11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

martedì 26 marzo 2013

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« … un vecchio burbero dall’aria stanca?! » ripeté, allora volontariamente sforzandosi di non sorridere, benché nel confronto con le parole e con i toni da lei resi propri, difficile sarebbe stato per lui trattenersi a lungo, mantenere ancora per molto quell’espressione che pur, senza reale intento, lo aveva reso meritevole di simile descrizione « Ti ricordo che abbiamo pressoché la stessa età… non so, quindi, quanto ti convenga descrivermi in questo modo. »
« Ma io sorrido… e il mio sorriso solare mi preserverà sempre dall’impietoso scorrere del tempo! » obiettò ella, adducendo con assoluta cognizione di causa tale ragione, consapevole, in effetti, di quanto tutto ciò avrebbe avuto a considerarsi privo d’ogni possibilità di contestazione, una verità assoluta non dissimile dalla luminosità del sole in contrapposizione dall’oscurità della notte o dai rigori dell’inverno in contrapposizione al calore proprio dell’estate.
Una verità assoluta nel confronto con la quale, alfine, Av’Fahr cedette, aprendosi a un ampio sorriso carico di serenità e animato da sincero divertimento, qual solo avrebbe potuto caratterizzarlo nel confronto con tutto quello, con la posizione assunta da lei e, più in generale, con la sua presenza al proprio fianco: « Va bene. » sospirò pertanto, cedendo apertamente e dichiarando, in tal senso, la propria sconfitta « D’accordo. Hai vinto tu. » ribadì, sottolineando il concetto ove non ancora chiaro « Mi arrendo. »
« Ti arrendi…?! » insistette Masva, ancora ciondolando appena a lui, invero esile ingombro nel considerare la straordinaria massa muscolare del medesimo.
« Mi arrendo. » confermò, stringendosi appena fra le spalle, quasi a voler minimizzare il valore di quell’asserzione, salvo, tuttavia, concederle un nuovo, amplio sorriso a dimostrazione di quanto quella vittoria non avrebbe voluto essere da lui posta in benché minimo dubbio « Sappi però che se continuerai a volermi mostrare il lato chiaro della luna nera, finirò con il credere che vi possa essere qualcosa dietro a tanto appassionato interesse nei miei riguardi… » soggiunse, ora con tono volutamente sornione e ammiccante, nel giocoso desiderio di imporle ragione di imbarazzo per il proprio comportamento.

A dispetto di quanto egli non avrebbe potuto allora attendersi a commento delle proprie parole, tuttavia, la propria interlocutrice, compagna di viaggio da tanti, forse troppi anni, per lui divenuta quasi una sorella dopo la perdita di Ja’Nihr, non reagì ritraendosi, non abbandonò il suo forte braccio né smise di dondolarsi aggrappandosi a esso; offrendogli, piuttosto, i propri enormi occhi blu come il mare più profondo, e, a essi, affidando un silenzioso messaggio che, quasi e altresì, rischiò di porre lui stesso in imbarazzo, spingendolo a domandarsi quanto di ciò che stava in lei vedendo avrebbe dovuto considerarsi reale e quanto, piuttosto, frutto di una propria intima fantasia, relegata al proprio inconscio in misura tale da non essere da lui stata mai neppure presa in aperta considerazione.
E quasi, allora, a volergli offrire soccorso, a non permettergli di smarrirsi in tutto ciò e nel significato da attribuire a quello sguardo; ella riprese voce dopo una frazione d’eternità, ancora riservandosi il tono scherzoso già reso proprio sino a quel momento e, pur, in quelle nuove parole, lasciando trasparire in maniera più evidente, più palese, quella stessa, implicita promessa già a lui rivolta, già a lui offerta seppur ancora forse non completamente compresa nelle proprie implicazioni…

« Che terrificante minaccia… » commentò ella, strizzando l’occhio sinistro con fare complice « Un uomo splendido come un dio, forte come il mare e coraggioso come un eroe, nonché fedele ai propri ideali e ai propri affetti, potrebbe credere che io possa provare qualcosa per lui. » argomentò, con tono grottescamente enfatizzato « Dei… salvatemi da tutto ciò! Non credo potrei sopportarlo! »
« … sopportare cosa?! » domando Noal, sopraggiungendo proprio in quel momento, accompagnato da Ifra, privo di una visione d’insieme sul dialogo intercorso fra i due e, in questo, privo della possibilità di comprendere quanto il proprio stesso intervento avrebbe dovuto essere riconosciuto qual purtroppo fuori luogo, nell’interrompere un momento di rubata intimità a quell’inedita coppia.

Che fra Masva e Av’Fahr, in quell’occasione, avesse da intendersi un momento di complicità emotiva, sentimentale; probabilmente ben pochi dubbi avrebbero potuto essere loro riservati, entrambi sufficientemente adulti da ben intendere quanto fosse presente nel profondo dei rispettivi cuori, senza, in ciò, concedersi particolari ambiguità di sorta. Che fra loro, tale complicità, avesse da considerarsi così sicura nelle proprie comuni prospettive, in misura tale da non rischiare di imporre una spiacevole difficoltà di future relazioni, anche solo di ordine lavorativo, soprattutto a bordo di una nave, della stessa nave, entro i ristretti confini della quale avrebbero continuato a essere costretti a vedersi e a interpellarsi in ogni caso; probabilmente meno ovvio, meno scontato, avrebbe dovuto essere riconosciuto, non tanto, per lo meno, dal poter loro permettere di proseguire con quel momento di reciproco corteggiamento innanzi a qualche spettatore, fosse egli il loro capitano e amico, qual pur Noal era, fosse egli chiunque altro.
Così, al sopraggiungere di quel terzo attore sulla scena, e di quella voce sicuramente attesa, ove addirittura lì esplicitamente convocata, e pur mai come in quel momento inattesa nella propria comparsa, i due marinai si ritrovarono costretti a cercare quel distacco che, sino a quel momento, malgrado ogni ipotetico impegno, non erano pur riusciti a ottenere ragione di rendere proprio, con foga tale che, quasi, la giovane donna dai rossi capelli si ritrovò priva dell’equilibrio necessario a evitare di ruzzolare impietosamente a terra. Eventualità che pur, allora, fu lo stesso figlio dei regni desertici centrali a ovviare, agguantandola delicatamente e, in ciò, senza malizia alcuna, riportandola a sé, a impedirle qualunque occasione di danno.

« Woah… sei agitata Masva?! » sorrise il capitano, sorpreso da quello sviluppo, da quella perdita di equilibrio quasi ingiustificabile per una marinaia esperta qual ella era, soprattutto in assenza di un beccheggio tale da esserne ragione, causa e, soprattutto, colpa « Perdonami… non intendevo spaventarti. »
« Spaventata… io? E perché mai? » negò spudoratamente la donna, così interpellata, scuotendo il capo e ringraziando l’oscurità della notte in tutto ciò sua complice, a ovviare a un’eccessiva e spiacevole pubblicità su quanto ella fosse allora avvampata per la vergogna propria di quel momento « La colpa è tutta dei bicipiti di Av’Fahr, che stanno diventando sempre più grossi e difficili da afferrare persino con due mani! » cercò poi di ironizzare, scoccando uno sguardo invocante aiuto verso il proprio compare, ancora impegnato, in quel momento, a stringerla delicatamente a sé con uno braccio, mentre l’altra mano restava saldamente unita al timone, per mantenere il controllo sulla goletta e sulla sua rotta.
« Capitano… terra a proavia. » comunicò allora il marinaio, cercando in maniera non meno priva d’ogni vergogna di cambiare discorso, riconducendolo rapidamente alla ragione per la quale Noal era lì stato convocato « E, a meno di non aver sbagliato terribilmente la rotta, dovrebbe essere proprio la nostra meta. » soggiunse, con tono ora inevitabilmente retorico, ove difficilmente, in quell’angolo di mondo, avrebbero potuto incappare in una qualche isola diversa da quella ricercata, a meno di non essersi diretti lungo un verso addirittura antitetico rispetto a quello che avrebbero dovuto percorrere.

E se il buon capitano della Jol’Ange, di fronte ai tentativi quantomeno infantili dei propri due vecchi amici di mistificare qualcosa, ebbe occasione di cogliere, forse ancor prima di loro, quanto stava accadendo prima del proprio arrivo, prima dell’interruzione loro involontariamente imposta; egli fu comunque sufficientemente discreto e rispettoso della libertà dei due da non insistere troppo né, parimenti, da concedersi qualche sin troppo facile occasione di scherzoso scherno per tutto ciò.
Così, offrendo maggior attenzione a quell’ultimo annuncio rispetto a tutto il resto, relegandolo a un ruolo di contorno di tale notizia, Noal volse a propria volta l’attenzione verso l’orizzonte, là dove suggeritogli, per verificare, in termini non meno retorici rispetto a quelli adoperati da Av’Fahr, con i propri stessi occhi quanto allora annunciato…


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