11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 26 giugno 2012

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R
ogautt. L'isola dei pirati.

Sino a una dozzina d'anni prima, Rogautt era un'isola come molte, nei mari del sud. Non particolarmente grossa, non particolarmente importante, e neppure appartenente a un qualche arcipelago, la gente di Rogautt aveva da sempre vissuto una vita tranquilla, lontano dal caotico fremere del resto del mondo, godendo della propria solitudine tale per cui solo una o due visite all'anno erano previste nelle comuni rotte commerciali, utili, invero, soltanto a ricordare che, oltre la linea dell'orizzonte, esisteva qualcos'altro. Non necessariamente peggiore, ma neppure inderogabilmente migliore, così come un forestiero avrebbe potuto troppo frettolosamente classificare il mondo estraneo a quell'isola di pace e di tranquillità.
Sino a una dozzina d'anni prima, nella storia di Rogautt era ricordato un solo omicidio. Un atto di gelosia da parte di un giovane nei riguardi di un contendente alla mano della medesima fanciulla. A seguito di tale orrore, l'assassino era stato caricato su una barca insieme a più viveri di quelli di cui avrebbe potuto avere bisogno, ed era stato condannato all'esilio.
Di quel giovane non si era avuta più alcuna notizia, e, da dopo quegli eventi, in Rogautt era persino venuto meno il concetto di matrimonio, così come inteso nelle altre isole, o nel continente lontano, a settentrione. L'idea che la monogamia potesse essere divenuta, fosse anche per un singolo episodio, ragione di disordine all'interno di un sistema pacifico e sereno quale quello lì imperante, aveva segnato tanto l'opinione pubblica da preferire rinunciare all'idea primordiale di moglie e di marito, in funzione di quella di semplici appartenenti alla comunità. Così, rispettando semplicemente il concetto di incesto, onde evitare deficienze nella progenie, all'interno dell'isola tutti erano divenuti potenzialmente compagni di tutti, uomini e donne, senza distinzione di sesso o di età. Un concetto che agli occhi di un qualunque forestiero avrebbe potuto apparire a dir poco improbabile, ma che nella serenità di quell'isola sperduta era stato attuato in maniera assolutamente pacifica, permettendo di superare, in tal modo, anche l'ultimo limite individualistico che avrebbe potuto lì sussistere, ove già la proprietà privata o la ricchezza, in quelle ristrette lande era venuto totalmente a decadere, qual una complicazione inutile e potenzialmente dannosa.
Sino a una dozzina d'anni prima, pertanto, Rogautt aveva goduto di una pace secolare, forse millenaria, caratteristica di un popolo che aveva completamente dimenticato, fra le molte cose, il concetto di lotta, pur istintivo e innato in ogni appartenente al Creato. Errore fatale, quello degli abitanti di Rogautt, dal momento in cui il giorno in cui cinque navi di pirati spinsero le loro brame a quel territorio praticamente perfetto per i loro scopi, nulla, o quasi, restò di loro.
A individuare l'isola, vuole la leggenda, fosse stata la stessa Nissa Bontor. Ella, in un primo momento, aveva raccomandato ai tagliagole suoi seguaci di comportarsi in maniera integerrima nel confronto con quelle persone, in attesa del momento giusto per agire. Momento che giunse non appena fu trasparente che alcuno fra quegli uomini, né tantomeno fra quelle donne, avrebbe mai levato neppure la voce per difendersi. E così, in una mattina come tante, ella diede l'ordine di prendere possesso di quella terra, di quelle case, e di quella gente, trasformando quell'isola nella capitale del suo impero nascente.
Sia gli uomini che le donne di Rogautt, in quel giorno, riscoprirono la violenza dimenticata. E la riscoprirono nel modo peggiore. I primi venendo quasi completamente sgozzati, e arrossando con il proprio sangue le bianche spiagge di quell'isola paradisiaca. Le seconde venendo violentate, stuprate senza pietà alcuna, le più forti fra loro, quelle sopravvissute all'orrore, da allora trasformate in semplici meretrici, senza neppure godere della stessa dignità che sarebbe stata loro concessa altrove. Solo ai bambini non venne fatto alcun male. Al contrario, essi vennero preservati dall'orrore che si scatenò attorno a loro, accolti tutti quali figli adottivi di una comune madre. Una madre che, malgrado tutto, non ebbero problemi ad accettare laddove, da troppo tempo era stato negato loro un concetto tradizionale di famiglia.
Così, una dozzina d'anni prima, Rogautt divenne la capitale di un nuovo regno. Il regno che Nissa Bontor, l'incredibile regina dei pirati, volle erigere con le proprie mani, riunendo a sé tutta la più disordinata feccia dei mari, e trasformando un simile ammasso di assassini e predoni in una flotta coesa, una flotta in contrasto alla quale alcun regno, alcun sovrano, avrebbe avuto una qualche speranza di futuro.

Dopo quei dodici anni, anno più, anno meno, Rogautt, un tempo isola felice, di pace e amore, si palesò agli occhi dell'equipaggio della Jol'Ange come solo una capitale avrebbe potuto palesarsi: affollata.
Le acque circondanti l'isola, per più di una decina di miglia, erano spartite fra un numero improbabilmente censibile di navi. Navi grandi, navi medie, a volte persino piccole, nulla di più della Jol'Ange o persino meno. Eppure lì presenti, in una quantità sì elevata che neppure nei più grandi porti del continente ci si sarebbe potuti attendere un simile spettacolo. Non decine, non centinaia, ma addirittura migliaia erano le navi lì ordinatamente disposte secondo un tracciato regolare e, sicuramente, regolamentato, tale per cui non sarebbe stato neppur necessario disporre delle boe per marcare i vari punti d'ormeggio. Boe, comunque, che lì non mancavano, e che definivano, immancabilmente, anche dei regolari corridoi d'accesso, in grazia ai quali anche le navi più grandi avrebbero potuto muoversi senza rischi all'interno di quel vasto dedalo, ormeggiandosi ove loro designato e, lì sopraggiunte, calando in mare le scialuppe in grazia alle quali una parte dell'equipaggio, o la sua totalità, avrebbero potuto raggiungere l'isola e tutto ciò che lì attendeva uomini, nella maggior parte, e donne, in una minor percentuale, bramosi di sciacquare la salsedine dalle proprie gole con dell'ottima birra, vino o rum, e di distendere le proprie membra provate in grazia di piacevoli intrattenimenti.
In Rogautt, così come a Kriarya, la città del peccato, capitale dell'omonima provincia del regno di Kofreya, era stato così instaurato un ordine estraneo a qualunque comune concetto di ordine. E se in Kriarya erano mercenari e assassini, ladri e prostitute, a regnare incontrastati, a Rogautt erano i pirati, i peggiori criminali che i mari avrebbero mai potuto ospitare.

« Eccoci arrivati… » annunciò Noal, al proprio equipaggio, scorrendo con lo sguardo uno a uno i propri attuali compagni di ventura « Se mai è esistito un luogo di dolore e di dannazione, io credo che quello che abbiamo davanti gli assomigli molto. » commentò poi, tutt'altro che entusiasta, al pari di un qualunque figlio dei mari, di avere a che fare con dei pirati. Con migliaia, milioni, forse, di pirati.
« Dicevano così anche di Kriarya… » osservò Be'Wahr, con una certa ingenuità, nel non essersi mai confrontato con il vero volto della città del peccato né, tantomeno, con dei pirati « Però poi non si è rivelata tutto questo orrore. » puntualizzò, a tranquillizzare se stesso e i propri compagni.
« Ognuna delle navi che abbiamo di fronte conterà almeno una decina di uomini e donne d'equipaggio. » puntualizzò il capitano, in risposta a quell'osservazione « In verità la maggior parte anche più. » soggiunse, aggrottando la fronte « Ora poniamo il fatto che siano soltanto mille navi. E non lo sono. Ma poniamo il fatto che siano solo mille. Questo ci porta ad almeno diecimila pirati, fra uomini e donne. »
« Almeno diecimila, in realtà sicuramente almeno dieci volte tanto, fra uomini e donne animati dall'unico desiderio di ucciderci. » intervenne e proseguì la Figlia di Marr'Mahew, storcendo le labbra verso il basso nell'osservare quell'insano spettacolo « Signori… non so quanta fiducia abbiate in me, ma se credete che io possa fronteggiare un numero così elevato di avversari. Beh. Vi state sbagliando. » ammise, in tutta onestà, inspirando ed espirando profondamente nel forte contrasto di emozioni del momento.
« Speriamo che non ve ne sia bisogno… » sancì Av'Fahr, deglutendo e stringendo con forza la lancia un tempo appartenuta a sua sorella Ja'Nihr « Ma se fossimo costretti con le spalle al muro. Beh. Cercheremo di portarne con noi il maggior numero possibile. » soggiunse, quasi facendo il verso alla donna guerriero, seppur involontariamente « Per Ja'Nihr. E per Salge e Berah. »
« E per noi stessi. » annuì Noal, approvando quelle parole e, in ciò, rendendole proprie.

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