11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
il Diario - l'Arte

News & Comunicazioni

E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 25 aprile 2012

1558


« D
opo sedicimila anni dalla partenza dei Tre Re, la guerra ebbe inizio. E scoppiò fra il regno della Tigre e il regno del Dragone, fra loro antitetici, fra loro privi di qualunque possibilità di comprensione, di intendimento, qual pur era verso il regno del Lupo. »
« Il regno del Lupo stette a guardare, paziente e ponderato nelle proprie scelte, conscio di come di due rivali, solo uno sarebbe sopravvissuto alla guerra. E conscio di come combattere un avversario, invece di due, avrebbe incrementato le proprie possibilità di vittoria. »
« Così il regno del Dragone, con il proprio rigore, soffocò il regno della Tigre, incapace, malgrado tutta la propria violenza, di prevalere sulla disciplina dei propri nemici. E il regno del Lupo seppe in tal modo quale sarebbe stato il proprio obiettivo. »

Un uomo di Hyn, con capelli neri, con occhi neri leggermente inclinati verso l'alto sulle loro estremità esterne, con pelle leggermente olivastra e con viso ornato da una sottile barba composta a delineare due baffi e un ipotetico pizzetto, si alzò dal tavolo al quale era rimasto seduto sino a quel momento con i propri compagni, lì bevendo sakè caldo, un alcolico derivato dalla fermentazione del riso, cereale fortemente coltivato in Hyn, e spiluccando alcune noci già sgusciate. E, alzatosi, egli si mosse in direzione del locandiere, al quale si avvicinò con passo tranquillo e pur fermo, deciso nella propria scelta, nella volontà così implicitamente presentata di interloquire con il proprio anfitrione.

« Chi è quella straniera? » domandò sottovoce, al fine di non disturbare il canto e di non attirare l'attenzione su di sé e sul proprio quesito « Lo sai, oste? »
« No. » replicò l'interrogato, scuotendo appena il capo « E' giunta offrendo poche parole e molto denaro, nel chiedere da mangiare. E il suo accento è straniero quanto il suo aspetto. »
« Molto denaro? » chiese l'uomo, aggrottando la fronte a quell'annuncio.
« Oh, sì. » annuì il locandiere « Ha diverse monete appese al proprio nastro. E, non lo escluso, persino della cartamoneta celata altrove, dal momento in cui ci ha pagato il prezzo senza battere ciglio, riconoscendoci persino una lauta mancia. »
« Una donna ricca, quindi. Forse una nobile. » ipotizzò il cliente, cercando di riflettere nel merito di tali informazioni « Ma ciò non avrebbe senso. Non nel confronto con i suoi abiti e la sua spada. Ella è un guerriero, non una banale aristocratica desiderosa d'avventura. »
« Forse è il khan giunto dai mari del sud due primavere or sono. » suggerì l'altro « Si dice che sia una donna di rara bellezza, posta al comando di una flotta quasi sconfinata. E si dice anche che abbia stretto immediatamente amicizia con il khagan, con l'imperatore Lupo, prima salvandolo da un attentato da parte di alcuni sudditi infedeli, e poi aiutandolo in molte proprie questioni di potere. » spiegò, nel mentre in cui, per non destare sospetti, versò altro sakè dentro un nuova tazzina e la offrì al proprio interlocutore « Ragioni, queste, per le quali le è stato prima riconosciuto il titolo di khan anche all'interno dell'Impero, e poi, addirittura, la maggiore fra tutte le piastre d'oro del comando, quella del Lupo, che paragona il suo potere a quello dello stesso imperatore in tutto Hyn. »

Un'ipotesi tutt'altro che banale, quella così scandita dal locandiere, che impose al suo interlocutore un lungo momento di silenzio, per valutare quanto tutto quello avrebbe potuto corrispondere a realtà e quanto, banalmente, alla fantasia di un uomo che probabilmente non era più uscito dalle mura della propria locanda sin dal momento in cui essa era stata eretta, e che per tal ragione ben poco avrebbe potuto conoscere nel merito degli eventi nella lontana capitale.

« Il regno del Dragone, ancora immerso nel sangue del regno della Tigre, non credette all'offensiva del regno del Lupo qual a una minaccia seria: ottomila anni gli erano stati necessari per imporre la propria supremazia, e la supremazia della propria filosofia di vita, contro il proprio primo avversario. »
« E il regno del Lupo, ai suoi occhi, non avrebbe mai potuto essere posto alla pari con il regno della Tigre, cosicché, in meno della metà del tempo già necessario per abbattere questo, il regno del Dragone sarebbe riuscito a riunire tutta Hyn sotto un'unica bandiera. »
« Illusione, tuttavia, fu quella del regno del Dragone, nel considerare il regno del Lupo qual avversario inferiore. Perché, seppur fondante la propria forza sulla violenza e l'istintività, il regno del Lupo non si sarebbe mai frazionato come, nell'anarchia più totale, aveva compiuto il regno della Tigre. »
« Così, dopo meno della metà di ottomila anni, non fu il regno del Lupo a soccombere, quanto il regno del Dragone, sconfitto in conseguenza alla propria superbia e alla propria arroganza. »

Dopo una lunga riflessione, ovviamente intervallata frequentemente da nuovi e sempre discreti sguardi rivolti alla straniera, l'uomo di Hyn avvicinatosi al locandiere ritrovò voce, esprimendo le proprie conclusioni con sufficiente fermezza.

« Seppur straniera, questa donna non può essere il khan di cui tu parli. » asserì, sempre con tono moderato al fine di mantenere, quel dialogo, qual riservato « Perché se così fosse, se ella avesse al proprio comando un esercito di fedeli guerrieri, non viaggerebbe sola. » argomentò, non privo di ragione in tale percorso logico « Senza contare come costei non sia donna di rara bellezza. Osserva il suo viso, deturpato da quelle macchioline ancor prima che da quella cicatrice. E osserva i suoi seni, sproporzionati e volgari quali quelli di un idolo primitivo. E osserva le sue braccia, che ogni femminilità sembrano decise a rinnegare. »
« Forse a occidente, da dove ella viene, tutto ciò ha da considerarsi qual beltà. » volle insistere il locandiere, sebbene nelle parole del proprio cliente non fosse in grado di individuare alcuna possibilità di critica.
« E forse a occidente, da dove ella viene, tutte le donne immergono il proprio braccio destro in incandescente metallo fuso, per lasciar risaltare la femminilità del proprio tocco in tal modo. » suggerì il primo, cercando di restare serio ma, subito dopo, non riuscendo a trattenere una risata soffocata, all'idea di una donna al potere « Ti prego… non essere ridicolo. Un panda possiede maggiore beltà e grazia di quella straniera. Ed ella non potrà mai essere un khan, quanto, piuttosto, una curiosa attrazione o, più probabilmente, uno scherzo della natura »

E se, nell'arroganza delle proprie posizioni, e della propria chiusura intellettuale così apertamente proclamata, facile sarebbe stato considerare quell'uomo qual discendenza del perduto regno del Dragone, per così come in quel stesso mentre ricordato dalle cantore e dall'azione ammaliante dei loro yueqin; ancor più facile sarebbe stato giungere a simile consapevolezza nel confronto con il nome stesso di quella provincia, Hu-Dotah-Hi. Letteralmente "figli del drago meridionale".
In quella locanda, come più in generale in quella regione di Hyn, erano infatti coloro ai quali il rispetto nel confronto l'imperatore era stato imposto con la forza, e che, per tal ragione, non una lacrima avrebbero potuto versare nel caso di una sua prematura scomparsa. E i quali se in quel particolare momento, così come in altre occasioni, si stavano volontariamente offrendo all'ingiuria rappresentata da quel canto; in tale sacrificio avrebbe dovuto essere riconosciuto il loro desiderio di apprendere dagli errori passati, e di non ripeterli in quel futuro, speranzosamente non lontano, nel quale sarebbe stato loro nuovamente concesso il potere non solo sulle proprie terre, ma sull'intero continente.

« Da mille anni, e a distanza di ventinovemila anni dall'epoca dei Tre Re, il khan dei khan del regno del Lupo, il khagan, è asceso così al potere sull'intera Hyn, trasformando, il suo regno in un Impero e se stesso in un imperatore. L'imperatore Lupo. »
« E all'imperatore Lupo si deve la pace ora presente in Hyn, così come dall'epoca dei Tre Re mai era stata offerta a tutti noi, sui figli. »

Nessun commento: