« Ma davvero a nessuno importa sapere che mia sorella è Midda Bontor...?! » domandò alfine, non senza una certa marcata sorpresa, Duva.
Ovviamente, anche quella stessa uscita altro non avrebbe avuto a dover essere intesa se non parte della tattica di combattimento psicologico da lei adottata fin dall’inizio del conflitto e già portata avanti sino a quel momento.
E non perché quanto ella stava allor dicendo avesse a potersi fraintendere qual non corrispondente al vero. Né, tantomeno, perché ella non avesse a potersi intendere fiera del proprio particolare rapporto sororale con Midda e con Lys’sh. Ma, semplicemente, perché quell’affermazione, scandita in quel particolare contesto, e in quelle particolari modalità, avrebbe avuto necessariamente a doversi riconoscere qual da lei ricercata nel solo intento di avere a spiazzare ulteriormente i propri avversari, e a spiazzarli con un riferimento tutt’altro che casuale a un nome che mai avrebbero potuto avere a ignorare, e a un nome qual quello della Figlia di Marr’Mahew, dell’Ucciditrice di Dei, della Campionessa di Kriarya e di Lysiath.
Un affondo psicologico, quello da lei così portato avanti, che non ebbe a mancare di raggiungere il proprio obiettivo, suscitando un brivido di tesa sorpresa lungo le schiene dei propri avversari.
Possibile che quella donna sconosciuta, e dalle fattezze proprie di una figlia dei regni desertici centrali, stesse effettivamente dicendo il vero? Possibile che avesse a esistere un qualche rapporto di sì intima complicità fra lei e Midda Bontor, in termini tali da poterla considerare al pari di una sorella e da poter essere da lei considerata egualmente? Oppure, e più semplicemente, ella avrebbe avuto a dover essere intesa, né più né meno qual una mitomane? In fondo, chiunque avrebbe potuto asserire un qualche rapporto con chicchessia, fosse questi il re di Kofreya o la Figlia di Marr’Mahew. Ma dietro tale affermazione avrebbe avuto a potersi riconoscere corrispondere anche un qualsivoglia fondamento di realtà...?!
Di certo, fosse anche e soltanto nella sicumera che ella stava allor dimostrando, una qualche correlazione fra lei e l’Ucciditrice di Dei non avrebbe potuto essere facilmente smentita...
« E mia sorella è la regina delle amazzoni tal’harthiane! » replicò, dopo un istante di incerto silenzio, uno degli uomini che, ancora, non avevano tentato di prendere posizione contro di loro « Mettiamo a tacere questa folle... » spronò quindi, invitando i propri compagni ad avanzare in contrasto alla donna lì ancora quietamente sdraiata a terra.
Ma forse per le sue parole, forse per la più assoluta quiete da lei dimostrata, tutti i presenti non avrebbero potuto avere a riservarsi una certa ritrosia all’idea di quel confronto. E di quel confronto che improprio sarebbe stato aver a definire banale, scontato nel proprio esito.
Dopotutto, se improbabile avrebbe avuto a potersi considerare una simile parentela, fosse anche e soltanto per la banalità intrinsecamente propria di quell’affermazione, inoppugnabile avrebbe avuto a doversi intendere la sicumera con la quale ella stava avendo a confrontarsi con quella situazione, e con una situazione pur a lei potenzialmente sgradita. Una situazione a confronto con la quale non soltanto non stava minimamente scomponendosi, ma, anzi, sembrava avere addirittura a dimostrare una certa, qualsivoglia superiorità e una superiorità a confronto con la quale difficilmente qualcuno avrebbe avuto a potersi considerare confidente di poter prevalere.
E nulla avrebbe avuto a potersi considerare più potente del dubbio, e del dubbio di avere a perdere un conflitto ancor prima di avere a iniziare a combatterlo.
« Avanti! » insistette un’altra voce, differente dalla precedente per quanto animata dagli stessi desideri, nel mentre in cui, pur, nessuno ebbe a tradurre in realtà quella richiesta.
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Alla fine, dopo tale sprone, soltanto un’altra coppia di coraggiosi ebbe a slanciarsi, or destinando il proprio interesse unicamente a discapito di Duva, quasi H’Anel non avesse più neppure a doversi intendere in giuoco. E non perché, in tutto ciò, H’Anel non avesse dato riprova adeguata della propria pericolosità, quanto e piuttosto a chiara dimostrazione di quanto il giuoco psicologico della Furia Nera stesse rendendo i propri frutti, spingendoli ad agire in maniera sempre meno razionale e sempre più emotiva, per così come, tuttavia, non avrebbe potuto condurre loro a nulla di buono.
Una mancanza di attenzione, la loro, che, non a caso, la figlia di Ebano non ebbe allor a perdonare, nell’intercettare quel duplice tentativo di offesa alla propria amica, e nel lasciar precipitare pesantemente l’estremità contundente della propria arma a discapito di quei due nuovi antagonisti, e di quegli antagonisti che, senza colpo ferire, ebbero a essere travolti dalla sua lancia, per essere respinti l’uno in una direzione e l’altro nel verso opposto, ricadendo pesantemente a terra.
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