11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

www.middaschronicles.com
il Diario - l'Arte

News & Comunicazioni

E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 12 marzo 2013

1877


Quando la Campionessa di Kriarya raggiunse il proprio obiettivo, la propria preda, mantenne fede alle proprie promesse, all’impegno preso con se stessa, non concedendogli alcuna possibilità di dialogo, alcuna occasione di confronto verbale e, a ben vedere, alcun avvertimento, nel preferire, a questo nuovo secondo incontro, porre immediatamente mano alla propria spada per cercare, ora, di abbatterlo, prima che potesse reiterare per l’ennesima volta quel balzo all’indietro costringendola a seguirlo.
Benché, difatti, il proprio coinvolgimento cosciente nella questione avrebbe dovuto essere riconosciuto qual particolarmente recente, ella non avrebbe potuto considerarsi particolarmente entusiasta alla prospettiva di un altro viaggio a ritroso nel tempo, a rivivere ancora, e ancora, e ancora, quella serata che, per i suoi gusti, per il suo diletto, stava iniziando a divenire eccessivamente lunga e, soprattutto, non stava vedendo realizzato alcuno fra i propositi che ella, inizialmente, aveva contemplato qual auspicabili, e tali da prevedere il coinvolgimento non tanto di Nessuno, o di altri propri antagonisti, quanto e soltanto quello del buon Be’Sihl, della loro camera da letto e, magari, anche della loro nuova vasca da bagno, entro la quale, ella ne era certa, avrebbero potuto trovare occasione di attività particolarmente coinvolgenti e appassionanti. Purtroppo, fino a quando quel dannato spadaccino monco avrebbe continuato a insistere in sua offensiva, oltretutto in termini tanto sgradevoli, difficilmente ella avrebbe avuto occasione di dedicarsi ad altre attività o, addirittura, a un momento di intimità con il proprio locandiere preferito.
E anche laddove, generalmente, pur priva di particolari inibizioni innanzi all’idea della prematura scomparsa di un proprio antagonista per propria mano, ella avrebbe preferito ovviarne la facile uccisione, soprattutto in quei particolari casi nei quali la disparità esistente fra se stessa e la controparte in questione si fosse dimostrata trasparentemente rimarcata; nel contesto proprio di quello scontro, per così come preteso da parte dello stesso Nessuno, ella avrebbe dovuto essere riconosciuta qual ormai decisa a non frenare più alcuno fra i propri colpi, fra i propri attacchi, trovando sufficiente giustificazione in favore della sua condanna già solo all’idea di quanto egli si stesse allora insistentemente e spiacevolmente frapponendo fra lei e una notte di piacere fra le braccia del proprio amato. Dopotutto, in passato, ella aveva ucciso anche per molto meno. Motivo per il quale, allora, avrebbe potuto anche concedersi simile occasione senza troppe remore di ordine morale.
Malgrado la chiarezza psicologica di un tale proposito, addirittura sorprendente ebbe allora a doversi riconoscere la straordinaria prontezza di riflessi con il quale Nessuno si concesse occasione di arginare la minaccia da lei in tal modo proiettata sul suo indomani, sul suo futuro, con un controllo sulle proprie azioni, e sul mondo a sé circostante, che mai avrebbe avuto ragione di riconoscergli prima di allora. O, forse e parimenti, quei balzi temporali le stavano giuocando un qualche brutto scherzo, in maniera tanto subdola da non permetterle di rendersi conto di quanto, effettivamente, le sue capacità stessero venendo compromesse e, non di meno, negandole quella pur perfetta condizione che, al termine di una giornata di sostanziale riposo, avrebbe dovuto contraddistinguerla.
A prescindere dalla ragione per la quale tale assenza di successo occorse, negandole l’occasione di un rapido successo e di una repentina conclusione così come da lei sperato, indubbio fu che l’attacco della mercenaria, diretto al collo dell’avversario e, in ciò, animato dalla sola intenzione di decapitarlo, venne da questi bloccato in grazia a un solido scudo eretto in conseguenza all’intervento delle stesse sciabole dell’uomo, le quali le vollero negare qualunque possibilità di procedere in quella direzione, quale una diga a ostacolare il corso di un fiume. Ma esattamente come una diga non avrebbe potuto mai sperare di reggere, in eterno, il confronto con la forza delle acque, allo stesso modo egli non si illuse neppure per un istante di poter competere, in tal senso, con l’impeto di lei, motivo per il quale ebbe, allora, ancora sufficiente controllo della battaglia per sottrarsi, per ritrarsi e, in ciò, porre una pur minima distanza fra loro, in misura sufficiente a permettergli di riprendere fiato e, in ciò, di pronunciare qualche parola, nel tentativo di replicare il gradevole successo ottenuto precedente nel distrarla, tanto quanto allora necessario al fine di guadagnare tempo prezioso, nell’inalterata speranza di rendere propria una nuova occasione per separarsi da lei e, in ciò, ristabilire i giusti equilibri all’interno di quella battaglia, di quel confronto, ormai, dal suo punto di vista, sgradevolmente viziato.

« Evidentemente, al di là di tutta la tua proclamata superiorità, non sei poi rimasta indifferente alle mie parole su come abbia bruciato bene il tuo compagno, Midda cara… » sorrise egli, con volutamente malcelata soddisfazione, nel riuscire ancora una volta a porre l’accento su quell’immagine, su quella tragedia da lui, oggettivamente, neppure ricercata, e che pur, positivamente, era sembrata essere in grado di scuotere la propria controparte, a sufficienza, quantomeno, dal farla cadere dal proprio piedistallo dorato, e dal costringerla ad aggredirlo in maniera tanto cieca e, probabilmente, rabbiosa, qual solo avrebbe potuto considerare quel tentativo a proprio discapito, ovviato quasi senza reale impegno « Desideri forse qualche particolare aggiuntivo a tal riguardo?! »
« Mi hai sempre chiesto di combattere, Nessuno. » ricordò ella, roteando la propria spada attorno al fianco destro solo per riconquistarne il controllo, per ristabilirne l’equilibrio, estemporaneamente compromesso da quel blocco improvviso imposto alla sua avanzata « E ora che desidero accontentarti ti sottrai? Un po’ di coerenza, da parte tua, sarebbe sicuramente gradita. » puntualizzò, senza ironia alcuna, ma, al contrario, storcendo le labbra verso il basso, nel prepararsi a una nuova carica.

L’idea che un avversario tanto modesto qual quello spadaccino potesse tenerle testa, in verità, non entusiasmava particolarmente la mercenaria, soprattutto all’idea di quanto, presto, avrebbe dovuto affrontare, dei nemici che, dopo di lui, l’avrebbero attesa e di quanto, diversamente da lui, sarebbero allora stati contraddistinti da una pericolosità tale da rendere l’eventualità non tanto di una sua vittoria, ma anche e più semplicemente della sua sopravvivenza, un evento tutt’altro che ovvio, tutt’altro che prevedibile, benché necessariamente auspicabile. Tuttavia, ove ella non fosse neppure riuscita a riscuotersi innanzi a qualcuno dello scarso valore di Nessuno, sarebbe stato di gran lunga meglio per lei prendere in esame l’ipotesi di una fuga, di un esilio autoimposto, magari fra le vette dei monti Rou’Farth, magari fra le macerie della stessa dimora un tempo appartenuta al proprio defunto sposo, il semidio Desmair, qual alternativa salubre al suicidio che solo avrebbe dovuto essere inteso in tal tentativo, in simile ipotesi di battaglia.
Così spronata a porsi alla prova, a compiere quanto necessario al fine di dimostrare a se stessa di poter sopravvivere al proprio stesso futuro, la Figlia di Marr’Mahew si spinse, ancora una volta, in avanti, in quelli che parvero dei passi di danza e che la condussero, attraverso un’agile sequenza di giravolte, a lasciarsi discendere rasente al suolo e, lì, a proiettare la propria lama in un temibile montante, in conseguenza al quale il suo avversario avrebbe potuto restare letteralmente impalato sui quattro piedi della sua lama bastarda, trapassato dal proprio pube sino alla curva superiore della propria schiena. Una morte ben lontana dal potersi considerare apprezzabile, alla quale, nuovamente, lo spadaccino dimostrò sufficiente attenzione dal sottrarsi, evidentemente deciso a non concederle una troppo semplice occasione di vittoria, a dispetto di tutte le proprie pur scarse possibilità di competizione con lei. Con un balzo all’indietro, or nello spazio allorché nel tempo, Nessuno offrì soltanto inerme aria all’arma antagonista, contro la stessa sollevando le proprie spade più per reazione istintiva che per una qualche, effettiva, necessità di intervento della stessa in proprio soccorso, in propria difesa.

« Direi che non ci sono dubbi di sorta… » commentò, quasi or divertito da tutto ciò, dalla parabola positiva intrapresa alfine, quand’ormai neppure sperata nella propria occorrenza, nella propria speranza « Il tuo punto debole, incredibile a dirsi, è proprio il tuo cuore carico d’amore per quel banale shar’tiagho. E direi che una donna come te avrebbe potuto ambire anche a qualcosa di meglio! »


Nessun commento: