Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
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www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
venerdì 29 settembre 2017
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Avventura
046 - Il viaggio continua
I preparativi che seguirono ebbero a dimostrarsi meno frenetici rispetto a quanto, chiunque, avrebbe potuto attendersi avrebbero avuto a essere, nel confronto emotivo con la particolare, estrema situazione nella quale la Kasta Hamina, e il suo equipaggio, si stava ponendo. Fosse stato, il loro, un racconto, un audiolibro o un film, sicuramente quell’ultimo capitolo, quell’ultima parte della loro avventura, sarebbe stata narrata con toni adrenalinici, in un crescendo d’ansia e di timori perfettamente esprimibili dall’incalzare continuo di corse, affanni, grida e quant’altro, a rappresentare, la loro, qual una lotta, una vera e propria battaglia, contro un nemico invisibile, un avversario che, allora, avrebbe potuto ucciderli tutti nell’eventualità che un solo gesto, un solo movimento, una sola scelta, si fosse dimostrata errata. Quella, tuttavia, avrebbe avuto a dover essere riconosciuta qual la realtà… e nella realtà, talune situazioni utili a meglio catturare l’interesse di un lettore, ascoltatore o spettatore, avrebbero semplicemente fatto metaforicamente a pugni con una semplice, trasparente e incontestabile evidenza: in quel momento, in quel contesto, alcuna lotta, alcuna battaglia, avrebbe lì potuto sussistere in assenza di un nemico, visibile o invisibile, di un avversario bramoso di strappare loro la vita, giacché, in effetti, l’unico evento che avrebbe potuto dimostrarsi realmente qual potenzialmente destinato a ucciderli sarebbe stato proprio quello derivante dal completamento di quei preparativi e, con esso, dall’attuazione del piano concordato.
Ben consapevoli, tutti loro, in ciò, di star operando al solo, spiacevole scopo di sancire, nel migliore dei casi, il proprio ritorno alla civiltà o, nel peggiore, la fine del proprio cammino mortale, alcuno a bordo della Kasta Hamina avrebbe potuto avere effettiva urgenza di giungere a conclusione, rischiando di trascurare, magari in conseguenza di un approccio eccessivamente frettoloso, la propria mai apprezzabile prematura morte; ragione per la quale nessun ritmo sincopato ebbe a contraddistinguere quelle ore, nessuna frenesia ebbe a contraddistinguere quegli uomini e quelle donne, i quali, pur operando con diligenza e impegno al fine di predisporsi a quel rischioso tentativo, non trascurarono, comunque, di godere di ogni singolo istante lì ancora vissuto, assaporandoli uno alla volta, quasi fossero contraddistinti da un gusto squisito, quello proprio della migliore delle pietanze.
Il dottor Roro Ce’Shenn, decisamente incuriosito dalla presenza a bordo dei scillariti, e privo di qualche particolare incarico in quanto sarebbe stato allor necessario compiere, scelse di trascorrere quelle ore in compagnia delle loro ospiti, desideroso di scoprirne di più nel merito della loro natura. E le scillariti, dal canto proprio, approfittarono dell’occasione loro concessa nel confronto verbale con un umano, evento a dir poco straordinario per tutte loro, laddove, in alcun momento della loro storia, della storia della loro intera specie, era stata concessa una qualche occasione simile, ragione per cui, nel mentre in cui l’uno studiava le altre… le altre apprezzarono la possibilità di studiare l’uno, per comprenderne di più, per capire di più su coloro che avevano sempre considerato quali semplici predatori e che, tuttavia, forse, avrebbero potuto iniziare a concepire qual qualcosa di più di un mostro orrendo dal quale cercare speranza di salvezza.
La cuoca Thaare Kir Flann, che fra tutte avrebbe potuto considerarsi quella con maggiori possibili brame culinarie a discapito di delle magnose spaziali, ebbe modo di dimostrare quietamente quanto, anche da parte sua, al pari di qualunque altro membro di quell’equipaggio, i scillariti avrebbero avuto a doversi considerare più che i benvenuti lì a bordo, spendendo il proprio tempo, le proprie energie, e forse il proprio ultimo tempo, e forse le proprie ultime energie, a proseguire con la propria consueta attività, quella che la vedeva proclamata qual regina all’interno della cucina, non soltanto per tutti gli uomini e le donne abitualmente a lei facenti riferimento per almeno uno dei propri bisogni primari, quello del cibo, ma anche e ancor più per tutte le loro ospiti, in favore dell’alimentazione delle quali volle impegnarsi quasi, e forse, a dimostrare quanto non tutti i cuochi avrebbero avuto a dover essere considerato il male assoluto. E tale ebbe a considerarsi il carico di lavoro del quale ella si ritrovò investita, nel doversi premurare di un numero decisamente superiore alla propria consueta media, al punto tale che, malgrado ogni contrasto iniziale, ebbe a essere spontaneamente lei a richiedere a Be’Sihl Ahvn-Qa un’occasione di collaborazione, un qualche aiuto in quanto, allora, avrebbe avuto a dover essere compiuto, affidando a lui, in particolare, il non banale compito di sfamare gli uomini e le donne della Kasta Hamina e trattenendo per sé l’onore e l’onere di premurarsi per le loro nuove ospiti, e per i particolari fabbisogni alimentari che esse ebbero a condividere, quando interpellate a tal riguardo.
Mars Rani e Ragazzo, facendo proprio il compito di più bassa manovalanza fra quelli lì loro potenzialmente riservabili, ebbero a sostituire, alfine, Midda e Duva, nelle proprie lunghe passeggiate attraverso la sezione di coda della nave, gli enormi container a loro agganciati, animati dal non banale compito di raggiungere cercare un modo per porre rimedio ai danni riportati ai portelloni di tutte le sezioni violentemente attraversate da parte del gruppo di scillariti, non tanto per ragioni di mero ripristino dell’ordine lì altrimenti perduto, quanto e piuttosto per una più fondamentale messa in sicurezza della nave, giacché, nel momento in cui ogni sistema sarebbe stato riavviato, quei danni, quei portelloni ipoteticamente a tenuta stagna e, allor, ridotti a brandelli, non avessero a doversi scoprire qual fautori delle loro premature morti. Un lavoro sicuramente duro, un lavoro certamente impegnativo, e che li vide all’opera per diverse ore, ore nel corso delle quali, a non farsi mancare occasione di riaffrontare nuovamente quei corridoi, a mantenere alto il proprio ancor indiscusso primario in tal senso, Har-Lys’sha si volle premurare di raggiungerli, a intervalli regolari, per portare loro cibo e bevande, affinché tanto lavoro non avesse a lasciarli debilitati: e laddove, in tutto quello, qualcuno avrebbe potuto superficialmente giudicare in termini negativi la cortesia da lei rivolta ai propri compagni, criticando il suo impegno ad asservirsi qual banale comprimaria a protagonisti maschili con la più totale assenza di rispetto per la propria dignità femminile; simile logica, tale superficiale e ottusa osservazione, non l’avrebbe mai potuta turbare, sufficientemente consapevole della propria forza, del proprio orgoglio in quanto donna, da potersi permettere quietamente un gesto di solidarietà in favore dei propri compagni di viaggio senza, in questo, sentirsi in alcun modo stereotipata all’interno di un qualche misogino patriarcato.
A Rula Taliqua e a Midda Bontor, così, venne affidato il completamento di tutte quelle attività tecniche alle quali, proprio malgrado, Mars si ritrovò costretto a sottrarsi, di preparazione al grande momento, all’esecuzione del piano ideato dal capitano e dal primo ufficiale, nel concludere il lavoro già iniziato, e ampiamente portato avanti, da parte del capo tecnico della nave di classe libellula, utile a garantire la possibilità di procedere con un azzardo tanto pericoloso, e altresì controindicato da parte di qualunque sistema della nave, al punto tale, per come già in accennato per voce dello stesso Lange, da rendere necessaria la rimozione della maggior parte dei blocchi di sicurezza, i quali mai avrebbero altresì permesso una totale privazione di alimentazione all'intera nave. Attività, quella nella quale ebbero così a ritrovarsi l’attuale moglie del capitano e il capo della sicurezza della Kasta Hamina, che ebbero a dover essere, e vennero magistralmente, condotte da parte non tanto dell’ultima arrivata a bordo di quella nave, e fondamentalmente ignorante non soltanto nel merito della medesima ma, più in generale, di tutta la tecnologia nella propria stessa concezione; quanto e piuttosto della stessa Rula, la quale, al di là di tutte le ingiustificate accuse a lei soventemente rivolte da parte di Duva, non avrebbe avuto a dover essere fraintesa qual una sciocca dimostrazione di una qualche crisi di mezza età da parte del proprio ex-marito, avendo a dover essere riconosciuta, altresì, qual una donna contraddistinta da un intelletto vivace e poliedrico, qual solo, del resto, avrebbe potuto interessare, e affascinare, un uomo complesso al pari di Lange.
A Duva Nebiria, ancora convalescente per l’attacco subito, venne così imposto, in termini tutt’altro che semplici per lei, di ritornare a riposo, ovviando a stancarsi o a debilitarsi ulteriormente, giacché, nell’eventualità nella quale essi non fossero alfine morti, ella avrebbe avuto a doversi dimostrare nuovamente in forze non soltanto per riprendere il proprio ruolo, ma anche per affrontare qualunque altra sfida avrebbe potuto alfine essere loro offerta, sia in quel viaggio, già dimostratosi sufficientemente movimentato, sia al termine del medesimo che, per quanto avrebbe potuto loro attendere nella volontà di mantenere l’impegno con i scillariti, certo non sarebbe stato mai banale.
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