Per quanto la situazione che stavano vivendo li avesse, loro malgrado, catapultati in una realtà così aliena, e intrisa di violenza, da costringerli a confrontarsi con quanto attorno a loro con uno sguardo diverso, e con uno sguardo necessariamente più adulto e rigoroso, Korl Jenn’gs e Lora Gron’d, prima delle proprie morti, avrebbero avuto a dover essere considerati ancora due giovani, due ragazzi come tanti del quarto pianeta del sistema binario di Fodrair. Due giovani, due ragazzi, il cui primo interesse, nella propria quotidianità di un tempo, non avrebbe avuto a dover essere frainteso molto altro che il divertimento, nella volontà e nella necessità di, attraverso un po’ di incoscienza, avere a trovare il proprio posto nel mondo e in un mondo ancora tutto da esplorare, ancora tutto da conoscere, ancora tutto da capire. E per quanto, in effetti, di quel mondo e di quella vita che avrebbero avuto ancora tutta da vivere, non fosse ora loro rimasto nulla; essi erano e continuavano a essere, in fondo, gli stessi due giovani, gli stessi due ragazzi di un tempo... quegli stessi ragazzi che, del resto, sarebbero probabilmente rimasti tali per sempre, in quell’indifferenza a confronto con lo scorrere del tempo concessa loro dalla morte e da qualunque cosa avesse a dover essere intesa quella loro nuova occasione di vita.
Nulla di ciò che essi avevano compiuto in passato avrebbe avuto a dover essere cancellato. Nulla di ciò che essi avevano vissuto in passato avrebbe avuto a dover essere dimenticato. E nulla di ciò che essi erano divenuti in grazia a tutto ciò avrebbe avuto a dover essere negato. Tanto nel bene, quanto nel male. E così come, pur, nell’imbarazzo. Un imbarazzo qual quello che ebbe a cogliere allora Korl a confronto con quelle parole, e quelle parole utili a confermare quanto la propria amica avesse a conoscere perfettamente una particolare realtà che, in effetti, egli sperava non le sarebbe mai stata rivelata...
« Ah... » raggelò, improvvisamente indifferente al resto del mondo loro circostante, quasi quella battaglia, e il suo possibile epilogo, non avesse più a doversi intendere particolarmente importante... non, quanto, per lo meno, il discorso così evocato dalla propria interlocutrice « Quindi... lo sai...? » esitò, temporeggiando e pur sperando che nulla di tutto quello fosse vero, frutto, all’occorrenza, di un qualche fraintendimento, e un fraintendimento da parte sua nel merito di quanto da lei ipoteticamente saputo, benché, invero, non vi potessero essere troppe possibili interpretazioni a tal riguardo.
« Se intendiamo riferirci al fatto che hai raccontato a tutti i tuoi compagni di squadra che, complice un paio di calici di spumante di troppo, ci saremmo ritrovati a letto insieme, là dove avremmo quindi dato corpo a ogni qual genere di perversione sessuale per le successive quattordici ore... sì... lo so. » inarcò un sopracciglio ella, osservandolo con aria volutamente critica nei suoi riguardi, sebbene nel suo tono non vi fosse alcuna possibilità di fraintendimento accusatorio.
« Sì. Lo sai... » confermò egli, storcendo appena le labbra verso il basso, avvampando di vergogna nel merito di ciò, e di quanto, ovviamente, non avrebbe avuto a doversi minimamente intendere corrispondere a verità, là dove, in effetti, l’ultimo capodanno neppure si erano incontrati lui e Lora « ... e comunque erano dodici. »
« Dodici...? » ripeté ella, senza comprendere, almeno nell’immediato.
« Le ore. Dodici ore a letto insieme. » precisò Korl, quasi quella minimale differenza avesse a influenzare in qualsivoglia maniera la gravità di quella fola, di quella baggianata da lui raccontata animato da pura e semplice guasconeria, nel non desiderare sfigurare a confronto con i propri amici nel merito dei propri festeggiamenti per l’inizio di un nuovo ciclo « Io... » esitò ancora, non avendo neppure idea di cosa poter allora dichiarare per scusarsi « Come lo hai scoperto...?! No... anzi. Meglio non saperlo... » domandò e subito rinnegò, temendo di scoprire quanta gente avesse avuto allor a sapere della realtà dei fatti e a ridergli alle spalle per la ridicola stupidità di una tale bugia.
« Credo che la parola giusta, da parte tua, potrebbe essere “scusa”. » suggerì quindi Lora, ridacchiando appena a confronto con tutto ciò.
« ... scusami, Lora. » si affrettò quindi a dichiarare, nel rendersi conto di quanto, in effetti, avesse sinora mancato di esprimersi a tal riguardo « E’ che... »
« ... sei un idiota?! » le suggerì ancora ella, ammiccando verso di lui.
« ... sono un idiota. » annuì egli, con un quieto sospiro « Accidenti se sono un idiota! » si portò le mani fra i capelli, improvvisamente desiderando non essere mai ritornato indietro dalla morte, là dove, in effetti, l’eterno riposo avrebbe avuto a doversi intendere un’alternativa interessante all’imbarazzo di quel momento.
« Non ti preoccupare. » sorrise quindi la feriniana, con quieta condiscendenza in suo favore « Per inciso, sono l’unica a sapere quanto tu sia un idiota. Oltre che un bugiardo. » soggiunse, ora con intento palesemente complice verso di lui.
E se pur chiaro sarebbe stato comprendere quanto ella stesse lì dicendo, egli non poté ovviare a restare disorientato a confronto con tutto ciò, incerto nel merito di come avere a dover interpretare quelle ultime parole.
Un disorientamento così palese, per come espresso dal suo volto, a confronto con il quale, quindi, ella non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere, a propria volta estemporaneamente dimentica del mondo a loro circostante, proiettata, in grazia a quel discorso, al loro passato, e a un passato a vissuto a una distanza così smisurata dalla loro attuale posizione da rendere sostanzialmente impossibile qualunque eventuale speranza di ritorno a casa... per quanto, a tal riguardo, nessuno dei due aveva avuto ancor occasione di maturare la benché minima consapevolezza.
« Ti ho retto il gioco. » esplicitò quindi ella, affinché non vi potessero essere più dubbi di sorta « Non che tu lo meritassi o che io te lo dovessi... ma ti ho retto il gioco. »
« Come...? Perché...?! » domandò egli, se possibile ancor più confuso di quanto non avrebbe potuto dirsi pocanzi.
« Perché in fondo mi faceva anche comodo che si pensasse potesse esservi una qualche relazione di sorta fra noi... » puntualizzò Lora, stringendosi fra le spalle, a minimizzare il valore della cosa « Probabilmente tu non ci hai fatto caso, ma nel nostro ambiente di lavoro, e in Thermora più in generale, la popolazione è principalmente umana. Ragion per cui, purtroppo, non manca qualche testa calda che si lascia dominare da pensieri un po’ troppo fanatici a discapito di... chiunque non sia umano. »
« Razzismo...?! »
« Anche... ma più generalmente pregiudizio. » specificò ella, a non voler rendere la questione più antipatica di quanto pur non avesse a essere « Motivo per il quale, verso un paio di soggetti in particolare, è stato persino gratificante poter spacciare l’esistenza di una torbida e appassionata relazione segreta fra noi... a dimostrare quanto, in fondo, abbia anche io le mie attrattive, malgrado sia una feriniana. »
Korl non avrebbe potuto dirsi certo che un simile discorso avrebbe potuto far piacere tanto ai rappresentanti dell’Orgoglio Ferino, la più importante organizzazione per i diritti civili dei feriniani di tutto il sistema di Fodrair, né tantomeno, a una qualunque femminista di sorta, nel sottintendere che l’unico modo per poter dimostrare il proprio valore, per una femmina feriniana, sarebbe stato quello di finire a letto con un maschio umano. Ciò non di meno, l’ultima cosa che avrebbe voluto spingersi a fare sarebbe stato impegnarsi in una qualche argomentazione sociopolitica con la propria interlocutrice a tal riguardo... soprattutto alla luce della di lei perfetta consapevolezza di quanto egli stesso non avesse avuto a comportarsi in maniera particolarmente riguardevole né per la sua natura di donna, né per la sua natura di feriniana, elemento forse più importante fra tutti nelle storie che si era inventato con gli amici, a cercare occasione di vanto con loro. E così decise che, se era andata bene a lei, non sarebbe stato certamente lui a impegnarsi a tentare di argomentare in direzione contraria... e in una direzione che, in fondo, sarebbe stata decisamente autolesionistica da parte sua.
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