Le parole da lei pronunciate e, ancor più, il tono con cui ella aveva pronunciato tali parole, avrebbero potuto sottintendere una precisa verità che, se pur non avrebbe potuto che essere interpretata in maniera più che positiva dall’uomo, al tempo stesso non avrebbe potuto che essere considerata a dir poco improbabile, e improbabile nell’ordine di misura in cui egli non avrebbe mai potuto credere che ella arrivasse ad accettare un cambio così radicale della propria quotidianità, presente e, soprattutto, futura.
Ciò non di meno, e pur, per l’appunto, non avendo alcuna ragione per illudersi dell’eventualità positiva, egli non si concesse occasione per lasciar cadere nel vuoto quelle parole, domandando immediatamente lumi a tal riguardo.
« Cosa intendi dire...?! » richiese, pertanto, inarcando appena il sopracciglio destro, con fare critico non tanto nei confronti del possibile sottinteso di lei, quanto e piuttosto nell’eventualità che tale sottinteso potesse realmente essere considerato possibile.
« Tu come la vedi...? » replicò ella, sorridendo divertita, nell’aver ovviamente compreso la ragione di disorientamento del proprio compagno e, in tal senso, non desiderando accontentarlo immediatamente nel concedergli quella risposta da lui ricercata... non senza, per lo meno, avere a godersi quel momento nel giuocare un poco con lui.
« Come la vedo e come vorrei vederla, generalmente, non coincidono per questo particolare argomento. » sospirò egli, scuotendo il capo con aria rassegnata « Ma va bene così: non posso certamente dire che mi sarei aspettato qualcosa di diverso quando, dieci anni fa, ci siamo sposati... » sottolineò, piegando appena il capo di lato con fare ironico « ... anzi... in effetti, dieci anni fa, non avrei neppure scommesso sul fatto che tu saresti riuscita a sopportarmi tanto a lungo. »
« Non rubarmi le battute! » protestò ella, allungando prontamente una mano verso il fianco del suo costato, per andargli a imporre un pizzicotto giocoso, come abitudine fra loro « Quello sono io che dovrei dirlo... non tu! » incalzò, a sottolineare quanto, dal proprio punto di vista, avrebbe avuto a dover essere intesa proprio lei quella fortunata nella loro coppia, e fortunata per il semplice fatto che la loro coppia avesse ancora a esistere malgrado il fatto che ella non avesse rinunciato a vivere la propria vita così come l’aveva desiderata... almeno sino a quel momento.
« E allora?! » insistette quindi Be’Sihl, sottraendosi con aria divertita al pizzicotto di lei « Che cosa intendevi dire prima...?! »
« Intendevo dire che ho presentato richiesta di congedo permanente, stupidone che non sei altro! » confermò ella, traducendo in verbo la speranza che aveva animato il cuore e la mente di Be’Sihl, e alla quale pur egli non si era voluto aggrappare con vane illusioni « Fra tre settimane tornerò a essere semplicemente una civile. E, questa volta, sarà per sempre! »
Nel parallelismo esistente fra Deeh’Od e Midda, e in quel parallelismo confermato da più di un dettaglio in comune fra loro, semplicemente improbabile sarebbe stato per Be’Sihl riuscire ad accettare l’idea che, davvero, ella potesse desiderare ritirarsi a vita privata.
Quante volte aveva sentito Midda suggerire tale eventualità? Vuoi per i loro figli, vuoi per i propri nuovi poteri, vuoi per un’età ormai non più fanciullesca, innumerevoli erano state le occasioni in cui la Figlia di Marr’Mahew aveva suggerito il desiderio di abbandonare la propria leggendaria quotidianità, quell’avventurosa esistenza, in favore di qualcosa di più normale e, soprattutto, di meno rischioso nell’ottica di riservarsi una qualsivoglia ragione di indomani. Ma, per quanto già improbabile sarebbe stato immaginarla troppo a lungo all’interno degli stessi spazi, delle medesime aree geografiche, a complicare la situazione non avrebbe mancato di imporsi, puntualmente, qualche problema, e qualche problema atto a imporle di continuare la propria vita per così come era sempre stata, quasi non potesse esserle concesso nulla di diverso da tutto ciò.
Certo... Deeh’Od non era Midda. Ma i punti in comune fra loro erano tali da imporre, psicologicamente, all’una tutte le situazioni proprie dell’altra. E così come impossibile sarebbe stato riuscire a immaginare Midda Namile Bontor intenta a vivere una quieta vita domestica, e una quieta vita domestica al suo fianco; parimenti improbabile sarebbe stato riuscire a fare altrettanto nei riguardi di Deeh’Od Eehl-Ei, con buona pace di quanto da lei appena asserito.
« Non durerà... » sorrise egli, scuotendo appena il capo prima di allungarsi a cercare le labbra di lei con le proprie per un bacio sfiorato « Ciò nonostante, non posso negare di star apprezzando questo pensiero, questo dono da parte tua per festeggiare adeguatamente i nostri primi dieci anni come moglie e marito! »
« Non durerà...?! » protestò ella, un poco indispettita dalla mancanza di fiducia del proprio sposo « Non è carino che proprio tu appiana così poco entusiasta a confronto con questo mio annuncio! »
« Ma io sono entusiasta. » negò l’uomo, prendendo in braccio, nel contempo di ciò, il proprio secondogenito, nel riconoscerlo troppo stanco per reggersi in piedi « E scommetto che anche voi lo siete. Non è vero, bambini?! »
« Per la festa...?! » domandò Be’Rishil, il quale si era praticamente addormentato in piedi a margine di quel discorso, perdendo il senso dello stesso.
« No... per il fatto che la mamma si congedi! » spiegò Be’Sihl, schioccando un bacio sulla fronte del pargolo.
« Ma non è una cosa brutta che la mamma si congeli...?! » domandò Ras’Nihca, con aria preoccupata a quella prospettiva « Poi le viene il raffreddore! »
« Congedi... non congeli. » corresse Deeh’Od, divertita a confronto con il fraintendimento della bimba.
« Ed è buono...? » esitò la stessa, ancora evidentemente avendo problemi a confronto con quel concetto, come del resto sarebbe stato giusto avesse a essere « Cosa vuol dire...?! »
« Vuol dire che la mamma lascerà per sempre l’esercito, per passare tutto il proprio tempo a casa con voi e con il vostro papà. » esplicitò la donna, accarezzando il capetto della figlioletta « Niente più viaggi lontani. Niente più lunghe assenze. »
« Ma questo è buono! » confermò la bambina, aprendosi in un amplio sorriso « E’ molto buonissimo! »
« Non fare promesse che non puoi mantenere... o ci resteranno male. » sussurrò Be’Sihl, con tono di lieve rimprovero a confronto con l’illusione che così ella stava destinando ai loro bambini.
« Uomo di poca fede... » sgranò gli occhi ella, colta in sincero contropiede dalla sfiducia così da lui dimostrata innanzi all’idea che ella potesse essere pronta a cambiare vita « Mi hai saputo aspettare con pazienza per dieci anni e ora non vuoi accettare l’idea che, finalmente, tutto andrà come hai sempre desiderato...?! »
Be’Sihl si concesse un istante di silenzio per osservare l’amata dritta negli occhi, a cercare di comprendere quanto ella stesse davvero credendo alle parole che stava pronunciando. E, nella ferma fierezza del di lei sguardo, egli non ebbe a trovare la benché minima ragione per avere a temere sviluppi diversi da quanto allora promesso, da quanto così garantito.
Forse la cosa non sarebbe durata, ma, certamente, in quel momento ella stava credendo veramente all’idea di cambiare vita, e di iniziare una vita in tutto e per tutto al suo fianco...
« Lo vuoi davvero fare. » dichiarò egli, or concedendosi e, soprattutto, concedendole una certa sorpresa.
« E io che sto dicendo...?! » sorrise ella, divertita a confronto con quella sorpresa « La pacchia è finita, mio caro: d’ora in poi sarò sempre al tuo fianco, esattamente come hai sempre sognato... e chissà che alla fine non sia proprio tu a chiedermi di andarmene un po’ in giro, non riuscendo più a sopportarmi! » lo sfidò con fare provocatorio, prima di spingersi a lui per un nuovo, dolcissimo bacio.
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