Che colei che era stata definita la Figlia di Marr’Mahew e l’Ucciditrice di Dei, che si era conquistata il titolo di Campionessa di Kriarya e di Lysiath, leggenda vivente al centro di un’infinità di storie narrate dai bardi e dai cantori in ogni angolo del continente di Qahr e probabilmente non solo, potesse essere capace di cose straordinarie, nessuno lo avrebbe mai potuto mettere in dubbio. E non di certo colui che era stato il suo mecenate per tanti anni, finanziando ogni sua impresa e lautamente ricompensandola per ogni suo successo, successi in conseguenza ai quali, dopotutto, anche lord Brote aveva ottenuto il proprio tornaconto, così come la sua smisurata collezione di reliquie, artefatti e, più in generale, trofei, avrebbe potuto dimostrare. Ma che ella, malgrado tutto, potesse essere capace di comparire lì, innanzi a loro, in quel momento e in quella maniera... beh... obiettivamente non avrebbe potuto ovviare ad apparire eccessivo anche innanzi al giudizio dello stesso Brote, lì colto così tanto psicologicamente in contropiede da spingersi a temere, per un istante, di poter star avendo un’allucinazione.
Nulla di allucinatorio, tuttavia, avrebbe avuto a dover essere considerato attorno a quegli eventi. Perché, per quanto incredibile sarebbe stato a giudicarsi, ella era lì, in quel frangente, innanzi a loro, immersa insieme a loro in quella strana nebbia luminescente, e, potenzialmente, a pochi, pochissimi passi anche dall’alfiere che stava per sopraggiungere a pretendere le loro vite...
« Bambini... state bene?! » apostrofò ella, rivolgendosi innanzitutto ai suoi figli ma, più in generale, a tutti i presenti, con sguardo più sollevato di quanto non avrebbe gradito essere in grado di mostrare in quel momento, là dove, dopotutto, si era ripromessa di non far mancare un rimprovero a loro discapito « Potete tutti considerarvi in punizione tipo da oggi sino alla fine dei tempi... » soggiunse poi, prima di aprirsi in un amplio sorriso di gioia e avanzare a braccia aperte verso Tagae e Liagu.
« Mamma! » esclamarono allora i due, i quali, dietro a lord Brote, non avevano avuto immediata occasione di cogliere la comparsa in scena della genitrice, salvo allora esplodere in quell’urlo di gioia, gettandosi verso di lei con gioia illimitata.
« Zia Midda...?! » esitarono Mera Ronae e Namile, sorprese non meno di quanto non avesse ancora a dover essere inteso lord Brote, non riuscendo a comprendere come la loro parente potesse essere stata in grado di giungere sino a lì, benché, in fondo, dati i suoi pregressi, non avrebbe avuto poi molto senso avere a stupirsi di ciò.
« La punizione vale ovviamente anche per voi... » sottolineò la Figlia di Marr’Mahew, scuotendo appena il capo in direzione delle nipoti, nel mentre in cui, con materno affetto, ebbe a chiudersi attorno ai suoi figli « E anche per te, piccola disperata... » soggiunse, rivolgendosi verso la propria piccola omonima « I tuoi genitori sono quasi impazziti d’ansia per la tua scomparsa. »
Che Midda fosse lì, per quanto assurdo e improbabile, avrebbe avuto a dover essere inteso qualcosa di estremamente positivo. Ma, in verità, neppure l’ingresso in scena della leggendaria Ucciditrice di Dei avrebbe potuto avere a risparmiarli dal triste fato peggiore persino rispetto alla morte al quale avrebbe condannato tutti loro l’alfiere, quanto lì fosse sopraggiunto.
Ragione per la quale, allora, Brote, riprendendosi dal necessario disorientamento conseguente a quell’apparizione in scena, ebbe a tentare di mettere in guardia la propria amica dal pericolo incombente...
« Non so come tu sia giunta sino a qui, Midda... » gemette egli, guardandola ancora con occhi sgranati per la sorpresa e con il corpo svenuto del figlio fra le proprie braccia « ... ma dobbiamo andarcene quanto prima da questo luogo. O saremo tutti condannati a veder persino le nostre anime distrutte! »
A confronto con le parole del proprio mecenate, la Figlia di Marr’Mahew aggrottò la fronte e, con aria inquisitiva, ebbe a voltarsi verso il proprio accompagnatore, quello strano e inquietante bambino dalle sembianze incostanti e dall’apparenza quasi evanescente all’interno di quella nebbia, come se quella stessa nebbia, in effetti, altro non fosse che parte del suo stesso io.
« “Sam”...? » si appellò a quell’insolita figura, per quanto riferirsi a lui in quella maniera ebbe a risuonare strano e forzato all’attenzione di tutti i presenti « Siamo in pericolo...?! »
« No, mia signora. » escluse categoricamente Sam, esprimendosi con tono formale e distaccato in risposta a quell’interrogativo.
« Ascoltate... » insistette lord Brote « Lì fuori è una... creatura definita alfiere. Una sorta di guardiano di questa zona di passaggio, e... » tentò di spiegare in maniera più dettagliata, salvo ritrovarsi a essere interrotto dalla voce di Sam, il quale, non palesando alcuna emozione e, ciò non di meno, non potendo ovviare a sembrare infastidito da quella mancanza di fiducia nei suoi riguardi e nei riguardi del suo giudizio, ebbe a esplicitare meglio la propria precedente affermazione.
« Nulla, in questo momento, potrebbe giungere a voi. » sancì egli, fermo nella propria posizione sull’argomento « Siete sotto la tutela di terzo-fra-tre, vicario dell’Oscura Mietitrice, la regin... »
« E’ sufficiente... Sam. » lo zittì prontamente Midda Bontor, non potendo fare a meno di lasciar emergere un certo imbarazzo a margine di quella situazione « Comunque sia, è giusto andarcene. » sottolineò, liberando i propri figli dall’abbraccio nel quale li aveva stretti per avere, allora, a rialzarsi in piedi « Facciamo ritorno a Kriarya. »
« Come tu desideri, mia signora. » annuì l’altro, senza la benché minima esitazione.
Ovviamente nulla di quell’ultimo, fugace scambio di battute avrebbe potuto passare inosservato tanto all’attenzione di lord Brote, quanto a quella di Mera Ronae e Namile.
Come avrebbero potuto, del resto, ignorare il fatto che quell’essere, presentatosi come un vicario dell’Oscura Mietitrice, uno degli appellativo con i quali la Storia era solita ricordare la regina Anmel Mal Toise, stava rispondendo in maniera quieta e remissiva ai comandi della donna guerriero dagli occhi color del ghiaccio e dai capelli color del fuoco? Eppure, per quanto a loro noto, ella avrebbe avuto a dover essere intesa, fra tutte le persone esistenti nell’universo, colei che più essi avrebbero avuto a dover odiare, e a dover odiare non soltanto in quanto antagonista della stessa regina Anmel Mal Toise ma, addirittura, colei che l’aveva sconfitta, e sconfitta definitivamente, durante il proprio viaggio fra le stelle del firmamento. O, per lo meno, tale era la versione che era stata loro concessa al di lei ritorno.
Qualcosa non quadrava. Ma, per quanto, allora, quella situazione non avrebbe avuto a poterli convincere pienamente, facendo loro comprendere quanto avesse a esistere una verità a loro ignota, semplicemente stolido, per non dire suicida, sarebbe stato per loro ignorare la provvidenzialità di quell’intervento, e di quell’intervento che, allora, avrebbe potuto condurli a casa...
... e che, effettivamente, li condusse a casa. E li condusse a casa ancor prima che, in verità, essi potessero avere a concludere il proprio ragionamento, vedendo improvvisamente la nebbia iniziare a dissiparsi attorno a loro per avere a rivelare non più l’architettura propria della torre di lord Brote, quanto e piuttosto le pareti di una camera da letto. E di quella che non avrebbero potuto ovviare a riconoscere, allora, qual la camera da letto di Midda e di Be’Sihl presso la locanda “Alla signora della vita”. Una camera all’interno del non amplio spazio della quale, allora, avrebbero avuto a doversi intendere in loro attesa due volti noti: quelli di Duva Nebiria e di Har-Lys’sha, alleate di Midda Bontor e sue sorelle d’arme e di vita da ormai diversi anni.
« Grazie, Sam. » sorrise la Figlia di Marr’Mahew, in direzione del vicario senza il quale nulla di tutto quello sarebbe stato allor possibile « Considerati libero di prendere congedo. »
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