Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
venerdì 25 gennaio 2019
2801
Avventura
054 - L'ira di Be’Sihl
« … non può finire così. » insistette, ripetendosi, in quanto pur, tuttavia, in altro modo non sarebbe potuto essere giudicato se non simile al pianto di un bambino, al lamento di chi, in quel momento, incapace anche solo a pensare a un’alternativa, e, in questo, ostinatamente intento a rifiutare la realtà, e quella realtà che, pur, giunti a quel punto, sarebbe apparsa necessariamente irreversibile.
Avevano sbagliato. Avevano peccato di superbia, credendo di poter rigirare a proprio favore la trappola che essi avrebbero inizialmente desiderato tendere al loro antagonista e che, tuttavia, nel contempo di ciò, egli non avrebbe mancato di offrire evidenza di voler parimenti rivoltare, e rivoltare a loro esclusivo discapito. In troppi passaggi, in troppi giri di mano, essi si erano illusi davvero di poter ancora godere del controllo della situazione, non comprendendo quanto, altresì, tale controllo era stato da loro perduto già da tempo, sempre nell’ipotesi, tutt’altro che scontata, che fosse mai stato effettivamente loro concesso.
Così, quando quella mattina, come d’accordo, erano partiti da Casa insieme a Zibi, facendo rotta verso una destinazione tutto sommato prossima al terzo pianeta del sistema Novarts, Be’Sihl e Lys’sh avrebbero avuto ancora a dover essere riconosciuti sufficientemente arroganti dal poter ritenere, in cuor loro, di avere realmente ancora il controllo della situazione e, in tal senso, di poter effettivamente giungere sino al cospetto di Desmair, laddove, negandosi qualunque occasione di sorpresa, sarebbero stati in grado di ribaltare la situazione e ritrovarsi quietamente vittoriosi. Quanto, tuttavia, nessuno dei due aveva stolidamente preso in considerazione, avrebbe avuto a doversi altresì considerare lo scenario nel quale allora avrebbero avuto a ritrovarsi, e avrebbero avuto a ritrovarsi in netta, e devastante, posizione di inferiorità rispetto agli avversari che, in loro contrasto, non avrebbero mancato di schierarsi.
Se, infatti, quando più un mese prima erano stati introdotti al cospetto de Lo Sfregiato, la prima impressione non aveva potuto ovviare a risultare quella propria dell’essere al cospetto di un qualche signorotto feudale, sontuosamente circondato dalle proprie cortigiane e dai propri lacchè, lacchè successivamente reinterpretati qual fedeli amici e cortigiane comprese quali sue compagne, in un’ammirevole, ma non invidiabile, poligamia; nel ritrovarsi al cospetto di Desmair, la prima impressione non poté ovviare a proporsi qual quella propria dell’essere al cospetto di un sovrano guerriero, di una figura abituata al controllo, confidente con l’idea di comando, ma, al tempo stesso, non estranea all’idea del campo di battaglia, e del campo di battaglia non contemplato da una comoda distanza di sicurezza, quanto e piuttosto dalla prima linea, dal cuore del conflitto, nel fulgore della lotta, immerso nel clangore delle armi. E se, per Lys’sh, qualunque immagine di Desmair avrebbe avuto a doversi considerare fondamentalmente inedita, nell’aver limitato tutto il proprio pregresso rapporto con lui a quell’assurda esperienza condivisa con Be’Sihl, Midda e i bambini nel tempo del sogno; invero anche per il suo compagno d’arme, che pur per molteplici anni aveva proprio malgrado condiviso il proprio stesso corpo con quell’essere semidivino, non avrebbe potuto ovviare a scoprirsi quasi disorientato da tutto ciò, abituatosi a considerare Desmair per quello che era sempre stato, nella condanna impostagli, dalla notte dei tempi, dalla sua stessa genitrice, la regina Anmel Mal Toise: una creatura solitaria, estranea al mondo, estranea alla vita, e abituata a confrontarsi con la stessa a debita distanza, senza mai desiderare riservarsi l’opportunità di immergersi in essa. L’uomo che, con le affascinanti fattezze di Reel Bannihil, era stato così introdotto loro, tuttavia, non avrebbe avuto a palesare alcuna evidenza di ciò… al contrario.
Quando, al seguito de Lo Sfregiato, erano quindi giunti a una grande stazione spaziale, e a una grande stazione spaziale presentata loro come una delle principali basi operative del superiore del loro supposto comandante, Be’Sihl e Lys’sh non avrebbero potuto attendersi di ritrovare, entro tali confini, il loro obiettivo non seduto su un grande trono, magari al fondo di un’immensa stanza deserta presidiata da guardie armate, quanto e piuttosto, sì in un’immensa stanza, ma lì in piedi, ai bordi di amplio tavolo circolare circondato da molti uomini e molte donne, umani e chimere, a loro volta in piedi, a parlare, a discutere, in maniera assolutamente ordinata e composta, delle proprie prospettive, delle proprie idee, e, con esse, dei propri fabbisogni, delle proprie necessità in termini di risorse, di uomini, di armi, così come presso la seduta di un qualunque governo planetario mai ci si sarebbe potuti attendere di trovare, e di trovare contraddistinti da una medesima dignità, da un’eguale senso di mirabile comunione d’intenti. Una comunione d’intenti, e ancor più una dignità, quella lì imperante, che proprio di Desmair, o Reel Bannihil che dir si volesse, avrebbe avuto occasione di incontrare il proprio carismatico ispiratore, così come mai, né Lys’sh, né tantomeno Be’Sihl, avrebbero potuto immaginare di potersi ritrovare a contemplare. Giacché egli, lì, a quella tavola, non qual dominatore, non qual monarca assoluto, qual pur tutti lo avrebbero comunque riconosciuto essere, quanto pari fra pari, non avrebbe avuto a dover dimostrare una qualche ricercata occasione di risalto in nulla, non nelle proprie vesti, non nella posizione da lui occupata, e neppure in quello scranno allora addirittura assente, ma, pur, fra tutti, sarebbe riuscito egualmente a emergere, per l’ineguagliabile energia da lui emanata fosse anche e soltanto con la propria postura, con le proprie movenze, con il proprio sguardo e, ovviamente, con qualunque parola da lui pronunciata. E se tale avrebbe avuto a doversi considerare Desmair nelle proprie vesti di signore della guerra, di padrino di un’emergente organizzazione criminale interplanetaria, a maggior ragione assolutamente comprensibile sarebbe stato capire come, in quel di Koll-Nos’Sh, egli, con il nome di Reel Bannihil e nelle vesti di un nuovo capo politico, di un’alternativa rivoluzionaria al sistema imperante, stesse riservandosi occasione di una rapida, e probabilmente non immeritata, ascesa al potere.
« Ecco qui i nostri ospiti d’onore… » aveva quindi sorriso egli, il loro desiderato antagonista, la loro supposta preda, nell’accogliere senza manifestare alcuna sorpresa, senza neppur tentare di simulare alcuno stupore, a confermare quanto, in effetti, egli avesse avuto a intendere perfettamente del loro arrivo se non, addirittura, a progettarlo, a richiederlo esplicitamente « Signore e signori… permettetemi di presentarvi la splendida Har-Lys’sha e l’implacabile Be’Sihl Ahvn-Qa. » aveva dichiarato, non negandosi quella consueta inflessione sarcastica nella propria voce, in termini che quasi avrebbero avuto a doversi considerare dispregiativi a discapito di coloro così introdotti al pubblico presente, e a discapito dei quali, pur, non era apparso ipotizzare alcuna azione, limitandosi, semplicemente, ad avanzare verso di loro a braccia aperte, in maniera addirittura accogliente « Essi sono i principali responsabili dei successi conseguiti dalla nostra organizzazione nel sistema di Novarts nell’ultimo mese, nonché delle più spiacevoli perdite subite altrove nei tre mesi precedenti. » aveva dichiarato, ponendo in tal maniera un enfatico accento sulla duplice e paradossale natura propria di quella coppia, delizia e rovina dei loro piani.
Desmair, avanzando verso di loro per accoglierli, era ormai giunto a meno di una decina di piedi dallo shar’tiagho e dall’ofidiana, nel mentre in cui, alle sue spalle, nessuno degli astanti dimostrò di avere interesse a muovere un singolo passo verso di loro, obiettivamente incerti su come avere a doversi confrontare con gli stessi e con il loro arrivo entro quelle mura.
Attorno a quel tavolo, in quel momento, si ponevano riuniti tutti i luogotenenti di Desmair, abitualmente sparsi in una buona fetta di quell’angolo di universo. Assassini, trafficanti, schiavisti e mercanti d’armi: tali avrebbero avuto a dover essere per lo più classificati quegli uomini e quelle donne, ognuno dei quali, ognuna delle quali, posti a capo di una propria organizzazione criminale già da prima di conoscere Desmair, da prima di essere da lui reclutati in quel concilio, e in quel concilio in grazia al quale poter meglio coordinare le proprie operazioni, le proprie attività, cooperando sotto la sua illuminata guida a una crescita comune in termini qual mai, singolarmente, avrebbero potuto sperare di avere a sospingersi.
E proprio nel confronto con una tanto variegata e pericolosa clientela, Be’Sihl, l’implacabile come lo aveva appena presentato Desmair, non aveva avuto a dimostrare esitazione alcuna nel proiettare il proprio corpo in avanti, in uno scatto quasi felino, per aprire un secondo sorriso lungo il suo collo, da orecchio a orecchio e, in tal modo, escluderlo estemporaneamente dai giuochi…
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