11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

domenica 29 aprile 2012

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N
on trovando parole utili a commentare la vigorosa affermazione d'intenti da parte dello sconfitto, la vincitrice restò semplicemente in silenzio, sorridendo quasi con dolcezza e invitando la controparte, con un gesto di ambo le mani, a non esagerare, a non prendere eccessivamente sul serio quanto accaduto e, soprattutto, a non volersi colpevolizzare tanto quanto pur aveva appena compiuto. In tal modo rassicurato, l'uomo accettò quietamente, seppur ancor mestamente, di ritirarsi, sollevandosi e allontanandosi così come era sopraggiunto, cercando di rendere propria maggiore discrezione possibile.
Allontanatosi l'ebbro, forse nemmeno più tale, il suo posto venne allora rilevato dal suo compagno, l'arrogante, il quale, sebbene non invitato in alcun modo dalla straniera, a lei si avvicinò con passi leggeri, quasi felpati, cogliendo l'occasione di riservarsi un dialogo diretto con la donna qual felice conseguenza del grossolano errore compiuto dal proprio compare.

« Nobile straniera, a te la mia gratitudine per il perdono che hai voluto riconoscere al mio amico. » riprese voce, restando in piedi innanzi a lei e rispettando la propria interlocutrice, quanto meno, nel non accomodarsi ove non esplicitamente invitato in tal senso « Il mio nome è Yu-Lohn e, se questo ti può essere di conforto, sono pronto a porre anche la mia vita a garanzia del suo impegno, nei termini da lui stesso dichiarati. »
« Non la sua vita, né tantomeno la tua, sono di mio interesse. » scosse il capo ella, sollevando solo allora lo sguardo verso di lui, sino ad allora mantenuto, imperterrito, verso la propria tazza non ancora completamente svuotata « E se fosse mio desiderio prenderle, te lo assicuro, non mi porrei esitazione nel farlo, con o senza il vostro coguaro.. »
« … consenso?! » ipotizzò Yu-Lohn, divertito dall'errore di lei come da ogni altro precedente.
« Sì. Quello. » sbuffò la donna, evidentemente infastidita dalla propria ancor non perfetta confidenza con la lingua « Sulla Kasta Hamina, per lo meno, la colpa non era mia… » borbottò in una lingua che l'uomo non riuscì a comprendere e che, in effetti, avrebbe dovuto essere riconosciuta qual quella per lei natia.
« Non credo di aver colto il significato di quanto hai appena detto, mia onorevole interlocutrice. » osservò l'altro, aggrottando la fronte a palesare la propria incomprensione.
« Non è importante, Yu-Lohn. » decretò ella, con un lieve sorriso « Stavo solo ripensando a una situazione simile a questa, che ho vissuto qualche tempo fa… »
« In Hyn…?! »
« Non esattamente. Ma non è importante, davvero. » minimizzò, tutt'altro che desiderosa di tentare di condividere con il mondo una serie di informazioni, quali l'origine e il funzionamento del suo nuovo braccio robotico, che mai, alcuno, avrebbe potuto realmente apprezzare, considerandola semplicemente una pazza « Piuttosto. Se desideri qualcosa da me, siediti, parlamene e cerchiamo di stabilire un giusto prezzo, ove la questione possa stuzzicare la mia fantasia. Altrimenti ti inviterei a lasciarmi terminare il mio pasto in una serena e mai disprezzabile solitudine… »
« Sei una… »
« No. Non svolgo quel tipo di professione, in qualunque accezione della vostra lingua potrai volerla esprimere. » intervenne ella, aticipandolo « E la mia spada non è un semplice ornamento decorativo. »
« Allora… sei un ronin! » esclamò l'uomo, sgranando gli occhi sinceramente sorpreso da quell'affermazione che, a ben vedere, avrebbe dovuto essere considerata quasi banale, nel considerare l'evidenza offerta da quanto di lei visibile, così come ella aveva voluto ricordare con le proprie ultime parole.
« Dalle mie parti si dice "mercenaria"… e, per inteso, non ho mai avuto un padrone stabile sopra di me, a dirmi cosa avrei dovuto o non dovuto fare per compiacerlo. » spiegò ella, sollevando e abbassando le spalle, con noncuranza « Credevo ti fossi avvicinato a me perché desideroso di offrirmi un incarico. Una strega da uccidere, una reliquia da recuperare, un rivale da derubare… tu proponi. Io decido se l'affare mi interessa. Altrimenti… addio. »

E, così dicendo, la straniera, donna guerriero e mercenaria, per quanto da lei stessa dichiarato, chinò il capo verso la propria tazza, con il sincero intento di terminare quanto prima un pasto protrattosi anche eccessivamente. Un distacco visivo, il suo, che si impose al pari di un distacco fisico, quasi ella avesse improvvisamente cambiato stanza, ragione per la quale Yu-Lohn temette di averle recato ragione di offesa, per la quale cercare subito occasione di scuse.
Ma prima che egli potesse tentare di prendere voce, ella intervene, stroncando ogni sua richiesta di perdono sul nascere…

« Non iniziare a invocare il mio perdono, perché non mi sono offesa e non vi è ragione per la quale tu abbia da tentare di impietosirmi con qualche scusa. » sancì, ferma nelle proprie posizioni così come nel tono di voce allora assunto « Come ho già detto al tuo amico, dalle mie parti non andiamo tanto per il sottile, e qualcuno si può ritrovare sgozzato anche per puro caso, se non per uno sguardo non apprezzato. E non sono per nulla abituata a questo vostro formalismo incentrato sull'onore. »

Espressione, quest'ultima, probabilmente indelicata, da parte della straniera, ove, in tal modo, ella non si limitò a ribadire la propria estraneità da quella realtà quotidiana, ma, peggio, si avvicinò tremendamente all'eventualità di insultarla, per quanto nulla lì le avesse ancora offerto ragione di torno, né in maniera diretta, né, tantomeno, con qualche formalismo o rituale.

« Ti prego di non voler offrire scherno nei riguardi dei nostri costumi. » richiese l'uomo, dimostrandosi indispettito da quelle sue parole « Il senso dell'onore, qui in Hyn, è ciò che ha sempre distinto la civiltà dalle barbarie, coloro degni di comandare su ogni cosa da coloro indegni persino di vivere e pur, con tolleranza, sopportati nella propria nauseante inferiorità. »
« Io avrò parlato senza particolare diplomazia, vecchio mio. » ridacchiò la donna, sollevando entrambe le sopraciglia « Ma tu carichi a testa bassa senza guardare niente e nessuno innanzi a te, peggio di un toro. »

In effetti, quanto appena asserito dall'uomo presentatosi come Yu-Lohn, difficilmente avrebbe potuto considerarsi qual privo d'offesa non tanto per la sua interlocutrice, quanto per chiunque, suo pari, non nativo di quel continente e, più in generale, estraneo alla loro concezione della vita e di quanto, effettivamente, avrebbe reso questa degna d'esser vissuta. Difendendo le proprie ragioni, aveva infatti così additato la mercenaria di appartenere a una società barbara e palesemente inferiore a quella di Hyn, osservazione potenzialmente corretta, ragione per la quale meritevoli tutti di morte, in un genocidio di dimensioni così sproporzionate che alcun folle avrebbe mai potuto realmente pensare di tramutare in realtà.
A differenza di quanto appena compiuto dalla straniera, però, in un'implicita ammissione di colpa per la propria sentenza precedente, l'uomo non parve volersi riservare la benché minima ragione in intendimento in direzione delle parole della controparte, tale da presupporre, incredibile a dirsi, il riconoscimento della propria intrinseca, e forse irrinunciabile arroganza. Riconoscimento che, a posteriori, non soggiunse, ma che, malgrado la propria assenza, non impedì all'uomo di poter riprendere voce verso la sua ospite…

« Forse è meglio, per noi, tentare di ricominciare dal principio. » osservò, a voler dimostrare il desiderio di obliare quegli ultimi, spiacevoli, sviluppi « Il mio nome è Yu-Lohn, nobile guerriera. E… il tuo? »
« Mi puoi chiamare Guerra. » si presentò ella, inchinandosi lievemente in avanti, malgrado seduta, a riconoscere il saluto verso il proprio interlocutore, e palesando in tal modo il significato di quel particolare ideogramma fra i suoi capelli « Dopotutto, questo è il mio mestiere. »

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