Improbabile sarebbe stato, per Midda, riuscire a stimare quante volte, nel corso della propria vita, fosse risalita lungo quei gradini, di piano in piano, sino alle stanze superiori. Di certo, tuttavia, mai ella aveva avuto occasione di percorrere tanto velocemente quella risalita come in quel giorno. E non perché, in quel particolare giorno, ella stesse correndo.
Il rinchiudersi all’interno di una torre, per i signori di Kriarya, in fondo, non avrebbe avuto a dover essere frainteso un puro vezzo, una banale questione d’immagine, quanto e piuttosto conseguenza della necessità di minimizzare le possibilità di attentati a discapito proprio o della propria famiglia. In questo anche l’accesso alle torri non avrebbe potuto esser frainteso qual un’operazione banale o immediata, nel proporsi, quindi e piuttosto, rigorosamente intervallata da attenti controlli, e controlli volti ad assicurare non soltanto la disponibilità a ricevere gli ospiti da parte del padrone di casa, ma anche, e soprattutto, la più totale assenza di intenzioni avverse a discapito del padrone di casa da parte degli ospiti. E per quanto la fama di Midda Bontor l’avesse sempre preceduta, in misura tale da poter anche giustificare l’eventualità di un suo accesso diretto ai piani superiori, ella stessa non aveva mai preteso alcun particolare trattamento di riguardo, nel preferire assicurare la maggior sicurezza possibile per il proprio mecenate e amico.
Una premura, quella che la Figlia di Marr’Mahew aveva voluto rendere propria, che non era mai stata compresa da alcuno, neppure dallo stesso lord Brote, fino a quando non era emersa l’esistenza di una sorella gemella sconosciuta a tutti, e una sorella gemella che, purtroppo, aveva approfittato della propria perfetta somiglianza a Midda allo scopo di assicurarsi l’accesso alla torre e, lì, di avere ad attentare alla vita del medesimo Brote, andando altresì a colpire la di lui sposa Nass’Hya. E ove, malgrado tutti gli anni trascorsi da quei tragici eventi, il sangue di Nass’Hya pesava ancora sul cuore della donna guerriero al pari di quello di ogni altra vittima innocente dell’assurda sete di vendetta della propria gemella, quasi fosse stato versato realmente da lei stessa; impossibile fu per il suo cuore non ammantarsi di malinconica nostalgia nel ripercorrere, ancora una volta, quei gradini, e nel risalire, piano dopo piano, livello dopo livello, fino alle stanze personali di Brote, senza incontrare alcun ostacolo, senza essere costretta ad alcun controllo.
Chissà se, all’epoca, Nissa era stata perquisita, come ella stessa accettava, e quasi pretendeva, di poter essere in ogni occasione, o se piuttosto non aveva fatto in modo di sfruttare la fama della Figlia di Marr’Mahew per poter accedere indisturbata sino alla cima della torre...? Chissà se, all’epoca, non era stata magari la stessa N’Hya, entusiasta come sempre di riabbracciare la propria amica, ad accogliere colei che di lì a breve sarebbe stata la sua assassina, strappandola per sempre all’amore del proprio sposo e all’abbraccio della loro ancor infante progenie...?!
Forse le cose sarebbero andate diversamente se, allorché cercare di ignorare dimenticare la propria gemella, negando a chiunque occasione di maturare consapevolezza nel merito della sua esistenza, e della sua pericolosità, ella si fosse impegnata sin dal principio a mettere ben in chiaro le cose, soprattutto con coloro a lei più prossimi, con gli amici più cari. Forse Nissa non avrebbe avuto una così facile occasione di accesso alla torre di Brote e, forse, Nass’Hya non sarebbe morta e suo figlio non avrebbe dovuto credere senza possibilità di rammentare il volto di propria madre. E, forse, tutti i danni causati dalla propria gemella nella sua vita sarebbero potuti restare contenuti, senza sospingersi a quella folle iperbole crescente che, ancora, non aveva raggiunto una conclusione... non, quantomeno, nel considerare come anche Nissa Bontor fosse risorta dalla morte insieme ai ritornati, e fosse ora là fuori, da qualche parte, sol ad attendere il momento migliore per poter tornare a colpire.
Forse ella aveva sbagliato a mantenere segreti in passato. E, forse, ella stava nuovamente sbagliando a tacere, nel confronto con il mondo, della propria attuale condizione, dell’essere divenuta l’erede di Anmel Mal Toise e, in quanto tale, la nuova, potenziale, Portatrice di Luce e Oscura Mietitrice.
« Secondo te... sto facendo bene a tacere nel merito dei fatti che hanno condotto alla risoluzione del conflitto con Anmel Mal Toise...?! » domandò quindi alla volta di Lys’sh, mentre avrebbero avuto a doversi ancora riconoscere impegnate a risalire lungo la torre.
« Che vuoi dire...? » replicò l’altra, non cogliendo il senso di quella domanda, e il senso di quella domanda proprio in quel particolare momento.
« Non dico che tutto quello che è accaduto qui, ora, sia necessariamente una mia responsabilità. Ma quello che è accaduto a Lysiath certamente lo è. » scosse il capo Midda, con aria di palese rammarico « E chissà ancora cos’altro potrà mai avvenire in futuro... » puntualizzò, sforzandosi interiormente ed esteriormente di non avere ad associare anche quello a ciò « Siamo sicure che mantenere il segreto a tal riguardo sia la cosa migliore da fare...? »
« Perché ti poni ora questo dubbio...? » esitò la giovane ofidiana, non riuscendo ancora a ricollegare la ragione di quell’interrogativo con quanto lì attorno stava accadendo.
« Perché una mia cara amica viveva in questa torre, e in questa torre è morta in conseguenza al fatto che, all’epoca, avevo mantenuta segreta l’esistenza della mia gemella, nel voler semplicemente cercare di dimenticarmi della sua esistenza... » storse le labbra la donna dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco « E non posso ovviare a immaginare un certo parallelismo fra gli errori del mio passato e quelli che, probabilmente, sto riproponendo anche al tempo presente... nel tacere nel merito delle mie effettive responsabilità su determinati eventi. »
Purtroppo per Lys’sh non sarebbe stato così immediato avere a rispondere a quella questione, per così come, probabilmente, ella avrebbe preferito essere in grado di fare nell’affetto che provava per la propria amica sororale. Sebbene, infatti, per indole personale, ella non avrebbe potuto desiderare che Midda avesse a sentirsi costretta a mentire, non potendo ovviare ad appoggiare, in tal senso, l’ipotesi di una ben diversa risoluzione del problema, e una risoluzione che non la facesse sentire colpevole per il semplice fatto di essere ciò che ella era; la giovane donna rettile non avrebbe potuto neppure soprassedere sull’evidenza di quanto, se così fosse stato, non soltanto prevedibile, ma anche ineluttabile sarebbe dovuto essere inteso il pensiero dell’ovvio moto di sfiducia che, collettivamente, si sarebbe rivolto a suo discapito, esponendola a tutta la più brutale ignoranza delle persone e, con essa, a tutti i più stupidi pregiudizi che mai avrebbero potuto destinarle.
« Sebbene, personalmente, voterei sempre in favore della soluzione più sincera possibile... » premesse pertanto, nell’argomentare la propria replica in direzione dell’amica « ... non posso fare a meno di temere per la reazione che potrebbe suscitare fra i più l’idea che tu, di fatto, possieda i poteri propri di una divinità. » puntualizzò, esprimendo sinceramente il proprio dubbio a tal riguardo « Ultimamente, nel tuo mondo, stanno avvenendo un po’ troppe rivoluzioni sociali e culturali per poter sovraccaricare, ulteriormente, la tolleranza delle persone. » osservò, scuotendo appena il capo.
Le rivoluzioni sociali e culturali alle quali Lys’sh si stava così riferendo avrebbero avuto a dover essere intese tutte quelle novità che, in quegli ultimi tempi, avevano necessariamente sconvolto la placida quiete di quel mondo, a iniziare dal ritorno della stessa Figlia di Marr’Mahew, accompagnata, inutile far finta di nulla, da una donna rettile che tutti, la prima volta, equivocavano per una gorgone; per poi passare dall’arrivo dei ritornati; sino a giungere, ultimo ma non meno importante, a una crescente presenza di nuove tecnologie in un mondo forse ancor troppo giovane per potersi permettere tutto ciò, e tecnologie che, lì, stavano venendo allor introdotte, quasi con una certa violenza culturale, da parte di alcuni ritornati non autoctoni di quella società, di quel pianeta, e provenienti, al pari della stessa Lys’sh e di Duva, da quelle estremamente più progredite società siderali in lontane galassie.
Nessun commento:
Posta un commento