11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 29 aprile 2009

474


C
ome già ti ho accennato ieri, per comprendere la mia storia è necessario fare qualche passo indietro, tornando almeno all'inizio dell'inverno che ormai sta per trovare la propria spontanea conclusione.
All'epoca, e da diversi anni in verità, ero impiegata come serva all'interno dell'harem di Y'Lohaf… sì… esattamente quello che voi guerriglieri avete tentato di prendere in ostaggio e sterminare in occasione delle celebrazioni del giorno di transizione. Io ero presente nel corso di quella sera, per volere o per dovere come praticamente chiunque fosse parte di quell'istituzione, e ho vissuto in prima persona eventi dei quali conserverò memoria fino alla fine dei miei giorni: probabilmente avete avuto modo di sentire molte narrazioni a tal riguardo, ballate più o meno sincere in merito a quanto occorso, ma alcuna di esse potrebbe mai trovare paragone con l'esperienza diretta davanti alla quale tutte noi ci ritrovammo ad essere protagoniste, prima in conseguenza del vostro folle attentato e, poi, dell'arrivo di quella jinn. Quella sera, in effetti, fu la prima volta che vidi in azione Midda Bontor o, per lo meno, fu la prima volta in cui fui realmente consapevole di vederla in azione, per quanto ancora il suo nome o la sua fama mi fossero ignote.
In verità, come solo per un fortuito caso scoprii in seguito, ella era stata già per settimane più vicina a me di quanto io mai avrei potuto immaginare, celata sotto le mentite spoglie di una mia pari, di una serva di nome M'Aydah: forse avrei dovuto prestare maggiore attenzione a certi comportamenti, a certi pensieri da lei espressi troppo lontani da quella che sarebbe dovuta essere la mentalità di una nomale serva, ma come anche mia madre mi ha sempre rimproverata ho il difetto di riporre eccessiva fiducia nelle persone, sentimento che troppo raramente si pone quale ricambiato. Midda, mercenaria al soldo di un signore kofreyota, era giunta fino al nostro harem con l'inganno, prefiggendosi il solo scopo di entrare in confidenza con una nobildonna y'shalfica, una possibile sposa per il nostro sultano, la principessa Nass'Hya. Non tanto verso il monarca, però, sarebbe dovuto essere inteso il suo interesse, quanto piuttosto verso l'aristocratica, nel dover assolvere un incarico di rapimento, per condurla a Kofreya, dal proprio mandante, dal proprio mecenate: un proposito tutt'altro che onorevole, di fronte al quale la meschinità dei nostri nemici non avrebbe potuto che trovare conferma evidente. Ciò nonostante, però, per ragioni personali e di non semplice comprensione, la principessa, informata in merito alla realtà dei fatti, non decise in favore di una denuncia alle autorità competenti, come sarebbe stato forse giusto compiere: al contrario ella apparve entusiasmarsi all'idea e, per questo, progettò la propria fuga insieme alla propria rapitrice. Personalmente, quando scoprii l'inganno ordito, mi ritrovai ad essere letteralmente furibonda. Mi sentivo tradita da M'Aydah, usata da una persona a cui avevo offerto senza alcuna remora la mia amicizia: forse per una mercenaria, tale comportamento sarebbe potuto essere considerato normale, consueto, ma ai miei occhi, al mio giudizio si poneva come abominevole. Non ebbi dubbi, così, a denunciarla all'intendente, contemporaneamente assolvendo ad un dovere verso il mio Paese e alla sete di vendetta che sentivo fremere nel mio cuore. Credo che nessuno mi potrebbe umanamente criticare per tale scelta, soprattutto dove dettata da un sentimento ferito, e sarei disposta a sfidare chiunque a porsi al mio posto per giudicarmi in tal senso.
A ben poco, comunque, servì il mio intervento, la mia azione, dove l'intendente si dimostrò purtroppo assolutamente incapace a gestire una simile situazione: convinto di poter risolvere il tutto senza colpo ferire nel ritrovarsi in opposizione ad un'incapace, per quanto anch'egli avesse visto la mercenaria in azione contro l'algul, egli pagò a caro prezzo la propria supponenza, il proprio errato giudizio, rimettendoci la vita e fallendo in ogni intento di gloria sperata in conseguenza di uno sventato piano kofreyota. Sempre a seguito di tale sbaglio, anche io mi ritrovai a dover rendere conto delle mie scelte, delle mie azioni, forse avventate per quanto giustificabili: ritenendosi a propria volta tradita, infatti, Midda ricercò immediatamente la mia presenza per poter ascoltare la mia versione dei fatti, per potersi confrontare direttamente con me sulle ragioni delle mie scelte, per lei di difficile comprensione non diversamente da quanto per me risultavano essere le sue. E dove io cercai di difendere la mia posizione, ella reagì ancora una volta con la stessa brutalità che l'aveva contraddistinta fino a quel momento, disinteressata alla volontà, alla libertà di chiunque al di fuori della propria: colpendomi con energia, mi privò di sensi e mi trascinò con sé nella propria assurda evasione, legata, imbavagliata e rinchiusa all'interno di un sacco per non concedermi alcuna speranza di ribellione e di fuga.
Spaventata dall'idea di morte, benché il mio essere ancora viva avrebbe dovuto rasserenarmi a tal riguardo, dal mio punto di vista le ore che seguirono furono vissute con un'inquietudine seconda solo a quella provata di fronte alle letali condanne sancite prima dai guerriglieri e poi dall'algul pochi giorni prima, tale da farmi percepire quel periodo quasi come indefinito, forse durato addirittura giorni se non mesi interi. Come già accaduto, però, nuovamente la mia esistenza e la mia salute furono preservate, vedendomi improvvisamente tornare libera… o quasi: la mia rapitrice, infatti, non si era assunta l'onere di quell'assurdo trasporto quale fine a se stesso, ma spronata in ciò da un ancor più assurdo desiderio di confronto con me, forse addirittura a riprendere un dialogo lasciato in sospeso nell'enfasi dei sentimenti da entrambe provati reciprocamente.

« Siamo sole, lontane da ogni centro abitato, da ogni insediamento umano ed avvantaggiate di almeno una giornata di cammino rispetto a qualsiasi inseguitore avrebbe mai potuto ricercarci… » mi spiegò, con apparente tranquillità, forte in tali considerazioni a suo vantaggio « Pensi di potermi evitare grida isteriche o banali tentativi di fuga se ti consento nuovamente di parlare e di muoverti?! »

Ovviamente io annuii, accogliendo l'alternativa migliore innanzi ad una richiesta più retorica che sostanziale: che io avessi voluto o non voluto, quella mercenaria aveva già dimostrato di saper perfettamente come trasformare le proprie volontà ed i propri desideri in azione e, di certo, non si sarebbe concessa dubbi prima di agire nuovamente in tal modo, rimandando inevitabilmente ad un futuro prossimo quel dialogo per me quanto meno improbabile.

« Molto bene… » sorrise ella, quasi volendo dimostrarsi realmente soddisfatta dalla mia scelta « Mi spiace di essermi ritrovata costretta a ricorrere a certi estremi, ma l'altra sera non saremmo riuscite comunque a proseguire il nostro discorso. »
« E così hai pensato bene di trascinarmi con te verso la morte?! » le rinfacciai, con asprezza nella voce per ciò di cui ero, oggettivamente, vittima non per mio desiderio, non per mia responsabilità « Lasciatemi andare… ormai, come anche tu hai detto, siamo lontani da ogni pericolo. E prima che io possa giungere ad un centro abitato voi altre avrete raggiunto traguardi ancora più lontani, tali da evitarvi qualsiasi possibilità di problema. »

Una richiesta azzardata la mia e di ciò avevo chiara percezione, ma chi avrebbe, al mio posto, evitato di proporla?
In verità, per quanto frastornata dalle condizioni in cui avevo riversato, nel corso del viaggio all'interno del sacco avevo avuto comunque modo di udire alcuni scambi di opinioni fra Midda e la principessa sua compagna di fuga tali da rivalutare ogni mia possibile considerazione negativa nei meriti della prima. Innanzi alla spiacevole proposta dell'aristocratica di liberarsi di me senza porsi eccessivi dubbi, la mercenaria aveva apertamene preso le mie difese, annunciando addirittura la sua intenzione ad offrirmi la possibilità di ritornare alla mia vita consueta una volta risolta ogni questione fra noi.
Desiderio, il suo, che non mancò di esprimermi con chiare espressioni…

« Ora no, Fath'Ma. » replicò la donna, scuotendo il capo ornato da scomposti capelli corvini, osservandomi con i suoi già noti occhi color ghiaccio, tali da poter forse penetrare fino al livello più profondo dell'anima di chiunque « Abbiamo ancora molti discorsi da concludere, diversi fraintendimenti che desidero dirimere per il mio bene ed anche per il tuo, nel desiderio di offrirti uno sguardo d'insieme superiore a quello da te fino ad oggi posseduto, sulla base del quale hai formulato giudizi tanto negativi verso di me… »

4 commenti:

Palakin ha detto...

Hmmm.. Niente pdf?
Oh, se hai troppi impegni, non farti problemi... è solo una curiosità ;)

Sean MacMalcom ha detto...

Entro domani lo renderò disponibile!!! :D

Grazie per avermelo ricordato... fra un casino e l'altro mi era totalmente sfuggito di testa!!! :))

Palakin ha detto...

Si,ma tranquillo! Capita. VEdi da quanto no aggiorno da me...

Sean MacMalcom ha detto...

Fatto! :D

Grazie ancora!!