« E, comunque, se proprio desiderassimo parlare di vendetta, chi fra di noi, potrebbe considerarsi in fede privo di responsabilità nella morte di qualcuno…? O, davvero, vogliamo avere a illuderci del fatto che soltanto i nostri cari, le nostre perdite, possano avere un qualche valore, mentre quelle proprie di chiunque altro hanno a doversi intendere semplicemente prive di significato….?! » continuò quindi Midda, non avendo ovviamente a includere in quel discorso, in quell’interrogativo, i più giovani, e, ciò non di meno, non mancando di scorrere con lo sguardo fra tutti i propri amici, fra tutti i propri cari, partendo proprio da lord Brote e da Howe, che sapeva non potersi certamente arrogare alcun diritto di giudicare in maniera così radicale il sangue indebitamente versato dalla propria gemella, avendone abbondantemente versato anche loro, nel corso delle proprie vite « Thyres… cosa dovrebbero dire, a questo punto, Korl e Lora…? E tutte le altre decine di migliaia di ritornati, che hanno a poter vantare quale unico fattore comune fra loro l’essere morti per mia mano…?! » rammentò, scuotendo appena il capo « Seguendo una logica di sangue, la battaglia di Lysiath non avrebbe avuto a dover terminare sino a quando io non fossi stata uccisa. »
Midda era consapevole di starsi facendo carico di un compito non semplice. Perché, alla base della sete di sangue di Brote, di Howe, e di chiunque altro, non avrebbe avuto a doversi intendere semplicemente un discorso di rivalsa a discapito di Nissa, quanto e piuttosto una questione di ordine morale.
In quel mondo, nel suo mondo natale, infatti, e in quella società, nella sua società, la vita, in senso stretto, non avrebbe avuto a dover essere fraintesa qual caratterizzata a un valore inestimabile, quanto e piuttosto da un prezzo, e il prezzo che sarebbe stato riconosciuto qual sufficiente a muovere qualcuno a cancellarla, e a cancellarla senza rimorso alcuno. Una mentalità, un ordine morale, quello, che era stato anche per lei proprio almeno fino a quando Desmair, il suo mai amato sposo, l’aveva intrappolata all’interno della propria stessa testa e l’aveva costretta a vivere una vita diversa dalla sua, in una società diversa dalla sua, e in una società contraddistinta da un diverso ordine morale, e un ordine morale atto, almeno nel proprio ideale, a identificare la vita qual il bene più prezioso, il valore più grande, e, per questo, priva di una qualunque possibilità di prezzo.
Non che in quella diversa realtà, e una realtà, in effetti, ispirata a quella di provenienza di Maddie e di Rín, non avessero a esistere brutalità e omicidi. E non che, ancora, tale rispetto per la vita avrebbe avuto a doversi riconoscere qual espresso in un ordine assoluto, là dove, comunque, un disgraziato avrebbe potuto egualmente morire in mezzo alla strada, o al mare, senza che alcuno avesse a rivolgergli la benché minima attenzione, arricciando, anzi, le labbra in una smorfia di disappunto per tanto plateale maniera di morire, allorché limitarsi a trapasso più discreto, e che non avesse a poter infastidire alcuno.
Ciò non di meno, e pur con tutti i limiti del caso, la regola di principio fra quella realtà e la propria avrebbe avuto a doversi riconoscere diversa, e diversa in misura sufficiente, allora, da poter ben giustificare il diverso punto di vista fra loro.
Tuttavia, e se davvero ella desiderava interrompere quel circolo vizioso che era divenuta la propria stessa esistenza, un evento dirompente avrebbe avuto a dover occorrere, soverchiando ogni equilibrio preesistente e permettendo la nascita di un mondo nuovo. Non diversamente da quanto era accaduto con l’attentato dinamitardo a Kriarya, evento che aveva completamente rivoluzionato ogni equilibrio preesistente, e preesistente da secoli, in favore dell’avvento di un unico sovrano in città… una sovrana, anzi: la stessa Midda Bontor.
« Desidero restare qui in Kriarya. Desidero restare insieme a voi, che siete la mia famiglia. Desidero proseguire nel cammino che stiamo percorrendo insieme, rinnovano questa città e dando vita a qualcosa di nuovo in questo mondo, e qualcosa che possa essere d’esempio anche per altri. » proclamò quindi, definendo in maniera chiara il nocciolo della questione, e quel nocciolo per giungere al quale era stato allor necessario tutto quel monologo, e quel monologo speranzosamente utile a giustificare quanto allora stava dicendo e, soprattutto, quanto ancora avrebbe detto « Ma per riuscire a fare tutto ciò, devo cambiare me stessa e il mio passato approccio con i miei problemi… e, soprattutto, con mia sorella Nissa. » puntualizzò, sforzandosi di apparire convinta e convincente nelle proprie parole « Ragione per la quale desidero provare a concederle fiducia pe… »
E fu il caos.
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