11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 3 novembre 2020

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« Vapore...? Veramente...?! » ridacchiò Lora, nel porsi a confronto con una soluzione così banale, degna di un giuoco da bambini ancor prima che trasparente di un qualche, effettivo intento di progresso tecnologico per quel mondo.

Già: ricorrere all’impiego del vapore, per alimentare le motrici da lui così ideate, non avrebbe avuto a doversi considerare una soluzione particolarmente sagace, né della quale aver a poter menare vanto con alcuno, o, quantomeno, con alcuno proveniente da un mondo con il loro passato livello scientifico e tecnologico. Ciò non di meno quello era pur sempre un primo passo. E un primo passo utile a poterne poi compiere molti altri in successione, non appena gliene fosse stata concessa l’opportunità.
Ben lontano dal potersi considerare un fine ingegnere, né, tantomeno, un inventore, Korl Jenn’gs non avrebbe dopotutto saputo come poter procedere nell’intento di arrangiare qualche nuova fonte di energia a partire dal materiale in suo possesso, allo scopo di poter alimentare quei pur elementari sistemi di automazione. Fortunatamente, almeno per il momento, quanto era per lui necessario avrebbe avuto a doversi intendere, per l’appunto, così elementare da non avere a pretendere nulla di più dell’energia che avrebbe potuto derivargli da tanto banali sistemi a vapore, degni, effettivamente, di un giuoco per bambini. E pur un giuoco mai visto prima da alcuno su quel pianeta e, in questo, semplicemente straordinario.
Dopo aver così fornito al fabbro e al carpentiere soluzioni più comode per il proprio lavoro, utili ad abbattere i tempi nel velocizzare e nel semplificare buona parte dei rispettivi processi, Korl ebbe allora a disposizione una comoda base di lavoro sulla quale avere ad appoggiarsi per porre mano anche a molti altri fronti, a partire da quello agricolo, quantomai importante in una piccola società rurale come quella. E per quanto non ebbe a essere immediato arrivare a ottenere quanto desiderato, a partire da soluzioni così semplici, e di natura più meccanica che altro, in pochi mesi egli riuscì a completare il proprio piano, nella costruzione, prima, di un trattore, utile all’aratura dei campi, e, poi, addirittura, di un’escavatrice, altresì utile alla creazione di nuovi canali di irrigazioni, entrambi mossi dalla forza del vapore.
Fu così che, nella primavera seguente all’arrivo di Korl e Lora in quel di Korrynia, il piccolo villaggio aveva iniziato a mutare aspetto, evolvendo verso qualcosa di nuovo e, in effetti, mai visto prima non soltanto in quel di Kofreya, ma di tutto il continente di Qahr, se non, probabilmente, nel mondo intero.

« Punto terzo... alzare il tiro! »

Korl Jenn’gs era ben consapevole che, qualunque cosa avesse desiderato ottenere, non l’avrebbe mai potuta conseguire restando relegato entro i ridotti confini di quel di Korrynia. Quella cittadina, pur perfetta per quella pur necessaria sperimentazione, non avrebbe potuto concedergli quella visibilità necessaria al proprio piano. Non, per lo meno, fino a quando fosse rimasta tale.
E così, nel pieno rispetto dell’impegno preso con i signori di Lysiath e con Midda Bontor, egli non cerco di cambiare il proprio domicilio, quanto e piuttosto di cambiare la città stessa definita per lui qual proprio domicilio. E cambiarla in termini tali da concedergli quell’utile visibilità che gli mancava.

« Un acquedotto e un sistema fognario...? » esitò Balgi, a confronto con le proposte che il proprio fervido inventore gli stava allor sottoponendo « Nessuna città in tutta Kofreya ha un sistema fognario. Neppure le capitali. » esitò, consapevole di quanto, in altri regni, simili soluzioni infrastrutturali fossero presenti sin dalla notte dei tempi e, ciò non di meno, non comprendendo qual senso tutto ciò avrebbe potuto riservarsi nella loro piccola comunità « Perché mai dovremmo averlo noi...?! »

Korl stava pensando in grande. Molto più in grande di quanto Lora non avrebbe ritenuto probabilmente saggio avere a spingersi di pensare in tempi così ridotti. E molto più in grande rispetto a quanto Balgi o chiunque altro non avrebbe potuto riservarsi occasione di concepire.
Ma in grazia ai primi risultati ottenuti, al successo di quanto realizzato sino a quel momento, con il centro medico, prima, e con quelle soluzioni, poi, Korl Jenn’gs ebbe a vedersi riconosciuta, ancora una volta, la fiducia necessaria a operare, seppur non in maniera così radicale come, con eccessivo entusiasmo, avrebbe voluto riservarsi occasione di procedere.
Accanto alla Korrynia originale, quindi, e, per la precisione, sul suo limitare settentrionale, ebbe a iniziare un enorme cantiere. Il più grande che chiunque, in città, avesse mai veduto. E un cantiere volto a porre le fondamenta per una nuova, e più grande, Korrynia.
A posteriori, se qualcuno avesse chiesto a Korl, o a Lora, quanto tempo fu necessario per tradurre in realtà quel proposito, difficilmente essi sarebbero stati in grado di rispondere, in un così completo disinteresse per lo scorrere stesso delle stagioni tale per cui avrebbe potuto essere trascorso un anno, così come dieci o, forse, cento. In effetti, però, non dovette trascorrere molto, per così come ebbero a comprendere nel confronto con il resto della popolazione, e una popolazione che, diversamente da loro, avrebbe avuto a doversi intendere sempre e comunque soggetta al giogo proprio della mortalità dal quale loro due, altresì, si erano emancipati. E così, ben prima di quanto chiunque non avrebbe mai potuto attendersi sarebbe stato, la Nuova Korrynia ebbe ad affiancarsi all’originale, offrendo, a differenza della propria omonima, tutte quelle comodità che già, nel confronto con il centro medico, tutti avevano iniziato a conoscere. E, persino, qualcosa di più.
Perché se il centro medico di Korrynia avrebbe avuto già a doversi intendere all’avanguardia nel confronto con qualunque altro edificio dello stesso villaggio; il medesimo posto a confronto con un qualunque edificio della Nuova Korrynia avrebbe dovuto impallidire, apparendo, proprio malgrado, già qualcosa di obsoleto, di antico, di superato. Alla fossa biologica che tanto aveva impegnato nell’edificazione di quel centro medico, infatti, tutte le case della Nuova Korrynia avrebbero avuto a offrire non soltanto la comodità di un impianto fognario, ma anche dell’acquedotto, e di quell’acquedotto che, traendo l’acqua dal fiume e filtrandola opportunatamente, avrebbe avuto a condurre in ogni singolo edificio un flusso costante, e un flusso che, all’occorrenza, avrebbe avuto a poter essere impiegato, addirittura, caldo. Sì, perché pur non condiviso inizialmente con l’alcalde per non avere a complicare troppo la sua visione di quel progetto, Korl non si era voluto limitare alla distribuzione dell’acqua corrente a ogni singolo edificio ma, anche, alla definizione di un sistema di teleriscaldamento, che potesse assicurare, per ogni abituazione, per ogni costruzione, sia acqua calda a volontà, sia, e particolare non secondario, la possibilità di ambienti riscaldati anche senza ricorrere, necessariamente, a un camino o a una stufa, con tutte le scomodità, i rischi e gli oneri a simili soluzioni connesse.

« D’accordo... questa volta ammetto che sono positivamente sorpresa. » non poté che dichiarare Lora Gron’d, quasi con un certo disappunto, a confronto con la straordinarietà di quel progetto.

Disappunto, il suo, che ebbe tuttavia presto a tradursi in appassionato moto di entusiasmo nel momento in cui egli ebbe a porla a confronto con qualcosa che ella non avrebbe mai pensato di avere più occasione di rincontrare in vita sua, qualcosa che le era mancato più di ogni altra tecnologica o comodità di sorta. E qualcosa che avrebbe avuto a doversi riconoscere nella forma di... una doccia!

« D’accordo... credo sinceramente di amarti! » esclamò, quasi facendo il verso alla propria precedente affermazione nella sola volontà di alzarne il tiro, sgranando gli occhi con gioia quasi infantile, per qualcosa di tanto meraviglioso.

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