11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 19 marzo 2013

1884


« Sai… dovresti almeno tentare di dormire un poco. Non dico dormire… ma almeno tentare. » commentò la voce di Be’Sihl, con tono amorevolmente premuroso, imponendosi improvvisamente alla sua attenzione, senza prepotenza, senza violenza, e pur allora presente, pur allora desiderosa di interloquire con lei e, soprattutto, di renderla edotta nel merito di quanto, in quelle tenebre, ella non avrebbe dovuto considerarsi completamente sola qual, forse, aveva erroneamente temuto di essere « Fra poche ore dovremo riprendere servizio… e tu stessa mi hai spiegato più volte quanta lucidità sia necessaria per condurre una nave per mare senza recare offesa agli dei che qui tutto sovrintendono. » soggiunse, nel mentre in cui il suo capo si voltò appena, quanto sufficiente a permettergli di deporre un delicato bacio sulla sottile e sensibile pelle nascosta fra i seni di lei.
« Mmm… non sono l’unica a non dormire, a quanto pare. » osservò ella, cercando con le dita della propria mancina, la sola mano rimastale, contatto con i lunghi capelli di lui finemente intrecciati, secondo la moda shar’tiagha, in un gesto carico di dolcezza, ricolmo di sentimento puro e sincero, nel mentre in cui il suo corpo non poté evitare di godere per quel bacio, leggero, quasi casto malgrado il sensuale punto di contatto scelto, e che pur non mancò di trasudare incredibile passione « E dire che ero convinta che fossi crollato, dopo la giornata di oggi e dopo le nostre… attività supplementari. »
« Non potrei mai riuscire a dormire percependoti tesa quanto sei ora… » replicò l’uomo, accarezzandole la medesima pelle appena baciata con la propria guancia, nel tornare lì ad appoggiarsi, pur senza gravare su di lei « Sempre gli stessi pensieri… non è così?! » cercò poi conferma, non abbisognando di troppe spiegazioni per intuire il turbamento che la stava vedendo coinvolta, non soltanto in quel momento ma sin dal giorno della loro partenza e prima ancora, da quando aveva maturato l’idea di spingersi sino alla propria isola natale ancora prima di partire per l’ultima, grande battaglia in contrasto alla propria gemella e allo spirito malvagio che aveva preso possesso di lei.
« Sempre gli stessi pensieri… » si limitò ad annuire la donna, serrando appena le dita fra le treccine di lui, con fare delicatamente possessivo, nel cercare, in tal modo, di trasmettergli il proprio sentimento più puro per lui, quell’emozione intensa e vibrante che pur egli non avrebbe dovuto avere esitazione a cogliere, fosse anche e soltanto in grazia al battito del suo cuore, che, in momenti come quello, sembrava essere solo intento a scandire il suo nome « Credevo… mi ero illusa che sarebbe potuto essere più semplice, che sarei stata capace di gestire meglio le mie emozioni, dopo tutti questi anni, dopo tutto ciò che sono stata capace di compiere nella mia vita. Eppure mi sembra di essere ritornata quando, ancora ragazza, ancora a bordo della Fei'Mish, mi sono ritrovata nuovamente diretta verso Licsia, convinta di poter gestire la situazione, convinta di essere in grado di confrontarmi con tutto questo, salvo, alfine, scoprire di non aver alcuna forza, di non aver alcuna energia… non innanzi allo sguardo di condanna di mio padre, non innanzi al suo richiamo, al suo rimprovero per quanto avevo compiuto. Per la morte di mia madre. »

Un lungo momento di silenzio contraddistinse allora la proposta di quelle parole, di quella cronaca nel confronto con la quale, obiettivamente, qualunque voce sarebbe potuta apparire inopportuna, fuori luogo, sgradevole e, ancor più, sgradita. Be’Sihl non avrebbe potuto, infatti, vantare alcuna confidenza diretta con gli eventi da lei in ciò narrati, da lei in tal modo rievocati e, in tale propria ignoranza, quanto gli sarebbe stato concesso di conoscere e di analizzare sarebbe stato solamente il resoconto da lei in tutto ciò offerto, per così come da lei offerto. Ma anche laddove egli non avrebbe pur desiderato porre in dubbio la sua interpretazione degli eventi, per così come vissuti; una parte del suo cuore, forse quella più ingenua, quella meno incline all’arbitraria condanna delle situazioni, per come pur apparentemente offerte, non avrebbe potuto evitare di credere, di sperare, addirittura, in un tragico fraintendimento, nell’incomprensione conseguente ad un’allora affrettata analisi della situazione e delle posizioni assunte dai vari protagonisti della medesima.
In assenza, tuttavia e purtroppo, del confronto con un’altra fonte, con un’altra testimonianza utile a offrire adito a tale sospetto, tutto ciò che egli avrebbe potuto compiere sarebbe stato accettare quietamente il valore proprio di quell’unica chiave di lettura, senza aggiungere altro, senza poter né concordare e, neppur, suggerire una diversa analisi, una diversa interpretazione nella quale, magari, riuscire a donare alla propria amata maggiore serenità, qual pur, soltanto, egli avrebbe desiderato tributarle.

« Mi dispiace non essere stato ancora parte della tua vita in quegli anni, in quell’epoca… » ammise alfine, in un profondo sospiro e in un tono quasi dedito a invocare il suo perdono in tal senso, a tal riguardo « Egli… come era? » domandò, in un interrogativo che chiunque, ascoltandoli, avrebbe potuto fraintendere, avrebbe potuto considerare associato all’ultimo soggetto al quale ella si era pocanzi riferita, suo padre, salvo, tuttavia, essere animato dalla volontà di reindirizzare, per un forse fuggevole momento, ogni discorso, ogni confronto, in una diversa direzione, utile, speranzosamente, a concederle un’occasione di distrazione e, chissà, la possibilità giusta per liberarsi estemporaneamente dalle proprie ansie, quantomeno per quella parentesi, per quella specifica tematica « Mi hai parlato sempre troppo poco di lui… considerando cosa ha rappresentato nella tua vita. Cosa ancora oggi rappresenta nella tua vita. »
« Salge era… Salge. » replicò la mercenaria, non fraintendendo ovviamente il senso di quell’interrogativo, di quella domanda, nel merito del proprio primo compagno, del proprio primo amante, il secondo uomo più importante della propria vita subito dopo lo stesso Be’Sihl « Non voglio nasconderti, né ho mai tentato di farlo, di aver avuto sempre uno straordinario rapporto con lui. Un rapporto di amicizia, innanzitutto, un rapporto di complicità, ancora, e un rapporto di confidenza come mai avrei potuto sperare di avere occasione di instaurare con un uomo. Con il mio primo uomo. Del resto siamo cresciuti insieme. E insieme abbiamo scoperto le nostre emozioni più adulte, più mature. »

In silenzio, ancora una volta, lo shar’tiagho accolse tutto ciò, non provando nel confronto con tale risposta, con simile spiegazione, alcuna ragione di gelosia nei confronti di quell’uomo che pur aveva avuto l’occasione di essere il primo compagno della propria amata. Cresciuto, del resto, in una delle poche società di Qahr non improntate a una cultura esplicitamente patriarcale, e all’interno della quale, anzi, l’emancipazione femminile era intesa quale la prima caratteristica utile a rendere attraente una donna, egli non avrebbe mai potuto subire il mito della verginità, né, del resto, aveva mai avuto ragione di illudersi nel merito della verginità della propria attuale compagna ancor prima della loro prima notte insieme. In effetti, e addirittura, egli aveva persino avuto modo di conoscere qualcuno dei passati compagni della propria amata, sebbene non tutti e, non di certo, Salge Tresand. E proprio in tal direzione, a tal riguardo, non avrebbe potuto mancare il suo rammarico, per l’occasione mancata e, soprattutto, per l’evidente propria estraneità dalla vita di lei in quel particolare periodo storico della sua travagliata esistenza, così come in quelle ultime parole appena espresso, appena dichiarato.
Una reazione, la sua, che non mancò, ovviamente, di essere notata da parte della stessa Figlia di Marr’Mahew e che non mancò, inevitabilmente, di essere da lei apprezzata, per la straordinaria fiducia che egli le stava arbitrariamente concedendo, certo del loro sentimento, del loro amore, ben più di quanto non avrebbe mai potuto esserlo nel merito della vita e della morte, del giorno e della notte, del mare e della terra.

« Sono certa che ti sarebbe piaciuto molto… » riprese ella, sempre in riferimento al defunto capitano della Jol’Ange, e suo primo amante « … e sono certo che, sebbene non senza un po’ di gelosia, anche tu gli saresti piaciuto parecchio e, alla fine, si sarebbe scoperto felice per noi e per il nostro amore. » soggiunse, credendo realmente nelle proprie parole, in quell’asserzione, laddove mai Salge Tresand avrebbe potuto disapprovare la sua felicità, motivo per il quale mai avrebbe allora potuto disapprovare Be’Sihl Ahvn-Qa e la gioia che solo egli sembrava in grado di concederle, anche nei propri silenzi, oltre che nelle proprie parole.


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