« Ci siamo anche noi... » aveva quindi confermato Namile, non priva di un intimo senso di sconforto all’idea di quella situazione a confronto con la quale nulla di buono avrebbero avuto a ricavare.
Purtroppo e proprio malgrado, disfattista consapevolezza a parte, Meri e Nami non avrebbero potuto permettersi il lusso di tirarsi indietro innanzi a tutto ciò, benché, fra tutti i presenti, avrebbero sicuramente a dover essere intese come le due persone con minor legame pregresso nei riguardi della figura di lord Brote. E, così, quella compagnia di giovani eroi, qual tali probabilmente avrebbero avuto piacere a immaginarsi, ebbe a vedersi completa nella propria formazione, coinvolgendo tutti gli esponenti di quella nuova generazione, lì riuniti a confronto con quell’unico, comune intento per amore o per forza.
Ovviamente non una parola e non un saluto avrebbero potuto essere rivolti in direzione degli adulti: la loro fuga, pur non pianificata né, tantomeno, organizzata, avrebbe avuto a dover occorrere in maniera improvvisa, estemporanea, nel cuore della notte, in maniera non diversa da quella che, diversi lustri prima, aveva contraddistinto l’addio di una Midda Bontor di appena dieci anni alla casa della propria infanzia e alla propria famiglia, nella volontà di inseguire i propri sogni di avventura: un parallelismo che, per quanto allora improprio nelle ben diverse motivazioni che avrebbero avuto a spingere i presenti, non avrebbe potuto ovviare a proporsi in maniera spontanea alla loro attenzione, e non avrebbe potuto ovviare a proporsi in maniera spontanea all’attenzione anche di coloro i quali si stavano così lasciando dietro, e coloro i quali, certamente, non avrebbero mancato di preoccuparsi per la loro scomparsa.
Solo un breve messaggio scritto su un pezzo di pergamena, pertanto, ebbe a doversi riconoscere qual tutta la premura che, senza disaccordo, si riservarono occasione di lasciare a testimonianza della volontarietà della loro scomparsa, e di una scomparsa che, altrimenti, avrebbe potuto anche essere equivocata come conseguente a chissà quale intervento antagonista:
“Andiamo alla ricerca di Brote.
Torniamo presto.
Non vi preoccupate.”
Retorica, tuttavia, non avrebbe potuto ovviare a risuonare l’ultima frase, e quell’ultima frase che, ovviamente, non sarebbe mai stata ascoltata da parte dei destinatari di quel messaggio. E di ciò, proprio malgrado, ne erano tutti perfettamente consapevoli.
Come avrebbe potuto, dopotutto, essere altrimenti? Come avrebbero potuto Seem e Arasha non avere a preoccuparsi per la sorte della piccola Eli? O Be’Sihl per quella di Tagae e Liagu? O, ancora, Duclar per quella di Na’Heer...?!
In tal senso, le sole partecipanti a quella missione per le quali, forse, nessuno avrebbe avuto ragione di preoccuparsi, avrebbero avuto quindi a dover essere intese quali le sole che, in quella medesima missione, si ebbero a ritrovare più per forza che per intenzione, costrette da una sorte chiaramente a loro non benigna a dover giocare con quella mano di sfortunate carte loro capitata. Ciò non di meno, nessuno fra gli altri membri della compagnia avrebbe mai potuto dirsi sfavorevole alla presenza di Meri e Nami fra le proprie fila. Non laddove, forse proprio in grazia a un minor coinvolgimento emotivo nella questione, esse riuscirono a dimostrarsi decisamente più razionali nel proprio contributo alla questione, non soltanto suggerendo la stesura di quello stesso biglietto là dove, altresì, tutti gli altri sarebbero stati ben pronti a partire senza ulteriori esitazioni o supposte perdite di tempo; ma anche indicando al gruppo la necessità di equipaggiarsi con tutto quanto avrebbe potuto essere loro necessario per la loro avventura, e per quell’avventura che, difficilmente, avrebbe avuto a esaurirsi nel giro di poche ore.
E così, allorché fuggire alla chetichella per così come erano in quel momento, pressoché pronti per andare a dormire ancor più che per affrontare il mondo esterno, i sei ebbero occasione di racimolare quanto necessario anche e soprattutto in grazia a un’incursione in cucina, utile a permettere loro di far giusta scorta di qualche razione di carne secca, alimento che mai Be’Sihl avrebbe potuto considerare espressivo di una corretta alimentazione e, ciò non di meno, per così come la stessa Midda avrebbe potuto testimoniare con il proprio esempio personale, particolarmente comodo da condurre seco in un viaggio, in un ottimo rapporto fra spazio occupato, peso e, comunque, capacità nutritiva. Ovviamente tutto l’equipaggiamento che ebbero a condurre seco non avrebbe avuto a doversi fraintendere limitato esclusivamente al discorso alimentare, per così come, nell’avere occasione di osservarli allontanarsi, chiunque avrebbe potuto cogliere, nell’evidenza della presenza di tre tracolle e due sacchi che, al di sotto delle proprie mantelle, ebbero ad accompagnarli.
Nessuno, comunque, ebbe occasione di cogliere evidenza nel merito di quelle sei figure incappucciate che, uscendo da una porticina sul retro della locanda, ebbero a immergersi nelle tenebre della notte. Nessuno, in particolare, fra coloro che più avrebbero potuto avere ragione di interesse a cogliere simile immagine e, all’occorrenza, ad arginare la loro fuga...
« “Andiamo alla ricerca di Brote. Torniamo presto. Non vi preoccupate.”?! » lesse ad alta voce Be’Sihl quando, mossisi tutti a verificare di persona la situazione, ebbe a ritrovare il pezzetto di pergamena, e quel pezzetto di pergamena firmato da tutti, inclusa Midda Elisee, il cui nome, comunque e ovviamente, non era stato scritto da lei quanto, e piuttosto, per mano di Liagu, così come la calligrafia avrebbe avuto facilmente a rivelare « Dannazione... sono veramente fuggiti! »
« Dobbiamo andare a cercarli! » esclamò Arasha, che soltanto in quel momento stava iniziando a riprendersi dall’angoscia precedente, che quasi l’aveva portata a svenire, lasciando sostituire il gelo della paura al calore della rabbia, e di una rabbia che, avesse messo le mani su quei sei disgraziati, non avrebbe mancato di sfogare a suo di scapaccioni sui loro sederi, in quantitativo sufficiente da rendere per tutti loro problematico sedersi per qualche giorno a venire « Dobbiamo trovarli... e metterli in castigo da qui al resto dei loro giorni! » incalzò, con gli occhi fuori dalle orbite « Soprattutto tua figlia! » sancì, indicando Seem, e marcando in maniera decisamente calcata quel pronome possessivo, quasi a sottintendere quanto, certamente, una parte della colpa avrebbe avuto a dover essere indirizzata anche verso il disgraziato in questione, che pur, ovviamente, non aveva avuto il benché minimo ruolo nella faccenda « Che cosa accidenti le è saltato in mente di farci questo scherzo...?! »
« C’è scritto che vogliono andare alla ricerca di Brote...? » intervenne allora Duclar, cercando di non perdere di vista il nocciolo della questione dietro quegli sfoghi semi-isterici da parte di una madre giustamente preoccupata « Possibile che siano voluti tornare ancora alla torre...? Eppure questo pomeriggio abbiamo concluso le ricerche senza trovare nulla... »
« Difficile ipotizzare che cosa possano avere in mente quei ragazzini... » scosse il capo lo shar’tiagho, rileggendo un altro paio di volte, mentalmente, il messaggio, quasi a cercare di cogliere qualche significato nascosto dietro a quelle pur poche e chiare parole « Però direi che andare a vedere alla torre non ci farà male. » annuì, in assenza di migliori idee alle quali appellarsi.
« Vado a svegliare i miei uomini... » dichiarò quindi l’altro, pronto a schierare ogni risorsa a loro disposizione per quella ricerca.
« Probabilmente è una domanda sciocca... » premesse Korl, rivolgendosi direttamente a Lora, con tono sommesso, nel non voler cercare troppa promozione attorno a un’idea eventualmente priva di possibilità di seguito « ... ma il tuo olfatto feriniano non potrebbe esserci di aiuto in questo momento? »
« Sinceramente non ho mai provato a impegnarmi in qualcosa di così specifico... » scosse il capo la donna gatto, incerta nel possibile esito di un simile tentativo « ... però, se utile, potrei cercare di... »
« Fallo! » la spronò Arasha, cogliendo quello scambio di parole e, con energia irrefrenabile, dissipando qualunque esitazione a tal riguardo « Te ne prego... fallo! » ripeté, non desiderando concedersi occasione per cedere alla disperazione ma, obiettivamente, tutt’altro che distante dal farlo.
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