11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 19 aprile 2012

1552


S
aha Daori, con questo nome si era già presentata due giorni addietro la giovane prostituta, era… è, spero per lei… quel genere di donna per la quale un uomo potrebbe volentieri perdere il senno, ragione per la quale, contemporaneamente e paradossalmente, non vi è, e vi è, ragione di stupirsi per la sua professione qual prostituta, consapevoli che tanta beltà non avrebbe potuto trovare un impiego migliore nella città del peccato ma, così facendo, sarebbe rimasta sprecata, quasi meravigliosa gemma trattata da semplice vetro. In effetti, non voglio negarlo, il livello di beltà e di sensualità delle professioniste di Kriarya, ai miei occhi estranei e stranieri, appariva indubbiamente superiore a quello di qualunque altro postribolo da me mai visitato prima di allora, tale da farmi sospettare come le più belle donne di tutta Kofreya si fossero ivi date appuntamento, invece di tentare di sfruttare tanta beltà in modi miglio…
… d'accordo. Credo di aver appena detto una fesseria. Dopotutto fra vendersi in un lupanare e vendersi nella camera da letto di un ricco mercante o di un nobile altolocato, se non qual cortigiana alla corte del sovrano, non ha molta differenza. E dove anche il compenso non viene elargito in base a un tariffario ben preciso, il concetto finale non può essere poi giudicato troppo differente.
Tornando ai fatti, e lasciando perdere inutili digressioni, permettimi di sottolineare, nuovamente, quanto Saha fosse effettivamente una donna sì ricca di fascino, e di bellezza, da pormi in sincero imbarazzo a quel nostro secondo incontro. Se, infatti, due giorni prima, carico di preoccupazioni e di responsabilità, quasi non avevo prestato effettivamente attenzione a quella giovane, se non per il suo ruolo a noi antagonista; in un clima più rilassato, più sereno, non potei fare a meno di rimanere incantato… invero eccitato, non posso negarlo non desiderando apparire qual falso e bugiardo… alla sua presenza.
La sua pelle, di color leggermente scuro, tradiva un'ascendenza di sangue misto, tale da poter generare, come la nostra cara e purtroppo defunta Berah ne era perfetto esempio, i risultati migliori, nel cogliere i pregi di ambo le parti. I suoi occhi, carichi di un blu intenso, sembravano una contrapposizione perfetta per quelli della Figlia di Marr'Mahew, altresì tendenti al freddo del ghiaccio. Il suo viso, a forma di cuore, era poi ornato da un piccolo naso e da labbra carnose, conformate in maniera naturale in una sorta di smorfia di contrarietà, forse a dimostrate tutta la propria insoddisfazione per il mondo. Il nero corvino dei suoi lunghi capelli, elegantemente composti attorno al capo e discendenti lungo la schiena, in quel giorno sembrava essere stato ripreso dai suoi abiti, per quanto minimali questi avessero da essere censiti: un bustino di pelle nera, legato sul busto, che quasi per nulla copriva i suoi seni, spingendoli altresì verso l'alto a enfatizzare la loro già generosa presenza; e una gonna completamente aperta sul fronte anteriore e composta, per il resto, da una moltitudine di veli sovrapposti, atti a creare un sensuale giuoco di visione celata. Ai suoi piedi, scuri anche i calzari, semplici sandali in tonalità rossastre, quasi a richiamare i rossi riflessi del braccio della sua interlocutrice. E, a completamento di tutto ciò, un'abbondanza di oro incredibile, al punto tale da poterla far sospettare qual shar'tiagha, sebbene nulla, nel resto del suo abbigliamento, lo avrebbe potuto confermare: una mezza dozzina di orecchini di ogni forma aggrappati alle sue piccole orecchie; una collana adagiata fra i suoi seni con un pendente rosso fuoco, una cintura adagiata fra la stretta vita e i generosi fianchi, lì posta senza alcuna funzione pratica; e poi, a conclusione, un bracciale e un gambale, l'uno sul braccio destro e l'altro sulla gamba sinistra.
In tal modo vestita e ornata, Saha ci accolse seduta al tavolo di una taverna, con innanzi a sé una brocca e un bicchiere di coccio, entrambi riempiti di rosso vino. E, vedendoci a lei sopraggiungere, ella non fece una piega, non dimostrò alcuno stupore o alcun timore, restando con lo sguardo rivolto al vino nel suo bicchiere, quasi nelle sue oscure profondità fosse celata la risposta a un qualche imperscrutabile mistero, sul perché della vita, della morte, dell'universo o di tutto il resto.

« Salute… » esordì Midda, accomodandosi pur senza invito innanzi a lei, ovviamente dopo aver sguainato la spada e averla appoggiata sul tavolo, innanzi a sé, non per una qualche ragione difensiva, quanto e piuttosto per mera comodità, ove improbabile sarebbe stato restare seduta con la spada pendente da un fianco e strisciante per terra « Sono lieta di trovarti qui… e di poter riprendere il discorso rimasto in sospeso due giorni fa. » precisò, riconoscendole maggiore cortesia di quanta le circostanze del nostro precedente incontro non avrebbero potuto giustificare.
« Hai portato con te i rinforzi temendo di non farcela altrimenti, o Campionessa di Kriarya?! » ironizzò la prostituta, in riferimento alla mia presenza accanto alla donna guerriero, ancora in piedi, lo ammetto, nell'essermi distratto a contemplare la nostra stessa interlocutrice « Osservando la sua reazione, tuttavia, temo che la tua scelta non sia stata delle più felici… » proseguì, non perdonando la mia evidente espressione, per così come purtroppo impressa sul mio volto.
« Un minimo di contegno, Av'Fahr… » mi rimproverò scherzosamente la Figlia di Marr'Mahew, sorridendo sorniona « Comprendo che dopo troppi mesi per mare tu possa avere delle naturali e legittime esigenze, ma, a questo punto, saresti potuto andare con Howe e Be'Wahr in trasferta alla casa di Tahisea. Ti avrei finanziato volentieri una giornata di riposo… »
« Vogliate perdonarmi. » chinai il capo, non sapendo quali altre parole poter asserire in un momento qual quello « E' che… sinceramente non ti ricordavo così. » ammisi, rivolgendomi a Saha nel contempo in cui presi posizione al tavolo, lateralmente rispetto a entrambe le donne.
« Se vuoi, per il giusto prezzo potresti ricordarmi anche in altri modi, mio bel marinaio. » commentò ella, ammaliatrice, cogliendo al balzo l'informazione a mio riguardo offertale dalla mia compagna.
« Siete adulti e consenzienti… quindi qualsiasi cosa vorrete fare dopo che io me ne sarò andata sarà affare vostro. » levo ambo le mani la mercenaria, quasi a difendersi dalla vista del nostro dialogo « Ora, però, credo che sarebbe opportuno tentare di chiarire quanto è avvenuto l'altro giorno, onde evitare nuovi moti di insurrezione in nome di un padre che ha deciso da solo il suo destino… »

Se fino a quel momento, il confronto si era sviluppato in termini sufficientemente cordiali, per non dire amichevoli, quasi fossimo un gruppo di vecchi amici riunitisi a quel tavolo dopo lungo tempo, l'accenno della donna guerriero al padre defunto della prostituta, stravolse completamente gli equilibri creatisi ed eliminò ogni genere di serenità.
Addirittura, facendo comparire un lungo stiletto da non so dove, forse addirittura da sotto il tavolo, lì affrancato prima del nostro arrivo, Saha tentò di rivoltarsi in contrato alla sua interlocutrice, allungandosi oltre il tavolo con velocità e agilità felina, mirando, in ciò, al suo collo. Ma Midda Bontor, Figlia di Marr'Mahew e ormai Campionessa di Kriarya, non era sopravvissuta a una vita intera di scontri e battaglie in grazia al suo bel volto: con un movimento apparentemente annoiato, e pur perfettamente ponderato, del suo braccio destro, ella deviò l'offensiva della propria antagonista, nel mentre in cui con la mancina tornò a sollevare la propria spada bastarda quanto sufficiente per appoggiarla, con delicatezza, contro il collo della medesima.
E in tal rapido tafferuglio, non uno solo fra tutti gli avventori della locanda batté un ciglio, nel ricordarci, con tanta indifferenza, come quella sarebbe sempre dovuta essere riconosciuta quale la città del peccato, ove una morte in più o una morte in meno, anche a seguito della battaglia unificatrice di due giorni prima, non avrebbe rappresentato per alcuno motivo di scandalo.

« Bel tentativo. E ottima esecuzione. » si complimentò Midda, rivolgendosi a Saha ancora mantenuta sotto il controllo della propria spada « Ma, non avertene a male, io non ho alcun interesse nei riguardi delle tue conturbanti forme, né, in generale, verso quelle di qualunque donna. Ragione per la quale non puoi sperare di cogliermi impreparata così come potresti essere abituata a fare con un interlocutore maschile… »
« Maledetta cagna! » ringhiò Saha, perdendo nella propria ira crescente ogni fascino prima dimostrato e ritornando, anche ai miei occhi, la donna che due pomeriggi prima era desiderosa di condannarci a morte, facendo rivoltare contro di noi l'intera Kriarya « Cagna maledetta! Maledetta! Maledetta! »

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