« E’ stata Nissa a metterti in testa questa idea...?! » domandò Be’Sihl, osservandola con aria quanto più serena possibile, a tentare, in ciò, di trasmetterle occasione di quiete, psicologica e fisica « Perché, in tal caso, scusa se lo dico, ma non credo che possa considerarsi propriamente la figura più affidabile alla quale rivolgersi per una valutazione nel merito del tuo operato. » sottolineò, sorridendo con aria quasi divertita a confronto con tale prospettiva « Cioè... stiamo parlando della medesima donna che ha maledetto la tua vita per oltre vent’anni, non di una vecchia amica che non vedi da un po’ di tempo: anche tutto quello che ha fatto prima di essere una ritornata è, forse, colpa tua...?! »
« No... sì... non lo so. » negò, affermò, e poi ammise la donna guerriero, dimostrandosi un po’ confusa a tal riguardo « Non mi è facile valutare. » sottolineò poi, storcendo le labbra verso il basso « Cioè... e se mi fossi soltanto convinta che ella fosse “cattiva”, finendo per costringerla in tale ruolo in maniera tale da poter essere poi io la “buona” della situazione...?! » esitò, disimpegnandosi dallo sguardo del proprio amato, che trovava in quel mentre difficile da sostenere « In fondo lo hai detto anche tu: è innegabile che io non abbia a dover essere fraintesa qual l’innocenza fatta persona. »
Nessuno al mondo, in quello e in altri mondi, avrebbe potuto allora comprendere il turbamento della stessa Figlia di Marr’Mahew meglio di Be’Sihl, e di colui che, proprio malgrado, aveva avuto a vivere una situazione simile, seppur diversa, da quella che lei aveva vissuto, e che l’aveva portata, nel bene o nel male, a ritrovarsi a rimettere in dubbio tutta la propria concezione della realtà, per così come, sicuramente, mai in passato avrebbe avuto motivo di fare.
Entrambi, infatti, si erano ritrovati, proprio malgrado, a vivere una vita diversa in una realtà diversa, confrontandosi con emozioni estranee alle proprie, con scenari inediti nelle proprie vite, e ritrovandosi costretti a rimettere in dubbio tutte le proprie scelte, tutto il proprio approccio con il mondo stesso. E benché, per entrambi, alla fine tutto si fosse dimostrato soltanto conseguenza dell’impegno a imporre loro una crudele trappola, psicologica e fisica, quanto da loro vissuto, per quelli che erano stati percepiti qual anni interi, decenni addirittura, non avrebbero avuto a poter essere cancellati dalle loro stesse menti con un semplice colpo di spugna, quasi nulla fosse mai realmente successo.
E così come, egli, pur amando sinceramente la Campionessa di Kriarya, e amandola da più tempo di quanto lei non avrebbe potuto asserire valere per se stessa in termini di reciprocità, si stava ritrovando in difficoltà a confrontarsi con lei, nel ritrovarsi costretto a confrontarsi dolorosamente con l’immagine ancora troppo vivida, nella mente e nel cuore, della propria amata Deeh’Od, e dei tre figli avuti e cresciuti insieme a lei; Midda Bontor, costretta a confrontarsi non soltanto con i falsi ricordi di una realtà nella quale andava d’amore e d’accordo con la propria gemella ma, ancor peggio, con l’evidenza quotidiana di quanto meraviglioso potesse essere tale rapporto, e quell’evidenza quotidiana involontariamente impostale da Maddie e Rín, non avrebbe potuto ovviare a desiderare, anche e soltanto inconsciamente, di poter tornare a tutto quello... e, in ciò, di riappacificarsi con Nissa, riservandosi l’occasione di un nuovo inizio.
Nulla di male, ovviamente, avrebbe potuto derivare da tale idea, da simile prospettiva, se soltanto tale idea, simile prospettiva, avesse avuto a fondarsi su qualcosa di reale, di solido, di concreto. Ma decisamente pericoloso, al contrario, sarebbe stato avere a rincorrere simile idea laddove fosse stata soltanto una chimera, e una chimera dietro la quale, troppo facilmente, avrebbe potuto avere a celarsi un triste fato di morte, per lei o, peggio ancora, per coloro attorno a lei, per così come era sempre stato in passato ogni qual volta Nissa Bontor aveva avuto a palesarsi.
« Midda... » sospirò quindi egli, allungando una mano verso il mento di lei per sfiorarlo delicatamente e costringerla, in tal maniera, a riportare a sé il proprio sguardo « Io ti comprendo. Ti comprendo ora meglio di quanto non avrei mai potuto immaginare essere possibile in passato. E meglio, ovviamente, rispetto a quanto non avrei mai potuto fare in passato. » sottolineò egli, sorridendole dolcemente « Capisco quanto tu possa desiderare riuscire ad avere con Nissa quel rapporto che, in fondo, non vi è mai stato concesso: ritrovarsi costretta, ogni giorno, a doversi confrontare con la serenità propria della relazione esistente fra una propria versione alternativa e la sua gemella, rammentandosi, oltretutto, quanto provato quando tutto ciò era anche la propria vita, è qualcosa che manderebbe chiunque fuori di testa. Ma devi stare attenta a ricordarti i termini propri di questa realtà, e di questa realtà nella quale, purtroppo per te... per voi, tu e Nissa non siete mai state amiche, sin da quando ancora bambine. »
« Ma se ciò fosse stato soltanto per colpa mia...?! » insistette la donna, storcendo le labbra verso il basso in una smorfia trasparente di tutta la propria mancanza di fiducia in proprio stesso favore « E non intendo riferirmi a cosa sarebbe potuto accadere se non fossi mai partita... quanto e piuttosto a cosa sarebbe potuto accadere se, una volta tornata a casa, non avessi immediatamente definito Nissa qual mia nemica, soltanto in conseguenza al litigio che avemmo quello sventurato giorno. » sottolineò, cambiando punto di vista sul loro passato, e, in tal senso, non andando a puntare l’attenzione su quello che da sempre era stato considerato l’evento chiave, quanto e piuttosto l’accadimento seguente, e l’accadimento che le vide protagoniste in età ormai non più infantile ma adolescenziale « E’ vero che Nissa mi ha aggredita, e ha praticamente riversato contro di me la responsabilità per la morte di nostra madre, vomitandomi addosso tutto il proprio risentimento per ciò... ma è anche vero che io non ho cercato in alcuna maniera di andare a colmare la distanza così venutasi a creare fra noi, decidendo, altresì, di partire nuovamente, di allontanarmi ancora una volta, e di definire in maniera insanabile la nostra reciproca avversità. »
Il ragionamento compiuto dalla Figlia di Marr’Mahew, in verità, non avrebbe avuto a poter essere considerato sbagliato. E ciò avrebbe avuto a dover essere inteso, anzi, il punto più complicato della questione, e di una questione che non avrebbe avuto a dover essere banalizzata qual una semplice crisi nostalgica come pur, forse, avrebbe potuto apparire.
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