« Non avrai certamente fatto peggio di me. » sospirò egli, per tutta replica, non desiderando tuttavia avere a parlare dei propri errori e, in effetti, non desiderando neppure avere a ricordarli, se non per evitare di avere nuovamente a commetterli in futuro.
Purtroppo per Korl, e per Lora, la loro curva di apprendimento ebbe a scoprirsi più complessa del previsto. Ragione per la quale agli errori del primo giorno, ineluttabilmente, ebbero ad accumularsene altri nei giorni seguenti, rendendo quella loro prima settimana decisamente più ardua del previsto.
Fortunatamente, per quanto improbabile ebbe ad apparire, almeno inizialmente, una qualunque loro possibilità di adattamento; superato lo scoglio psicologico della prima settimana di lavoro, finalmente iniziarono a dimostrarsi autonomi. Autonomi, certo, nelle proprie semplici e sempre banali attività di supporto, e ciò non di meno autonomi. E autonomi in termini tali per cui, finalmente, poterono iniziare ad avvertirsi meno incapaci di quanto non avevano temuto di essere in un primo momento nonché, finalmente produttivi.
Da tutto ciò, una virtuosa parabola di crescita, psicologica ebbe a contraddistinguere la loro integrazione all’interno del ristretto tessuto sociale di Korrynia. Giacché iniziando a essere, e ad avvertirsi, utili alla società, entrambi poterono finalmente iniziare a riservarsi un proprio, umile e piccolo posto all’interno della medesima, nella misura utile a permettere ai loro compaesani di concedersi la possibilità di conoscerli meglio, di entrare maggiormente e più proficuamente a confronto con loro rispetto a quanto non potesse essere stato proprio di quel primo, fugace giro di presentazioni nel quale l’alcalde era stato per loro guida e accompagnatore.
Fu così che un primo mese ebbe a trascorrere in maniera sufficientemente tranquilla. E fu così che, superate le inibizioni psicologiche dei primi giorni, Korl e Lora poterono constatare, non senza una certa soddisfazione, quanto, in fondo, anche quegli uomini e quelle donne fossero del tutto normali, con propri pregi e, ovviamente, con propri difetti, né più né meno per così come si sarebbero potuti attendere nel proprio mondo natale.
« Indovina chi si aggiunge alla Lista...?! » esclamò una sera Lora, rientrando a casa e trovando, come ormai quasi di consueto, Korl intento a tentare di rimuovere ogni residuo di sterco dalle proprie unghie, in un’impresa che pur, ogni giorno, sembrava farsi sempre più disperata « Jaiver e Rellim! » si rispose da sola, non concedendogli neppure la possibilità di tentare di indovinare, tanto il desiderio di avere a condividere con lui l’informazione.
La lista delle persone poco entusiaste del loro arrivo in città, o, più semplicemente, la Lista, era un elenco iniziato da qualche giorno proprio da Korl, nel momento in cui aveva avuto conferma di quanto non tutti i loro compaesani, in effetti, fossero poi così felici di avere due stranieri come vicini, e, oltretutto, due stranieri tanto bizzarri quanto loro, con particolare e ovvio riguardo in direzione di Lora.
Sino a quel giorno, sette avrebbero avuto a dover essere intese le persone annoverate all’interno della Lista, alle quali, con quell’ultima scoperta della feriniana, si sarebbero aggiunti anche l’allevatrice e il maniscalco. Non che essere inseriti all’interno della Lista avrebbe avuto un qualche significato particolare, ovviamente: la questione, in effetti, avrebbe avuto a dover essere intesa più veniale che altro, e atta a permettere loro di maturare un migliore, e più sincero, intendimento sui propri compaesani, privandoli di quell’irreale patina di perfezione che pur, inizialmente, sembrava averli contraddistinti.
« Jaiver un po’ me lo aspettavo... » commentò per tutta risposta Korl, aggrottando la fronte senza particolare stupore a quell’aggiornamento della Lista « ... Rellim, invece... »
« Beh... non so se ti ricordi, ma il primo giorno, più che un sorriso, ci ha rivolto una sorta di ghigno. » rimembrò l’altra, ridacchiando appena nello sfilarsi gli stivali « In effetti, rammento di essermi domandata se non gli fosse venuto un piccolo colpo apoplettico per aver reagito in quella maniera. »
« Cattiva che sei... » scosse il capo egli, per tutta replica « A me, francamente, era sembrata una cara ragazza e nulla più. »
« Ah beh... scusa. » replicò ella, inarcando il sopracciglio destro con aria critica verso di lui « Non stavo considerando come, probabilmente, tu non sia mai riuscito a vederla in faccia, considerando il suo... equipaggiamento! » lo provocò, maliziosamente « Immagino che, allo stesso modo, tu non ti sia mai resa conto neppure della cicatrice che taglia a metà il volto della nostra assassina. » soggiunse ammiccando e tracciando, con l’indice della propria destra, una linea longitudinale al proprio occhio sinistro « In fondo anche Midda, da quel punto di vista, è decisamente ben... equipaggiata. »
« Ah-ah-ah... » simulò malamente una risata l’altro, scuotendo appena il capo « E’ inutile che fai la gelosa: lo sai che ho occhi solo per te! » rispose quindi, ovviamente scherzoso verso di lei.
Il rapporto fra Korl e Lora, in quel primo mese di convivenza, si era ovviamente rafforzato. Ma entrambi, in maniera quietamente tacita, avevano deciso di ovviare a complicare maggiormente le cose coinvolgendo sentimenti di sorta a margine di ciò: la loro convivenza, quindi, avrebbe avuto a dover essere intesa semplicemente qual quella di una coppia di amici, quasi di fratelli, ma nulla di più.
Motivo per il quale, quindi, quell’ultima battuta di Korl altro non avrebbe avuto a dover essere intesa se non, per l’appunto, qual una battuta...
« Tsk... » scosse il capo la feriniana, con aria grottescamente mesta, addolorata per quella frase di lui, e per quella frase riconosciuta palesemente qual canzonatoria « Parole, parole, parole. » ripeté per tre volte, con intendimento critico a suo discapito « Sempre così, voialtri... vi divertite a giuocare con i sentimenti di noi fragili fanciulle indifese e... »
« Indifesa tu non lo sei mai stata neppure quando eri viva. » scoppiò a ridere l’altro, per tutta replica « Ora come ora, da parte tua, questa mi pare un’affermazione quantomeno azzardata...! »
« Villano! » protestò ella, prima di mostrargli la lingua, con aria giocosa e quasi infantile.
Korl Jenn’gs e Lora Gron’d erano morti a Thermora, nel quarto pianeta del sistema binario di Fodrair. Ma per entrambi la morte non era stata una condizione imperitura e, in conseguenza a ragioni e dinamiche mai meglio chiarite, erano tornati in vita, o, per lo meno, in quella bizzarra e inquietante condizione di non morte. Una non morte che, se soltanto non fossero stati attenti, avrebbe potuto equivalere anche a una non vita, ma che, nella semplicità di quella nuova quotidianità, entrambi si stavano sforzando di tradurre, in effetti, in vita e in una vita degna di essere vissuta.
Condizione necessaria e pur non sufficiente per poter essere certi di vivere serenamente quella loro nuova vita, quella loro seconda occasione, sarebbe stata ovviamente il mantenimento del loro segreto, e di quel segreto sconosciuto a chiunque in città e che, ovviamente, mai avrebbero avuto a voler condividere con altri. Perché troppo semplice, troppo ovvio, sarebbe poi stato per chiunque avere mutare ogni proprio eventuale giudizio a loro riguardo, e a mutarlo in negativo, nella misura utile a condannare quei due mostri, quei due non morti che, entro i limiti della piccola e serena Korrynia, avevano in tal maniera condotto una negromantica piaga, qual quella da loro stessi incarnata.
E fu proprio nell’essere ben consapevoli di dover mantenere il più assoluto riserbo sulla loro natura che, purtroppo, di lì a qualche tempo dopo, in un’altra sera non dissimile da quella, essi ebbero a prendere un’infausta decisione. E una decisione le conseguenze della quale avrebbero avuto a tormentarli per molto tempo a venire...
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