« Mmm... » esitò H’Anel, poco convinta da quell’argomentazione o, in effetti, da quella che pareva proporsi più qual una provocazione, in assenza di una vera e propria argomentazione di sorta.
« Immagino che da queste parti il discorso di una parità di genere non sia ancora stato affrontato... non che da dove vengo io la questione abbia a considerarsi risolta, sia chiaro. » sorrise Duva, in un sorriso tuttavia contraddistinto da una nota di amarezza, ben udibile anche nella propria voce « Ma non credo che ti abbiano a mancare esempi più o meno costruttivi di quanto una donna non abbia a doversi considerare seconda a nessun uomo in alcun campo. E, soprattutto, quanto una donna non abbia a dover rinunciare alla propria identità femminile nell’intento di riservarsi un ruolo in un mondo predominato da una forte impronta patriarcale. » puntualizzò, stringendosi appena fra le spalle « Lasciamo perdere Midda, che potrebbe risultare un esempio quasi banale nella propria occorrenza e, soprattutto, suggerire l’idea di un’unicità irripetibile, e prendi, piuttosto, Nissa. »
« ... Nissa?! » ripeté l’altra, incerta fra aver compreso bene, benché quelle due sillabe non potessero essere facilmente fraintese « Vuoi davvero che prenda a esempio di vita quella psicopatica...?! »
« Non a esempio di vita. Ma, comunque, a esempio. » puntualizzò la prima, trattenendo una risatina divertita dallo sconcerto così suscitato, e così volutamente suscitato nell’interlocutrice « Con tutto il dovuto rispetto per le persone coinvolte nella questione, Nissa era una ragazza qualunque, figlia di un pescatore qualunque, cresciuta su un’isoletta qualunque: non era certamente una predestinata, non avrebbe avuto a poter vantare importanti lignaggi, celebri discendenze, ammesso ma non concesso che il sangue possa valere realmente qualcosa... dettaglio al quale, per inciso, io non credo assolutamente. Ciò non di meno, senza alcuna particolare predestinazione, senza alcun vantaggio di sorta, né fisico né psicologico, ella si è messa in giuoco. Ha lasciato la propria casa, ed è salpata alla ventura con un solo intento: divenire la regina dei pirati dei mari del sud. E cosa ha fatto...?! »
« Lo è diventata...? » replicò in termini sostanzialmente retorici H’Anel, tutt’altro che sicura di voler comprendere il senso di quel discorso.
« Sì. Ma non è che sia semplicemente successo. » precisò Duva, scuotendo il capo « Correggimi se dico qualcosa di sbagliato, ma prima di Nissa non era mai esistita una nazione di pirati: ogni equipaggio era un mondo a se stante, sovente in lotta gli uni con gli altri, oltre che in lotta contro il mondo intero. » spiegò, tutt’altro che in maniera impropria pur nel riferirsi a eventi da lei non vissuti in prima persona ma, soltanto, riportatile « E’ stata lei ad avere, per prima, l’intuizione che i pirati dei mari del sud avrebbero potuto radunarsi sotto un’unica bandiera. E’ stata lei ad avere il coraggio di provarci, proponendosi sola in contrasto non soltanto a dei pirati o a degli uomini, ma a dei pirati uomini, che, certamente, osservandola non avrebbero mai potuto riservarsi alcuna ragione di rispetto nei suoi riguardi, lasciandosi altresì dominare da pensieri decisamente poco galanti a suo riguardo. E, ciò non di meno, ella ce l’ha fatta. E’ riuscita a tradurre la sua idea in realtà. Ed è riuscita, anche, a dare il tormento per lustri interi alla propria gemella... e non a una gemella qualsiasi ma a niente poco di meno che alla leggendaria Midda Bontor! »
« Trovo un po’ inquietante l’ammirazione che sembri avere per la nemica giurata della donna che sei solita considerare al pari di una sorella... » osservò la figlia di Ebano, ancor turbata da tutto ciò.
« Ti stai concentrando sul dito, perdendo di vista la luna. » ridacchiò l’altra, a esprimere un certo divertimento per l’approccio psicologico della propria controparte, pur non negandosi una certa premura nei suoi riguardi, nella volontà di permetterle di comprendere la questione « Il discorso non è quanto sia buono ciò che ha fatto Nissa nella sua vita... ma il fatto che Nissa lo abbia fatto... e lo abbia fatto senza, in questo, mai rinunciare alla propria femminilità. Non ha mai cercato di essere “il re dei pirati”: è sempre stata la regina dei pirati. E accanto a sé non ha mai trattenuto alcun uomo che avesse a poterla definire in rapporto a se stesso, al punto tale che, proprio malgrado, Meri e Nami non hanno neppure idea di chi sia loro padre. »
« Una donna un po’... allegra, insomma... »
« Eh no! » protestò Duva, escludendo fermamente quella visione della realtà « Questo no, dai. » insistette, cercando di moderare i toni, pur restando fedele a se stessa « Mi spieghi per quale ragione se una donna non si lega a un uomo deve essere considerata “allegra”, mentre al contrario va tutto bene...? » domandò, in termini tutt’altro che retorici, desiderando una replica da parte sua « Se un uomo dorme ogni notte con una donna diversa è considerato un idolo... ma se una donna dorme ogni notte con un uomo diverso è considerata una meretrice. Perché...?! »
« Mmm... » esitò nuovamente H’Anel, forse iniziando ora a comprendere il senso di quella presa di posizione da parte della propria interlocutrice « Scusa... ma così facendo non ricadiamo esattamente nel discorso del potersi affermare nella propria identità anche senza necessariamente comportarsi da uomo? » domandò, priva di intento polemico, ma soltanto desiderosa di meglio comprendere quanto ella stesse sforzandosi di comunicarle.
« Aspetta... » levò Duva la propria destra, a invocare da lei un momento di pausa, per ovviare a facili opportunità di fraintendimento « Non voglio dire che una donna, per poter affermare la propria identità, debba necessariamente passare ogni notte da un letto all’altro. » precisò, con un quieto sorriso « Quello che voglio dire è che una donna, per poter affermare la propria identità, non debba necessariamente agire come chiunque altro, uomo o donna che sia, abbia ad aspettarsi che debba agire. » spiegò, rallentando appena nello scandire quelle parole, nel rendersi conto di quanto la frase potesse apparire decisamente poco lineare « Se io ora voglio divertirmi ogni notte con un compagno differente... devo potermi sentire libera di farlo, senza in questo avere a dover rendere conto a nessuno del mio comportamento. » espresse, ricorrendo alla prima persona singolare in quanto, in effetti, quella questione avrebbe anche avuto a coinvolgerla personalmente, laddove, e non era un segreto, da quando era giunta in quel mondo ella aveva deciso di concedersi qualche libertà maggiore rispetto al passato, e agli anni trascorsi, del resto, all’interno di una piccola nave mercantile circondata sempre dalle medesime persone, nonché dal proprio ex-marito e dalla sua nuova moglie « Così come se io un giorno volessi altresì concedermi occasione di frequentare un solo compagno... beh... non vi dovrebbe essere nulla di grave in tal senso. E nulla per cui, soprattutto, abbia a poter essere giudicata meglio o peggio di quanto io non sia ora. »
« Forse ho capito... » dichiarò allora la figlia di Ebano, socchiudendo appena gli occhi nel concentrarsi sulla questione « Quello che stai cercando di dirmi è che il mio voler essere una guerriera non debba dipende dal riconoscimento altrui, ma soltanto da me stessa e da come io desidero vedermi in questo momento, nel bene o nel male. »
« Precisamente. » confermò con soddisfazione Duva « Tu devi essere l’unica autrice della tua vita... non perché guerriera, non perché donna, non perché... boh... quello che vuoi tu. Ma semplicemente perché la vita è la tua. E nessuno deve potersi arrogare il diritto di venire a importi, in maniera diretta o indiretta, come averla a vivere. » asserì, con quieta convinzione « Quindi, se tu vuoi essere donna... sii donna. E abbi a esserlo per come tu lo vuoi: non per come credi che altri abbiano ad attendersi che tu abbia a doverlo essere. E se tu vuoi essere guerriera... sii guerriera. A modo tuo. »
« Come Midda... e come te. » puntualizzò H’Anel, sorridendole e annuendo in ciò.
« Come noi. E come chiunque altro insieme a noi, prima di noi, e dopo di noi. » annuì a sua volta l’altra, contenta di essere riuscita a spiegarsi « Dopotutto la vita è solo una... e allora tanto vale viverla in prima persona, e non per come altri possano pensare sia giusto o sbagliato averla a vivere. No...?! »
« Soprattutto nel considerare come, fra qualche giorno, potrebbe anche finire. » ironizzò la prima, riportando l’attenzione alla loro missione potenzialmente suicida.
« Ma per quanto ci è dato di sapere, potrebbe anche finire fra qualche ora... o qualche minuto. » si strinse nelle spalle Duva, minimizzando il valore di tutto ciò « Ti pare...?! »
« Assolutamente sì. » sorrise H’Anel, non potendo negarsi di provare, a margine di tutto ciò, ancor più ammirazione per la propria compagna in quella missione.
Nessun commento:
Posta un commento