11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

sabato 30 giugno 2012

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S
e solo i pirati avessero prestato maggiore attenzione ai dettagli, maggiore interesse alle leggere differenze nell'intonazione di una voce pur modulata volutamente qual rauca, tutti loro avrebbero potuto comprendere come la persona che era caduta in mare, non era la medesima che poi da quelle acque era uscita, arrabbiandosi in contrasto ai propri compagni, coprendosi parte del viso con una mano e, più in generale, il resto del suo corpo con una coperta. Perché ove anche quella mano e quella coperta si impegnarono a coprire la maggior parte possibile della sua identità, facile sarebbe stato per un occhio esperto cogliere la differenza esistente fra la pelliccia di sfinge e quella di comune pelliccia indossata dall'una piuttosto che dall'altra; così come facile sarebbe stato notare il diverso arto metallico, l'uno nero dai rossi riflessi, l'antro semplicemente nero; nonché, ancora, una certa diminuzione nella generosità delle sue forme, non solo per la diversa maturità fra le due donne, quanto e proprio per l'esuberanza caratteristica della vera Figlia di Marr'Mahew nel confronto con la minore appariscenza della giovane marinaia, lì comunque in parte resa più simile alla prima in grazia ad accurate imbottiture.
Ma nessuno fra i pirati, così come previsto e sperato da Midda Bontor, spese un istante del proprio tempo in tale analisi. Non, per lo meno, dopo averne già accurato l'identità nella corso della sua effimera presenza sul molo, prima di essere non involontariamente, ma volontariamente, e attentamente, colpita e scaraventata in mare, quanto sufficiente per affondare sino a raggiungere un punto particolare in prossimità alla chiglia della nave dove l'attendeva proprio la rossa Masva, per l'occasione tinta nella stessa tonalità corvina con la quale, del resto, da oltre quindici anni anche l'altra si era costretta a mutare il colore della propria altresì rossa chioma, a prendere distanza dall'aspetto della gemella onde evitare nuove, spiacevoli possibilità di scambio, qual quello che le era già costato un avambraccio, con la mano a esso collegata. In quella particolare posizione, infatti, esisteva quasi da sempre un lieve pertugio utile a concedere, in particolari situazioni d'urgenza, di celare qualcuno aggrappato all'esterno della nave, ma non per questo privato del respiro, attraverso un sempre efficientemente mantenuto sistema di passaggio dell'aria, dall'alto del ponte, attraverso la stiva, e sino a quel sito nascosto. Sito che, allora come in passato, si rivelò più per perfetto per permettere l'adempimento di un rischioso piano: quello atto a scambiare la donna guerriero con la compagna di ventura adeguatamente camuffata allo scopo di assomigliarle, per sostituirla, al momento opportuno, qual prigioniera in Rogautt. Non che, invero, alcuno dubitasse della bravura di Masva, e delle sue possibilità di riuscire a compiere quanto Midda aveva voluto riservare per se: semplicemente, e incontestabilmente, la mercenaria avrebbe potuto vantare una maggiore confidenza con situazioni disperate al pari di quella, ragione per la quale sarebbe stata più a suo agio in quel contesto, valutando di istante in istante, senza troppe possibilità di pianificazione strategica, le prossime mosse da compiere.
Non un solo dubbio era stato allora espresso attraverso le labbra della marinaia, dimostrando ancora una volta la grande onestà e collaborazione della giovane, al di là di ogni possibile mancanza di rapporto passato. In quel momento, in quel contesto, Midda era colei che possedeva, nel proprio cuore e nella propria mente, maggiore esperienza con situazioni che Masva neppure avrebbe potuto immaginare, ragione per la quale non solo necessaria, ma addirittura ovvia avrebbe dovuto essere riconosciuta quella decisione in favore della medesima, senza esitazioni, senza incertezze, senza gelosie. E così tanto la donna, quando i suoi compagni, avevano accettato quanto derivante dall'evidenza della situazione presente, concedendo alla mercenaria, pur indirettamente responsabile di tutti i loro problemi, e delle loro varie tragedie, recenti e passate, quella fiducia sincera e assoluta solo necessaria ad affidarsi volontariamente al fato di prigionia prevedibilmente loro destinato dai pirati; nella certezza che ella non li avrebbe abbandonati né delusi, compiendo tutto ciò che sarebbe stato utile compiere non solo per la loro salvezza e la salvezza dei loro compagni, ma anche per la loro quieta fuga da quelle acque a loro nemiche, e dai troppi pericoli che lì si sarebbero annidati a loro discapito.
Così, nel mentre in cui Masva, nei panni della Figlia di Marr'Mahew, restituiva a Nissa Bontor il favore, per quanto quest'ultima aveva compiuto nel recente passato fingendosi la propria gemella e, in grazia di ciò, arrivando a mietere nuove vittime; la sola e vera Campionessa di Kriarya si allontanò quietamente dalla scena, discretamente cercando rifugio lontano dall'attenzione di tutti, là dove avrebbe potuto concedersi di riemergere, al momento opportuno, dall'abbraccio del mare per spingersi alla ricerca del compimento di quella che, sotto troppi punti di vista, avrebbe dovuto essere considerata l'impresa più importante, e più difficile della propria vita, chiudendo un discorso iniziato oltre vent'anni prima con la propria non più amata sorella, e vendicando, alfine, tutti coloro che per causa di questa erano purtroppo prematuramente morti.

« Al di là di tutte le imprecazioni nelle quali si è ingenerosamente impegnata Masva, ti prego, o Thyres, di stendere il tuo sguardo pietoso su di loro così come hai sempre troppo immeritatamente offerto a me in questi anni. » sussurrò, a denti stretti, nuotando con la testa a fil d'acqua, nel vederli condotti verso l'interno della cittadella, della capitale dei pirati, nonché del regno eretto dalla sua gemella « Del sangue sarà presto versato… e se proprio deve essere, che sia il mio e non il loro. Perché già troppi innocenti sono morti a causa mia. » pregò, con animo sincero, parole onestamente scandite verso la propria dea prediletta, parole di sacrificio, ove necessario, per coloro che già troppo a lei si erano offerti fedeli, per quanto privi di una reale motivazione in tal senso ove poco o nulla, di ritorno, ella aveva concesso loro.

Quanto nelle proprie preghiere la donna guerriero non avrebbe potuto presumere, né pertanto esorcizzare, sarebbe stato il pericolo che la coinvolse di lì a poche ore, quando, finalmente calata l'oscurità sull'isola, ella si concesse di lasciare quelle acque e di incamminarsi all'interno della capitale, dopo essersi premurata di celare con cura gli scettri sotterrandoli sotto non meno di due piedi di sabbia, e mascherando poi il proprio operato con un gruppo di pietre, che le avrebbe anche concesso l'indubbio vantaggio di individuare con facilità il preciso punto presento anche a distanza di qualche ora, o più, in base al tempo che le sarebbe stato utile per completare quanto andava compiuto.
Sebbene, infatti, ella avesse da considerarsi necessariamente fiduciosa sulle proprie possibilità di successo, così come necessariamente avrebbe dovuto essere per non augurarsi autonomamente una sorte negativa; non semplicemente stolido, ma addirittura incosciente, sarebbe stato condurre gli scettri con sé, così come lasciarli in bella vista sulla nave o in altri luoghi. E se, per qualche insana ragione, Nissa avesse avuto modo di rilevare o meno la presenza dei quegli artefatti mistici nelle vicinanze, magari in grazia a qualche osceno potere derivante dalla corona della terribile regina Anmel che, misteriosamente, aveva preso posto sul suo capo in occasione del loro ultimo incontro; la vicinanza agli scettri non avrebbe posto a rischio la sopravvivenza degli ostaggi in suo possesso… ammesso, per un caso incredibilmente fortuito, che questi fossero effettivamente ancora vivi, malgrado loro avessero rispettato i termini della scadenza imposti dalla sovrana di Rogautt. Un azzardo, certo, seppellirli lì, a portata di mano di chiunque, fosse anche solo di un cane alla ricerca di oggetti sepolti. Ma un azzardo necessariamente accettabile, e allora accettato, ove azzardo peggiore sarebbe stato condurli al proprio seguito o, inconcepibile, consegnarli direttamente nella mani degli uomini e delle donne al servizio della gemella.
Il possibile fato degli scettri, comunque, precipitò improvvisamente in fondo alla scala delle priorità della Figlia di Marr'Mahew nel momento in cui, ella, avanzando quieta nelle viuzze della cittadella, ebbe modo di incrociare l'ultima persona che avrebbe mai potuto desiderare di incontrare in quel momento e, probabilmente, l'unica al mondo in grado di tenerle testa faccia eccezione per la sua gemella, già dimostratasi, addirittura, in grado di superarla e di batterla. E, assolutamente, non fu piacevole per lei incontrare colei nella quale aveva riposto più fiducia di quanto non avrebbe dovuto, dal momento in cui, per ben tre volte, alla prima occasione utile, questa si era rivoltata in sua opposizione, tradendola…

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