Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
mercoledì 17 settembre 2008
251
Avventura
007 - I quattro cavalieri
Raggiunta finalmente la conclusione della prima parte della missione, in effetti la più semplice, i quattro cavalieri si ritrovarono accampati nelle pianure gorthesi per fare il punto sulla situazione in cui si erano posti: come sempre nella vita, anche in quel frangente sarebbe stato impossibile affrontare il futuro senza una reale comprensione sul proprio passato ed un reale dominio sugli eventi del proprio presente, offerta in quel particolare contesto dal pieno intendimento sulla natura del medaglione e sul proprio ruolo nella ricerca della corona perduta.
Se da un lato erano infatti entrati in possesso della reliquia, dall’altro lato alcun indizio essa sembrava concedere loro sui misteri lì celati, sui segreti lì nascosti. Allo sguardo si presentava quale un normalissimo manufatto dorato, di forma circolare con un diametro di quasi mezzo piede: sulla superficie superiore, un intarsio di decorazioni geometriche si mostravano quale frutto di un prezioso lavoro artigianale, nella raffinata idea di un flusso senza fine in costante moto, forse richiamando le onde del mare o forse la forza dei venti. Al centro di un simile turbinoso orizzonte, emergendo dall’oro così conformato, si presentava la lucentezza di una pietra rosso sanguigna, di forma sferica, apparentemente liscia ma quasi impercettibilmente ruvida al tatto, come se su tale perfetta apparenza fosse presente una qualche incisione non visibile allo sguardo. Sul fronte opposto del medaglione, un dorso liscio e privo di decorazioni di sorta si presentava ad ogni senso, quasi a sottolineare che qualsiasi genere di informazione lì non sarebbe mai stato offerto in favore del lato principale: ovviamente simile impressione sarebbe potuta essere anche esattamente opposta alla realtà, riservando proprio al volto meno appariscente di quella reliquia il compito di mantenere le informazioni da essa custodite.
« Nel nostro gruppo sei tu l’esperta in questo campo… » sottolineo Carsa, osservando Midda rigirarsi fra le mani il medaglione, ad analizzarlo, a studiarlo « Hai qualche idea su dove possa essere celata la mappa? »
Definirsi mercenari, invero, si proponeva come una qualifica spesso troppo generica, all’interno della quale venivano indicate una moltitudine di specializzazioni fra loro anche poco attinenti: alcuni mercenari, la maggior parte, erano semplici soldati senza patria, senza alcun sentimento di appartenenza ad una nazione, ad un regno, che vendevano i propri servigi in guerra; altri, invece, si proponevano più rivolti all’assassinio, vendendosi quali sicari perfetti da proporre contro precisi obiettivi ma potenzialmente inutili in un contesto più caotico come quello di una battaglia; altri ancora, poi, erano gli avventurieri, che rivolgevano i propri interessi alla ricerca ed al recupero di antichi tesori protetti in templi perduti, in paludi maledette, in catacombe mortali ed altri ameni ambienti; e così via dicendo, in un elenco che si sarebbe potuto protrarre decisamente a lungo e non sarebbe mai stato completo, considerando tutti coloro che si sarebbero potuti considerare anche all’interno di diversi campi di competenza. In una simile situazione, nel gruppo formato da lady Lavero non tutti gli elementi risultavano fra loro intercambiabili ed anzi, al contrario, la nobildonna aveva prestato particolare attenzione nel scegliere i mercenari al proprio servizio, cercando complementarietà fra loro, dove anche un personaggio come Midda Bontor, che si proponeva personalmente quale estremamente duttile, impiegabile in molti campi, aveva infatti i propri limiti: Carsa, per esempio, pur non potendo di certo competere con la Figlia di Marr’Mahew in un ambito di scontro fisico diretto, in un duello o in una battaglia, possedeva abilità non proprie della compagna, fra le quali le medesime che le erano state utili per infiltrarsi nella residenza dei Veling. Di fronte al medaglione ed ai suoi segreti, però, era proprio la presenza della donna guerriero ad essere quella richiesta, nella di lei indubbia esperienza nel confronto con simili questioni, con tali sfide: a lei, quindi, tutti ora non potevano fare altro che offrire attenzione e riferimento, attendendo da parte sua il raggiungimento di un risultato concreto, soprattutto dopo l’impegno che era stato loro richiesto nel recupero dell’artefatto.
« Datemi il tempo di studiarla. » richiese, continuando a passarsi da una mano all’altra la reliquia « Normalmente questo genere di oggetti riserva sempre una chiave nascosta di funzionamento, per poter giungere alla mappa celata in essi… »
« E non sarebbe sufficiente aprirlo? » domandò Be’Wahr, aggrottando la fronte, incuriosito dal lavoro della compagna.
« Permettimi di dubitare della possibilità che possa funzionare come un portagioie… » sorrise la mercenaria, scuotendo il capo « Chi si ingegna a creare questo genere di chiavi, normalmente sa il fatto proprio… »
« Come potrebbe funzionare? » chiese a quel punto Carsa, intervenendo prima che Howe potesse riprendere il fratello in una domanda che, in effetti, non si proponeva poi stupida come sarebbe potuta apparire.
« Tutto dipende da chi l’ha generata. » spiegò la donna guerriero, dimostrandosi più prodiga di spiegazioni rispetto al suo solito, in un contesto di collaborazione all’interno della squadra di cui aveva accettato di far parte « Potrebbe esserci, alla base di tutto, un incantesimo, una magia legata all’artefatto, richiamabile attraverso una precisa formula o determinati gesti: in questo caso le nostre possibilità di giungere alla mappa, in assenza di ulteriori informazioni, sarebbero pari a zero. »
« Esiste anche un’ipotesi meno negativa, spero… » intervenne di nuovo il biondo, storcendo le labbra verso il basso « Altrimenti, dati questi presupposti, avremmo potuto evitare di accettare la missione. »
« Ovviamente… » annuì Midda, appoggiando il medaglione al suolo, nel rivolgere ora lo sguardo verso il compagni « Un’alternativa abbastanza comune è la presenza di un sistema meccanico, una serie di ingranaggi che, correttamente azionati, permettano l’accesso alle informazioni nascoste: in una simile eventualità sarà sufficiente comprendere il metodo di attivazione del congegno e tutto verrà da sé. »
Cogliendo nel silenzio dei propri interlocutori un consenso a proseguire, senza ulteriori disturbi, ella riprese in mano la reliquia e tornò ad osservarla con cura, concentrandosi al punto tale che le sue azzurre iridi di ghiaccio vennero assorbite quasi completamente dalle pupille nere: isolata dal mondo ella si pose nello studio di quel medaglione, nel cercare di comprendere se fra l’intrico di decorazioni potesse essere il punto cardine da lei cercato, l’azionamento da loro desiderato per poter raggiungere la mappa. Le dita della sua mano sinistra, le uniche sensibili, accarezzarono con cura ogni dettaglio dorato, spingendosi delicatamente fra di essi, in essi, nella speranza di ritrovare una qualche possibilità di forzatura apparentemente non evidente: chiunque avesse creato quel congegno, a prescindere dalle ragioni che lo avevano spinto in tal senso, di certo era stato un vero genio ed ella doveva riconoscerlo. Solo più tardi, riparlando di quel momento con Carsa, Howe e Be’Wahr, ella ebbe conferma che la di lei concentrazione durò per diverse ore, ritrovandola inumanamente costante nel proprio sguardo, nelle proprie attenzioni, sulla reliquia, in un’analisi assoluta dell’oggetto.
Il suo peso era risultato immediatamente rivelatore dell’esistenza di qualche meccanismo interno, laddove esso si era proposto decisamente più leggero, meno consistente di quanto non sarebbe dovuto essere se fosse stato realmente d’oro: un particolare che sarebbe potuto restare trascurabile, in effetti, nell’ignoranza di ciò che quel medaglione rappresentava, ma che in quel contesto appariva basilare. Nell’esistenza di un congegno nascosto, evidente conseguente si propose l’esistenza di un modo per azionarlo e proprio in quel senso Midda impegnò la propria mente a lungo, riuscendo, infine, ad avere l’idea rivelatrice sulla soluzione dell’enigma: fu così che ella estrasse la propria borraccia d’acqua e, con impiego abbondante di liquido sulla superficie del medaglione, si pose a ripulire con cura il punto di congiunzione fra la pietra ed il metallo, là dove i secoli avevano accumulato le proprie polveri bloccando ciò che, altresì, si sarebbe dovuto proporre come mobile.
« Forse ci siamo! » avvisò il gruppo, attento attorno a lei a quei gesti, i primi offerti dopo un periodo fin troppo lungo d’attesa per tutti loro.
Grazie al lavoro di pulitura della mercenaria, infatti, la pietra si concesse a loro non più statica e salda come per chissà quanti decenni era apparsa a tutti, ma mobile, roteante nel proprio incavo grazie ad un non meglio chiarito ancoraggio al metallo del medaglione stesso. E, muovendosi contro il palmo della mano della donna guerriera, a dimostrazione di quel risultato, quello che inizialmente era apparso quale un semplice ornamento rivelò il proprio ruolo fondamentale nelle leggere e quasi impercettibili increspature della propria superficie.
« E’ una scitala… » sorrise la Figlia di Marr’Mahew, fiera di sé.
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4 commenti:
Eh già, è una scitala.
E una scitala sarebbbe...?
Nulla che mi sia inventato! :D
Come del resto anche molte altre particolari oggetti (o addirittura creature) del mondo di Midda che potrebbero sembrare nuove ma che, in effetti, appartengono alla nostra storia! :D
http://it.wikipedia.org/wiki/Scitala
Non la conoscevo assolutamente :)
Nulla di grave! :D
Anche io ne ho scoperto l'esistenza per puro caso... :D
Ci tenevo a sottolineare, comunque, come sia questa sia altre cose non siano mie invenzioni proprio per rendere merito alla Storia, quella con la "s" maiuscola!
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