Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
giovedì 25 settembre 2008
259
Avventura
007 - I quattro cavalieri
Ancora Inste tremava isterica, terrorizzata, quando venne condotta come ordinato fino alla tenda del cerusico, per poter essere lavata e curata, per poter essere custodita e protetta, lontana da coloro a cui era riuscita incredibilmente a fuggire.
Le giovani guardie, poco più che ragazzi, la guardavano con un misto fra pietà ed imbarazzo, per ciò che ai loro occhi comunque veniva offerto da quell’abbigliamento tanto succinto per mezzo del quale ben poco del di lei corpo appariva realmente coperto: senza una reale malizia risultava in effetti difficile non far ricadere il proprio sguardo su un profilo tanto sensuale, esaltato forse ancor più da quella particolare situazione, da quella stessa evidente fragilità utile a stuzzicare le corde più profonde della loro maschile sensibilità. Nell’esercito kofreyota, invero, la presenza femminile seppur minoritaria non faceva sentire la propria mancanza, presentando però un modello decisamente diverso di donna, offrendo guerriere addestrate al combattimento, alla morte, per le quali un compagno maschile non poteva ricoprire il ruolo di protezione che altrimenti la natura avrebbe a lui richiesto di impersonare: quella povera vittima, al contrario, si presentava a loro invocando la loro difesa, supplicando la loro forza, non ricorrendo a parole, per le quali non sembrava più avere forza, avere lucidità, ma semplicemente con uno sguardo meraviglioso ed infinito, in cui perdersi in eterno.
« Erano… non lo so… non… » tentò di ripetere nuovamente la cronaca della propria vicenda di fronte al cerusico, fallendo miseramente nel proprio intento.
« E’ stata aggredita non lontano da qui. » intervenne una delle quattro guardie preposte alla sua protezione, riferendo in sua vece « Non è ancora riuscita a dirci come abbia fatto a liberarsi: si chiama Inste. »
« Inste… è un bel nome, lo sai? » commentò con tono paterno il medico, invitando con gesti delicati la fanciulla a distendersi su una brandina « La figlia di mia sorella si chiama così… »
La giovane donna si limitò ad accennare un lieve movimento del capo, dimostrandosi ancora troppo scossa per riuscire in altro, anche fosse solo un tentivo di sorriso: in ciò, ella si lasciò guidare senza proteste verso il giacilio, accettando apparentemente di buon grado di potersi sdraiare su di esso.
« Non so se sei ferita o meno… e per questo dovrò controllare il tuo corpo. » spiegò l’uomo, chiedendo poi con un gesto alle guardie di lasciare la tenda per concedere un minimo di intimità alla povera vittima « Ti assicuro che non intendo farti del male… »
Ancora una volta un lieve annuire sembrò sottolineare comprensione da parte di ella, tanto da spingere le mani dell’uomo ad avvicinarsi delicatamente ai resti della casacca che la coprivano, senza malizia, senza bramosia nei propri gesti ma, unicamente, con il desiderio di assicurarsi che alcuna ferita fosse celata da quei pochi stracci, alcun graffio o taglio, possibile di infezione, si nascondesse sotto di essi.
Ma Inste, nonostante l’accordo concesso inizialmente, gettò in forte grido a quell’azione, reagendo in uno scatto quasi felino nel lasciare la branda e cercare protezione fra le braccia dell’unica guardia non ancora uscita dalla tenda, unico rimasto fra le persone che fino a quel momento non avevano apparentemente concesso particolare interesse al di lei corpo. E il cerusico, ritraendosi subito a quel movimento di lei, scosse il capo comprendendo che lo stato psicologico in cui la donna si trovava a riversare era ancora estremamente provato dalla violenza subita, impedendole così la comprensione di quello che non voleva essere su di lei alcun motivo d’offesa.
« Chiamate un paio di vostre compagne. » suggerì a quel punto, verso i soldati « Per sanarla c’è bisogno di comprendere se davvero è ferita da qualche parte ed in questo momento il terrore che la domina è imperativo su di lei al punto da non permettermi di agire in tal senso. Forse altre donne riusciranno ad avvicinarla senza un’eguale reazione di diffidenza… »
« Sì, signore. » annuì uno dei quattro soldati, tutti rientrati nella tenda al grido offerto dalla donna, prima di lasciare nuovamente quello spazio per l’esecuzione immediata del comando ricevuto.
« Proviamo a lasciarla un momento da sola… » suggerì poi, rivolgendosi a coloro che erano rimasti « La tranquillità è ciò di cui ora più ha bisogno, oltre al potersi sentire al sicuro. »
I soldati offrirono ancora totale accordo di fronte alla decisione del medico, la cui competenza ed autorità nel campo medico era indiscussa all’interno del loro reggimento, ponendosi in ciò secondo solo al comandante in capo.
« Noi resteremo qui fuori… nessuno potrà entrare a darti disturbo. » comunicò verso la donna, ancora stretta fra le tre guardie rimaste, cercando di mostrarsi sereno ed, in questo, di trasmetterle una tale quiete « Per qualsiasi cosa chiamaci… basterà una parola e saremo subito da te. »
« Come è stato ora… » suggerì uno dei presenti, cercando di rassicurarla sulla loro prontezza.
Dopo un momento di incertezza, di smarrimento, nuovamente Inste concesse un cenno di approvazione verso il cerusico da cui era appena fuggita fraintendendone le intenzioni, per poi osservare con occhi grandi e pieni di paura e dolore i propri protettori, lasciandosi da essi guidare alla branda, per lì distendersi: nel ricambiare lo sguardo, tutti loro sentirono una morsa stringersi attorno ai propri cuori, dimostrando chiaramente un forte risentimento nei confronti dei bruti macchiatisi di un simile crimine nei confronti della fanciulla, così simile a bambina in quel momento.
« A cosa serve andare a combattere contro Y’Shalf se poi simili orrori continuano ad essere perpetrati all’interno dei nostri stessi confini, da parte di nostri stessi connazionali? » borbottò uno dei soldati rivolgendosi ai propri compagni « Sono forse i nostri nemici peggiori di coloro per la cui difesa siamo pronti a dare la vita? »
Di fronte a simile domanda nessuno ovviamente sapeva offrire risposta, lasciando in silenzio la tenda e con essa la vittima di quelle atrocità in opposizione alle quali i loro animi si stavano infiammando: la loro comune speranza era che ella, restando sola con se stessa, riuscisse a ritrovare la propria pace perduta, insieme al controllo su se stessa e sul proprio futuro, l’avvenire che in quel momento probabilmente le appariva come perduto per sempre. In silenzio i tre soldati ed il cerusico attesero fuori dalla tenda l’arrivo del loro compagno e dei rinforzi femminili richiesti, ognuno riflettendo nel proprio cuore e nella propria mente su quanto accaduto, molto probabilmente ritrovandosi ad essere tutt’altro che soli in tale raccoglimento. Indubbio era, infatti, come nella tranquillità di quell’incarico di vigilanza attorno ad una Biblioteca invero dal mondo intero, l’evento offerto dalla tragedia di quella giovane fosse immediatamente diventato l’unico argomento dominante nei discorsi e nei pensieri di tutto il reggimento, in un rapido passaparola che non aveva lasciato alcuno disinformato a tal riguardo.
« Ma quanto tempo ci mettono? » domandò ad un certo punto il cerusico, osservandosi attorno impaziente per l’arrivo delle donne convocate.
« L’orario non è favorevole, signore… » provò a giustificare uno dei presenti « In questo momento o si è impegnati in un turno di guardia, impossibile da abbandonare, oppure si sta riposando. »
« Lo coprendo, ma… per la miseria… siamo parte dell’esercito: anche se addormentati dovremmo essere subito pronti a scattare in risposta ad un nemico. » replicò l’uomo, storcendo le labbra ed iniziando a battere nervosamente le dita della mano destra contro il braccio sinistro, disapprovando quel ritardo.
Diversi minuti furono richiesti al soldato inviato alla ricerca delle compagne per ritornare a loro, accompagnato da due donne con corti capelli spettinati ed aria decisamente trafelata, nella fretta imposta loro da quel risveglio anticipato e dalla necessità di rivestirsi. Inevitabile, per le malcapitate, fu oltre al danno del sonno interrotto anche la beffa del rimprovero dedicato loro dal cerusico, per la flemma con cui si erano presentate a rapporto. Non errata o spropositata, in effetti, era da considerarsi la di lui reazione, laddove a nessuno fra loro doveva essere permesso di dimenticare la natura marziale del loro incarico: il loro stesso futuro, la possibilità di sopravvivere per poter vedere un nuovo giorno all’interno di un esercito, si concedeva come conseguenza diretta anche della loro capacità di saper rispondere con prontezza agli ordini, non facendosi mai trovare impreparati di fronte ad alcun imprevisto.
Ma l’imprevisto di fronte a cui alcuno fra loro, neppure il cerusico stesso, si ritrovò ad essere preparato, fu quello che vide le due donne affacciarsi all’interno di una tenda vuota, osservando solo l’evidenza di uno scontro ed, in esso, del fallimento nel proteggere chi era stata loro affidata.
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3 commenti:
Come li raggira Carsa non li raggira nessuno... è una vera artista!
dimenticavo... un paio di giorni fa ti avevo scritto una mail ^_^
Bacio
@Tanny: assolutamente! Però vedremo in futuro (MOLTO futuro... un'altra storia diciamo) il prezzo di tanta bravura. E non dico altro, che ho detto anche troppo! :D
@Gwy: vado subito a controllare! @.@ Scusa ma in questi giorni sono stato un po' soffocato!
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