11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

lunedì 16 giugno 2008

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« F
ermatevi! » ordinò il brigante ai propri compagni, subito scattati verso la prigioniera per soccorrerlo e liberarlo dalla di lei presa « Se mi avesse voluto uccidere sarei già morto. Non è vero, Midda Bontor? »
« E’ inutile che io confermi ciò che già sai. » rispose con freddezza la donna, mantenendo la presa sul pugnale e sulla di lui mano contro il collo scoperto « Ed ora offrimi una ragione perché io ripensi alla decisione presa. »
« Perché, come tu stessa hai cercato di dirci ieri sera, non hai alcuna intenzione ostile rivolta contro di noi. » sorrise l’uomo, con aria sorniona « La botta in testa te lo ha fatto dimenticare, per caso? »
« Ieri sera non avevo alcuna intenzione ostile verso di voi. » ripeté la donna, ringraziando Thyres dentro di sé per aver perduto solo poche ore « Ma dopo il vostro stupido intervento potrei averne, ed averne anche molte: liberatemi, stolti! O dei bambini moriranno per colpa vostra! »
« I bambini di chi?! » domandò con freddezza egli, senza dimostrare timore per quella lama, dissimulando il dolore provato per quella stretta metallica.
« Siete forse così meschini da poter lasciare morire dei bambini? » replicò ella, quasi ringhiando a denti stretti « Sono questi i valori del brigantaggio?! »
« I nobili ed i ricchi non si fanno scrupoli a lasciar morire i nostri figli di fame, di stenti o di violenza: perché noi dovremmo porcene? »
« Perché altrimenti non sareste diversi da loro! » sputò Midda con violenza contro il volto dell’uomo, prima di spingerlo con forza all’indietro « Liberatemi, cani senza terra. O sarete tutti morti prima del prossimo tramonto! »

Sospinto dalla donna, il brigante rotolò a terra lontano da lei, per poi subito rialzarsi e tornare vicino alla prigioniera, lasciata illesa dai suoi compagni secondo i suoi ordini, nonostante ogni sguardo fosse a lei rivolto ed ogni arma fosse pronta a tentare di terminare la di lei esistenza laddove avesse posto a rischio le loro. Passando sul volto una mano, a ripulirsi dallo sputo di lei, e battendosi gli abiti con entrambe, a liberarsi dalla polvere dello sterrato dove avevano posto il loro accampamento secondario e dove la donna era stata imprigionata, tornò ad osservarla in un misto di ammirazione e rabbia, in conseguenza di parole che non potevano non ferirne i sentimenti.

« Come puoi tu, una mercenaria che si vende per denaro e rischia la sua vita per i capricci di un mecenate, venire a parlare di ideali a noi? Venire a criticare le nostre azioni? » domandò con disprezzo verso di lei, in quegli insulti, in quelle parole « Non ti senti ipocrita per quello che stai osando affermare senza diritto? »
« Io, almeno, so chi sono. » rispose la donna, calmandosi e tornando a conquistare la sua quieta freddezza, il suo tipico stato fisico e mentale perduto per un lieve momento nel confronto con l’uomo « So di essere una mercenaria e non mi nascondo dietro ad altri termini, ad ideali più grandi di me. Voi, invece… chi dite di essere? E chi credete di essere? »
« Noi siamo stanchi! » esclamò l’uomo, ora con ardore, con rabbia nella voce e nei gesti « Siamo stanchi di essere vittime, di essere agnelli sacrificali di fronte ai vari leoni in queste terre, in questo mondo. Siamo stanchi di vivere le nostre vite nella paura, nel terrore del domani. Siamo stanchi di andare a dormire con il pensiero che se un gruppo di idioti esaltati dovesse capitare vicino alle case che con tanta fatica e tante speranze abbiamo edificato, potremmo non svegliarci più, bruciati vivi nei nostri letti, guardando le nostre mogli e le nostre figlie violentate senza pietà. E’ questo che noi siamo: siamo stanchi! »
« Ed uccidere il figlio innocente di un nobile come potrebbe cambiare questa situazione? Come potrebbe evitarvi questa pena? »
« I figli seguono e sempre seguiranno le ormei dei padri… meglio un loro figlio ucciso oggi, che dieci o cento dei nostri sterminati domani per colpa sua. »

In un silenzioso confronto psicologico, la mercenaria ed il brigante si osservarono a vicenda, con sguardo fisso, con pelle tesa sul volto, muscoli contratti in due maschere che apparivano tanto simili eppur tanto opposte l’una all’altra: due diverse concezioni della vita e dell’universo si ritrovavano a confronto in quel momento ed impossibile per chiunque sarebbe stato dare ragione o torto ad una o all’altra. Per quanto Midda potesse considerare assurda quella loro opinione, per quanto potesse considerare inaccettabile quel loro pensiero che imputava ai figli le colpe dei padri, così lontano dal proprio modo di pensare, non poteva negare una base logica in ciò che essi proponevano, una coerenza di fondo che prima aveva loro negato: il figlio di un nobile, per quanto piccolo ed innocente, un giorno sarebbe cresciuto e, difficilmente, avrebbe percorso strade diverse da quelle del genitore, avrebbe affrontato la vita con un occhio diverso da quello con il quale era stato educato. Di questo lei stessa se ne rendeva perfettamente conto e, proprio per tale ragione, cercava di avere meno a che fare con determinati ambienti, beneficio che la sua fama e la sua posizione le permettevano di riservarsi al contrario di molti altri mercenari.

« Di chi sono figli coloro che desideri salvare? » domandò il brigante, riprendendo il discorso con una recuperata freddezza, osservandola dall’alto.

Ella era ancora a terra, con il braccio destro libero dal legame che prima la bloccava e le impediva ogni possibilità di movimento. In una simile situazione avrebbe potuto facilmente violare anche le altre tre corde che la tenevano bloccata al suolo e ritrovare la libertà, ammesso ma non concesso che i suoi avversari le avrebbero offerto qualche secondo di dubbio, di incertezza prima di attaccarla, come era quasi sicura avrebbero fatto. Ma dentro di sé comprese che non avrebbe avuto senso cercare conflitto forzato con loro, non vi sarebbero state ragioni di iniziare una nuova battaglia, soprattutto laddove anche da parte dei briganti, nonostante tutto, non fosse evidente alcuna intenzione offensiva verso di lei. Come l’uomo aveva affermato riferendosi ad ella, così valeva anche nel caso reciproco: se essi l’avessero voluta uccidere, lei sarebbe già morta. E così, per quanto non apprezzasse l’idea, acconsentì a quella possibilità di collaborazione, come del resto spesso era già avvenuto in passato, spesso aveva già compiuto anche in tempi recenti, creando temporanee alleanze utili solo al compimento di una missione particolare.

« Conoscete i nomadi delle montagne? » rispose, dopo una tale riflessione, la mercenaria, rivolgendosi con tranquillità ai propri interlocutori.
« I rinnegati che si celano a nord, fra i monti Rou’Farth? » chiese il brigante, chinandosi nuovamente verso la donna, per avvicinarsi metaforicamente e fisicamente ad ella con un gesto tanto semplice « Soldati e mercenari, stanchi di guerre e battaglie, che hanno deciso di esiliarsi dalle proprie città, dalle proprie province, per andare a vivere isolamento fra le vette più impervie? »
« Sì. » annuì ella « Ero loro ospite cinque… sei giorni fa, quando un piccolo esercito di mercenari della Confraternita del Tramonto ha attaccato l’accampamento nel sonno, compiendo un sistematico massacro e rapendo loro i bambini. Ora li stanno conducendo alla rocca di Korya e se entro domani non sarò anche io lì, per adempiere ai voleri di un folle, gli ostaggi saranno sacrificati perché privi di ogni valore per quei cani kofreyoti. »

Un lungo momento di silenzio seguì quell’affermazione, nel mentre in cui i vari briganti lì presenti si scambiarono muti sguardi come a prendere una decisione comune senza neanche avere la necessità di ricorrere a parole, ad una comunicazione di tipo verbale. L’uomo che fino ad un attimo prima era rimasto chino su di lei, a parlarle, ad ascoltarla, si sollevò lentamente dalla propria posizione, tirandosi indietro a lasciare spazio ai propri compagni già armati.
Midda osservò impassibile quel movimento, temendo per un solo istante di essersi condanna a morte, di aver affidato il proprio destino alle persone sbagliate: per un momento si rimproverò di aver compiuto l’ennesimo errore, nel non tentare la fuga quando ne aveva avuto l’occasione, la possibilità. Con sguardo fermo, muscoli tesi in tutto il corpo, ella osservò tre uomini disporsi attorno a sé e levare le proprie spade alte nel cielo, risplendenti al sole mattutino.
E quelle lame lucenti calarono di colpo, recidendo di netto le grosse corde che ancora le legavano un braccio ed entrambe le gambe, liberandola senza esitazione alcuna, restituendole la libertà da lei cercata.

« Avresti dovuto dircelo subito, Figlia di Marr’Mahew. » rimproverò il brigante, capo del gruppetto, offrendo verso di lei la propria mano per aiutarla a rialzarsi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Infatti, come ha detto il brigante.
Doveva dirlo subito, invece di buttarla sulla filosofia chiedendo perchè dei figli di nobili avrebbero meritato la morte.. :P

Mi stan simpatici 'sti briganti.

Sean MacMalcom ha detto...

I briganti ringraziano... e promettono di ricordare quanto prima, in una prossima avventura dedicata totalmente a loro ed alle loro vicende! :D

Per ora, però, prendono silenziosamente congedo... del resto la continuity si fonda anche su queste piccole cose, no? :D