A prendere voce per quel gruppo di ritornati di Thermora, un tempo al servizio della Loor’Nos-Kahn, si impegnò allora un omaccione alto non meno di sette piedi, con il volto ricoperto da un terrificante numero di cicatrici, e un terrificante numero di cicatrici che, in effetti, avrebbero avuto a doversi riconoscere tutte risalenti a ben prima della sua morte, e della sua morte violenta, come per tutti loro, per mano della loro attuale interlocutrice. Né Korl, né Lora, in effetti, avrebbero potuto vantare una passata frequentazione diretta di quell’individuo, anche se entrambi lo conoscevano molto bene di nome e di fama: egli si chiamava, infatti, Neto Bah’Al e, fra tutti i presenti, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto l’unico che aveva avuto a ricoprire un incarico di comando, nel ruolo di capo operativo delle operazioni tattiche della loro stessa divisione locale della Loor’Nos-Kahn.
La sua presenza unica lì fra loro, ancor prima del suo aspetto che in tutto e per tutto avrebbe non soltanto lasciato trasparire la sua natura di guerriero, quanto e ancor più l’avrebbe gridata a pieni polmoni, avrebbe avuto a dover essere intesa qual più significativa esemplificazione del suo approccio alla vita e, soprattutto, alla sua passata professione e al suo passato ruolo: per quanto, infatti, egli non avesse a dover essere inteso l’ultima ruota del proverbiale carro, per così come, in buona sostanza, non avrebbero potuto che essere indicati Korl e Lora, e accanto a loro la maggior parte di coloro lì presenti; a differenza di qualunque altro capo, di qualunque altro superiore, egli non era solito guidare le proprie operazioni a distanza di sicurezza, quanto e piuttosto dalla prima linea. Una prima linea come quella lungo la quale, non a caso, era morto nel corso della stessa, furiosa battaglia che aveva visto falciata via anche la vita della feriniana dal nero manto.
La voce di Neto Bah’Al risuonò incredibilmente profonda e quasi graffiante, qual tale era divenuta a seguito di una profonda lacerazione da lui subita all’altezza della gola in una passata battaglia. Una profonda lacerazione che quasi lo aveva ucciso e dalla quale, nonostante tutto, era sopravvissuto... almeno fino all’incontro con Midda Namile Bontor.
« Non conosciamo la donna di cui parla. » escluse egli, scuotendo appena il capo e rivolgendosi alla propria interlocutrice con quel bizzarro uso della terza persona singolare come espressione di formale rispetto verso la medesima, secondo gli usi e costumi della lingua comune « Noi siamo tutti morti su Thermora, durante un tuo furioso assalto contro... »
« ... mi rammento bene Thermora. » lo interruppe ella, mutando improvvisamente espressione e tono di voce, e lasciando, in tal senso, svanire quell’approccio accomodante e accondiscendente mantenuto sino a quel momento, per presentare loro, piuttosto, qualcosa di freddo, di gelido almeno quanto il suo sguardo, all’interno del quale le cupe pupille ebbero a restringersi sino alle dimensioni di un’invisibile capocchia di spillo lasciando soltanto uno specchio di ghiaccio « E voglio sperare che nessuno di voi fosse realmente cosciente di quali orrori erano celati dietro l’elegante facciata di comodo della Loor’Nos-Kahn. »
Se fino ad allora difficile sarebbe stato per chiunque fra loro avere ad accettare che quella piccola donna potesse essere realmente responsabile per le loro morti; nel confrontarsi con quella reazione, e con la terrificante deriva del suo tono verso qualcosa di quasi inumano, nessuno avrebbe mai potuto avere di che dubitarne ulteriormente, nel ben comprendere quanto i loro ricordi non fossero in nulla e per nulla falsati, e quanto, in effetti, ella avesse a dover essere giustamente considerata pericolosa.
Estremamente pericolosa.
Mortalmente pericolosa.
« Cosa intende dire...? » si concesse occasione di domandare Neto, non confermando e, ciò non di meno, neppur escludendo a prescindere una qualche consapevolezza a tal riguardo « Quali orrori...?! »
« Quali orrori...?! » ripeté ella, storcendo appena le labbra in una smorfia ferina, che quasi parve voler mostrare i denti a meglio palesare tutta la propria più viva disapprovazione a tal riguardo « Su Thermora, la Loor’Nos-Kahn conduceva... e purtroppo temo proprio continui a condurre ancora, spregevoli esperimenti su bambini innocenti, strappati alle proprie famiglie e alle proprie vite, privati dei propri nomi e dei propri ricordi, e riprogrammati, mentalmente e biologicamente, a divenire vere e proprie armi di distruzione di massa. » dichiarò senza troppi giri di parole, nel mentre in cui una delle sue due amiche a lei vicine, una giovane ofidiana, sollevò delicatamente la destra a cercare contatto con la spalla mancina di lei, a suggerirle silenziosamente di placarsi là dove, comunque, ormai la questione non avrebbe, purtroppo o per fortuna, più avuto a riguardarli.
« ... »
Per un momento Neto Bah’Al ammutolì a confronto con quelle parole, così come, egualmente spiazzati, anche tutti gli altri lì vicino ebbero a esprimere il proprio più sincero stupore con sguardi ed espressioni di difficile possibilità di fraintendimento, guardandosi gli uni gli altri a cercare, nei propri compagni, nei commilitoni a sé più prossimi, occasione di conferma o di smentita di tali parole.
Anche Korl Jenn’gs e Lora Gron’d non mancarono di voltarsi l’uno verso l’altra, animati sui rispettivi volti da un chiaro interrogativo, e un interrogativo comune nel merito di quanto, tutto ciò, avesse a doversi intendere reale e quanto, di tutto ciò, l’altro o l’altra potesse aver a conoscere. Ma né l’uno né l’altra, comunque, avevano avuto passata occasione di ravvisare simile verità...
... una verità che, se solo si fosse dimostrata veritiera, avrebbe avuto a gettare una ben diversa luce sul furioso operato della stessa Midda Bontor a loro discapito.
« Quindici-cinquantadue e Quindici-cinquantotto. » riprese voce la stessa Midda, scuotendo appena il capo con un sospirò utile a tentare di calmarsi « Questi erano i nomi che la Loor’Nos-Kahn aveva assegnato a due bambini, fratello e sorella, sottratti alle loro famiglie, sottratti alle loro vite, e trasformati l’uno in una devastante minaccia batteriologica e l’altra nella sua cura: e quando, in un barlume di lucidità, i due hanno provato a fuggire, sono stati rincorsi da qualcuno di voi per essere nuovamente catturati e riportati indietro. » continuò, nel mentre in cui il respiro, supposto più quieto, ebbe nuovamente ad appesantirsi, ad aggravarsi, in un crescendo di rabbia a loro discapito « Non venitemi ora a recitare la parte delle vittime innocenti, dei semplici dipendenti inconsapevoli delle macchinazioni della propria compagnia. Perché, francamente, non sarebbe credibile. Non per tutti voi. Non quando qualcuno di voi ha precisamente dato la caccia a quei bambini. »
« ... io... non ne sapevo nulla. » escluse tuttavia Neto Bah’Al, con tono colmo di amara critica a proprio stesso discapito e a discapito della propria ignoranza, e di un’ignoranza purtroppo priva di giustificazioni all’idea che dei bambini potessero aver subito qualcosa del genere.
« Avevo detto che di molti di voi non avrei saputo neppure dire, in tutta onestà, il perché delle vostre morti. » rievocò parte del proprio discorso di qualche ora prima, quand’ancora appesa sull’alto di quell’edificio a rivolgersi alla folla dei ritornati per cercare di arrivare a una risoluzione per quel conflitto non più tragica di quanto già non avesse avuto a essere « Mi dispiace dovermi correggere, e dovervi dire che, per quanto francamente non conosca nessuno di voi, ho assoluta consapevolezza del perché delle vostre morti: voi siete morti perché inviati contro di me per impedirmi di salvare quei due bambini, restituendo loro la libertà che la vostra Loor’Nos-Kahn aveva loro negato! » sancì, ringhiando praticamente quelle ultime parole « E per quanto possa essere terrificante a dirsi da parte mia... non ho francamente rimpianti per quanto ho compiuto, dove non vi possono essere giustificazioni di sorta a difesa di chi si erge a protezione di un tale orrore. E di un tale orrore, peggio che peggio, mosso soltanto da fini economici... al fine di vendere al miglior offerente quelle povere vite innocenti! »
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