« … » si lamentò, in maniera muta, lo shar’tiagho, sgranando gli occhi per quella stretta improvvisa, e quella stretta che, per poco, non ebbe effettivamente a suscitare un’esclamazione dal profondo della sua gola, esclamazione che soltanto in grazia a un encomiabile autocontrollo egli riuscì a tacere.
Malgrado il silenzio allor imperante, e obbligatoriamente imperante, sulla coppia di avventurieri e amici fraterni di Midda Bontor, più che evidente non poté mancare di risuonare all’attenzione di Howe la lunga e colorita serie di improperi che, certamente, Lys’sh non si sarebbe negata occasione di scandire in direzione della donna della Progenie della Fenice che in quel momento si era concessa simile uscita, e simile uscita che, d’altro canto, non aveva assolutamente incontrato un riscontro negativo da parte dei suoi due degni compari, i quali, semplicemente, si erano allor impegnati in una sonora risata di approvazione per tale mozione, plauso di acclamazione a confronto con una tanto violenta risoluzione.
« Comunque sia, speriamo che non abbia a esservi per i nostri capi occasione di rimpiangere la scelta compiuta nell’accettare una simile collaborazione… » sottolineò dopo poco la seconda voce maschile, a sostegno di quanto da lei così dichiarato.
« La cosa migliore da fare credo sia continuare a fidarci del loro giudizio… » suggerì quindi il primo uomo, con tono caratterizzato da una certa rassegnazione innanzi all’evolversi per lui incontrollabile di quegli stessi eventi « Senza abbassare la guardia, ovviamente. Ma, comunque, avendo fiducia nel fatto che quanto da loro deciso abbia a essere il meglio per questo mondo. »
Dopo tale frase, le chiacchiere fra i tre ebbero a continuare ma, in breve, divennero decisamente poco interessanti per Howe e Lys’sh, in termini tali da sospingere i due a riprendere il proprio cammino, e riprendere il proprio cammino, se possibile, con più domande che risposte rispetto a prima di quel piccolo momento di necessaria interruzione. Troppo vaghi, in fondo, erano stati quei tre nel loro dialogo, in termini tali da non concedere loro reale opportunità di comprendere che cosa stesse accadendo e, in particolare, che cosa stesse accadendo con la stessa donna guerriero oggetto della loro ricerca, di quella loro missione di soccorso.
A dar retta alle loro parole, in effetti, Midda avrebbe avuto a dover essere sì, e fortunatamente, riconosciuta ancora in vita, benché, tuttavia, anche riconosciuta qual impegnata in un improbabile sodalizio con la Progenie della Fenice stessa, in termini tali, addirittura, da lasciare insoddisfatti quei tre esponenti, e quei tre esponenti che, chiaramente, avrebbero preferito agire in modi decisamente più radicali rispetto a quelli allor abbracciati da coloro al vertice della loro catena di comando.
Possibile che avessero inteso in maniera corretta i fatti…? Possibile che Midda, pur sostanzialmente rapita da quei folli fanatici religiosi, quegli integralisti genocidi che alcuno scrupolo avrebbero avuto a riservarsi all’idea di cancellare un’intera città dalle mappe, avesse poi trovato occasione di collaborare con essi…? E collaborare a qual fine, soprattutto…?!
Dubbi. Perplessità. Interrogativi di difficile esplicazione, i loro, a confronto con i quali non avrebbero potuto, comunque, far molto di più rispetto a proseguire nel proprio cammino, e a proseguire rinvigoriti, psicologicamente, in esso, dal confronto con l’evidenza di aver avuto ragione nel muovere i propri passi sino a lì. E sebbene, mai come in quel momento, a Howe e Lys’sh sarebbe stato utile avere a concedersi un’opportunità di reciproco confronto, i due restarono allor fedeli al silenzio nel quale si erano costretti per non rischiare inutilmente di compromettere l’esito della loro missione, e un esito quantomai promettente come in quel particolare momento.
E sol quando il loro cammino sembrò giungere in direzione d’arrivo, avendo Howe occasione di riconoscere la loro destinazione, nel resti di quell’edificazione nei sotterranei della quale si avrebbe avuto accesso all’origine del letale percorso che li avrebbe condotti sino al luogo ove per secoli, millenni forse, era stata custodita la corona perduta; Lys’sh si ritrovò costretta a frenare l’incedere del proprio amato, balzandogli repentinamente innanzi e schierandosi a frenare il suo cammino, e un cammino che ella, allora, avrebbe potuto essere certa non avrebbe mancato di condurlo a morte sicura.
“… non di qui!” parve volergli comunicare, e comunicare con fermezza assoluta, nello scuotere vigorosamente il capo innanzi a lui e, così facendo, nel respingere categoricamente ogni possibile ipotesi di progresso in tal direzione.
Howe non avrebbe potuto in alcuna maniera fraintendere il senso di quel suo blocco, del freno da lei in tal maniera imposto al cammino da lui allor tracciato. Ma, ciò nonostante, tale avrebbe avuto a dover essere comunque riconosciuto l’unico percorso a lui noto per accedere al loro obiettivo finale, ragione per la quale, aggrottando la fronte, ebbe a indicare con l’indice nella destra la necessità per loro di aver ad avanzare in quella specifica direzione.
Lys’sh, ancora una volta, scosse fermamente il capo e, tirandolo appena a sé, avvicinò la propria bocca al di lui orecchio sinistro, per aver lì a sussurrare, quasi al limite della soglia dell’udibilità umana, l’argomentazione a sostegno della posizione così promossa.
« E’ colmo di non morti. » scandì, senza ammettere possibilità di replica.
In effetti, in occasione della loro precedente visita, circa tre lustri addietro, quel medesimo sotterraneo si era presto saturato di zombie, zombie fuoriusciti praticamente da ogni parete, oltre che dagli stessi pavimenti: pareti e pavimenti che, lì sotto, avrebbero avuto a dover essere riconosciuti qual luoghi di sepoltura per i trapassati, e per dei trapassati che lì, allora, erano stati posti a guardia di quel passaggio, dell’inizio di quel percorso.
Tutt’altro che improbabile, nella propria veridicità, avrebbe quindi avuto a dover essere inteso l’ammonimento allor proposto da Lys’sh, e volto a suggerire quanto, pur a distanza di tanti anni, nulla fosse mutato lì sotto e che, se soltanto essi avessero proseguito in quella direzione, altro non avrebbero avuto che a calarsi nel corrispettivo zombie di un nido di serpenti, condannandosi a un fato tutt’altro che esaltante nella propria stessa formulazione.
« Deve esserci un’altra via. » soggiunse quindi, esprimendo ora non un dato di fatto, quanto e piuttosto una logica conclusione.
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