« Cerca di affrontare la questione sotto la giusta prospettiva… » lo invitò Masva, con tono al contempo quieto nel proprio incedere ma allegro nei propri toni « … quanto meno non hai emicranie lancinanti. O sbaglio?! » sorrise, continuando in quel confronto fra gli effetti del mare e dell'eccesso di alcolici, per così come appena introdotto.
« Non sbagli. O, per lo meno, se in questo momento ho mal di testa non credo di riuscire a rendermene conto. » argomentò per tutta risposta Be'Sihl, trattenendosi dallo scuotere il capo a supporto delle proprie parole per non commettere l'errore già reso proprio e subirne, di conseguenza, nuovamente gli effetti « Ciò nonostante, non sono ancora sicuro che l'affare sia ugualmente vantaggioso. »
Prima di incedere, tuttavia, in ulteriori dialoghi, la giovane dai capelli rossi allungò la propria mano destra a cercare la mancina di lui, per stringerla e definire, in tal modo, un proprio sottinteso desiderio di prestarsi qual guida nei suoi riguardi, data la condizione di cecità alla quale egli, in tal modo, si era costretto a tentare di contrastare gli effetti del mal di mare. Un gesto, quello della donna, che, malgrado condotto con estrema delicatezza, colse per un istante in contropiede l'uomo, costringendolo, in ciò, a un lieve sobbalzo, quasi a esprimere, in ciò, il desiderio di porre giusta distanza fra sé e un ignoto aggressore, chiunque o qualunque cosa esso potesse rivelarsi essere.
« Ehy… calma, straniero! » ridacchiò ella, stringendo con maggiore fermezza la sua mano, a dimostrargli la propria identità « Non sarò al pari della tua amata Midda, ma addirittura importi ribrezzo mi par eccessivo. » ironizzò, forse ancor più rivolta a se stessa che all'altro, invero ingenerosa in un tale giudizio a proprio medesimo riguardo « Desidero semplicemente guidarti fino al coperto, in modo da negarti contatto con questo paesaggio eccessivamente… mmm… instabile?! »
« Perdonami. » si scusò egli, immediatamente, non avvampando in volto per l'imbarazzo necessariamente derivante da quella situazione in sola grazia alla propria carnagione più prossima a quella di un figlio del deserto qual Av'Fahr che a uno shar'tiagho suo pari, utile in tali frangenti a concedergli apparenza di maggiore autocontrollo di quanto, in effetti, non gliene fosse proprio « Non volevo di certo ritrarmi dal contatto con te… ma… diamine… credo di avere i nervi decisamente a pezzi. » sospirò, lasciandosi poi guidare, con atto di sincera fiducia, dalla propria interlocutrice.
E se, in tal allontanamento dalla balaustra con la quale, ormai, avrebbe potuto dichiarare di aver raggiunto un indubbio livello di intimità, egli avrebbe potuto dimostrarsi timoroso di essere nuovamente colto da un conato di vomito; al contempo l'uomo si concesse sufficiente fiducia con tal situazione e, soprattutto, con l'assoluto vuoto ormai presente all'interno del suo stomaco, che null'altro avrebbe permesso di riversarsi sul legno della nave fatta eccezione, eventualmente, per un po' di bile. Ragione per la quale cercò di mantenersi calmo e controllato nelle proprie movenze, ove anche, in tal medesimo contesto, una fronte imperlata di sudore difficilmente avrebbe potuto essere testimonianza di simile equilibrio interiore.
« Vieni. » lo volle invitare, nuovamente, in un'espressione assolutamente retorica ove, a seguito del sobbalzo iniziale, egli si era posto animato dai propositi più costruttivi, seguendone la guida senza sollevare la benché minima eccezione di fiducia nei suoi riguardi.
« Fallo stendere un po'… » intervenne, quasi contemporaneamente a lei, una seconda voce femminile, trasformando quello che avrebbe potuto essere un consiglio in un esplicito ordine non tanto per mezzo di un qualche tono arrogante o autoritario, quanto, e piuttosto, di un'implicita autorevolezza, per lei propria già da prima di ricoprire, a bordo di quella stessa nave, il ruolo di secondo in comando « Ha bisogno di riposare: se gli sarà concessa occasione di dormire, forse riuscirà a superare questo momento. »
A prendere parola, Be'Sihl non ebbe dubbi, era stata Berah, terza e più matura femminile appartenente all'equipaggio della Jol'Ange. Di circa un lustro più giovane rispetto a Midda, e in questo ormai trent'enne, ella era stata, nel cuore di Salge Tresand, la seconda presenza dominante e duratura, seconda alla mercenaria dagli occhi color ghiaccio solo età e ordine temporale, ove, in effetti, a lei indubbiamente prima in termini di beltade, nel confronto con i quali persino lo stesso locandiere mai avrebbe potuto esprimere alcun dubbio, alcun diniego.

Alla morte dell'amato Salge Tresand, nel momento in cui Noal aveva guadagnato di diritto il comando della nave, ella era stata scelta dal medesimo, e dall'equipaggio tutto, qual legittima e giusta figura al secondo gradino della loro stessa gerarchia, in un ruolo che, forse, le sarebbe stato riconosciuto ugualmente anche solo in grazia al suo rapporto personale con il defunto capitano, o che, forse e altrimenti, se solo Ja'Nihr non fosse stata a sua volta prematuramente e tragicamente uccisa, avrebbe visto quest'ultima ascendere, senza alcuna opposizione, a quel medesimo ruolo, ove indubbiamente a lei fisicamente superiore, cresciuta qual cacciatrice nei deserti del nord. Ma Ja'Nihr non era più, falciata da un'assurda furia omicida anche prima dello stesso Salge, e in conseguenza a ciò, nessuno avrebbe potuto obiettare a Berah un ruolo che pur ella stessa avrebbe preferito non vedersi assegnato e che, comunque, aveva assunto nel riconoscerlo qual ineluttabile, addirittura doveroso, per rispetto verso Salge, verso Ja'Nihr, verso tutti i suoi altri compagni e, persino, verso se stessa.
« Ti ringrazio per la comprensione. » si sentì in obbligo di scandire il locandiere, per rispetto verso di lei, verso il suo ruolo e, anche, verso la sua perdita, per quanto ormai passata, che mai, come in quel momento, si sarebbe potuto sinceramente riconoscere in grado di cogliere e intendere in ogni proprio aspetto.
Sebbene ancora sostanzialmente estraneo a quel gruppo, a quell'equipaggio e a ognuno dei suoi membri, nella mente dello shar'tiagho, in conseguenza a quel suo essere a bordo della Jol'Ange, al loro fianco, irrefrenabile sarebbe stato il riaffiorare di tutte quelle immagini, di tutte quelle memorie a lui riportate dalla voce della propria amata nei propri racconti, nei propri resoconti, nelle cronache delle proprie stesse avventure e disavventure con lui da sempre condivise, tanto nella mera descrizione degli eventi occorsi, quanto, e ancor peggio, di tutte le emozioni a essi collegati.
E così, dove anche mai gli era stata riservata passata occasione di incontrare Salge Tresand in prima persona, di parlare con lui, di confrontarsi da uomo a uomo, sicuramente giungendo in tutto ciò anche a toccare e approfondire ogni tematica avente per protagonista la donna che entrambi avevano avuto occasione di amare, e lui, ancora, sperava di poter avere modo in futuro; egli non avrebbe potuto negarsi l'impressione di averlo effettivamente conosciuto, di aver trascorso del tempo con lui e, persino, di aver assistito al suo assassinio, in questo, ritrovando il proprio cuore colmo di tutte quelle tristi emozioni inevitabilmente conseguenti a quella morte, a quella dolorosa perdita.
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