrebbe potuto essere intesa da parte sua, evidenza di un pur comprensibile rammarico per l’ingiusto rimprovero destinatogli.
« Perdonami per prima. » asserì, onesto nella propria richiesta di scuse, esprimendosi in tal senso non tanto in conseguenza a un qualche vano imperativo di retorico perbenismo, quanto e piuttosto derivante dalla sincera consapevolezza di quanto accaduto e delle ragioni che lo avevano sospinto a prendersela impropriamente con lui « In verità, ero arrabbiato con Duva perché le avevo richiesto esplicitamente di richiedere la tua presenza in aiuto a lei e a Lys’sh nella verifica dei container, prima ancora che tutto degenerasse… ed ella, ovviamente, ha preferito ignorare la mia richiesta per semplice ripicca. » argomentò, scuotendo appena il capo « Ciò non di meno, probabilmente, è stato meglio così, giacché, se tu fossi stato lì presente con loro, avresti potuto rischiare di essere aggredito… »
« Non si preoccupi, capitano. » minimizzò, quasi in imbarazzo, Ragazzo, non attendendosi alcuna spiegazione o richiesta di scuse per quanto accaduto, evento che, in verità, era occorso senza il benché minimo clamore, tale da giustificare tutto quello.
Considerando in tal modo conclusa la questione, Lange Rolamo si limitò ad annuire in direzione del mozzo, riprendendo ad attendere, in quieto silenzio, l’arrivo delle tre donne, con la speranza, a prescindere da quanto fosse accaduto, di avere ancora possibilità di prendersela con la propria ex-moglie, rinfacciandole, fra le tante cose, anche quella di averlo spinto, in maniera del tutto immotivata, a prendersela con il povero Ragazzo.
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