11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 30 marzo 2021

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Quando, quella sera, giunse finalmente l’ora di andare a dormire, Mera Ronae e Namile vennero accompagnate, finalmente, alla propria nuova stanza. E a una nuova stanza loro assegnata con buona pace per i timori sull’economia della locanda che, inizialmente, aveva contraddistinto Arasha a confronto la presenza di nuovi ospiti non paganti.
Dopotutto, accanto alla loro, anche altre stanze ormai non avrebbero più avuto a doversi intendere disponibili all’interno della locanda, quali quella di Duclar, che già da qualche mese lì aveva stabilito la propria dimora, e quelle che vennero allora destinate a lord Brote e a suo figlio Na’Heer, in conseguenza al loro ritorno, riducendo, in ciò, ancora e drasticamente la disponibilità stessa della locanda e trasformandola, seppur teoricamente in maniera sol provvisoria, in buona sostanza, in una sorta di abitazione comune per tutta quella loro eterogenea e complicata famiglia. Un questione che, sicuramente, a tempo debito, avrebbe dovuto essere affrontata, e affrontata con serietà, per comprendere effettivamente che cosa i proprietari de “Alla signora della vita” desiderassero realmente da quel luogo, ma che, per il momento, anche la stessa Arasha non ebbe interesse alcuno ad affrontare, nel preferire avere semplicemente a godersi la gioia dell’inatteso, ma mai insperato, ritorno della propria figlioletta.
A premurarsi di condurle sino ai propri nuovi, e idealmente definitivi, alloggi, si preoccupò in prima persona la loro unica, vera parente, Midda Bontor, la quale, dopotutto, non aveva ancora avuto un momento tranquillo da poter trascorrere in loro compagnia. E ben considerando quanto entrambe avevano affrontato sino a quel momento, in attesa del suo ritorno a Kriarya, quantomeno doveroso sarebbe stato per lei destinare loro una giusta attenzione... e non soltanto.

« Desidero ringraziarvi. » esordì la Figlia di Marr’Mahew, all’indirizzo delle nipoti, dopo che furono entrate all’interno della camera e dopo che ebbe accostato, per un momento, la porta alle proprie spalle, a concedere loro una certa riservatezza « Forse mi sbaglio, ma, se avete ereditato una minima parte delle meravigliose qualità di vostra madre, immagino che non foste assolutamente d’accordo a imbarcarvi in questa... fuga da casa, ma che abbiate deciso comunque di parteciparvi per prendervi cura di tutti gli altri. » sorrise, malinconicamente divertita a confronto con l’ironia della sorte, e di quella sorte che l’aveva allor posta nella stessa condizione nella quale, alcuni lustri addietro, ella aveva posto la propria famiglia, scomparendo nel cuore della notte e lasciando alle proprie spalle soltanto un breve biglietto di saluti e vane rassicurazioni « E non parlo in maniera ironica nel riferirmi a vostra madre... »

Sincera, in effetti, avrebbe comunque avuto a doversi ritenere l’ammirazione di Midda in favore di sua sorella Nissa. Certamente la vita, nella complessità dei propri sviluppi, aveva finito per porle in brutale contrapposizione l’una all’altra, e aveva macchiato le mani di Nissa del sangue di molte, troppe persone care a Midda per permetterle di avere a considerarla qualcosa di diverso da un mostro, e dal peggiore mostro con il quale si fosse mai ritrovata posta a confronto, e non che le mancasse esperienza a tal riguardo. Ma per quanto l’Ucciditrice di Dei non avrebbe potuto ovviare a colpevolizzare, e non a torto, la propria gemella per tutte le morti a lei attribuibili, e tutte le morti da lei causate nell’esplicita volontà di avere a ferirla, a tormentarla, per negarle ogni occasione di gioia; ella non avrebbe neppure potuto ovviare a riconoscere ogni mirabile qualità della stessa, finanche arrivare ad ammettere una di lei superiorità intellettuale a proprio riguardo, per così come ogni evento della loro comune storia avrebbe potuto avere a dimostrare.
A confronto con tutto ciò, e, proprio malgrado, con le conseguenze di diversi modelli d’ispirazione fra loro e i propri figli, tutt’altro che complesso sarebbe allor stato per lei arrivare a ipotizzare quanto, se proprio vi doveva essere stato uno sprone in favore di quella fuga notturna, tale non avrebbe dovuto essere attribuito alle figlie della propria gemella, quanto e piuttosto ai propri figli o, e ancor peggio, alla sua piccola omonima, la quale, così come Arasha avrebbe avuto certamente a confermare, stava crescendo con un eccessivo attaccamento al proprio primo nome, e a quel primo nome attribuitole dal padre qual una sorta di benedizione e che, ciò nonostante, ella avrebbe voluto augurarle non si avrebbe avuto a dimostrare, in qualche non ancor ben definito futuro, qual paradossalmente una sorta di maledizione, condannandola a essere troppo simile a lei.

« Abbiamo agito come gruppo. » decise di commentare dopo un fugace momento di esitazione, e di confronto visivo con la propria gemella, Nami, scuotendo il capo e rifiutando qualunque particolare merito di sorta « Tutto ciò che abbiamo fatto è responsabilità di tutti. Tanto nel bene, quanto nel male. »

Una risposta, la loro, che non poté ovviare a colmare d’orgoglio il cuore della loro interlocutrice, oltre che, ineluttabilmente, di ulteriore malinconia, e di malinconia a confronto con quell’improbabile parallelismo fra la loro vicenda e il proprio passato...

« Chissà cosa sarebbe potuto accadere trentacinque anni fa se soltanto, allorché fuggire in silenzio nella notte, mi fosse confrontata con Nissa... » sospirò pertanto, con un lieve sorriso tirato a confronto con tutto ciò « Chissà se, nei propri viaggi attraverso il multiverso, Maddie o Rín hanno mai avuto occasione di confrontarsi con una simile realtà. » si domandò, sinceramente curiosa nel merito di un’eventuale risposta a tal riguardo « All’epoca decisi di andarmene via discretamente perché convinta di quanto, in caso contrario, vostra madre mi avrebbe impedito di partire. E, sono sincero, fino a oggi non avevo mai preso in considerazione l’idea di quanto, al contrario, avrebbe potuto decidere di seguirmi, così come avete fatto voi con gli altri... »

Benché avessero appena sostenuto di non essersi mai esposte in posizione estranea alle scelte del gruppo, nel non voler rinnegare i propri amici, né Nami, né Meri, si vollero concedere occasione di ulteriore replica a confronto con quelle parole, e quelle parole che, ancora una volta, sembravano suggerire una loro estraneità morale a quanto accaduto.
In fondo, in quella riflessione, loro zia stava più guardando agli errori del proprio passato che a quelli eventualmente imputabili a loro o ai loro compagni di ventura.

« Comunque sia, sono felice che stiate tutti bene. E sono felice che voi due stiate bene. » riprese la Campionessa di Kriarya, scuotendo appena il capo quasi a voler scacciare quel senso di malinconia che si stava impossessando di lei « Visto che tutto si è risolto per il meglio, o quasi... » puntualizzò, non mancando di rivolgere un triste pensiero alla sorte della propria amica Nass’Hya, la cui storia aveva avuto una tragica conclusione tanto in vita, quanto in morte « ... questa vicenda si potrà pur considerare qualcosa di cui aver piacere di offrire ricordo in futuro, qual un’entusiasmante e inaspettata avventura. Ma non fosse stato così, vi assicuro che non mi sarei mai potuta perdonare per tutto questo. »
« ... » esitarono le due gemelle, non sapendo in che maniera avere a confrontarsi con quell’affermazione.
« Comprendo bene che una qualunque premura da parte mia nei vostri riguardi abbia ad apparire spiacevolmente tardiva, là dove, nel momento in cui mi sarei preoccupare per voi, assumendomi la responsabilità del mio ruolo, ho preferito partire... e partire per un viaggio che mi ha tenuta lontana ben cinque anni. » dichiarò ella, non cercando scuse per le proprie mancanze nei loro riguardi, e quelle mancanze che, ormai, non avrebbe più potuto sanare in alcun modo, non con belle parole, non con gesti più o meno eclatanti « Ma, nonostante questo, sono sincera nel dirvi che in questi ultimi mesi non è passato un sol momento in cui non pensassi a voi, oltre, ovviamente, a Tagae e Liagu, colpevolizzandomi per essere stata ancora una volta assente quando avete avuto bisogno di me, quando mi avete cercata e... mi dispiace. Mi dispiace davvero tanto. »

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