Fu necessario tutto l’autocontrollo della Figlia di Marr’Mahew per evitare che ella si mettesse a gridare, in quella che sarebbe allor stata una reazione assolutamente legittima e a dir poco giustificata nel confronto con quanto lì stava accadendo. Una reazione assolutamente legittima e a dir poco giustificata, la sua, che pur non le avrebbe concesso il benché minimo beneficio, in termini tali per cui, quindi, ella si sforzò di ovviare all’isteria del momento, nella volontà, nella necessità di mantenere quantomeno il controllo su di sé, là dove, evidentemente, l’aveva già perduto nel confronto con il resto del mondo a lei circostante.
“Thyres...” gemette di nuovo nella propria mente, or non con intento di imprecazione, quanto e piuttosto con intento di supplica “... fa che non sia io la responsabile di tutto questo!”
Chiunque avesse avuto possibilità di ascoltare un simile pensiero, sicuramente avrebbe considerato quantomeno egocentrico un simile approccio al problema da parte della donna guerriero, e di quella donna che, a prescindere dalla straordinaria portata di tutte le proprie imprese passate, non avrebbe potuto ovviare a riconoscere, pur, semplicemente qual una donna, e qual una donna mortale, priva di qualunque possibilità di annichilire un’intera città in così breve tempo e, soprattutto, dormendo. Purtroppo però il suo non avrebbe avuto a dover essere frainteso qual egocentrismo.
Qualche tempo prima, infatti, Midda Bontor aveva finalmente posto la parola fine a una lunga e controversa vicenda in contrasto alla regina Anmel Mal Toise, una leggendaria figura, propria di un’epoca ormai dimenticata, ricordata dal mito in maniera estremamente controversa tanto qual la Portatrice di Luce, quanto l’Oscura Mietitrice. Il tutto aveva avuto inizio nel giorno in cui ella aveva recuperato una perduta reliquia proprio offerente riferimento a tale terribile figura, soltanto per scoprire quanto, purtroppo, così facendo, ella aveva liberato un’oscura minaccia a discapito non soltanto del mondo intero, quanto e piuttosto dell’universo intero. E se per anni ella aveva quindi dovuto combattere contro simile avversaria, sospingendosi addirittura a superare, sulle ali della fenice, i confini del proprio stesso pianeta, per immergersi nelle immensità siderali; alla fine di tutto aveva avuto possibilità di maturare consapevolezza con un’inimmaginabile verità: quella contro cui aveva lottato non era mai stata, realmente, la regina Anmel Mal Toise, quanto e piuttosto un’emanazione del suo malvagio potere, legato alla corona e in attesa di essere accolto da colei che, recuperandola attraverso una lunga serie di prove mortali, se ne era dimostrata degna, qual legittima erede della medesima. Così, quindi, ella aveva potuto porre fine a quella lunga vicenda accogliendo in sé tale potere, simile retaggio, soltanto per iniziare a vivere, in ciò, un nuovo, terribile incubo.
L’appellativo di Portatrice di Luce, e di Oscura Mietitrice, infatti, non avrebbero avuto a dover essere fraintesi qual enfatiche definizioni per Anmel Mal Toise: il potere da lei posseduto, infatti, avrebbe avuto a doversi intendere pari, se non addirittura superiore, a quello di una divinità e di una divinità della Creazione e della Distruzione, incarnando, in sé, entrambi tali principi. Un potere, invero, troppo grande per una singola persona, troppo grande per qualunque persona: un potere che, quindi, nei millenni passati aveva corrotto Anmel Mal Toise e che, se ella non fosse stata prudente, avrebbe corrotto anche lei.
Onde evitare di correre rischi in tal senso, Midda Bontor si era ripromessa di ovviare a fare ricorso a tale potere, benché, in immediata conseguenza all’acquisizione del medesimo, non si fosse riservata scrupolo a creare, addirittura, un’intera, nuova dimensione, e a resuscitare un’intera civiltà, da lei stessa, in passato, estinta, per abitarla. Ciò non di meno, e proprio malgrado, l’impegno da lei preso in un tale voto non aveva avuto occasione di perdurare a lungo. E così, in tempi decisamente recenti, la Portatrice di Luce era tornata a colpire, seppur involontariamente, resuscitando chiunque fosse mai stato ucciso per mano sua nel corso della propria lunga, e purtroppo sanguinaria, esistenza. Migliaia e migliaia di non morti che, letteralmente dalla notte al giorno, si erano ritrovati nuovamente a piede libero, non quali consueti zombie, quanto e piuttosto trasformati in creature immortali dotate di intelletto e ricordi della propria esistenza passata: i ritornati. E per quanto, a differenza rispetto all’occasione precedente, in tale nuova occorrenza ella non avesse avuto la benché minima intenzione di agire in tal senso, i suoi poteri erano stati attivati, a sua insaputa, da un tranello onirico tesole da un vicario di Anmel Mal Toise, secondo-fra-tre: non il secondo-fra-tre, tuttavia, che ora avrebbe avuto a dover essere inteso al proprio servizio, e che, in maniera scherzosa, era stato ribattezzato come Bob da Nóirín Mont-d'Orb, versione alternativa della propria defunta gemella Nissa proveniente da un universo parallelo; quanto e piuttosto un altro secondo-fra-tre, facente riferimento a un’altra Anmel Mal Toise, e un’altra Anmel Mal Toise proveniente da un’altra realtà all’interno della complicata varietà del multiverso, per dare la caccia alla quale, nel suo mondo, prima ancora di Nóirín, era già giunta un’altra se stessa di nome Madailéin Mont-d'Orb.
Il fatto, quindi, che esistesse un precedente, e un precedente tutt’altro che di trascurabile importanza, nell’aver, proprio malgrado, mutato per sempre gli equilibri interni al proprio mondo con l’avvento dei ritornati, e di ritornati, oltretutto, in taluni casi neppur effettivamente oriundi di tale pianeta ma provenienti da altri mondi contraddistinti da un ben diverso livello di progresso tecnologico; non avrebbe potuto concedere serenità all’animo della donna guerriero. Non, quantomeno, all’idea che, ancora una volta, secondo-fra-tre potesse aver trovato un modo di sfruttare i suoi poteri, e di sfruttare i suoi poteri di Oscura Mietitrice per cancellare la vita da Kriarya... se non dal mondo intero!
“Calma...” sospirò ella, scuotendo appena il capo e cercando di imporsi di continuare a ragione in maniera razionale a confronto con tutto ciò “Se non sogno, secondo-fra-tre non può accedere alla mia mente. E se non può accedere alla mia mente, non può sfruttare i miei poteri.”
Onde ovviare all’eventualità di nuovi “incidenti” pari a quello dei ritornati, Midda Bontor si era negata la possibilità di sognare nuovamente, ricorrendo all’uso di particolari sostanze, droghe, atte ad alterare i suoi processi mentali e a impedirle, in ciò, di sognare: una rinuncia importante, la sua, e che pur ella non aveva esitato a rendere propria anche, ed egoisticamente, con una certa serenità d’animo, giacché, proprio malgrado, nel corso della propria esistenza aveva già avuto troppe pessime occasioni di sogni da cui erano derivati spiacevoli problemi, in misura tale per cui, ove non avesse più avuto la possibilità di sognare... beh... forse sarebbe stato meglio per tutti, a iniziare proprio da lei.
Mitigando in tal maniera, quindi, l’eventualità che l’Oscura Mietitrice potesse aver compiuto un nuovo genocidio, il semplice fatto che ella fosse tuttavia la sola persona ancora in giro, in quel momento, non avrebbe propriamente deposto in suo favore. Anzi. A dirla tutta avrebbe avuto ad alimentare nuovi sospetti, nuovi timori in merito a una sua possibile responsabilità a tal riguardo.
“Forse non sono sola...” si volle costringere a pensare, a escludere nuovamente l’eventualità di essere stata proprio lei responsabile per tutto ciò.
E così, cercando di soprassedere sull’immagine offerta dal letto vuoto dei propri figli, immagine che l’avrebbe potuta spingere a perdere il senno per l’orrore implicito in essa; ella decise di muovere i propri passi in direzione dell’altra porta della propria camera da letto, e la porta che l’avrebbe condotta verso il corridoio e verso il resto della locanda, nella volontà, se necessario, di perlustrare ogni singola stanza per verificare se non vi fosse qualcun altro in giro oltre a lei.
Una scelta, la sua, che si rivelò psicologicamente provvidenziale, nel momento in cui, aprendo la porta della propria camera, ebbe a ritrovarsi a confronto con la mai così sublime immagine offerta dalla sua amica, e sorella d’arme, Har-Lys’sha, in rapido avvicinamento proprio verso di lei...
« Midda! » esclamò la giovane ofidiana, nel mentre in cui la sua voce quantomai gradita ebbe a risuonare quasi assordante nel silenzio lì imperante.
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