11 gennaio 2008 - 11 gennaio 2018: dieci anni con Midda's Chronicles!

Midda Bontor: donna guerriero per vocazione, mercenaria per professione.
In una realtà dove l'abilità nell'uso di un'arma può segnare la differenza fra la vita e la morte
e dove il valore di una persona si misura sul numero dei propri avversari uccisi,
ella vaga cercando sempre nuove sfide per offrire un senso alla propria esistenza.


Dall'11 gennaio 2008, ogni giorno un nuovo episodio,
un nuovo tassello ad ampliare il mosaico di un sempre più vasto universo fantastico...
... in ogni propria accezione!

Scopri subito le Cronache di Midda!

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E siamo a... QUATTROMILA!

Cioè... tecnicamente saremmo anche a molti di più (4.240) nel considerare anche le tre avventure del ciclo Reimaging Midda e tutti gli speciali. Ma conteggiamo solo i numeri della "serie regolare" e, ciò nonostante, arrivamento all'incredibile traguardo di QUATTROMILA pubblicazioni quotidiane!

Grazie a tutti!

Sean, 18 giugno 2022

mercoledì 17 febbraio 2021

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Chiunque avesse mai pensato di sovvertire l’impianto del potere in quel di Kriarya, in effetti, oltre ad abbattere tutti i signori della città del peccato avrebbe dovuto certamente ipotizzare di avere ad affrontarne la Campionessa, in una scelta obbligata sotto almeno due diversi punti di vista.
Innanzitutto, quello di Campionessa di una capitale, così come Midda era per Kriarya e per Lysiath, non avrebbe avuto a dover essere frainteso un titolo fine a se stesso, un semplice appellativo, quanto e piuttosto un ruolo giuridico vero e proprio, e un ruolo atto a vederle attribuiti poteri assoluti all’interno della città, e al di sopra di tutti i suoi abitanti e risorse, nei momenti di crisi. Il Campione, o, nel suo caso, la Campionessa, infatti, avrebbe dovuto vedersi riconosciuta la più completa libertà di azione e di decisione nel nome del benessere della città, al di sopra della decisione di qualunque possibile signore feudale, nel confronto con il numero dei quali, e, ancor più, con l’inesperienza dei quali, difficilmente ci si sarebbe potuti riservare l’opportunità di fronteggiare adeguatamente una reale minaccia: al pari del capitano di una nave, quindi, il Campione o la Campionessa sarebbero stati investiti di un potere discrezionale assoluto, commisurato, comunque, all’assoluta responsabilità su scelte dalle quali, ineluttabilmente, sarebbe dipeso il destino stesso della città. A confronto con ciò, quindi, e con l’ovvia crisi rappresentata dall’improvvisa scomparsa di ogni signore della città, Midda Bontor, in qualità di Campionessa di Kriarya, si sarebbe improvvisamente ritrovata a essere l’unica figura di comando all’interno dell’urbe, e da lei, ancor prima che da chiunque altro, sarebbe potuta e dovuta dipendere un’eventuale riorganizzazione del potere in quel della capitale stessa. In questo, paradossalmente, l’eliminazione di tutti i lord della città senza, al contempo, l’eliminazione della Campionessa, avrebbe condotto non tanto a creare un vuoto di potere, quanto e piuttosto a concentrare tutto il potere nelle mani della medesima, in termini che, quindi, sarebbero risultati controproducenti per qualunque proposito volto a ottenere il controllo sulla città stessa.
In secondo luogo, poi, accanto a una questione giuridica di non secondaria importanza, avrebbe avuto a dover essere intesa anche un’importante considerazione emotiva, nel non obliare al non piccolo, e tutt’altro che insignificante dettaglio, della straordinaria amicizia che legava Midda Bontor a quella città e, soprattutto, a lord Brote. Chiunque avesse avuto ad attentare in maniera tanto plateale alla vita di lord Brote, quindi, si sarebbe necessariamente poi dovuto confrontare con l’ira funesta di quella donna, e di quella donna che non soltanto avrebbe avuto a dover essere ricordata come la Campionessa di Kriarya, ma, ancor più, come la Figlia di Marr’Mahew e l’Ucciditrice di Dei: una vera e propria leggenda vivente sotto la lama della quale non centinaia, non migliaia, ma, addirittura, decine di migliaia di uomini e donne, e mostri, e persino un dio, null’altro avevano potuto fare se non morire. Insomma... un’avversaria che nessuno, dotato di un pur minimo briciolo di senno, avrebbe mai desiderato ritrovarsi innanzi, e non, certamente, motivata da un qualche desiderio di vendetta a proprio discapito, desiderio di vendetta a confronto con il quale non avrebbe avuto a dover essere posto alcun interrogativo su se e quando sarebbe sopraggiunta la morte, quanto e piuttosto in qual maniera essa sarebbe stata dispensata, a confronto con le più terrificanti possibilità proprie dell’immaginazione.
Per questo, chiunque avesse mai pensato di sovvertire l’impianto del potere in quel di Kriarya, e lo avesse pensato in grazia di un’azione così complessa ed elaborata qual quella così posta in essere, non avrebbe potuto in alcuna maniera ignorare la necessità di destinare una bomba anche all’eliminazione della stessa donna guerriero. Una bomba che, in tal senso, avrebbe avuto necessariamente a essere collocata entro i confini propri di quello stesso edificio, di quella locanda.

« Thyres! » gemette Meri, sgranando gli occhi « Dobbiamo avvisare tutti... questo edificio potrebbe esplodere da un momento all’altro! » concluse, non potendo negarsi una certa preoccupazione in tal senso, preoccupazione utile a spingerla a saltare rapidamente giù dal letto per correre verso la porta della stanza, pronta a precipitarsi fuori per dare l’allarme.
« Aspetta! » la fermò Tagae, rivolgendosi con un’esclamazione al suo indirizzo « Non ha senso! »
« ... come...? » esitò l’altra, voltandosi appena verso di lui « ... perché...?! »
« E’ vero. » confermò Liagu, in accordo a quanto così frettolosamente asserito dal fratello « Chiunque ha orchestrato quelle esplosioni, le ha programmate per avvenire pressoché contemporaneamente in tutta la città... » osservò, in un dettaglio tutt’altro che minimizzabile « Perché mai avrebbe dovuto definire l’esplosione della locanda in un secondo momento...? Con il rischio che, all’occorrenza, qualcuno arrivasse alle nostre stesse conclusioni e potesse intervenire per evitarlo...?! »
« A meno che l’unico motivo per il quale l’esplosione non sia avvenuta abbia a doversi ricondurre a un qualche, fortuito imprevisto che ha reso inefficace la bomba... » suggerì allora Na’Heer, deglutendo non privo di una certa ansia a tal pensiero.
« Io vado a parlare con Be’Sihl e con gli altri! » ribadì Meri, tornando a voltarsi verso la porta e dischiudendola innanzi al proprio cammino « Francamente preferisco essere presa per stupida nel dare un allarme inutile piuttosto che rischiare di saltare in aria da un momento all’altro! »

Una posizione tutt’altro che criticabile, quella così espressa dalla figlia di Nissa, a confronto con la quale, francamente, si ritrovarono tutti d’accordo. E come sarebbe potuto mai essere diverso...?!
Così, non senza un passo decisamente affrettato, i sei si mossero dalla stanza in direzione della sala grande, là dove ipotizzavano, non a torto, aversi a trovare gli adulti. E se, lì sopraggiungendo, ebbero a ritrovarli decisamente più allegri rispetto a quanto non si sarebbero potuti attendere a confronto con un giorno tanto funesto, nel momento in cui Meri ebbe a riferire loro il proprio ragionamento, ella ebbe a raccogliere immediato interesse e attenzione da parte di Korl e Lora, i quali, in virtù della propria peculiare condizione, non avrebbero potuto subire gli effetti negativi dell’alcol neppur volendo.
E il fatto che proprio i due ritornati, in quel momento, avrebbero avuto a dover essere riconosciuti qual i soli realmente padroni di sé e del proprio intelletto, ciò non ebbe certamente a volgere a loro sfavore... non ove, fra tutti, proprio loro avrebbero potuto riservarsi un qualche diritto di opinione nel merito dell’assennatezza o meno di quel ragionamento. Assennatezza nel confermare la quale, in effetti, non ebbero quindi a tardare...

« Credo proprio che i piccoli abbiano ragione. » asserì quindi Korl, dopo un fugace e silenzioso confronto visivo con lo sguardo della propria amata, rivolgendosi agli altri astanti « Non sulla matrice politica della questione, nel merito della quale non posso esprimermi, quanto e piuttosto sulla concretezza del rischio che vi possa essere una bomba in questo edificio e che non abbia a essere esplosa soltanto per una fortunatissima coincidenza. »
« Per tutti gli dei... » gemette Arasha, non così vittima dell’alcol da non riuscire a intendere la spiacevole serietà di quelle parole, subito scattando in piedi « Dobbiamo far uscire tutti dalla locanda...?! »
« E’ inutile scatenare il panico in maniera del tutto gratuita. » escluse tuttavia Lora, scuotendo appena il capo « Se non è esplosa sino a ora, non c’è ragione di credere che possa farlo nei prossimi minuti. » precisò quindi, aggrottando appena la fronte « Piuttosto, sarebbe opportuno metterci all’opera per individuare l’ordigno, ovunque esso possa essere... e assicurarci di disarmarlo prima che, per qualsiasi motivazione, possa adempiere al proprio scopo. »
« E che forma dovrebbe avere...? » domandò allora Seem, decisamente più provato della moglie e, ciò non di meno, impegnato in quel momento a contrastare l’ebbrezza, nell’aver compreso non essere decisamente il momento più opportuno per rischiare di apparire ubriaco « Cosa dovremmo cercare...?! »
« Questa è un’ottima domanda... » storse le labbra il figlio di Thermora, con sguardo perso nel vuoto nel cercare di ragionare a tal riguardo « Finora non avevamo avuto notizia della presenza di bombe in questo mondo... ergo non è così banale formulare ipotesi di sorta a tal riguardo. »

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