11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

giovedì 21 ottobre 2021

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Parlare di non morti in senso generale, sarebbe pressoché equivalso a parlare di nuvole in senso generale. Certamente di base le nuvole avrebbero avuto a dover essere intese in quanto nuvole. Ma non tutte le nuvole avrebbero potuto essere fraintese allo stesso modo. E non dalla presenza di qualunque nuvola ci si sarebbe mai potuti attendere le medesime conseguenze di altre nuvole. Nuvole alte e nuvole basse, nuvole cariche di pioggia e cariche di neve, nuvole di tempesta e piacevoli nuvolette utili a stemperare la calura propria dell’estate: pressoché ogni nuvola avrebbe potuto vantare una propria storia unica, nonché, appunto, una serie di caratteristiche egualmente uniche, tali da non perdonare facili confusioni, per così come avrebbe potuto testimoniare qualunque pellegrino.
Parlare di non morti in senso generale, sarebbe anche pressoché equivalso a parlare di vento in senso generale. Certamente di base il vento avrebbe avuto a dover essere inteso in quanto vento. Ma non tutti i venti avrebbero potuto essere fraintesi allo stesso modo. E non dalla presenza di qualunque vento ci si sarebbe mai potuti attendere le medesime conseguenze di altri venti. Venti continentali e venti marini, venti caldi e venti freddi, venti di tempesta e piacevoli brezze estive: pressoché ogni vento avrebbe potuto vantare una propria storia unica, nonché, appunto, una serie di caratteristiche egualmente uniche, tali da non perdonare facili confusioni, per così come avrebbe potuto testimoniare qualunque marinaio.
E se un pellegrino non avrebbe mai potuto confondere una nuvola per un’altra; e un marinaio non avrebbe mai potuto confondere un vento per un altro; mai un avventuriero avrebbe dovuto confondere un non morto per un altro… in un errore che sarebbe stato altresì pagato a caro prezzo.

Banale, ma non troppo, avrebbe, a esempio, avuto a doversi intendere il confronto con un cosiddetto zombie, o con uno scheletro, che altro non avrebbe dovuto essere considerato se non lo stadio finale proprio dello zombie, quando ogni residuo di carne e tessuto molle fosse alfine marcito. Zombie e scheletri avrebbero avuto sì a dover essere considerati clienti spiacevoli, fosse anche e soltanto per la loro quieta indifferenza a qualunque azione condotta a loro discapito, in termini tali da poter proseguire nel proprio attacco anche ove smembrati, vedendo ogni singolo arto poter cercare autonoma rivalsa sul proprio antagonista. Ciò non di meno, agli zombie e agli scheletri non avrebbe avuto a dover essere riconosciuto maggiore acume rispetto a quello proprio di una medusa, limitandosi a elaborare opportunamente gli stimoli loro derivanti dal mondo esterno e a rispondere in maniera puntuale agli stessi, secondo il proprio imperativo basilare, e quell’imperativo abitualmente rivolto alla sistematica eliminazione di qualunque essere vivente appartenente al regno animale in quanto tale. In tal senso, quindi, avere a che fare con zombie o scheletri non avrebbe rappresentato una difficoltà nel confronto con il singolo, generalmente anzi di facile gestione fosse anche e soltanto per la propria intrinseca lentezza e la più completa assenza di agilità; quanto e piuttosto con il gruppo, là dove raramente ci si sarebbe potuti concedere l’opportunità di avere a ritrovarsi innanzi a un solo zombie o un solo scheletro.
Già più complesso, invece, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto l’eventuale confronto con un legione, ossia un vero e proprio, mostruoso, agglomerato di cadaveri fusi insieme a creare un’unica entità di dimensioni notevoli, di forza devastante e di resistenza decisamente elevata. Con diversi legioni, in particolare, la stessa città di Kriarya, nonché la medesima Midda Bontor, aveva avuto a dover fare i conti alcuni anni prima, avendo proprio malgrado a verificare in prima persona il pericolo derivante da tali creature, e da creature, fortunatamente, non esistenti in natura, quanto e piuttosto frutto della volontà di un negromante e, in ciò, asserviti esclusivamente ai suoi interessi, ai suoi voleri o ai suoi capricci. Non che ciò avesse a rendere meno pericolosi i legioni rispetto ai comuni zombie o scheletri: anzi. L’esistenza di un vero e proprio mandato, di uno scopo chiaro, di una definita volontà atta a muovere i loro passi, non avrebbe potuto che far crescere di molto l’intrinseca pericolosità di simili creature, in termini tali da porli alla stregua di molte fiere mitologiche, temibili bestie al cospetto delle quali, per i più, non soltanto comuni individui, ma anche valorosi guerrieri, la speranza migliore di sopravvivenza sarebbe derivata dalla propria velocità a fuggire e dalla propria abilità a nascondersi.
Ancor più complicato, poi, avrebbe dovuto essere considerato lo scontro con un negromante non morto, in quello che avrebbe potuto essere considerato un non senso, ma che, in effetti, avrebbe avuto a dover essere riconosciuto qual un’eccezione tutt’altro che rara. Generalmente mossi dal desiderio di asservire la morte al proprio volere, infatti, realizzazione estrema di ogni negromante sarebbe necessariamente dovuta essere considerata quella volta a sottometterla al punto tale da sospingersi personalmente a ignorarla, diventando, a tutti gli effetti, un non morto e, ciò non di meno, mantenendo tutto il proprio negromantico potere. E benché, per lo più, tale evoluzione era solita presentarsi in forma di spettro ancor prima che in termini corporali, non avrebbero avuto a mancare, nel mito così come anche nella Storia, diversi, importanti esempi di temibili figure annoverabili in tale categoria, e figure la cui estinzione non avrebbe mai avuto a dover essere fraintesa qual banale, nel riuscire a combinare insieme il meglio di ambo le categorie.
Un caso indubbiamente degno di nota, infine, avrebbe avuto a dover essere giudicato quello proprio dei ritornati, e di quella nuova specie di non morti involontariamente generata dalla stessa Midda Bontor in grazia ai poteri della Portatrice di Luce e dell’Oscura Mietitrice. Uomini, donne e altre creature in tutto e per tutto riportati alle proprie condizioni fisiche e mentali immediatamente antecedenti al momento della propria morte, e, peggio ancora, resi del tutto indifferenti a ogni normale limite proprio delle creature viventi: niente stanchezza, niente dolore, nessuna possibilità di essere feriti in maniera permanente e, in effetti, neppure distrutti, là dove, per così come avevano avuto spiacevole opportunità di appurare personalmente Midda, Duva e Lys’sh durante gli accadimenti dell’assedio di Lysiath, anche i danni più gravi, le mutilazioni più crudeli, avrebbero trovato occasione di essere risanati come se nulla fosse mai accaduto e, peggio ancora, senza alcuna reale possibilità di limite attorno a ciò. Creature immortali non in quanto tali, ma semplicemente perché, pur non più vive, non avrebbero neppure avuto a doversi fraintendere morte, né, tantomeno, così facilmente riconducibili alla morte. Fortunatamente, in tale categoria, pur avendo allor a dover essere censiti tutti quanti coloro i quali nel corso della propria esistenza avevano avuto la sfortuna di incrociare i propri passi con Midda Bontor e di essere, in ciò, uccisi da lei; non tutti gli stessi avrebbero dovuto essere fraintesi desiderosi di avere a cercare vendetta a suo discapito… anzi. La maggioranza degli stessi, in verità, aveva deciso di andare oltre a ogni facile risentimento, per avere a godere dell’inattesa possibilità concessa da quella nuova vita non vita, o morte non morte, e una possibilità obiettivamente insperata, e neppur ritenuta possibile… non, quantomeno, in quegli stessi termini. Coloro i quali, tuttavia, non avrebbero voluto rinunciare alla propria rivalsa a suo discapito, certamente avrebbero avuto a doversi riconoscere fra i più pericolosi avversari contro cui chiunque avrebbe mai potuto avere occasione di incrociare i propri passi o, peggio, le proprie armi, incarnando, in fondo, quella sfida che non avrebbe potuto essere vinta.

Howe Ahlk-Ma avrebbe avuto a dover essere riconosciuto e apprezzato, ormai, qual un avventuriero mercenario di un certo livello, non soltanto in virtù del proprio personale rapporto con la leggendaria Midda Bontor, quanto e piuttosto per tutte le imprese da lui compiute e, soprattutto, per tutte le imprese a confronto con le quali egli era riuscito a sopravvivere. In ciò, quindi, il suo personale bagaglio di esperienze non avrebbe avuto a poter essere indicato qual banale. Né, tantomeno, poco variegato nella classificazione di tutti quegli antagonisti innanzi ai quali era riuscito a riportare vittoria, se non solo, sicuramente in compagnia del proprio amico fraterno Be’Wahr Udonn.
In un simile, amplio repertorio personale di esperienze, e a confronto di un mondo come il loro, Howe non avrebbe potuto allor negarsi di conoscere i non morti. E di sapere, per lo più, come affrontarli. Purtroppo, però, non tutti i non morti avrebbero avuto a dover essere banalizzati alla stregua di semplici zombie. E per quanto semplici, comunque, anche gli zombie non avrebbero mai avuto a dover essere considerati qual una sfida di banale risoluzione…

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