« E quindi... se non vogliamo dover convivere per l’eternità con un senso di colpa peggiore di quello che ci può già appartenere ora, dobbiamo fare qualcosa per tentare di salvarne il più possibile. » sancì l’altro, dando voce a quanto, entrambi, stavano già pensando in quel momento.
« Non siamo due medici... » escluse tuttavia Lora, in un dubbio più che legittimo a confronto con quella dichiarazione d’intenti « ... rischiamo di ucciderli comunque. »
« Non dobbiamo effettuare un trapianto di cuore. » negò tuttavia il primo, a sostegno della propria posizione e di quel rifiuto di sostanziale indolenza a confronto con la necessità di agire, e di agire per il bene comune per così come già, spiacevolmente, non avevano compiuto sino ad allora « Dobbiamo prestare del primo soccorso e per quello siamo stati entrambi più che formati dalla Loor’Nos-Kahn. » puntualizzò, annuendo appena « E se davvero la Loor’Nos-Kahn ha a doversi intendere quell’orrore descrittoci da Midda, facciamo in modo di trarre qualcosa di buono da tutto il male che possono aver compiuto e del quale, inconsapevolmente, possiamo esserci resi complici. »
Ad animare il cuore e la mente di Korl Jenn’gs non avrebbe avuto a dover essere frainteso nulla di quella presunzione e di quell’arroganza che pur avrebbero potuto essere propri di chi, provenendo da una realtà più progredita di quella, avrebbe potuto pretendere di avere a imporre la propria visione della vita al di sopra del mondo. Egli non desiderava né giudicare, né tantomeno condannare i mezzi in possesso dei loro compaesani, né, ancora, avrebbe potuto avere a piacere a sminuire la loro conoscenza nel campo medico, tale da spingerli a ricorrere a determinate scelte allorché ad altre: la sola cosa che gli interessava, in quel frangente, sarebbe stata quella di salvare quante più vite possibili, se non per una qualche, possibile, ammenda per la propria voluta ignavia delle ultime ore, quantomeno allo scopo di ovviare ad aggravare il senso di colpa che già avvertiva gravare sul proprio cuore, per così come, del resto, aveva francamente dichiarato.
E, in tal direzione, ebbe quindi a muovere anche i propri passi, avanzando convinto verso l’alcalde...
« Possiamo aiutare. » dichiarò quindi, in direzione di Balgi.
E per quanto alcun intento interrogativo avrebbe avuto a poter essere frainteso animare il tono del giovane, l’uomo da lui interpellato ebbe inizialmente a rifiutare la questione, limitandosi a scuotere il capo con aria rassegnata: « Non ora, figliuoli. Non ora. »
Difficile sarebbe stato poter comprendere se, alla base di quel rifiuto, avesse a doversi considerare un semplice giudizio generale nel merito della tragica gravità della situazione, o, piuttosto, un egualmente semplice ed egualmente generale giudizio nel merito della loro improbabile possibilità di concedere aiuto in quel momento di specifico. Certamente, ad animare quelle parole, non parve esservi alcuna velata critica nel merito della loro recente assenza, e di quell’assenza che, al contrario del senso di colpa gravante sui loro cuori, forse non era neppur stata realmente colta da alcuno dei loro compaesani, o, anche laddove effettivamente colta, non era stata altresì e comunque associata ad alcuna colpa.
Quanto, tuttavia, per Korl avrebbe avuto a dover valere, in quel frangente, sarebbe stata la più ferma volontà di avere ad agire, e ad agire a dispetto di qualunque rifiuto, e di qualunque rifiuto motivato da qualunque possibile ragione. Ragione per cui, allora, egli non mancò di insistere...
« Perdonami, Balgi. Ma la mia non è una domanda. » sottolineò Korl, scuotendo appena il capo « Noi possiamo aiutare. »
« Siete improvvisamente divenuti dei cerusici, ora...?! » replicò l’alcalde, non celando una certa irritazione per quell’insistenza, un fastidio nel confronto con quanto non avrebbe avuto a poter essere inteso in altro modo se non qual il capriccio di un bambino.
« Non siamo dei cerusici. Né conosciamo i segreti della loro professione. » puntualizzò l’altro, ancora fermo nel proprio intento « Ciò non di meno, sappiamo alcune cose. Cose che potrebbero aiutare a salvare delle vite, se soltanto ci permetterete di agire... e di agire senza contestazioni. »
Balgi non era un filosofo, non era un pensatore e, in effetti, non era neppure uno studioso: certo, aveva ricevuto quel minimo di istruzione utile a saper leggere e scrivere, nonché a far di conto, e questo lo rendeva, in termini sufficientemente inequivocabili, qual una delle persone più colte di tutta Korrynia; ma, al di là di ciò, egli era e restava una persona squisitamente pratica. Pratica quanto necessario, allora, per compiere efficacemente il proprio mestiere, fosse questo di alcalde o di macellaio. E pratica quanto necessario, altrettanto, per cogliere evidenza di quanto, sino a quel momento, né Korl né Lora si fossero dimostrati esattamente due talenti straordinari in quanto era stato loro proposto di fare... con buona pace del fatto che, in effetti, non era stato loro proposto di fare niente di speciale.
In tutto questo, quindi, Balgi non avrebbe potuto ovviare a riservarsi legittimi dubbi nel merito di quanto allora Korl Jenn’gs stava insistentemente pretendendo di avere occasione di compiere, nel mettersi a giuocare con delle vite umane, e delle vite che, già, si stavano inesorabilmente spegnendo.
Tuttavia...
« D’accordo. » annuì dopo un lieve sospiro « Dimmi cosa vi serve. »
... Balgi non aveva lì molte alternative. E se vi fosse stata anche una sola, disperata possibilità che quei due potessero fare qualcosa per impedire anche un’unica morte in più dell’inevitabile... beh... non avrebbe avuto certamente a sollevare veti di sorta.
« Ci serve un ambiente pulito e dei tavoli sui quali operare. » dichiarò quindi Lora, subentrando nella scena e nel discorso, e prendendo parola in risposta a quella richiesta « Ci serve dell’acqua bollente... tanta acqua bollente. E almeno una lampada a olio. Degli aghi, i più sottili che avete, e del filo... meglio se filo di seta. E ci servono delle stoffe quanto più possibili pulite... »
« E ci serve del sapone. » soggiunse Korl, confermando implicitamente tutto quanto elencato da Lora.
« Acqua... sapone...?! » esitò Balgi, cercando di trovare un senso a quelle richieste e, per alcune, avendo anche a intuire a cosa potessero servire, mentre per altre non riuscendo a riservarsi la benché minima possibilità di comprensione.
« Sarebbe troppo lungo e complicato, ora come ora, avere a disquisire nel merito dell’esistenza di germi, batteri e virus. » scosse il capo la feriniana, escludendo la possibilità di offrire qualunque spiegazione di sorta, almeno nell’immediato « Temo proprio che dovrai fidarti. »
« Ogni istante che passa è un istante perso... » soggiunse e insistette l’altro, scuotendo il capo nell’evidenziare la futilità di quella discussione nel confronto con la possibilità di una nuova vita destinata a spegnersi.
Balgi aveva accettato di agire. E di agire senza contestazioni.
E così fu, subito prendendo in mano la situazione e ordinando e coordinando quanto necessario per rispondere alle richieste dei due interlocutori. E se non in pochi avrebbero probabilmente avuto a voler esprimere dubbi e perplessità nel merito di quanto l’alcalde sembrava intenzionato a fare, nel cedere veramente il controllo della situazione a quei due; nessuno fra loro avrebbe mai avuto desiderio di entrare in diretta polemica con l’alcalde stesso: non allora, né mai.
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