Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
domenica 27 gennaio 2019
2803
Avventura
054 - L'ira di Be’Sihl
« … Be’Sihl!... » gemette Lys’sh, con occhi sgranati nell’osservare quel colpo proiettare a terra il proprio compagno d’arme, il proprio commilitone, e sancire, in quella maniera, la fine di tutto.
Sette mesi erano trascorsi da quando Midda era precipitata in quel sonno simile a morte. Quattro mesi erano trascorsi da quando ella aveva lasciato la Kasta Hamina per seguire Be’Sihl in quella missione potenzialmente suicida, con la sola volontà di non renderla tale, di non permettere all’amato della propria amica sororale di rinunciare tanto facilmente alla propria esistenza. Un mese era trascorso da quando si erano illusi di essere riusciti a infiltrarsi all’interno dell’organizzazione de Lo Sfregiato, intraprendendo un difficile percorso di sangue e morte che, alla fine, li aveva condotti lì, a quella resa dei conti.
Tanto tempo, tanto impegno, tanti morti: tale era stato quanto loro richiesto per tentare di sistemare quanto accaduto, e quanto accaduto, in primo luogo, in conseguenza all’ostinata testardaggine di una donna che, sola, aveva tentato di sistemare quanto accaduto ancor prima, e quanto accaduto, in primo luogo, ancora una volta in conseguenza alla propria ostinata testardaggine. Un circolo vizioso, un assurdo, negativo e continuo ripetersi di errori e di errati tentativi di solitari di rimediare a tali sbagli. E un circolo vizioso, un assurdo, negativo e continuo ripetersi di errori, nel quale, in quel momento, stava risultando più che evidente quanto Be’Sihl, in primo luogo, ma anche ella stessa, al suo seguito, si erano stolidamente lasciati trascinare, nella sciocca illusione di poter realmente combattere il fuoco con il fuoco, e, in ciò, di poter riuscire nello stesso giuoco nel quale, pur, da sempre Midda altro non aveva fatto che fallire.
Così, alla fine, lì sarebbero morti. E la morte sarebbe stata comunque la miglior cosa che avrebbe loro potuto occorrere, laddove, se così non fosse stato, probabilmente si sarebbero nuovamente ritrovati a reiterare insistentemente nel proprio sbaglio, si sarebbero nuovamente impegnati a tentare di correggere il proprio insuccesso perseguendo ancora una volta le stesse vie e, in tal senso, altro non destinandosi che a ritrovare, nuovamente, tutti i propri errori, tutti i propri sbagli, tutti i propri fallimenti, così come era stato per Midda prima di loro, e così come sarebbe stato, necessariamente, per chiunque avrebbe avuto la sciagurata idea di provare a impegnarsi in quella direzione dopo di loro.
Chi sarebbe stato…? Duva forse…? O Rula…? O chiunque altro a bordo della Kasta Hamina?!
O, forse, sarebbero stati i due bambini, quei due bambini destinati a ritrovarsi ancora una volta soli al mondo e, in questo, alfine forse a loro volta desiderosi di una qualche occasione di vendetta?!
O, magari, sarebbe addirittura intervenuta l’altra Midda, quella più giovane, proveniente da un diverso universo e che, per quanto era stato dato loro di comprendere, ora stava già impegnandosi a seguire i passi della sua predecessora in quel del suo stesso pianeta d’origine, accanto ai di lei amici e alleati d’un tempo?!
No! Tutto quello avrebbe dovuto essere fermato!
Lys’sh lo aveva già sperimentato. E proprio in grazia dell’intervento di Midda era riuscita a ovviare a scegliere la via più stolida. Quando, quattro anni prima, si erano incontrate all’interno di quel carcere, di quelle miniere per l’estrazione dell’idrargirio sulla terza luna di Kritone, nelle quali la giovane ofidiana stava ostinatamente ricercando vendetta per la propria gente, per il proprio popolo, in contrasto al loro assassino, al loro genocida, Nero, era stata proprio la Figlia di Marr’Mahew a permetterle di comprendere che la morte di quell’uomo non sarebbe stata affatto una punizione degna, permettendogli nella morte di trovare quella pace che, altresì, in vita non gli sarebbe stata più concessa, non nel doversi ritrovare a sopravvivere a confronto con l’idea della propria sconfitta, e della propria sconfitta per sua mano. Non per pietà, quindi, ella aveva lasciato sopravvivere la propria nemesi, quanto e piuttosto nella conscia crudeltà di quanto, la vita, sarebbe stata per lui molto più insopportabile della morte. E, così facendo, ella era stata anche in grado di scendere a patti con i propri demoni interiori, con la rabbia che, per molti anni, prima di allora, l’aveva guidata, l’aveva sospinta ad abbracciare tutte le scelte sbagliate, per così come, stolidamente, si era nuovamente ritrovata a compiere in quegli ultimi mesi, fallendo nel porre un freno, in tal senso, a Be’Sihl nello stesso modo in cui, prima ancora, egli stesso aveva fallito nel porre un freno, paradossalmente, proprio alla stessa Midda Bontor.
Era giunto il tempo di finirla, era giunto il tempo di spezzare quella catena di errori ovviando ad aggiungere su di essa un nuovo anello. E se per giungere a tal fine ella avrebbe dovuto versare il proprio sangue, avrebbe dovuto rinunciare alla propria vita, tale prezzo sarebbe stato da lei felicemente pagato, a saldo di quel debito che, allora, avrebbe potuto riconoscere di avere proprio nel confronto con Midda, con colei che l’aveva aiutata in passato a liberarsi dei propri demoni e con colei che, ora, ella avrebbe parimenti aiutato a liberarsi dei suoi.
« Basta! » gridò Lys’sh, ferita, e ferita più gravemente di quanto non avrebbe apprezzato di ammettere, nel riuscire, comunque, a trovare la forza di rialzarsi, e di rialzarsi per prendere posizione, e prendere posizione, in maniera figurata e in maniera letterale, fra Be’Sihl e Zibi, non per combattere il secondo, non per ucciderlo, ma, semplicemente, per fermarlo, per impedirgli di proseguire oltre in quella follia… e in quella, ella ne era certa, che egli stesso non avrebbe potuto ovviare a riconoscere qual tale « Hai ragione… quanto è avvenuto qui è stato un ingiustificato massacro. Ma il nostro errore non deve giustificarti… cough… nel permetterti di commettere un errore altrettanto grave… » sancì, tossendo a metà di quelle parole e scoprendo, proprio malgrado, di star tossendo sangue, a dimostrazione di quanto, in verità, la propria situazione non avrebbe avuto a doversi riconoscere sì rasserenante qual, dal proprio punto di vista, il suo stesso compagno d’arme si era illuso avesse a poter essere.
« Francamente non colgo raziocinio in queste tue parole, piccola Lys’sh. » scosse il capo il Figlio dell’Ombra, rievocando purtroppo in tale ostinata avversione tutto quell’odio, tutto quel pregiudizio che, per anni, l’aveva guidata sulle tracce di Nero e che, in quell’ultimo mese, ella si era impegnata a tentare di superare, e a tentare di superare nel rispetto che pur non avrebbe potuto ovviare a dimostrare nei riguardi di chi aveva dato vita a una realtà stupenda come Casa « Forse ti ho offerto l’impressione sbagliata, ma io non sono esattamente un bravo ragazzo. Non nel confronto di chi desideroso di offrire minaccia in contrasto alla mia famiglia, alla mia casa, e a tutto quello che sto duramente lottando per realizzare. E, in questo, te lo assicuro, tu e il tuo amico non sarete né i primi, né gli ultimi che avrò a uccidere… » sancì, estraendo da dietro la schiena la propria pistola laser e levandola dritta in direzione del centro della fronte della propria interlocutrice, a palesare quanto quelle sue parole non avrebbero avuto a dover essere fraintese qual prive di fondamento « Desmair non desiderava farvi del male. E nessuno di noi avrebbe mai alzato la mano contro di voi, se soltanto non foste stati tanto stupidi da agire come avete agito. » dichiarò, iniziando a imporre una lieve pressione sul grilletto dell’arma, per energizzarla e preparare, in tal maniera, il colpo, e quel colpo che, allora, avrebbe alleviato le sofferenze di quella giovane ofidiana, il cui fato di morte, dopotutto, avrebbe comunque avuto a doversi riconoscere qual già decretato « Purtroppo non gli avete concesso neppure il beneficio del dubbio… e, in tal senso, non credo che riconoscerlo a voi, ora, potrà portare a qualche miglioramento. Anzi. »
« … e a cosa porterà non concedercelo?! Quale beneficio trarrai dalle nostre morti, ora…?! » insistette la donna, scuotendo dolorosamente il capo « Se vuoi ucciderci… fallo. Ormai non ci è rimasto comunque molto da vivere. Ma questo non produrrà altro effetto se non ispirare altre persone a proseguire nella nostra missione, animati dal desiderio di vendicarci esattamente come tu, in questo momento, desideri vendicare coloro che qui sono morti oggi. E ti assicuro che i nostri amici non avranno a ricordarci come dei semplici colleghi. » suggerì, rievocando le parole da lui stesso pocanzi adoperate « Così questa guerra non avrà mai fine… e tutti, presto o tardi, saremo schiacciati da essa. »
« Davvero stai cercando di sostenere una tesi pacifista dopo il massacro che tu e il tuo amico avete qui compiuto…? » aggrottò la fronte Zibi, semplicemente divertito da tutta quella faccenda « Non credi che vi sia un po’ di malcelata ipocrisia alla base di tutto ciò…?! »
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