11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

venerdì 6 novembre 2020

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Se anche a Midda piacque o meno quell’approccio tanto diretto, non vi fu modo di comprenderlo, giacché ella, limitandosi a un sorriso accennato, preferì tenere fede a quanto pocanzi dichiarato, nell’avere allora a levare la mano in direzione del taverniere per richiedere da bere per lei e per le sue sorelle, oltre che per i due giovani, ove essi avessero gradito qualcosa. Una mossa tutt’altro che priva di significato, da un punto di vista squisitamente psicologico, laddove, così facendo, ella ebbe a premurarsi di ristabilire una certa supremazia nel dettare l’agenda di quell’incontro e nello stabilirne i tempi e i modi, senza concedere né a Korl, né ad altri, di avere a forzarle la mano con pur legittime e comprensibili domande di sorta.
E per quanto, allora, sia Korl, sia Lora, avrebbero avuto ben poco interesse a consumare qualcosa, ebbero lì ad accettare due coppe di vino tranitha, un vino contraddistinto da un denso colore granato, dall’intenso odore e da un sapore armonico e vellutato, tipico della penisola occidentale della parte continentale del regno di Tranith, per così come già ordinato dalla loro ospite.
Solo quando il vino fu servito a tavola, e la stessa Midda Bontor ebbe avuto occasione di bagnarsi le labbra sorseggiandone appena una punta, più per saggiarne la qualità che nell’effettivo desiderio di berlo, ella ebbe a concedersi occasione di riprendere voce, pur, ancor, non avendo a replicare all’interrogativo rimasto in sospeso...

« Non una delle annate migliori. Ma, comunque, sempre apprezzabile. » annuì, ad approvare il contenuto della propria coppa « Sapete... a Kriarya non si riesce a trovare questo vino: un tempo vi era un mercante che era solito venderlo anche nella città del peccato, ma una decina d’anni fa fu ucciso da un gruppo di balordi non tanto del suo oro, quanto e proprio del suo vino. E da allora nessuno ha più avuto interesse ad arrischiarsi a commerciarlo. » ricordò, con una certa nostalgia « Pover’uomo... » commentò, riappoggiando la coppa innanzi a sé e, ora, volgendo il proprio sguardo dritto in direzione di Korl « Dicevamo...?! »

Per Korl e Lora, un certo senso di soggezione non avrebbe potuto esser ancor ovviato nel confronto con quella figura.
Al di là della consapevolezza del suo ruolo da protagonista nelle proprie morti, innegabile avrebbe avuto a doversi riconoscere, in quel momento, come già in passato, una certa aura di confidenza nei riguardi delle proprie capacità, della propria forza, della propria superiorità, che avrebbe necessariamente sgonfiato qualunque moto d’orgoglio in sua opposizione, sollevando ineluttabilmente un comprensibile dubbio sulle proprie effettive speranze che avrebbe potuto rendere proprio un di lei qualunque candidato antagonista.
Non più propriamente giovane, e pur ancora decisamente giovanile nel proprio approccio alla vita e al prossimo, quella donna era padrona di un indubbio carisma guerriero, e un carisma guerriero che, da lei, da ogni sua parola, da ogni suo movimento, da ogni suo gesto, trasudava in maniera spontanea, suscitando la necessità di un ossequioso rispetto nei propri interlocutori. Soprattutto in due interlocutori come Korl e Lora, che, a confronto con quegli occhi color ghiaccio e con quei disordinati capelli color del fuoco, con quella carnagione pallida, sostanzialmente eburnea, e appena turbata nel proprio candore da disordinate spruzzate di efelidi; nonché a confronto con la lunga e spiacevole cicatrice atta a sfregiarla in corrispondenza all’occhio sinistro, e con il braccio destro in lucente metallo cromato, mantenuto ben visibile quasi a motivo di sfida e di vanto sebbene, da dove loro venivano, una simile protesi sarebbe stata considerata pressoché un orrore dal punto di vista estetico e, anche, funzionale; non avrebbero potuto ovviare a ritrovarsi in una spiacevole situazione di sudditanza psicologica. Non una sudditanza incomprensibile e ancor incompresa qual era stata quella provata nei riguardi della di lei sorella gemella, Nissa Bontor, e che li aveva condotti a seguirla ciecamente in quell’offensiva priva di ragione alla città di Lysiath; quanto e piuttosto una sudditanza ben giustificata dalla consapevolezza della reale forza di quella donna, e di una donna che, al di là di ogni mito esistente attorno al proprio nome, non avrebbe avuto a dover essere fraintesa qual pura e semplice immagine priva di sostanza.
In ciò, quindi, a Korl fu necessario un lungo momento prima di essere in grado di formulare nuovamente il proprio interrogativo, e quell’interrogativo che, a quel secondo giro, apparve contraddistinto da minor sicumera rispetto a prima...

« Mi interrogavo nel merito della ragione che può avervi sospinte sino a Nuova Korrynia. » riformulò quindi, non desiderando offrire particolare rispetto di sorta alla propria assassina e, ciò non di meno, non potendo ovviare a esprimersi in tali termini, nuovamente animato da una sorta di reverenziale timore al suo cospetto « Immagino che non abbiate cavalcato tanto soltanto per assaporare un po’ di vino... »
« Immagini correttamente. » annuì la Figlia di Marr’Mahew, sorridendo quieta verso di lui « E credo che tu possa anche ben immaginare per quale ragione siamo venute sino a qui... »
« Stiamo soltanto cercando di integrarci, come ci avete chiesto di fare. » protestò allora Lora, ponendosi sulla difensiva, nel timore che stesse per essere definita una qualche critica nel merito del loro operato, e di un operato tutt’altro che facile da celare, nel considerare che, in buona sostanza, corrispondeva a quell’intera cittadina, e quella cittadina sorta dal nulla in poco tempo, secondo progetti decisamente estranei a quanto mai lì visto prima « Non ci avevate detto nulla rig... »
« E non vi stiamo dicendo nulla neppure ora. » scosse il capo la donna guerriero dagli occhi color del ghiaccio, escludendo ogni fraintendimento a tal riguardo.
« In tutta Kofreya si sta diffondendo rapidamente notizia di questa... Nuova Korrynia. » prese allor parola l’ofidiana, quasi a meglio chiarire l’intervento della propria sorellona « Viene descritta come una città delle meraviglie, contraddistinta da edifici mai visti prima e da prodigi della tecnica mai neppure immaginati. Si parla di carri capaci di muoversi da soli e di arare interi campi in poco tempo e senza fatica alcuna. Si parla di macchine in grado di scavare canali, di frantumare rocce e di sollevare carichi inimmaginabili. E di molto altro ancora, tutto mosso da una magia che non è magia... »
« Insomma: state facendo un bel po’ di rumore. » riassunse Duva, prima di sorseggiare ancora un po’ di vino, da una coppa che, più rapidamente di tutte le altre, stava lì ritrovandosi a essere ormai quasi completamente svuotata.
« E volevamo capirci qualcosa di più. » riprese ancora voce Midda Bontor, a recuperare la parola in coda alle proprie amiche, e a escludere, ancora una volta, ogni possibilità di fraintendimento nei riguardi dei propri interlocutori « Del resto, immaginavamo che fosse conseguenza dell’opera di qualcuno... di voi. »
« Volevate accertarvi che tutto fosse a posto, quindi... » esitò Korl, non sapendo cosa provare a confronto con quell’affermazione, e un’affermazione quietamente prevedibile da parte loro, oltre che, in buona sostanza, del tutto inoffensiva a discapito suo o di Lora, e pur un’affermazione che sembrava quasi ridurli a una coppia di problematici collegiali al cospetto dei propri tutori o, per meglio dire, delle proprie tutrici, nella mancanza di varietà di genere all’interno di quel trio.

Dimostrando una certa sensibilità empatica, la Figlia di Marr’Mahew parve rendersi conto di quanto quel discorso potesse risultare di difficile apprezzamento da parte della coppia e, in particolare, del proprio giovane interlocutore maschile. E per questo, a concedere qualche istante di silenzio utile a placare gli animi, ella non ebbe allora a concedersi ulteriori commenti a confronto con quell’affermazione, limitandosi a reimpossessarsi della propria coppa per sorseggiare ancora un po’ di vino.
Un gesto, il suo, ancora più formale che sostanziale, laddove, a differenza di Duva, il quantitativo di liquido all’interno di tale calice di terracotta non parve diminuire neppure di un soffio, quasi, allorché bere, ella stesse realmente limitando tutto il proprio operato in tal senso a permettere a quel vino di bagnarle le labbra e nulla di più.

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