A Be’Wahr quella situazione non piaceva per nulla.
Un conto, infatti, avrebbe avuto a doversi intendere affrontare uno a caso fra i figli o le figlie di Desmair potendo godere del fattore proprio della sorpresa. Un altro, invece, avrebbe avuto a doversi considerare affrontare una vera e propria campionessa scelta fra tutta la schiera dei rossi, e affrontarla in un duello diretto, in un confronto aperto, e un confronto aperto in conseguenza al quale sarebbe stata riconosciuta o meno la veridicità della versione da loro presentata.
Purtroppo, infatti, quando innanzi alla richiesta di condurre le desmairiane al quadro utile via di fuga da quella realtà, per fare ritorno al loro mondo natale, era stata offerta una spiegazione molto precisa e puntuale della situazione, riproponendo in maniera quanto più attenta possibile quanto loro spiegato da parte di Fath’Ma nel merito della particolare situazione di espansione di quella realtà, con conseguente deriva di tutto ciò posto al di fuori della fortezza; la reazione che venne loro proposta fu l’unica obiettivamente prevedibile innanzi a ciò, ossia una reazione di palese dubbio per l’obbligata difficoltà a considerare difendibile tante informazioni senza il supporto di una sola, singola prova in loro favore. Una prova che, d’altro canto, avrebbe potuto anche avere a domandare loro la stessa Siggia se soltanto a legarla a loro non fosse stato un incolmabile debito di sangue, e quel debito in grazia al quale, quindi, ella non avrebbe avuto a concedersi occasione di dubitare di loro, delle loro identità, delle loro origini e, soprattutto, della verità delle loro parole. Ma se con lei vi era stata una circostanza favorevole utile a porre le basi per quella fiducia, con tutte le altre tale circostanza non era, ovviamente, stata concessa. Ragione per la quale, spiacevolmente, tutto ciò che avevano avuto a narrare loro non aveva potuto riservarsi maggior valore di una fiaba della buonanotte.
Una fiaba della buonanotte a confronto con la quale, ineluttabilmente, il rumoreggiare delle desmairiane era ripreso in maniera vivace, almeno fino a quando Ghora, figlia della nona moglie, non aveva deciso di riprendere ancora voce, e di pretendere il silenzio da parte di tutti, affinché la sua valutazione potesse essere ben udita da chiunque...
« In assenza di una prova utile a supportare la vostra versione dei fatti, difficile è pensare di poter offrire gratuitamente credito alla tutt’altro che semplice storia che ci avete narrato. » aveva quindi argomentato, dimostrandosi ancora una volta quanto più possibile neutrale nella propria analisi, non favorendoli di certo e, ciò non di meno, neppure pregiudicandoli negativamente, in termini tali per cui, in quel frangente, avrebbe comunque avuto a riconoscersi ineluttabilmente qual a loro potenziale vantaggio « Malgrado tale difficoltà, non desidero negare alla nostra sorella Siggia occasione utile per difendere il proprio onore, la propria dignità. Senza ignorare il fatto che, se vi fosse un fondo di realtà in quanto da voi così presentatoci, questa potrebbe essere la notizia più importante di sempre per tutte noi, motivo per il quale banalizzare troppo rapidamente la questione avrebbe a doversi riconoscere quantomeno azzardato. »
« E quindi, mia onorevole sorella, cosa suggerisci di fare...?! » aveva domandato Siggia, incalzandola senza malizia, ma soltanto con semplice e sincera curiosità, nel desiderio di comprendere come poter uscire da quello spiacevole stallo nel quale, loro malgrado, si erano venuti a ritrovare.
« I tuoi compagni umani affermano di provenire dall’altro mondo. E questo, in assenza del quadro, non può essere comprovato. » aveva allor continuato l’altra, scuotendo appena il capo a enfatizzare la negatività di quella situazione « Ciò non di meno, essi affermano anche altro. Ossia di essere amici e compagni d’arme dell’Ultima Moglie. Di Midda Bontor. » aveva proseguito, passando con lo sguardo fra M’Eu e Be’Wahr, quasi a tentare di soppesare in tal maniera la possibile veridicità di tale affermazione.
« E’ così. » aveva lì preso voce Be’Wahr, deciso a non permettere che tale dettaglio potesse essere posto in dubbio, fiero della propria amicizia con Midda e tutt’altro che disposto a permettere a chiunque di suggerire qualcosa di diverso « Conosco Midda Namile Bontor da ben prima che giungesse in questo mondo, che conoscesse Desmair e che finisse per sposarlo con l’inganno, sottraendo alle sue brame la principessa Nass’Hya di Y’Shalf. » asserì, a fronte alta e con tono deciso « Accanto a lei ho combattuto innumerevoli battaglie, in questa e in altre realtà. E sono a lei legato non meno che alle mie sorelle di sangue. »
« Bene. » aveva annuito Ghora, proponendo un quieto sorriso a margine di quelle parole e di quelle parole l’offerta delle quali, tuttavia, aveva anche irritato qualcuna delle astanti, evidentemente tutt’altro che ben disposta nei loro riguardi e tutt’altro che felice di avere a sentire la sua voce, non soltanto ove non esplicitamente interpellato, ma anche, e ancor peggio, a interrompere il discorso condotto allora dalla figlia della nona moglie « Stando così le cose, immagino che non abbia a rappresentare un problema, per te, avere ad affrontare una fra le nostre migliori guerriere. » aveva voluto suggerire, muovendo quindi lo sguardo dal suo interlocutore, Be’Wahr stesso in quel frangente, a raggiungere la colossale figura di Raska, per avere così a indicarla « Vi affronterete in un duello regolare. E se riuscirai a vincerla, non soltanto avrai dimostrato il tuo valore guerriero, e quel valore guerriero proprio di un combattente tanto vicino all’Ultima Moglie ma, anche, non vi sarà possibilità di dubbio alcuno nel merito del come due piccoli umani siano riusciti a liberare una nostra sorella dalla propria lunga prigionia in quel della fortezza di Desmair. »
Inutile sarebbe porre l’accento su quanto il sorriso di crudele soddisfazione che ebbe a dischiudersi sul volto di Raska, a confronto con l’idea di poter finalmente chiudere la questione, e chiuderla spargendo il sangue di uno di quei due supposti eroi, ebbe a potersi considerare direttamente proporzionale alla smorfia che Be’Wahr avrebbe voluto potersi riservare occasione di dipingere sul proprio volto innanzi a quella medesima prospettiva. E una prospettiva spiacevolmente simile a una condanna a morte a proprio stesso discapito. Ciò non di meno, in quegli ultimi giorni erano già state parecchie le occasioni in cui egli era stato in grado di rifuggire alla morte anche quando apparentemente ineluttabile, ragione per la quale, dopotutto, quella sfida non avrebbe avuto a doversi concludere necessariamente a suo discapito...
... o per lo meno così aveva avuto piacere a pensare nel momento in cui aveva deciso di accettare quella sfida, quel singolar tenzone contro Raska.
Salvo, nel momento in cui tutto fu predisposto ed ella ebbe a offrirsi innanzi a lui in tutta la propria più evidente ferocia d’intenti, ritrovarsi necessariamente costretto a domandarsi se non avesse avuto a dimostrare di essere quel vero idiota per così come tanto a lungo suggerito da suo fratello Howe.
« Dimmi la verità, Siggia... » sussurrò quindi verso la propria amica, o, quantomeno, verso colei che fra tutte le presenti avrebbe avuto a doversi fraintendere qual certamente più prossima a tale definizione « ... la tua sorellastra è veramente imbranata a combattere, giusto...?! » domandò, nella ricerca di un po’ di incitamento psicologico, una qualche speranza di sopravvivenza nel confronto con un duello che non sembrava volergliene garantire alcuna.
« Se preferisci che ti menta per farti coraggio... sì. E’ la peggiore fra tutte noi. » sorrise l’altra, aggrottando la fronte con aria trasparentemente dispiaciuta a confronto con l’evidente, e trasparentemente dichiarata menzogna « Ma la verità, purtroppo, è che Raska è forse una fra le migliori combattenti della nostra famiglia. E, obiettivamente, una delle più sanguinarie... » ammise, ora storcendo le labbra verso il basso « Non avresti dovuto accettare la sfida, Be’Wahr. Non che non voglia credere in te e nelle tue capacità, dopo tutto ciò che hai fatto per me... ma... »
« Se non avesse accettato, saremmo comunque stati condannati a morte. » sospirò M’Eu, offre ragione all’amico nella propria scelta, e in quella scelta forse non così ben valutata nelle proprie motivazioni e, ciò non di meno, tutt’altro che fraintendibile qual errata « Almeno, in questo modo, possiamo avere una possibilità di tornare a casa. Una possibilità forse esile... e pur sempre una possibilità. »
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