La comune storia di Howe e Be’Wahr aveva avuto origine con la loro stessa nascita, come i loro rispettivi nomi testimoniavano da sempre e per imperitura memoria: laddove Howe presentava fisicamente un chiaro aspetto shar’tiagho, richiamando l’etnia di quelle terre in ogni propria caratteristica fisica, il suo nome si proponeva assolutamente fuori luogo, rimandando altresì al sud, a Kofreya o, forse, a Tranith; al contrario Be’Wahr, il cui appellativo risultava essere tipico del regno di Shar’Tiagh, riportando nelle proprie sillabe alle calde e fertili terre sul limite dei regni centrali desertici, si concedeva con una capigliatura dorata più chiara del grano nei campi, con una pelle pallida assolutamente estranea a simili concetti, a tali territori. Quell’insolito scambio di nomi, in effetti, non si proponeva come casuale in una realtà dove il fato poco interveniva nelle questioni umane e dove raramente una coincidenza avrebbe potuto essere presa in esame come tale: invero i nomi dei due non erano stati decisi dai rispettivi genitori o, meglio, i rispettivi genitori avevano deciso di delegare agli altri genitori la scelta del nome per il proprio figlio, in virtù di un legame d’amicizia assoluto fra le loro famiglie, di una fiducia e di un rispetto quasi unico in quella realtà, nell’esistenza quotidiana di quel mondo. In tal modo due bambini, coetanei fra loro, divisi solo da pochi giorni, poche settimane nell’anniversario delle rispettive nascite, erano stati legati fin da un’epoca antecedente al loro primo respiro da quell’inversione di nomi, caratteristica bizzarra destinata a vederli poi uniti anche nella propria vita, nel proprio futuro, come e forse più di due fratelli, condividendo ogni esperienza fino al giorno in cui si erano ritrovati, nella professione di mercenari, rinchiusi in uno stretto ripostiglio, a discutere in merito a quattro famelici cani pronti ad azzannarli al minimo movimento di evasione, al primo tentativo di fuga.


« Dannazione! » esclamò Be’Wahr, scuotendo il capo con forza di fronte all’inevitabilità di quel caso « Sicuro che non vi siano altre scelte? Dobbiamo per forza ucciderli? »
« Se vuoi, tu puoi anche iniziare a correre molto velocemente, cercando di attirarli fuori di qui mentre io recupero il manufatto e la mappa… » propose Howe, aggrottando la fronte « In fondo li consideri tuoi grandi amici, no? »
« Ma non hanno fatto nulla di male. » si oppose, con evidente tristezza nella voce.
« A te, magari! » replicò il compagno, iniziando a dare segni di stanchezza per quella situazione « Se non fosse perché mi blocchi il passaggio sarei già uscito a farla pagare a quei figli d’una cagna… ma evidentemente gli dei hanno deciso che questa volta devi essere tu ad avere possibilità di scelta… »
« Gran bella scelta… »
« Ti ricordo che non abbiamo una settimana di tempo! » incitò il shar’tiagho « Per quanto le donne si potranno impegnare a tenere il padrone di casa lontano da qui, prima o poi lord Visga farà ritorno e per noi sarebbe meglio non essere presenti a meno di non voler dichiarare guerra all’intera nazione gorthese. »
« E va bene… per Lohr! » esclamò il biondo, spingendo la porta all’indietro e lasciando la posizione protetta conquistata in quel ripostiglio.
Un istante dopo, il problema offerto dai cani da guardia era stato risolto con evidente soddisfazione da parte di Howe che non mancò di commentare: « E ci voleva tanto?! »
Al fine di evitare altre spiacevoli sorprese, anch’egli estrasse la propria lama dorata dal fodero in cui era riposta, osservando i resti dei quattro avversari abbattuti dal compagno e preparandosi al proseguo nell’esplorazione di quella casa. Fino a quella sera solo Carsa aveva avuto accesso alla dimora di lord Visga, in conseguenza di ragioni abbastanza evidenti nel proprio ruolo di infiltrata, e le informazioni da lei concesse in merito alla planimetria dell’edificio si erano proposte estremamente accurate fino a quel momento, tralasciando unicamente il particolare dei quattro mastini, tutt’altro che irrilevante: probabilmente , però, non era da escludere l’eventualità che la donna avesse volutamente scordato di specificare loro quel dettaglio, per divertirsi alle loro spalle, in una sorta di rivincita per la pigrizia riservata altrimenti al loro ruolo. Del resto, nella situazione in cui si erano ritrovati, nel piano elaborato in comune fra tutti e quattro, le due donne avevano potuto evitare di riservarsi i ruoli principali, una in virtù della propria fama e l’altra in conseguenza della propria bellezza, lasciando ai due compagni il lavoro meno impegnativo, nell’appropriarsi dell’elemento indispensabile al proseguo della loro missione, in possesso della famiglia Veling da diverse generazioni.
« Voglio che sia chiaro che non era mia intenzione ucciderli… mi ci hai costretto! »
« Considerala da questo punto di vista: o tu uccidevi questi cani, o sarebbe poi stata Midda ad ucciderti, nello scoprire che la sua fatica nell’Arena sarebbe stata inutile! » sorrise divertito l’uomo verso il fratello « Ed ora muoviamoci… facciamo quello per cui siamo venuti ed andiamocene via rapidamente. »
3 commenti:
Sempre più simpatici i Ringo Boys ;)
Ed io che pensavo a Blues Brothers... :P
Però, un dubbio, ma possibile che in qual mondo siano tutti mono colori nel vestirsi? Cioè, ok, non proprio tutti, ma è un pò un abitudine che alto e basso siano dello stesso colore...
@Coubert/Tanabrus: grazie! :D
@Palakin: ammetto che inizialmente avevo intenzione di fare una coppia alla Bud&Terence, ma poi ho cambiato idea votando a favore di caratterizzazioni ex-novo. :D
Per i vestiti... boh... sarà la moda del posto! :D
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