Fosse stato chiunque altro a esprimersi in simili termini nel merito della Figlia di Marr’Mahew, probabilmente H’Anel non soltanto non gli avrebbe destinato particolare attenzione ma, anzi, e piuttosto, avrebbe avuto ragione di che irritarsi per quella che, allora, avrebbe potuto essere intesa qual un’inaccettabile mancanza di rispetto nei riguardi della stessa. Tuttavia, là dove, a esprimersi in tal senso, si stava proponendo una figura a lei amica e, anzi, una figura da lei stessa riconosciuta qual una sorella, e una sorella con la quale riservarsi un rapporto migliore rispetto a quello che aveva avuto occasione di concedersi con la sua unica e vera sorella, e, addirittura, sorella gemella, H’Anel non poté mancare di concederle quel minimo di beneficio del dubbio utile a non rifiutare, a prescindere, quelle parole, quell’opinione.
Un’opinione, quella di Duva, che si stava dimostrando particolarmente attenta nella scelta delle proprie parole, precisa nella propria formulazione, e, soprattutto, informata nel merito di eventi così indietro nel tempo tali per cui nulla di improprio avrebbe potuto essere considerato a confronto con una sua qualche ignoranza a tal riguardo, ancor prima che con una sua quieta consapevolezza. Una conoscenza storica accurata, la sua, che chiaramente avrebbe avuto a sottintendere una testimonianza diretta a tal riguardo, e una testimonianza qual, sicuramente, avrebbe avuto a dover essere considerata quella propria della stessa Midda Bontor.
Possibile, quindi, che quelle parole corrispondessero al vero? Possibile che anche la leggendaria Ucciditrice di Dei avesse non soltanto a provare dubbi e paure al pari di tutti... ma a farlo nella misura in cui ella stata allor riportando?!
« E comunque... giusto per non relegare tutta la questione soltanto a Midda... » riprese allor voce Duva, a confronto con il meditabondo silenzio della propria interlocutrice « Non avere a fraintendermi nel credere che io non conosca ciò di cui stai parlando. » precisò, così pronta a mettersi in giuoco in prima persona nella questione « Perché, ovviamente, il discorso vale anche per me. »
« ... davvero?! » esitò allora la figlia di Ebano, aggrottando appena la fronte, nel trovare difficile che la propria interlocutrice potesse vantare simili debolezze, anche e soltanto a confronto con quanto accaduto quella stessa notte, e con la banalità con la quale ella si era ritrovata ad affrontare la minaccia rappresentata da quei briganti, senza neppure aver a coinvolgere la propria spada.
« Davvero. » annuì quindi ella, sorridendo quietamente « Un conto è ciò che decido di mostrare al resto del mondo... un altro conto è ciò che provo... e un altro conto ancora e come accetto di vivere ciò che provo. » spiegò, stringendosi appena fra le spalle « Ma non credere che, in tutto questo, non vi sia nulla di disfunzionale anche in me... » ironizzò a proprio stesso discapito, ammiccando verso di lei « Non per nulla ho accettato di vivere per lunghi anni a bordo della medesima, piccola nave con il mio ex-marito e la sua nuova moglie. Credi forse che una persona sana avrebbe avuto a comportarsi in quella maniera...?! » propose quindi, in riferimento al discorso fra loro già affrontato qualche tempo prima.
« ... » ovviò a commentare l’altra, forse per rispetto nei suoi riguardi o, forse, nel timore di poterla involontariamente offendere.
« No. Davvero. » insistette quindi Duva, annuendo appena « Ero poco più di un’adolescente quando ho deciso di arruolarmi, ritrovandomi a combattere delle guerre sbagliate sotto ogni punto di vista. E delle guerre che, purtroppo, ebbi a comprendere qual tali sol tardivamente. » ammise, con una nota di palese amarezza nella voce « Ciò a cui assistetti... e ciò che mi ritrovai costretta a fare, pur giustificata dal contesto bellico, non mancò di lasciarmi delle ferite dentro. E delle ferite le cicatrici delle quali, a distanza di anni, ancora sono presenti in me. » spiegò, con quieta franchezza « Il fatto che io ora ti stia provando a mettere in guardia sul pericolo di ignorare le ferite della propria psiche, non è motivato da motivazioni generiche... quanto e piuttosto dalla quieta consapevolezza del rischio conseguente ad agire in maniera diversa, consapevolezza derivante dalla mia stessa esperienza diretta a tal riguardo. »
« Ma se tu l’hai affrontato... come puoi dire di star ancor subendone le conseguenze...? » esitò H’Anel, trovando difficile comprendere il raziocinio di quel discorso.
« Perché le ferite della mente, esattamente come quelle del corpo, devono essere curate per non degenerare. Ma, sovente, e nuovamente al pari di quelle del corpo, anche ove curate possono lasciare il proprio segno: un segno a volte magari più estetico che sostanziale... e, altre volte, decisamente più debilitante rispetto a quanto mai avremmo piacere ad ammettere. » argomentò, ancora semplificando la questione con quel paragone forse improprio e pur deciso qual idoneo a rendere l’idea a confronto con la propria interlocutrice e il suo contesto culturale « Ripeto: da che mondo e mondo, non vi è nulla di sano nel convivere a bordo della stessa nave con il proprio ex e la sua nuova moglie. E, infatti, la questione ha gravato enormemente su tutti noi almeno fino a quando, grazie all’arrivo di Midda e Lys’sh nella mia vita, ho avuto occasione di comprendere la tossicità della situazione in cui mi ero andata a cacciare... e nella quale mi ero andata a cacciare non immaginando di poter vivere una vita diversa. »
Forse, nell’ascoltare quell’analisi introspettiva da parte sua, qualcuno avrebbe potuto allor obiettare a tali parole sollevando il dubbio di quanto, in effetti, ella non avesse fatto altro che traslare il problema da una situazione tutt’altro che sana a un’altra situazione ben lontana dal potersi considerare sana, aggrappandosi allor a Midda e a Lys’sh allo stesso modo in cui si era prima aggrappata alla Kasta Hamina e al suo equipaggio, a incominciare dal suo ex-marito Lange Rolamo. Anche perché, comunque, decisamente radicale avrebbe avuto a poter essere comunque considerata la scelta da lei compiuta, e la scelta volta ad abbandonare definitivamente tutto ciò che per lei era stata vita in favore di un’esistenza nuova, in un mondo per lei alieno e primitivo, un mondo controllato da leggi che non era in grado di comprendere e animato da costumi a confronto con i quali non avrebbe potuto vantare alcuna confidenza.
E, forse, se qualcuno avesse allor obiettato in tal maniera, avesse così sollevato simile dubbio, Duva Nebiria non avrebbe categoricamente escluso la questione, nel riconoscerla, anzi, persino motivata nella propria formulazione.
Semplicemente, però, e diversamente rispetto al passato, quella di seguire Midda Bontor nel proprio viaggio di ritorno al suo mondo natale, e di lì avere a vivere il resto della propria vita, probabilmente contraddistinta da un’aspettativa neppur particolarmente lunga a confronto con i canoni locali, era comunque stata una sua decisione, ben diversa dalla non decisione che, altresì, aveva contraddistinto il capitolo precedente della sua esistenza, e quella non decisione a confronto con la quale, nel non sentirsi probabilmente in grado di affrontare la propria esistenza da sola, aveva scelto di fermarsi in una situazione pur negativa per lei e per le persone attorno a lei. Una situazione, quella vissuta a bordo della Kasta Hamina, e, proprio malgrado, imposta a Lange e a Rula Taliqua, ben diversa da quella nella quale ora si poneva.
Poiché, nella stessa misura in cui viziosa avrebbe avuto a doversi considerare la sua convivenza con l’ex-marito e la sua nuova moglie; virtuosa avrebbe avuto a potersi intendere la sua collaborazione con Midda e Lys’sh, positiva non soltanto per se stessa, ma anche per le compagne, in un sinfonico crescendo dal quale ognuna di loro non avrebbe potuto ovviare a trarre forza e ispirazione per migliorarsi, e migliorarsi continuamente.
Così, per quanto probabilmente ella avesse forse traslato a soggetti diversi la soluzione alle proprie debolezze psicologiche, nulla di necessariamente erroneo avrebbe avuto a poter essere inteso in tutto ciò. Non fino a quando positiva sarebbe stata la crescita reciproca per tutti i soggetti coinvolti.
Dopotutto, in quali altri termini avrebbe altrimenti avuto a dover essere intesa una qualunque relazione sociale...?!
« A volte non ti puoi rendere conto di quanto una situazione sia deleteria finché non hai l’occasione di sperimentare qualcosa di diverso... » concluse, levando la mancina ad appoggiarsi alla spalla destra della propria interlocutrice, in un contatto delicato « ... però, quando poi lo capisci, non puoi far a meno di desiderare cambiare. Per il tuo stesso bene. »
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