Così ebbe inizio quel nuovo capitolo della vita, o, per essere precisi, della non morte, di Korl Jenn’gs e di Lora Gron’d. E un nuovo capitolo che, al di là dell’apparente, e quasi sconvolgente, semplicità del proprio esordio, e del proprio esordio in quel di Korrynia, ebbe a pretendere da loro maggiore impegno di quanto non avrebbero mai potuto ipotizzare poter essere proprio. E poter essere proprio a confronto con il loro attuale stato d’essere. E poter essere proprio in un mondo tanto primitivo.
Se, infatti, per due ritornati, creature immortali, immarcescibili, estranee a qualunque possibilità di stanchezza, indifferenti a ogni stimolo di sete, di fame o di sonno, quel mondo avrebbe potuto rappresentare un’occasione di perpetua vacanza, non avendo più a doveri affannare, come nelle proprie precedenti esistenze, alla ricerca di che vivere; ben presto entrambi ebbero a rendersi conto di non poter neppure ovviare a qualunque genere di attività e, soprattutto, di attività sociale, in quella che, altrimenti, avrebbe affiancato alla propria morte fisica anche la propria morte mentale. Dopotutto, di giorni di immota attesa ne avevano trascorsi parecchi sino a quel momento, tanto quando, al seguito di Nissa Bontor, avevano dovuto attendere pazientemente l’ordine d’attacco contro Lysiath, così come quando, dopo la tregua, avevano dovuto attendere altrettanto pazientemente una qualsivoglia risoluzione nel merito della loro situazione. E, francamente, in tutto ciò, entrambi avevano avuto ben occasione di esplorare la noia derivante dall’ozio, e da quell’ozio che, nella loro vita passata, avrebbe avuto a poter essere considerato persino affascinante, quasi auspicabile, e che, al contrario, nella loro non morte attuale, avrebbe avuto a dover essere inteso qual il peggiore di tutti i nemici: perché se pur, nella frenesia della propria mortale esistenza, chiunque non avrebbe potuto mancare di ambire all’apparente lusso di sprecare qualche pur prezioso istante nella quiete di un inoperoso riposo; per coloro i quali altresì divenuti ormai estranei all’idea di una mortale esistenza, la prospettiva dell’assenza di un qualsivoglia scopo alla base del proprio essere avrebbe avuto a dover essere riconosciuto nulla di meno di un orrore smisurato, nell’annichilimento che ciò avrebbe rappresentato per la loro stessa individualità, per il loro spirito… o qualsiasi altra cosa a esso corrispondente avesse ormai ad animarli.
Spinti, quindi, dalla volontà di offrire un qualche significato alle proprie esistenze, e di offrirlo in quell’integrazione da loro auspicata nell’accettare di spingersi sino a Korrynia, Korl e Lora, sin dal mattino seguente al proprio arrivo in città, ebbero a porsi alla ricerca di un’occasione utile per poter contribuire in positivo a quella piccola società, animati da un’innocente arroganza di pensiero volta a credere di poter, sicuramente, essere in grado di compiere qualunque cosa sarebbe stata loro richiesta in un mondo tanto primitivo. Una superbia priva di colpa, la loro, della quale dovettero tuttavia maturare consapevolezza di lì a breve… nel momento stesso in cui ebbero a scoprire quanto incapaci, altresì, essi avrebbero avuto a doversi intendere a confronto anche con le attività più banali.
Provenendo da un mondo tecnologicamente avanzato, Korl e Lora scoprirono presto di non avere la benché minima consapevolezza nel merito di quanto la vita quotidiana, in quel di Korrynia, e di quel pianeta più in generale, avesse a poter significare. Non sapevano coltivare la terra; non avevano la benché minima idea di cosa potesse significare allevare il bestiame; non avrebbero mai saputo da che parte poter iniziare per forgiare zoccoli e, tantomeno, applicali; ignoravano le più basilari nozioni in termini di falegnameria o di carpenteria; senza parlare, tantomeno, di macellazione di bestiame o quant’altro. Insomma: erano due adulti, e in quel mondo maturi a sufficienza per poter essere potenzialmente già padre e madre di famiglia, che pur avrebbero avuto a doversi riconoscere più inabili al lavoro rispetto a due bambini. E non per modo di dire, quanto e piuttosto per mera evidenza dei fatti, laddove, come ben presto scoprirono, l’infanzia in quelle terre avrebbe avuto a dover essere riconosciuta decisamente meno spensierata di quanto non avrebbero mai potuto fraintendere. Non che, per carità, ai bambini fosse imposta qualche disumana condizione di lavoro, nel riconoscerne comunque la giovane età e il diritto al giuoco: ciò non di meno, superati i dieci anni, e sovente anche prima, tutti avrebbero avuto a dover essere riconosciuti già impegnati in qualche attività socialmente utile, in un impegno propedeutico alla propria occupazione futura, in quel percorso di apprendistato che, a tempo debito, avrebbe loro permesso di affiancare, prima, e sostituire, poi, gli adulti nelle proprie attività.
Insomma: Korl e Lora, dall’alto della loro supposta maturità, avrebbero avuto a rischiare di gravare inutilmente su quella società se soltanto non si fossero rivestiti di umiltà e non avessero accettato di partire da meno che da zero. Ma così fecero. E dopo aver offerto spiacevole riprova della propria incapacità a qualunque professione nel vero senso del termine, ebbero a essere affiancati, l’uno a Jons, lo stalliere, e l’altra a Bekka, la contadina, per lo svolgimento di compiti così elementari che, obiettivamente, sarebbe stato impossibile fallire…
… e che pur fallirono!
Motivo per il quale, al termine del primo giorno, innumerevoli ebbero a dover essere le scuse di entrambi per i pasticci compiuti.
« Bontà divina… » sospirò Lora, rientrando a casa e lì trovando Korl, intento a cercare di recuperare il proprio naturale odore, lavandosi con abbondante acqua e sapone per allontanare da sé gli effluvi dello sterco spalato per tutta la giornata « … stavo per lamentarmi per la mia giornata, ma le conseguenze olfattive della tua appaiono decisamente esplicite dell’andamento della stessa! »
E Korl, dal canto suo, non poté mancare di confermare quanto, in effetti, non soltanto l’odore, ma anche la sostanza della giornata avesse avuto a poter essere descritta adeguatamente dal medesimo oggetto delle proprie attenzioni nelle ultime ore.
« Forse sto per fare una domanda degna della più stupida delle oche… ma… » premesse ella, roteando lo sguardo verso l’alto, prima di ritornare a osservare il proprio amico e confidente « … a Thermora questo genere di lavori non esistono, vero…? Cioè… c’è qualche tecnologica che permette di ottenere lo stesso risultato in modi diversi, no…?! Perché credevo di aver svolto ogni qual genere di umile impiego nella mia vita, e non pensavo che mi sarei mai potuta ritrovare piegata tutto il giorno a estrarre carote da terra. » ammise, aggrottando la fronte « Non che sia fisicamente stanca, ovviamente. Noi non ci possiamo stancare… ma… » esitò, lasciando la frase volutamente in sospeso.
« Ci stavo pensando anche io… » commentò per tutta risposta Korl, nel mentre in cui stava osservando le proprie unghie e valutando l’idea di amputarsi le dita e aspettare che avessero a ricrescere, come alternativa all’idea di rischiare di conservare quelle tracce si sporco lì infilate per il resto della propria immortale esistenza « … ma… temo proprio che questi lavori esistano anche da noi. E, semplicemente, siamo stati noi sempre troppo ignoranti e superficiali per considerarne l’esistenza. »
Quell’idea non avrebbe ovviamente potuto entusiasmare Lora, per quanto, in effetti, anch’ella non aveva potuto ovviare a prendere in esame quell’ipotesi, presupponendo quella risposta ancor prima di avere a formulare la domanda.
« Se ti dico che cosa ho combinato oggi, probabilmente avrai a canzonarmi per il resto della mia vita… » sospirò quindi ella, scuotendo appena il capo con aria psicologicamente provata, là dove, per quanto il loro corpo non avrebbe potuto avere a risentire della stanchezza di una giornata di lavoro, la loro mente avrebbe avuto a dover essere ancor riconosciuta qual quella di sempre, e, in ciò, rispondente allora a quegli stimoli esattamente come avrebbe potuto rispondere in passato.
Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
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domenica 25 ottobre 2020
3440
Avventura
065 - Seconde occasioni
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