11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
il Diario - l'Arte

News & Comunicazioni

E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 16 luglio 2009

552


D
ifficile, impossibile forse, sarebbe stato per Seem definire il proprio stato d’animo nel vedere uno fra i maggiori sospettati, in effetti l’unico oltre a se stesso fino a quel momento, per la morte del suo maestro entrare in tal modo all’interno dell’abitazione di colei che si era abituato a pensare quale una propria compagna, nell’ambito dello stesso gruppo di alloggi in cui era anche vissuto e morto lo stesso Degan. La preoccupazione iniziale, quel timore naturale e legittimo per la sopravvivenza di Arasha, tale era il nome di lei, non poté evitare di cedere il passo ad un senso di gelosia, prima, e all’ombra del tradimento, poi: infedeltà non tanto a se stesso, che dopotutto nei suoi riguardi non avrebbe potuto accampare alcuna pretesa, non essendo la loro relazione mai stata promossa a qualcosa di superiore ad una strana amicizia, nonostante il loro chiaro, volontario ed apprezzato incedere in un’intensa complicità d’amore, quanto piuttosto nei riguardi della medesima vittima di quel triste omicidio.
Ella, difatti, si era da sempre proposta, ai suoi occhi, quale una delle poche figure vicine anche al suo maestro, non tanto semplicemente per l’oggettiva e minima distanza a separarli in quel cortile, quanto ancor più per il ruolo che a lei era stato riservato nella vita dell’altro, quale stretta collaboratrice, nel mantenimento della sua stessa dimora e di molte mansioni di varia natura. Proprio nell’assolvimento di simile compito, e non in conseguenza di una qualche fortuita casualità, era avvenuto l’incontro fra loro, dove era stato per ordine dello stesso mercenario tranitha che ella era giunta a prestargli il proprio aiuto, il proprio soccorso in quelle prime, difficili notti. Tale verità non si era mai proposta quale segreto fra loro, e per quanto ai loro primi incontri non vi fossero state troppe parole o, meglio, non vi fosse stato alcun suono, al di fuori dei suoi lamenti e gemiti, privi di ogni malizia, a contrastare il silenzio e la quiete di quell’oscurità, il giovane aveva intuito fin da subito la realtà dei fatti. Non appena, poi, il proprio ruolo di allievo al seguito del maestro si poté considerare definitivo, inevitabilmente era giunta conferma di quanto prima solo supposto, non offrendo a lui, in ciò, alcuna ragione di disapprovazione ed, anzi, guadagnando nella comprovata concretezza di quella figura, prima apparsa effimera, simile ad un sogno, la possibilità di gettare le basi per quel rapporto poi effettivamente maturato, l’amicizia, o l’amore, successivamente sinceramente esploso fra loro.
O, almeno, così Seem aveva ritenuto, si era illuso, fino a quel momento.
Dove, infatti, una prima non conosciuta relazione si stava ora proponendo a collegare, fosse anche solo in semplice amicizia, Geto ad Arasha, il dubbio di una naturale connessione fra l’omicidio del suo maestro e quelle due figure sarebbe stato inevitabile. E tremendo.

« Non voglio crederci… » sussurrò, negando contro se stesso, i propri pensieri e quell’evidenza « Non è possibile. »

Purtroppo, al di là di simile, egoistica volontà, nella sua mente i pur pochi tasselli dell’enigmatico mosaico a lui noti fino a quel momento, sembrarono per merito di quella rivelazione comporsi rapidamente da soli, a dar vita autonomamente ad un’immagine solo in apparenza complicata e, al contrario, estremamente semplice, lineare e completa. Seguendo un piano ovviamente prestabilito, e orchestrato chissà da quanto tempo, Arasha avrebbe infatti potuto cogliere l’occasione della sua venuta in quella tragica sera per avvertire Geto, attraverso un qualche segnale noto, un codice comprensibile solo a lei ed al proprio complice, della possibilità di attuare il crimine desiderato. In tal modo, con la scusa di accompagnare le due prostitute alla dimora del loro cliente a seguito di una convocazione in realtà mai richiesta, egli sarebbe potuto essere certo di giungere senza pericoli innanzi alla propria vittima, colpendola a tradimento ed inscenando poi la strage, utile a non porre eccessivi dubbi innanzi al giudizio della cittadinanza sulla follia dell’ipotetico suicida ed a liberarsi, inoltre, di coloro che sole avrebbero potuto riconoscerlo quale colpevole di quello che sarebbe stato inevitabilmente e altrimenti considerato quale un omicidio.
Una strategia incontestabilmente perfetta nelle proprie dinamiche, nei tempi e nei modi in cui sarebbe potuta essere stata portata a compimento, tale per cui il giovane scudiero a stento riuscì a trattenere un grido d’ira per quanto scoperto, per l’orrore ed il desiderio di vendetta che avevano inevitabilmente incominciato a dominare il suo cuore ed il suo animo.

« Non può essere andata altrimenti… » si ritrovò a dover ammettere, sentendosi gli occhi gonfiarsi di lacrime in conseguenza di tanto disagio « Perché? Perché?! »

In quella domanda, tutt’altro che retorica, egli perse però di vista un particolare tutt’altro che trascurabile nell’analisi appena compiuta, dettaglio nel merito del quale, solo e purtroppo qualche ora più tardi, non mancò di illuminarlo la sua signora.
Sopraffatto dalle emozioni, e diviso fra il proprio compito di sorveglianza e la volontà di irrompere in quella stanza in cerca di giustizia, egli riuscì a restare comunque fedele all’incarico assegnatogli, decidendo per questo di avanzare con dovuta circospezione, a guadagnare occasione di cogliere, almeno in parte, il dialogo fra i due complici, i due assassini, dove a lei non sarebbe potuto non essere esteso il crimine occorso, in virtù del ruolo esplicitamente avuto nell’attuazione dello stesso. Forte della propria conoscenza nel merito dell’architettura di quell’abitazione, della composizione e disposizione delle sue stanze, porte e finestre, egli ebbe pertanto occasione, senza eccessivi indugi o particolari problemi, di intuire la posione nella quale la coppia sarebbe dovuta essersi trasferita, raggiungendo pertanto, dopo un rapido giro attorno all’edificio e l’ingresso in un vicolo secondario, un sito utile a porsi in ascolto nel mantenersi, comunque, lontano dalla possibilità di essere visto o scoperto.
Immerso fra rifiuti di ogni genere, i quali erano soliti accumularsi in maniera naturale in ogni angolo della città simile a quello da lui così guadagnato, Seem poté pertanto cogliere alcuni frammenti del dialogo in corso all’interno dell’abitazione, poche frasi, certo, ma comunque inequivocabilmente utili a confermare quanto da lui già supposto.

« … ripeto che non ne sono assolutamente coinvolta. Ed, anzi, mi stupisco di come tu possa aver pensato qualcosa di simile. » commentò la voce della fanciulla, dimostrandosi quasi scandalizzata in conseguenza di qualche accusa prima chiaramente rivoltale, probabilmente quella relativa alla presunta collaborazione che la Figlia di Marr’Mahew aveva lasciato trasparire esistente fra loro all’inizio del proprio interrogatorio.
« Se Midda Bontor ti avesse minacciata come ha fatto con me, non avresti molte ragioni per le quali poterti ritenere sorpresa. » replicò la voce del giovane ospite, in risposta alla propria interlocutrice, a quel suo tentativo di difesa evolutosi in una chiara offesa a suo discapito, nel contrasto con la mancanza di fiducia da lui dimostrata « Quella donna è gelidamente folle e, sono pronto a scommettere, che non troverà pace fino a quando non avrà individuato l’assassino che ora sta cercando. »
« Temi forse che possa giungere a te? » domandò Arasha, con tono apparentemente sereno, nel far riferimento all’altro senza la minima agitazione o ansia, quasi stesse rivolgendosi ad un proprio famigliare o ad un amico di antica data, un fratello di fato di sconosciuta memoria « Che possa scoprire ciò che ancora il mondo ignora a tuo riguardo? »
« E’ già giunta a me, come credo di averti adeguatamente esposto. » affermò Geto, con tono di evidente insoddisfazione nella propria voce, probabilmente in conseguenza dell’apparente mancanza di reattività psicologica da parte della propria anfitrione o, forse, perché ancora tutt’altro che convinto dell’innocenza della medesima per il torto che riteneva di aver subito « Ma dubito che ella avesse, o abbia, qualche prova concreta a proprio supporto. In caso contrario, sono certo che non avrebbe mancato di espormele, prima di impormi la sua condanna senza alcuna esitazione… »

Eccessivamente sconvolto da quell’evidente ammissione di colpevolezza, da parte dell’uomo, e di complicità, da parte della donna, conferma di tutte le purtroppo pessime idee maturate a loro riguardo, lo scudiero non riuscì a mantenere ulteriormente la propria posta, consapevole del pericolo incombente su di sé e rappresentato dalla propria medesima emotività, dalla rabbia, la quale, se fosse rimasto ancora in ascolto di quelle frasi, non sarebbe più potuta essere controllata, trattenuta, soffocata.
Così, con la medesima discrezione con cui era giunto fino a quel punto, e carico nel proprio animo di tristezza e desolazione, egli si ritrasse verso la strada principale, allontanandosi dall’edificio fino a meno di un’ora prima considerato quale simile ad una dimora divina per sé, una ricompensa meravigliosa concessagli da una sorte troppo generoso nei suoi riguardi, ed ora purtroppo giudicato quale la fonte di ogni male in termini tanto elevati e profondi da risultare impropri anche per una città come Kriarya.

Nessun commento: