In effetti, in un mondo come quello e, ancor più, in un contesto come quello, la paura del buio, per così come in tal maniera banalizzata da Duva quasi nulla di più di una questione da bambini avesse a dover essere fraintesa, avrebbe avuto a dover essere considerata qual più che giustificata nella propria occorrenza, in termini tali per cui, ancor prima che dall’ignoranza, avrebbe avuto a dover essere riconosciuta qual derivante dalla consapevolezza... e dalla consapevolezza di quanto, purtroppo, era noto poter attendere chiunque fra le tenebre.
Ciò non di meno, complice la propria estraneità con quel mondo e con i suoi pericoli, in Duva non vi avrebbe avuto a dover esser frainteso alcun desiderio di banalizzazione: ella aveva espresso quel commento sulla base delle proprie conoscenze, sulla base della propria idea della realtà, e di una realtà nella quale, dietro alle tenebre altro non avrebbe avuto che a dover essere intesa l’assenza di luce e nulla più. Una consapevolezza parziale e viziata, la sua, che avrebbe avuto a dover essere presto ridefinita in grazia all’esperienza che avrebbe avuto occasione di accumulare anche in quella particolare missione... e una consapevolezza che le avrebbe avuto a insegnare quanto, non sempre, dietro all’oscurità altro avrebbe avuto a dover essere intesa null’altro che l’assenza di luce.
« Visto...? » sorrise, riemergendo al termine di quel percorso immerso nelle tenebre, e arrivando, in ciò, a una nuova porzione illuminata in quel medesimo corridoio, e un corridoio nel quale nessuna sorpresa, nessun inganno, nessuna minaccia si era palesata a loro discapito « Nulla di così sconvolgente... »
Ma il silenzio che ebbe a seguire alla propria affermazione non poté che incuriosire la donna guerriero, la quale non comprendendone le ragioni ebbe a voltarsi per cercare riscontro visivo con la propria interlocutrice, con H’Anel, presunta alle sue spalle.
Purtroppo, però, alle sue spalle, H’Anel non avrebbe avuto a dover essere riconosciuta presente.
« H’Anel...?! » richiamò l’amica, voltandosi ancora, e compiendo una vera e propria giravolta sul posto, a escludere l’eventualità che ella avesse avuto a superarla nel mentre in cui si stava voltando proprio nella sua presunta direzione.
Ma la figlia di Ebano non era davanti a lei, né dietro di lei, né, tantomeno, accanto a lei. Era scomparsa. Così come, dopo un attimo, la Furia Nera ebbe a rendersi conto essere anche scomparsa la zona d’ombra da loro così, ipoteticamente, attraversata. Perché là dove era il corridoio da lei percorso, e quel corridoio lungo il quale si stava srotolando, a testimonianza di ciò, il filo che ella stava costantemente lasciando a marcare il proprio passaggio, non più tenebre ma soltanto luce risplendeva, esattamente al pari della porzione innanzi a sé.
« Per tutte le lune di Ronn-Ha’G... » strabuzzò gli occhi, in un’espressione propria dei tempi andati, e dei tempi in cui un corridoio non avrebbe mai fagocitato una persona nel suo semplice passaggio « ... che cosa accidenti sta accadendo?! »
Naturale, per lei, fu ripercorrere allora i propri passi, ritornando, prima con passo incerto, poi con incedere sempre più rapido, sino ad arrivare a una vera e propria corsa, al bivio, e al bivio a confronto con il quale avevano scelto di procedere diritte. Un percorso da lei riattraversato, quindi, senza particolari problemi, e, soprattutto, senza ravvisare né zone d’ombra né, tantomeno, H’Anel.
« D’accordo. » deglutì, osservandosi attorno e sforzandosi di mantenere la calma, nella quieta consapevolezza di quanto l’ultima cosa di cui avrebbe potuto avere necessità in quel frangente sarebbe stata quella di lasciarsi dominare da sentimenti controproducenti « Cerchiamo di non perdere la testa... né in termini letterari, né in termini metaforici. » si invitò, non negandosi una nota di ironia, utile a tentare di meglio contrastare quella situazione « Eravamo davanti a un corridoio in ombra. Lo abbiamo attraversato. E il corridoio non era più in ombra. E H’Anel non era più accanto a me. » riassunse, per tentare di riordinare le idee quantomeno confuse in quel momento « Che cosa può essere successo...?! »
L’eventualità più ovvia, non necessariamente corretta e neppur obbligatoriamente errata, avrebbe avuto a dover essere considerata una reazione di pavido timore da parte di H’Anel a confronto con la zona in ombra del corridoio, in termini tali da aver deciso di separarsi da lei, tornando indietro sui propri passi e, all’occorrenza, scegliendo una delle altre due alternative, per poter proseguire in maniera più serena quel percorso. Un’eventualità assolutamente razionale, e volta a escludere fenomeni di stregoneria o assimilabili, a confronto con l’idea dei quali tutto sarebbe diventato possibile e, quindi, terribilmente confuso e imprevedibile nella propria occorrenza; e pur un’eventualità a confronto con la quale Duva non si sarebbe sentita pronta a scommettere neppure un soldo bucato. Perché, per quello che aveva imparato a conoscere H’Anel in quegli ultimi mesi, e soprattutto in quegli ultimi giorni, ella non avrebbe avuto a poter essere fraintesa così pavida da rifuggire alla mera idea di un pericolo in tal maniera.
Escludendo, quindi, l’ovvio, Duva non avrebbe potuto mancare di esplorare soluzioni meno banali. Soluzioni non necessariamente sensate in termini assoluti, e che pur, nel confronto con quel particolare ambiente e con quanto da loro saputo a tal riguardo, avrebbe potuto trovare quietamente la propria ragion d’essere. Perché, nel non dimenticare quanto il tempo della fenice avesse a doversi intendere una sorta di crocevia dimensionale all’interno del multiverso, la loro separazione in quel corridoio non avrebbe avuto a dover essere obbligatoriamente intesa qual espressione di pavidità da parte della propria compagna d’armi, quanto e piuttosto dimostrazione della profonda instabilità di quel luogo, e di un luogo che, in maniera non dissimile dal tempo del sogno, poteva averle divise pur lasciandole sostanzialmente una accanto all’altra...
« ... se escludo che il corridoio possa essersi illuminato in maniera improvvisa e senza apparente ragione, è possibile che, in realtà, io mi sia ritrovata in un altro corridoio o, per meglio dire, in un’altra versione di quello stesso corridoio. E un’altra versione appartenente a un diverso piano dimensionale, nel quale quel corridoio non abbia a dover essere considerato immerso nelle tenebre. » rifletté, ragionando a bassa voce, nel guardarsi ancora attorno, scrutando alternativamente le varie alternative del bivio, a non escludere la possibilità di assistere, allora, a qualche strano fenomeno « Quindi, forse e semplicemente, per quanto assurdo possa essere dire “semplicemente” in un simile contesto, H’Anel e io non ci siamo mai separate... ma, semplicemente, ci siamo ritrovate a finire su due piani d’esistenza separati. »
« O forse... » si corresse, ancor prima di concedersi occasione di complimentarsi con se stessa per quel risultato in termini di elaborazione logica « Era proprio il pezzo immerso nell’oscurità a non essere parte del nostro piano dimensionale originario. » si permise di ridefinire quanto appena dichiarato « Per quale ragione, altrimenti, soltanto quella porzione di corridoio avrebbe avuto a doversi riconoscere in ombra nel mentre in cui tutto il resto del tempio appare illuminato...?! »
L’idea non era priva di fondamento. Anzi. Permetteva a tutte le folli stranezze appena accadute di trovare un proprio giusto posto nell’universo o, per meglio dire, nel multiverso.
Ciò non di meno, se tale idea fosse stata corretta così come sembrava essere, ciò avrebbe offerto luogo ad almeno altre due verità, e due verità l’una peggio dell’altra: prima di tutto, lei e H’Anel avevano involontariamente iniziato a viaggiare attraverso le pieghe del multiverso, con tutto ciò che simile idea avrebbe potuto comportare; e, particolare non di minor rilievo, H’Anel si stava forse ritrovando sola all’interno di un’altra versione del tempio della fenice, e una versione nella quale nessuno aveva ancora avuto l’idea di incendiare l’olio lungo le pareti, per far luce attraverso quei corridoi.
Nessun commento:
Posta un commento