Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
giovedì 14 giugno 2012
1608
Avventura
034 - Redenzione
« Thyres! »
Midda Bontor, donna guerriero, mercenaria e avventuriera, sopravvissuta a troppe sfide per potersi concedere la possibilità di elencarle una a una, difficilmente si era mai concessa la possibilità di perdere il controllo, di cedere all'ira qual soluzione ai propri problemi, alle questioni che, proprio malgrado, percepiva qual sgradevoli e sgradite, e dalle quali, però, non avrebbe potuto far nulla per trarsi indietro. Ancor meno, la Figlia di Marr'Mahew, qual ella era soprannominata in onore alla propria indole bellica, nel citare una dea della guerra attribuendola qual sua genitrice, era solita concedersi occasioni di rabbia per ragioni di natura sentimentale, nei riguardi di un proprio compagno: i pochi momenti che abitualmente si concedeva lontana da sfide mortali, del resto, preferiva impiegarli in attività più… costruttive con il proprio eventuale amante, ragione per la quale, anche ove vi sarebbero state ragioni di conflittualità, ella preferiva accantonarle, dedicando se stessa e la propria disponibilità a sentimenti di natura diametralmente opposta.
Ciò nonostante, quell'invocazione diretta alla propria dea prediletta, signora dei mari, fuoriuscì dalle sue carnose labbra non quale supplica per la propria salvezza, nel confronto con un nemico impareggiabile; quanto, e piuttosto, nei confronti dell'ultimo uomo che ella aveva accettato al proprio fianco, e con il quale, non senza un necessario azzardo, ella aveva deciso di porsi nuovamente alla prova. Un uomo, nella fattispecie, che le aveva confessato di aver agito nell'unica direzione che mai avrebbe potuto farle salire il sangue alla testa, e spingerla a rinunciare volontariamente alla propria consueta indole pacifica, fredda e distaccata dagli eventi del mondo a sé circostante.
« Dannazione, Be'Sihl! » esclamò, non più serena di quanto non si fosse concessa di essere un attimo prima « Dannazione! Dannazione! Dannazione! »
Be'Sihl Ahvn-Qa, locandiere di origine shar'tiagha, e pur residente da oltre tre lustri nell'angolo diametralmente opposto a quello occupato dalla propria terra natia all'interno del continente di Qahr, aveva atteso per quasi dieci anni il momento utile a entrare nella vita di quella straordinaria donna innanzi alla quale, difficilmente, si sarebbe potuti restare indifferenti; e innanzi alla quale egli non aveva mai voluto offrirsi qual indifferente, distratto o lontano. E proprio quando, finalmente, ella lo aveva accettato nella propria vita, egli aveva spiacevolmente scoperto come, solo pochi mesi prima, si fosse legata a un semidio, una creatura mostruosa, e apparentemente immortale e invincibile, di nome Desmair, in un matrimonio non frutto di un qualche sentimento d'amore dell'uno nei riguardi dell'altra, o viceversa, quanto semplice conseguenza di un inganno: un inganno da lei forse troppo ingenuamente ordito per salvare un propria amica, all'epoca oggetto di una propria missione, e che aveva avuto successo nel proprio intento ma che, al contempo e meno positivamente, l'aveva anche lasciata legata da un vincolo coniugale con chi avrebbe solo voluto trovare un modo per uccidere.
Ovviamente, o forse follemente, neppure ciò era servito all'uomo per abbandonare colei oggetto delle proprie brame, dei propri desideri, nonché destinataria di un sentimento d'amore in un mondo generalmente troppo complesso e pericoloso per concedersi simili romanticismi. Al contrario, proprio in conseguenza al suo inalterato amore, egli era giunto a compiere quell'unica azione che avrebbe potuto, legittimamente, alterare la propria amata, e che, per tal ragione, avrebbe ovviamente preferito tacerle, ben lontano dal potersi considerare desideroso di irritarla.
« Io volevo tenerti fuori da tutto questo… lo capisci?! » insistette ella, gesticolando alla rinfusa nel non poter controllare minimamente i gesti delle proprie mani e delle proprie braccia, espressione del disordine emotivo interiore per lei allora attuale « Io volevo che almeno tu non facessi la fine di chiunque altro abbia osato avvicinarsi troppo a me, emotivamente parlando. Ma tu… no! Tu hai voluto porti, di tua volontà, in una condizione quantomeno oscena. Per cosa? Per chi? Per me, forse?! Sei pazzo, se credi che io possa accettare tutto questo in maniera passiva. »
« Midda… » tentò di prendere voce Be'Sihl, commettendo un grave errore nel voler parlare in quel momento, nell'unico momento in cui avrebbe dovuto restare in silenzio a contemplare la miseria dei propri errori.
« Zitto, per Thyres! » lo intimò la donna, levando la propria destra innanzi al suo viso, chiusa a pugno con la sola eccezione dell'indice, in segno di ammonimento ma, forse, anche di minaccia « Zitto, per carità. Perché sto cercando una ragione per non gettarti in mare… e se tu, ora, volessi esprimere un qualsivoglia concetto in tua difesa, ti giuro che ti ci butterò! »
Subito egli si zittì, rimproverandosi, in cuor suo, di non averle mentito, di non aver negato tutto innanzi alla sua domanda diretta in tal senso.
Ma trascorsi non sapeva ancor bene quanti giorni, settimane o mesi dal giorno in cui, dopo aver salvato la sua adorata dalla terribile minaccia su di lei imposta dalla sorella gemella, bramosa della sua morte, era caduto in un innaturale stato di coma, su di lui indotto proprio da Desmair per non farlo soffrire nel mentre in cui il suo corpo tentava faticosamente di recuperare la salute estemporaneamente perduta; il locandiere era stato così felice di poter riabbracciare la donna per la quale aveva deciso di imbarcarsi, letteralmente, in una missione più grande di lui, al punto tale da non poter tacere, trascinato dall'entusiasmo, i propri errori, le proprie colpe per come da lei indicate, al punto tale da rispondere addirittura con serenità innanzi a una sua richiesta in merito a un eventuale rapporto di complicità fra lui e il marito da lei mai accettato e sempre combattuto, per quanto purtroppo legato a sé per una propria, sciocca ma forse inevitabile, decisione. E nel momento in cui ella lo aveva saputo…
« Desmair. Thyres… stiamo parlando di Desmair! » gridò la mercenaria, quasi, nel riprendere voce e, con essa, il suo rimprovero a discapito dell'uomo ancora disteso nel giaciglio dal quale non si era alzato dal giorno in cui lì era stato adagiato, e dal quale ella aveva sinceramente temuto non l'avrebbe più visto alzarsi « Dei! Stiamo parlando del mostro che, dopo avermi proclamata sua novecentoundicesima sposa, mi ha tormentato per mesi con terribili incubi nel quale ogni notte mi mostrava un modo diverso nel quale tu saresti dovuto morire. E che, alla fine, mi ha fatto perdere il senno, spingendomi a uccidere tuoi, innocenti, parenti e, quasi, te stesso, ritenendovi tutti delle orride creature necrofaghe. » riassunse brevemente, quasi egli potesse essersi scordato di simili eventi.
« Stiamo parlando del mostro che, forse da millenni, è intrappolato in un'altra dimensione alla quale si può accedere solo attraverso un quadro stregato in una roccaforte perduta sulla cima dei monti Rou'Farth. E che, come proprio unico scopo, ha quello di sposare una potente negromante, al fine di poter, in sua grazia, creare un ponte per ritornare nel nostro mondo, ed estendere il suo dominio su ogni terra. » proseguì, a meglio puntualizzare anche quanto non direttamente a lei connesso, onde non sminuire gli interessi del proprio mai sufficientemente odiato sposo, necessariamente tale dopo tutto l'impegno da lui speso per tentare di rovinarle la vita « Riesci a rendertene conto?! »
« Non mi interessa quanto aiuto possa averti offerto per rintracciarmi quando ero prigioniera di mia sorella Nissa! » lo anticipò, prima che egli potesse spezzare tale lancia in favore di Desmair « Se anche ti ha aiutato a salvarmi, il suo scopo deve essere chiaramente un altro. Perché pur essendo legato al giuramento di non levare mai la propria mano per uccidermi, egli non si è impegnato a negarmi ogni sofferenza. E la sua fantasia, in tal senso, ti assicuro che può essere estremamente fervida! » definì, ancora parlando, a tratti gridando, in suo contrasto, in contrasto all'uomo che tanto aveva sperato potesse riprendere i sensi, con il quale aveva pregato di poter avere ancora un'occasione di dialogo, e che ora, purtroppo, avrebbe solamente desiderato schiaffeggiare. E schiaffeggiare con l'impeto della propria destra, in nero metallo dai rossi riflessi.
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