« Intendo dire che non si può affrontare un pericolo senza la percezione che ciò rappresenti un pericolo. » puntualizzò Lora, stringendosi appena fra le spalle « In questo mondo, se uno dice la parola arma, siete abituati a pensare a una spada, a una scure, a una picca. Non, di certo, a una pistola, a un fucile o, peggio ancora, a una bomba. E non sareste in grado di riconoscerli neppure vi fossero posti innanzi al naso, con buona pace di ogni desiderio di prudenza. »
« E che cosa sarebbero...?! » questionò incuriosita la figlia di Nissa, non riuscendo obiettivamente a ricollegare il significante di quei termini ad alcun significato noto « Cioè... immagino che siano armi. Ma non ho ne ho mai sentito parlare... »
« Io sì! » intervenne Elisee, dimostrando, malgrado tutte le naturali distrazioni a lei circostanti, di non star del tutto ignorando il discorso in corso « Le zie ne stavano parlando qualche tempo fa. Lo ricordo. » soggiunse, a riferirsi, in tal maniera, a Midda Bontor e alle sue sorelle d’arme « Le pistole e i fucili fanno “bum”, mentre la bomba fa “bang”... » spiegò, con aria convinta, certa della propria conoscenza in materia, per quanto, in effetti, non sapesse assolutamente nulla né delle une, né tantomeno degli altri.
« Al più è il contrario. » ridacchiò la donna gatto, a confronto con quella definizione decisamente peculiare, e pur, ciò non di meno, a modo suo corretta « Le pistole e i fucili fanno “bang”, mentre la bomba fa “bum”. » la corresse, a scanso di ulteriori fraintendimenti « Ciò non di meno, è meglio cercare di evitare di ritrovarsi tanto in prossimità delle une, quanto degli altri: le conseguenze non sarebbero certamente gradevoli. »
« Non credo di aver compreso. » osservo Nami, esprimendosi in tal senso anche a nome della propria gemella Meri, cercando di comprendere cosa potessero significare quelle espressioni onomatopeiche, utili sì a rendere l’idea di un certo suono e, ciò non di meno, ben lontane dal poter definire in qualunque maniera gli oggetti a cui desideravano offrire riferimento.
In verità, al di là di quanto stava allora suggerendo loro, neppure Lora Gron’d avrebbe potuto vantare particolare occasione di sicumera di fronte a talune armi, e alle armi che, altri suo pari, provenienti da mondi lontani, potevano aver ricostruito in quel mondo, con quanto loro offerto a disposizione nel medesimo.
In fondo, la giovane feriniana avrebbe avuto sì a dover essere abituata all’idea di pistola, fucile o bomba, ma nulla di simile a quanto lì avrebbe mai potuto essere realizzato: le sue pistole erano pistole laser, i suoi fucili erano fucili sonici, e le sue bombe erano bombe al plasma. Nulla a che fare con i revolver impiegati nell’aggressione a lord Brote e che, per prime, avevano dimostrato quanto anche entro quei confini la guerra stesse iniziando a evolvere in termini nuovi e imprevedibili: tali armi, a confronto con i suoi occhi, avrebbero invero a dover essere intese più primitive persino rispetto alle spade, alle scuri e alle picche, anche in considerazione che, fra le stelle del firmamento, le armi bianche non avevano assolutamente perduto il proprio valore, nel ritrovarsi abitualmente impiegate negli scontri a bordo delle navi stellari, là dove troppo pericoloso avrebbe avuto a dover essere inteso l’impiego di armi più distruttive e armi un colpo incontrollato delle quali avrebbero potuto aprire un insanabile squarcio sul fianco di un’astronave, soprattutto ove esplosi dall’interno della stessa, con tutte le più negative conseguenze che, allora, avrebbero potuto derivare.
« Ripeto: sperate di non dovervi avere mai nulla a che fare... » ribadì quindi ella, in risposta alla curiosa insistenza delle piccole « E, comunque, ora siamo arrivate al mercato. » osservò allora, nel veder comparire, dopo l’ennesima svolta per le viuzze della capitale, lo spiazzo dell’area adibita a tal scopo verso la quale le stava conducendo.
Arrivate al mercato, l’eterogeneo gruppetto così formato dalla donna gatto, dalle due figlie di Nissa Bontor e dalla piccola Midda Elisee Degangor, ebbe occasione di ritrovarsi distratto dalla varietà di banchi e di merci esposte sopra agli stessi lì presenti, in termini tali per cui, nell’ora successiva, nessuna ebbe più ragione di stare a ripensare a quel discorso, e al discorso di quelle esotiche armi ancor sconosciute ai più in quel di Kofreya.
Un’ora, quella che le quattro ebbero a spendere girando in lungo e in largo il mercato, esteso non soltanto entro i confini di quel primo spiazzo ma esteso lungo molte vie lì circostanti, in un vero e proprio dedalo di colori, profumi e suoni, che non mancò di portare i propri frutti soprattutto per le componenti più giovani di quella spedizione, là dove, dopo qualche necessario momento di indecisione, Mera Ronae e Namile scelsero i nuovi elementi utili ad ampliare il loro altrimenti ristretto guardaroba, e là dove, ancora, tanto la piccola Eli, quant’anche le due ragazzine, ebbero a vedersi allietare quel già gioioso momento dall’inatteso dono di Arasha, quelle mele caramellate che, come da istruzioni, Lora Gron’d non fece loro mancare quando ebbero a incrociare qualcuno che le vendeva, con buona pace di tutti i più terribili pregiudizi verso la città del peccato, luogo di perdizione entro i confini del quale probabilmente nessuno, in quel del resto di Kofreya, si sarebbe mai atteso di avere a poter trovare anche qualcosa di simile. Insomma: al termine di quell’ora, l’unica che, di per sé, non era riuscita a trovare nulla di quanto cercato ebbe a dover essere riconosciuta proprio la stessa feriniana, la quale non mancò tuttavia di accogliere tale insoddisfazione con una certa serenità, e la serenità propria di chi, in fondo, consapevole di avere il resto dell’eternità a disposizione per potersi vedere alfine appagata nelle proprie necessità.
Fu, tuttavia, quando ormai il gruppetto avrebbe avuto a doversi intendere pronto a rincasare che la situazione ebbe a precipitare. Ed ebbe a precipitare con la scoperta, da parte di Meri e Nami di cosa avesse a celarsi dietro la parola “bomba”. Una scoperta, la loro, che purtroppo ebbe a occorrere nella maniera peggiore possibile...
A posteriori non fu semplice ricostruire quegli istanti, nella concitazione degli eventi. Quando riuscì a risultare fondamentalmente indubbio fu come la prima, terrificante esplosione avvenne sul fronte settentrionale della città, coinvolgendo la torre di lord Coghe, la quale venne, di colpo, abbattuta lunga la propria verticale, in un boato terrificante.
Un boato terrificante il quale, tuttavia, nella confusione della città e di quel mercato in particolare, così lontano dall’epicentro di tale deflagrazione, giunse inizialmente ovattato, simile al suono di un tuono lontano che alcuna ragione avrebbe avuto di allarmare chicchessia, sebbene in nessun modo avrebbe potuto essere allor giustificato un tuono a confronto con un cielo straordinariamente limpido. Solo Lora Gron’d, fra tutti i presenti, ebbe immediata consapevolezza di quanto quel suono non avesse a dover essere frainteso qual quello di un tuono, e non tanto per il suono in sé, quanto e piuttosto per le vibrazioni che saturarono l’aria in conseguenza dell’esplosione e del conseguente crollo e che, scontrandosi con il suo pelo e i suoi sensibili recettori tattili, la posero immediatamente in allarme.
« Ragazze...? Eli...?! » tentò di richiamare le tre, a lei prossime, certamente, e pur un paio di passi innanzi a sé, in conseguenza alla necessaria esitazione che aveva allor provato a confronto con tutto quello.
Purtroppo, però, quella prima, terrificante esplosione non fu la sola, quanto e, per l’appunto, la prima di una rapida sequela in crescendo che, in ogni angolo della città, in corrispondenza a ogni torre di qualche lord di Kriarya, vide ripetersi quanto già accaduto a quella di lord Coghe...
... una rapida sequela in crescendo che, disgraziatamente, ebbe a coinvolgere, prevedibilmente, anche la torre di lord Drario, a centro del quartiere lungo il quale si sviluppava il mercato nel quale, in quel momento, si trovavano Lora, Meri, Nami e la piccola Eli.
« Ragaz... » ebbe il tempo di iniziare a ripetere la feriniana, prima che quel terribile boato sopraggiungesse a sconvolgere per sempre il mondo di Midda Elisee e delle sue nuove cuginette.
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