Quando, alla fine, Midda e le sue “sorelle”, per così come ella stessa le aveva volute definire, ripartirono, Korl Jenn’gs e Lora Gron’d non mancarono di provare un insolito paradosso emotivo, percependo, al contempo, un senso di sollievo e, ciò non di meno, una certa malinconia.
La loro presenza in quel di Korrynia, o, in effetti, di Nuova Korrynia, si era prolungata per ben cinque giorni. Un tempo estremamente effimero e, ciò non di meno, sufficientemente significativo per quella che, comunque, avrebbe egualmente, e almeno per il momento, dovuto riconoscersi la realtà propria di quella cittadina. Cinque giorni nel corso dei quali avevano trascorso la quasi totalità del proprio tempo in compagnia dei due thermoresi, riservandosi, alfine, occasione di conoscerli meglio e, ovviamente, di farsi conoscere meglio. E come sovente accade, in conseguenza a una simile, reciproca conoscenza, le due parti, temute antagoniste e, in effetti, un tempo tali, si erano ritrovate più affiatate di quanto non avrebbero potuto inizialmente immaginare.
Quando Korl, in particolare, aveva avuto modo di scoprire quanto Dura Nebiria fosse stata comproprietaria di una nave stellare, e seconda in comando a bordo della medesima, egli non aveva potuto ovviare a provare un’incredibile attrazione psicologica per quella donna, e per quella donna che, in tal senso, non avrebbe potuto ovviare a incarnare se non tutto ciò che egli avrebbe potuto voler vivere nella propria vita, quantomeno una buona parte dello stesso, offrendosi, fra l’altro, e in quel particolare frangente, qual la propria miglior fonte di informazioni nel merito di molte domande che non avrebbero potuto ovviare a tormentarlo, nel proprio mai dimenticato proposito, un giorno, di riuscire a costruire una nave stellare, e una nave stellare con un qualche, innovativo sistema di navigazione, tale da permettere loro di fare, alfine, ritorno alle stelle a loro più note e, magari, al proprio mondo natale.
E se, nel confronto con tale infatuazione intellettuale, Lora avrebbe potuto anche essere giustificata a provare un qualche sentimento di gelosia, la feriniana si ritrovò a essere troppo coinvolta da Har-Lys’sha e da Midda Bontor per potersi permettere occasione di futile distrazione in tal senso. Quando, infatti, ella ebbe a constatare lo straordinario legame di affetto esistente fra le due donne, e fra quell’ofidiana e quell’umana, e un’umana nata e cresciuta in un mondo come quello, nel quale qualunque non umano non avrebbe potuto mancare di essere additato come “mostro”, non poté mancare di lasciarsi dominare dall’irresistibile desiderio di avere a comprendere di più le dinamiche proprie del loro primo incontro, e di come, o di perché un’Ucciditrice di Dei come la stessa Midda Bontor potesse essersi concessa l’opportunità di porre le basi per un rapporto con colei che, dal proprio personalissimo punto di vista, altro non avrebbe dovuto che risultar essere una preda.
Insomma: quei cinque giorni trascorsero molto più velocemente di quanto mai Korl e Lora avrebbero potuto avere piacere avessero a trascorrere. E quando, alfine, la Figlia di Marr’Mahew ebbe a sancire per loro la necessità di ripartire, se il senso di sollievo nell’allontanamento della propria passata assassina, e attualmente potenziale giudice, avrebbe avuto a doversi intendere innegabile; altrettanto innegabile avrebbe avuto a doversi riconoscere una malinconica nostalgia all’idea di avere a perdere la possibilità di relazionarsi con tre figure tanto interessanti, e tre figure alle quali avrebbero avuto ancora molto da chiedere.
« Insomma... non è poi andata così male, non è vero...?! » domandò Lora, con incedere retorico, nel mentre in cui lei e Korl osservavano le tre donne allontanarsi all’orizzonte.
« Già. » annuì Korl, stringendo appena le labbra in un sorriso tirato « Se non fosse che quella donna ci ha uccisi, credo proprio che sarebbe veramente da stimare. »
Per quanto, del resto, entrambi potessero volersi sforzare di obliare a quel dettaglio, difficile sarebbe purtroppo stato ignorare l’evidenza di quanto, purtroppo, Midda Bontor fosse stata la loro assassina, responsabile, giustificata o meno, per le proprie morti. E malgrado tutta la stima e la simpatia che avrebbero mai potuto provare per lei, ella sarebbe comunque rimasta la loro assassina, responsabile, giustificata o meno, per le proprie morti e per quelle di molti loro amici e colleghi, gente che, loro pari, si era spiacevolmente ritrovata nel posto sbagliato al momento sbagliato e che, per questo, aveva pagato con il prezzo più alto.
Per quanto, quindi, Korl non avesse a poter essere felice di ciò, egli non avrebbe mai potuto ignorare l’evidenza della situazione. E l’evidenza di quanto, purtroppo, quella donna sarebbe, per lui, rimasta sempre e comunque una nemica.
« Non che io sia felice di essere morta... » commentò allora Lora, scuotendo appena il capo « E non che voglia difendere i suoi metodi... » soggiunse, a scanso di equivoci « ... ma... aveva le sue ragioni. »
« Sono certo che ai tuoi genitori farebbe piacere sentirlo. » aggrottò appena la fronte egli, non apprezzando doversi sforzare di essere tanto severo nel confronto con quel momento di distensione psicologica, e, ciò nonostante, non volendo neppure ignorare le conseguenze delle loro morti, quelle conseguenze alle quali avrebbero potuto sforzarsi di non avere a pensare, di non avere a volgere la propria attenzione, per non perdere il senno, e pur quelle conseguenze che avrebbero avuto a dover fermare la mano di chiunque fosse stato animato da intenti tanto distruttivi « Ci ha uccisi, Lora. Ci ha uccisi senza esitazione alcuna, senza neppure avere a considerarci delle persone. Come puoi difenderla...? Come puoi giustificarla...?! »
« Anche noi abbiamo ucciso. » ricordò ella, storcendo appena le labbra verso il basso, tutt’altro che entusiasta a confronto con quel pensiero « O ti sei già dimenticato dell’assedio di Lysiath e di quello che abbiamo compiuto al seguito di Nissa Bontor...?! » puntualizzò, impietosa verso se stessa forse in misura maggiore rispetto a quanto non sarebbe mai stata a discapito della propria assassina « Come puoi giudicarla così aspramente, quando anche le nostre mani sono sporche di sangue innocente...? O credi che le persone che abbiamo ucciso noi non avessero delle famiglie...?! »
Korl Jenn’gs tacque a confronto con quell’interrogativo.
E tacque nell’imbarazzo di non poter e non voler rispondere a quella domanda. E a quella domanda che, purtroppo per Lora, partiva da un’erronea considerazione. E dall’erronea considerazione che, suo pari, anch’egli avesse ucciso qualcuno nel corso di quell’assurda battaglia.
Perché, a differenza sua, Korl Jenn’gs non aveva ucciso nessuno in quelle ore di violenza.
Non che egli, vittima suo pari dell’influenza di Nissa Bontor, non avrebbe desiderato fare a pezzi chiunque gli fosse capitato fra le mani, senza distinzione di specie, di genere o di età: semplicemente il fato non gli aveva offerto alcuna occasione di soddisfare quell’assurda brama di sangue e di morte. E, in questo, le sue mani non avrebbero avuto a potersi considerare sporche di sangue innocente. In questo, egli non avrebbe avuto a dover provare imbarazzo alcuno innanzi ad alcun sopravvissuto, o alcuna famiglia di Lysiath, nessun torto avendo rivolto a loro discapito.
Purtroppo egli non aveva avuto alcuna occasione, all’epoca, di chiarire quel particolare aspetto della cosa con Lora. E, successivamente, l’argomento non era mai stato affrontato nuovamente, sino per lo meno a quel momento, non concedendogli la benché minima occasione di chiarire.
Korl Jenn’gs, quindi, tacque a confronto con quell’interrogativo.
E probabilmente avrebbe fatto meglio a continuare a tacere, soprassedendo sulla questione per amor di quieto vivere e di quieto vivere con la propria migliore, e probabilmente unica, amica.
Ma, stupidamente, egli decise di non avere a procrastinare ancora quella menzogna.
E prima che il suo cervello potesse elaborare le conseguenze di una tanto stolida ammissione, le sue labbra stavano già scandendo una frase di cui, per molto tempo a venire, si sarebbe pentito...
« Le tue mani saranno sporche di sangue innocente. Non le mie. » dichiarò, mancando certamente di sensibilità in tale esternazione « Io non ho mai ucciso nessuno. Né quando ero vivo, né dopo. »
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