11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 25 luglio 2009

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« D
omando scusa per una curiosità che, probabilmente, non mi dovrebbe competere e per l’insistenza che così dimostrerò su un argomento del quale, a quanto state dicendo, preferireste non tornare a parlare… ma mi avete sinceramente incuriosita nel merito della questione. » intervenne Midda, lasciando implicita la propria reale richiesta, la domanda di un ulteriore approfondimento nel merito delle ragioni del rifiuto della giovane, dove inequivocabile in quel particolare contesto, a seguito di quel loro breve confronto.
« Nulla di particolare, credimi. » la rassicurò la ragazza, scuotendo appena il capo « Come già accennavo, inizio a credere che non vi sia più posto per me entro queste mura e che cercare di insistere ulteriormente in tal senso potrebbe portare solo a spiacevoli complicazioni. »
« E’ una questione di orgoglio… » suggerì Seem, storcendo le labbra.
« Sì, lo è, e non mi pare che vi sia nulla di sbagliato nel non voler essere in debito con qualcuno. » definì ella, rivolgendosi nella direzione del proprio compagno « Non ho nulla in contrario verso Be’Sihl o la sua locanda, ma non desidero correre il rischio di essere lì assunta solo per compassione. Inoltre sarei una pessima cameriera… lo so già… quindi il discorso si ritrova ad essere fine a se stesso. »

Soddisfatta dell’argomentazione proposta dalla loro anfitrione, da quella decisa volontà di indipendenza psicologica ancor più che fisica da parte sua, la Figlia di Marr’Mahew non volle occupare ulteriormente ed ingiustamente il tempo della medesima, ringraziandola ampiamente per la disponibilità loro riconosciuta. Prima di poter uscire dalle mura di quella casa, però, non poté rifiutare di accogliere un invito a cena, indirizzato a sé e al proprio scudiero, formulato dalla stessa Arasha, apparentemente mossa in ciò da una sincera volontà di ampliare la loro reciproca conoscenza: per quanto la mercenaria non si sarebbe potuta considerare prossima ad un certo genere di occasioni, preferendo consumare i propri pasti in contesti decisamente più pubblici, ella volle dar retta ad un moto istintivo, ad un’irrazionale sensazione in tal senso, accettando e confidando che il destino avrebbe voluto, in simile occasione, concederle qualche inattesa rivelazione.
Dal momento dei loro saluti alla giovane serva trascorse quasi un quarto d’ora prima che il compagno di ventura della mercenaria per quell’inchiesta tornasse a proporre la propria voce, bramoso di riuscire a comprendere cosa la propria signora potesse aver dedotto da quell’ultima conversazione, dal lungo intrattenimento entro quell’abitazione.

« Mia signora? » la richiamò con tono discreto, nel cuore della folla in cui erano ormai tornati ad immergersi « Quali sono le tue intenzioni, ora? Entro quali vie desideri condurre i tuoi passi? »
« Desideri forse essere informato nel merito delle mie considerazioni sul corso dell’indagine? » chiese, offrendogli un sorriso quasi divertito « Forse anche al fine di comprendere se dover odiare o poter amare quella ragazza? »
« Mia signora! » esclamò allora, indispettito dalla malizia da lei tanto superficialmente espressa in quel modo, con quelle parole, pur comunque vere e oggettivamente descrittive nel merito del suo personale stato d’animo.
« Se non fosse accaduto questo maledetto assassinio, non potrei fare altro che augurare a te ed a lei un futuro felice, meglio ancora se lontani da questa provincia, o da questo intero regno, e se circondati da tanti bambini… » ridacchiò, non sottraendosi al gioco nei suoi riguardi, paradossalmente incitata in ciò dalla stessa reazione avversa concessale « Purtroppo, però, dove entrambi potreste essere coinvolti, entrambi potreste essere colpevoli in questa tragedia, l’unico auspicio che posso riservarmi è quello che la soluzione del caso non veda il vostro futuro venir posto in dubbio, dover essere concluso prematuramente. »
Seem tacque a quelle parole, dove in esse stava venendogli ricordato come anche lui, in verità, non sarebbe potuto, almeno agli occhi del proprio cavaliere, essere ancora considerato innocente, ancor privo di un solido movente e pur in possesso di una chiara occasione per condurre a termine una follia omicida quale quella che aveva animato quell’infausta notte invernale.
« Spero che non ti fossi scordato di ricadere ancora all’interno della schiera degli indiziati. » commentò la donna guerriero, ora tornando a dimostrare la propria classica freddezza, il proprio normale distacco « Fino a quando non avrò fra le mani il, la o i colpevoli di quanto accaduto, ogni possibile strada dovrà essere vagliata. E dove fossi stato proprio tu l’artefice della morte del tuo stesso maestro, ogni testimonianza da te fornita, quale anche quella di ieri nel merito di un presunto complotto fra Geto e Arasha, dovrà essere accolta con doverose precauzioni. »
« Se non puoi riporre in me alcuna fiducia, perché mi permetti di accompagnarti? E perché mi riservi anche incarichi in completa solitudine? » domandò lo scudiero, in parte ferito dalle parole appena ascoltate, per quanto purtroppo consapevole della loro correttezza, almeno dal punto di vista della mercenaria.
« Impossibile a dirsi. » tornò a sorridere lei, alzando ed abbassando le spalle in un gesto di minimizzazione nei confronti della questione « Forse, preferisco partire dal presupposto che tu sia innocente, per non essere costretta a privarmi di un collaboratore utile e proseguire effettivamente da sola ogni indagine. O, forse, sto considerando seriamente la tua colpevolezza, e in questo trovo molto meglio mantenerti vicino a me in attesa di un tuo passo falso, di un tuo errore, tale da porti con le spalle al muro e negarti ogni possibilità di scampo. »

Se qualcuno fra i pur numerosi presenti in quel momento, attorno a loro, avesse offerto la minima attenzione a quelle parole, non avrebbe avuto alcuna speranza di comprendere entro quali limiti la donna si stesse concedendo sincera ed entro quali, al contrario stesse mentendo.
All’attenzione del suo scudiero, però, entrambe quelle ipotesi, così come molte altre evidentemente non espresse, si concessero sufficientemente esplicite e valide: del resto colei con cui stava avendo a che fare non si sarebbe mai potuta considerare una stupida e, in ciò, dare per scontato che ella avesse già abbracciato una singola opzione, una sola verità, per quanto assolutamente indiziaria, sarebbe stato estremamente ingenuo.
Quanto, però, né lui né qualsiasi altro ipotetico spettatore, sufficientemente illuminato nel riguardo degli eventi di quegli ultimi due giorni, si sarebbe potuto attendere a quel punto, sarebbe stata l’affermazione che ella propose con tanta leggerezza…

« Comunque ti consiglio di non preoccuparti eccessivamente, scudiero. » riprese ella « Prima della mezzanotte di oggi, ogni dubbio sarà chiarito, ogni mistero sarà svelato, e l’assassino di Degan sarà finalmente ricompensato con la giusta condanna per il proprio crimine. »
« Cosa?! » quasi grido egli, colto ovviamente di sorpresa da tali parole.
« Non credo di essermi espressa in termini particolarmente complessi. » negò con assoluta tranquillità « Hai compreso perfettamente, pertanto. »
« Quindi hai compreso chi ha ucciso il nostro maestro? » insistette lo scudiero, allungando il proprio passo nella volontà di raggiungerne il fianco, impossibilitato però a tal fine dalla folla e dalla velocità con la quale la sua signora si stava muovendo attraverso la stessa « Quando, come?! »
« Ripeto: non ritengo di aver adoperato vocaboli tanto ambigui da generare incomprensioni di sorta. » commentò la donna, voltandosi appena nella sua direzione pur senza frenare il proprio cammino « Non ho affermato di conoscere il nome di quest’uomo, o donna, ora. Ho detto che lo saprò formulare questa sera, entro mezzanotte. »
« Ma… »
« Ti prego… abbi fiducia in me, per quanto comprensibilmente io non ne possa avere in te. » lo interruppe, prima che in tanta volontà di chiarezza egli potesse impedirle di raggiungere una qualche conclusione utile, quale quella prefissa « O, più semplicemente, non porti alcuna domanda ma mantieni fede agli impegni presi quale mio scudiero, compiendo precisamente quanto ti dirò di fare e rimandando a tempo debito ogni umano dubbio. »

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