Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.
Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!
Scopri subito le Cronache di Midda!
www.middaschronicles.com
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E siamo a... QUATTROMILA!
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!
Grazie a tutti!
Sean, 18 giugno 2022
mercoledì 7 dicembre 2011
1418
Avventura
030 - Il nemico del mio nemico
Intrattenendosi in compagnia del proprio collega, lo shar'tiagho ebbe occasione di concedersi una serata sufficientemente piacevole, costringendosi, non senza un certo sforzo, a eliminare per qualche ora, dalla propria mente, l'ansia per la condizione di Midda. Nell'essersi, dopotutto, ritrovato a essere lì necessariamente bloccato sino al giorno dopo, impossibilitato a proseguire anche nell'ipotesi di riuscire ad asservirsi, impossibile ipotizzare come, la fedeltà di una qualche nave lì presente in porto e diversa da quella propria dei piani di Desmair, ove in ogni caso non avrebbe saputo in quale direzione domandare di far rotta; controproducente sarebbe stato per lui spendere ulteriori energie, e preoccupazioni, alla volta della propria amata e di quanto sarebbe potuto avvenire il giorno dopo, rendendo eventualmente, altresì, in tal modo le ore che lo avrebbero separato da tale evoluzione prossime a una violenta tortura, a uno stupro, psicologico ancor prima che fisico, privo d'eguali. Solo nella consapevolezza di ciò, in un obbligato raziocinio a tal riguardo, l'uomo poté imporsi ragione di volgere metaforicamente lo sguardo verso diversa direzione rispetto a quella ossessivamente ricercata negli ultimi giorni, nelle settimane proprie di quel viaggio, e, in tal modo, fingere, con se stesso e con il mondo a sé circostante, di non essere animato nel proprio intimo da una pena straziante, da un'ansia angosciante, ma un semplice uomo, un viaggiatore come qualunque altro, desideroso di spendere qualche ora in buona compagnia, qual, sicuramente, avrebbe potuto essere considerata quella propria di Adalvi.
Proprio verso simile interlocutore, Be'Sihl non poté ovviare a provare un sentimento di imbarazzo, un'emozione di colpa, nell'essere costretto ad ammettere, in cuor suo, di starlo biecamente sfruttando nella ricerca di un'occasione di distrazione, tuttavia completamente disinteressato non solo a lui, quant'anche a ogni questione da lui propostagli nel corso della loro lunga chiacchierata. Ragione per cui, una volta raggiunta l'ora adatta ad accomiatarsi, lo shar'tiagho non riuscì, neppure sforzandosi, a rimembrare una sola fra tutte le argomentazioni presentategli, quasi alcuna fra le stesse fosse stata approfonditamente affrontata da parte del più giovane locandiere.
« Domani gli pagherò una quota maggiore… » si ripromise, cercando rifugio nel proprio alloggio e, in quelle parole, tentando di porre in silenzio la propria coscienza per lo scarso valore riservato al proprio compagno di bevute in quella lunga serata « E' un bravo ragazzo, ma… dei… non avevo proprio la testa per ascoltare tutto ciò che aveva da dire… » spiegò, affrontando la questione verbalmente, se pur a bassa voce, quasi desiderasse in tal modo giustificarsi agli occhi di qualcuno.
E, in effetti, forse tale avrebbe dovuto essere riconosciuto, consciamente o inconsciamente, il suo desiderio, nel non piacevole scenario pur riservato alla sua attenzione dal pensiero di essere perennemente osservato da uno, o forse una dozzina, di spettri facenti riferimento a Desmair e, attraverso di loro, da Desmair stesso: tutt'altro che assurda, quindi, avrebbe potuto essere riconosciuta quella sua ricerca di confronto con un invisibile e impercettibile interlocutore, ove le sue parole, se non, addirittura, i suoi pensieri, sarebbero sicuramente giunti fino all'attenzione del proprio demoniaco alleato.
Giunto nel proprio alloggio, e ritrovatosi in ciò a confronto visivo diretto con una vasca colma di acqua fumante, tanto doveva essere stata scaldata, Be'Sihl non poté ovviare a rendersi conto di come il bagno pur immediatamente offertogli fosse stato, per una ragione o per l'altra, rimandato sino a quel momento, vedendolo in ciò ancora tenacemente ricoperto dalla sporcizia accumulata durante il viaggio. E posto innanzi a tale immagine, ancor maggiore non poté che essere il senso di colpa in lui, al pensiero di quanta ingratitudine, sino a quel momento, aveva offerto al proprio sino troppo ospitale anfitrione, il quale, evidentemente lungi dall'essere dimentico di quella necessità, aveva provveduto, attraverso i propri garzone, affinché quella tinozza di legno fosse predisposta lì in sua attesa, venendo riempita solo al momento opportuno e non un istante prima, ove, altrimenti, il calore si sarebbe già disperso nella frescura della notte: una premura, quella dimostratasi propria di Adalvi, che, al di là di ogni possibile senso di colpa, fu allora più che apprezzata da parte dello shar'tiagho, il quale, in quel tepore, si volle rapidamente precipitare, rimandando a posteriori ogni ulteriore considerazione.
« Sia lode al nome di tutti gli dei… » gemette, quasi con piacere fisico a quell'intima unione fra sé e l'acqua calda della vasca, per la prima volta comprendendo realmente le ragioni proprie della sua compagna, della sua amata, in un equivalente rapporto con la tinozza da lui sempre assicuratale al termine di ogni propria avventura, al rientro in città dopo ogni proprio viaggio « Doppia mancia per quel ragazzo, che vale tanto oro quanto pesa. » sospirò, attribuendo, in ciò, indubbio valore al locandiere oggetto di tale asserzione, nel considerare il pondo tutt'altro che trascurabile del medesimo.
Oltre un quarto d'ora, e la dissipazione di una quota considerevole del calore proprio dell'acqua, fu necessario a Be'Sihl per ritrovare, finalmente, contatto con la realtà, per tale intervallo di tempo estraniatosi tanto dalla stessa al punto tale da esser persino giunto a ritenere di essere prossimo a un nuovo incontro con il semidio sul compagno in quel viaggio. Quest'ultimo, tuttavia, non avrebbe potuto riservar qual propria alcuna ragione per ricercare una simile occasione d'incontro e, in effetti, non la ricercò, non la invocò, necessitando di impiegare il proprio tempo in compagnia di un omuncolo mortale non di più di quanto lo stesso shar'tiagho avrebbe potuto necessitare di sprecare il proprio tempo nell'osservare una blatta muoversi sul pavimento.
Fortunatamente per il locandiere di Kriarya, comunque, l'ambiente a lui circostante avrebbe dovuto essere apprezzato qual sufficientemente pulito da non lasciar temere il rischio di possibili infestazioni di scarafaggi o altri simili e spiacevoli compagni di stanza, sebbene, in tal caso, ciò non gli avrebbe certamente imposto ragione di scandalo. Ove anche, infatti, egli stesso era solito premurarsi di mantenere un livello di igiene più che lodevole entro i limiti della propria locanda, Be'Sihl era pur quietamente consapevole di come i suoi parametri di giudizio non avrebbero dovuto essere considerati, in maniera estremamente egocentrica, quali universali, ragione per la quale la maggior parte delle altre locande non solo della città del peccato, ma anche di tutta Kofreya, non avrebbero potuto certamente vantare lo stesso ordine da lui ricercato qual proprio. Una condizione, quella di un'eventuale convivenza forzata con qualche insetto, che non l'avrebbe spaventato e che pur, non senza un appunto di lode, non si dimostrò qual lì imminente.
Al contrario, volendo essere sincero con se stesso e con il proprio anfitrione, lo shar'tiagho avrebbe dovuto ammettere come, al di là della propria per lui bizzarra architettura, il complesso rappresentato da quell'edificio non avrebbe potuto essere assolutamente criticato nella propria offerta pur dichiaratamente modesta, dimostrando come i canoni propri di un regno qual Kofreya non avrebbero dovuto essere ritenuti modello per il resto di quell'angolo di Qahr, concedendo a Tranith di riservare maggiore conforto ai propri ospiti, ai viandanti di passaggio entro i propri confini. E così, ignorando quell'originalità estetica rappresentata da una non soffocante stanza pressoché circolare nella propria pianta così come nella struttura dei propri soffitti, e adeguatamente ornata da un mobilio studiato allo scopo di sfruttare al meglio simile conformazione, Be'Sihl non avrebbe mai potuto considerarsi a disagio entro quelle mura, addirittura giudicabili oggettivamente migliori della propria stessa locanda, o almeno di come questa avrebbe potuto offrirsi sino a prima della recente e radicale ristrutturazione, resasi necessaria dopo che un incendio ne aveva gravemente danneggiato i piani superiori.
Un pensiero, quello dell'incendio occorso entro i confini della propria locanda, che non poté evitare di rievocare nei suoi pensieri, alla sua attenzione, l'immagine della propria amata, dal momento in cui la disgrazia occorsa due estati prima, non avrebbe potuto essere giudicata qual semplice e sfortunata fatalità, nell'essere stato freddamente orchestrata della stessa Midda Bontor sospinta in tal direzione dalla volontà di simulare la propria prematura dipartita a seguito dell'ennesimo, folle attentato alla propria esistenza, e tramite tal condizione essere in grado di indagare con maggiore tranquillità nel desiderio di individuare i mandanti della propria mancata assassina, divenuta inevitabilmente assassinata...
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